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lunedì 26 settembre 2016

Boeuf thai a la citronelle et gingembre et legumes sautés

Ingrédients pour 2:

280 gr de rumsteack
1 tige de citronelle
1 lime
Du gingembre frais
1/2 bouquet de coriandre

Pour les légumes :
Des pousses de soja fraiches
Une demie courgette
Une carotte
Un petit choux chinoi
Une ciboule
Sauce soja
Sauce nuoc mam

Couper lz boeuf en lamelle et le faire mariner avec la citronelle coupée la coriandre le gingembre coupe finzment et le lime.

Couper en fin batonnets la courgette et les carottes

Faire revenir la ciboule avec un peu d huile et ajouter tous les autres legumes. Ajouter sauce soja et nuoc mam et faire cuire dans le wok 15 minutes.

Dans un autre wok faire revenir le boeuf avec sa marinade 5-7 minutes.


Le tour est joué !

copyright Charlotte... :-)

2016 L41: Peter May - Terreur dans les vignes

EDITIONS DU ROUERGUE (2016)

Gil Petty était un critique redoutable dans le monde des vins, de ceux qui font et défont les rois. La publication de ses notes de dégustation était un moment redouté, susceptible de ruiner un vigneron, ou de lui apporter la fortune. Il s'intéressait au vignoble de Gaillac lorsqu'il a disparu. Et ses fameuses notes semblent s'être évaporées en même temps que lui. Mais, un an après, son cadavre réapparaît, dressé comme un épouvantail dans les vignes, revêtu du costume de cérémonie de l'ordre de la Dive Bouteille, et dans un sale état. Il semble bien avoir séjourné un moment dans une barrique de rouge... Précédé de sa flatteuse réputation d'enquêteur hors pair et bien décidé à approfondir les subtilités des vins de Gaillac, Enzo Macleod décide de reprendre une enquête restée au point mort. C'est que Petty ne manquait pas d'ennemis, en particulier en France où l'on n'appréciait pas cet Américain ayant le culot de dire aux Français si leur vin était bon ou pas. Mais, entre les dégustations de grands crus et l'offensive de charme de la fille du défunt, c'est bel et bien sa peau que Macleod met en jeu. Car le tueur n'est pas à un meurtre près. Bouteilles, cadavres et compagnie, on déguste avec Peter May !

Lettura interessante, soprattutto per scoprire i vini di Gaillac, che non conosco... quind lacuna da colmare. Storia intrigante, un po' troppo rocambolesca, quasi guascona... Arriva Macleod e "ghe pensi mi" sembra essere lo stemma di questo investigatore... comunque si legge facilmente...ed é simpatica la storia... basta prenderla per quello che è.. una storia...

Da controllare la soria dei lieviti OGM per i vini.. l'autore sembra cosí ben informato che deve essere vero...

Crema di zucchine


Tagliare 3 zucchine a dadetti di 2 cm.

Mettere in una pentola del latte (un terzo del volume delle zucchine) e due cucchiai di panna fresca (crème fraiche) e le zucchine. Cuocere a fuoco lento. Sale e pepe.


Passare col frullatore a immersione e servire.

Rognoni di vitello

Anche questi (come le animelle) devono essere molto freschi.

Togliere tutto il grassetto insinuato tra i vari lobi. Bisogna essere molto meticolosi.

Tagliare a dadetti da 2 cm circa, più o meno seguendo i lobi naturali.

Tagliare una cipolla piccola in julienne molto fine.

Far rinvenire i rognoni a fuoco vivo con olio e burro. Quando sono ben rinvenuti aggiungere la cipolla e flamber au cognac.


Lasciar cuocere 5 minuti poi aggiungere mezzo bicchiere di Porto e un cucchiaio di panna da cucina (crème fraiche) e lasciar cuocere altri 10 minuti. Aggiungere un po’ di prezzemolo fresco e servire.

Colombia, Sud-Sudan e Nigeria

dato che comincio ad avere problemi di memoria, scrivo questo post essenzialmente per me.

Giornata importante oggi per la Colombia: alle 5 del pomeriggio, ora ocale, si firma lo storico accordo di pace tra il governo e le FARC. Anni di negoziazione su tutta una serie di questioni chiave, la prima delle quali riguarda il problema delle terre.

Nel Sud-Sudan uno dei capi guerriglieri ha invitato alla ripresa della guerra, probabilmente scontento della ripartizione delle prebende politiche fra il governo attuale e le opposizioni. Paese che non ha mai conosciuto un giorno di pace da quando è diventato indipendente, soffre di problemi storici dovuti alla presenza di petrolio nel sottosuolo, nonchè a storici conflitti legati alle terre e all’acqua tra i vari gruppi etnici, pastori e contadini.

La Nigeria del nordest, lo stato di Borno in particolare, è al centro di una delle nuove grandi crisi umanitarie. Se ne parla ancora poco, malgrado il clamore del rapimento delle oltre duecento studentesse in una scuola a Chibok. Grattando un po’ sotto la superficie, ritroviamo quel conflitto crescente tra pastori e contadini che, nel solo caso della Nigeria, ha già fatto migliaia di morti negli ultimi anni.

In comune questi tre paesi hanno il fatto che la comunità internazionale (e le nazioni unite in particolare) sta cominciando ad accettare l’idea che bisogna occuparsi delle “root causes of conflict” (le cause profonde del conflitto), che in tutti e tre i casi vede la questione delle terre e altre risorse naturali, come problema centrale.

Anche la mia agenzia sta cominciando a muoversi, in particolare attraverso il gruppo di lavoro sulle resilienze e sulle crisi prolungate (http://www.fao.org/emergencies/emergency-types/conflicts/en/). Non si tratta solo di provare a fare qualche passo avanti sul terreno, sempre e quando sia possibile, ma anche di sensibilizzare in maniera crescente gli altri attori che intervengono sulla questione umanitaria e sviluppo, nonchè costruire una piattaforma politica internazionale che permetta di lavorare anche sui piani superiori del problema: politiche, legislazioni etc.

Per ragioni che non sto qui a spiegare, da oltre quindi anni lavoro proprio su questi temi. Al momento del precedente tentativo di dialogo fra governo e FARC in Colombia, fummo chiamati a formular eun programma di sviluppo per la pace, e a me in particolare fu data la responsabilità per il tema terra. Più recentemente sono stato invitato a parlare al congresso nazionale del maggiore sindacato degli impresari agricoli, interessati a conoscere le nostre esperienze in materia di terra e conflitti e l’anno scorso fu il comune di Bogotà ad invitarmi a parlare di questi stessi temi durante il forum mondial dell’arte e cultura per la pace. Con quest antecedenti non è quindi una gran sorpresa se sono stato contattato dai miei colleghi sul posto per una missione urgente in appoggio a un progetto che lavorerà sul post-conflitto.

Quanto al Sud-Sudan, da oltre un anno siamo alle prese con un tentativo di promozione di un dialogo e negoziazione fra comunità pastorili in conflitto in un territorio al sud del Darfur, attualmente contesto tra il Sudan e il Sud-Sudan. Siamo in piena zona di guerra, già una volta i miei consulenti hanno dovuto evacuare la zona, ma abbiamo iniziato a creare un senso di fiducia attorno a quello che stiamo facendo, che ci viene riconosciuto dai leader delle varie comunità. Di fatto stiamo cercando di replicare in zona quanto abbiao fatto pochi anni fa più a nord nel Darfur (http://www.fao.org/nr/tenure/land-tenure-journal/index.php/LTJ/article/view/60/0). Dovrei andarci fra qualche settimana sia per fare il punto sulla situazione attuale sia per discutere l’evoluzione di questo progetto verso un possibile programma regionale che vada anche al di là del Sud-Sudan.

Quanto alla Nigeria, il tentativo di mettere sul tavolo anche le questioni di conflitto per le terre tra pastori e contadini va avanti. Anche in questo caso è stata richiesta una mia missione per provare a proporre queste tematiche direttamente sul psoto, col governo, donanti e con le comunità locali.

Il fatto che le richieste arrivino a me si deve semplicemente al fatto che sono praticamente l’unico esperto di terre e conflitti nella mia agenzia. Da anni cerco di formare dei consulenti che portino avanti un approccio basato sul dialogo e la negoziazione, nel rispetto delle diversità etniche, religiose e di genere, contando sul (piccolo, ma esistente) potere che le nazioni unite possono avere.

Da oltre quindici anni abbiamo pubblicato le cifre riguardanti la decrescente disponibilità di (buone) terre ed acqua in tutto il mondo. Questo ben prima che apparisse il fenomeno del land grabbing e senza che incrociassimo i nostri dati con quelli demografici. Tutto questo per dire che gli scenari futuri saranno fatti di sempre più conflitti, crisi che si prolungheranno e che diverranno più complicate da gestire, dato anche il prezzo descrescente delle armi a disposizione.


Questo è il mio lavoro attuale e, penso e spero, futuro. Capire il perchè in questo momento di crescente bisogno di specializzazione su questi temi, io venga mandato in Asia, lasciando perdere tutto quanto abbiamo in corso, resta ancora poco chiaro per me. 

lunedì 19 settembre 2016

Terrine de chèvre

500 gr de fromage frais chèvre
3 c.a.s de crème
olives noires (q.b.)
4 feuilles de gélatine
5 abricots secs
3 c.a.s de miel
3 c.a.s de lait
ciboulette
sel
poivre
tremper 3 feuilles de gélatine dans l'eau froide(réserver une à part pour le miel)
mélanger le chèvre avec la crème, la ciboulette sel et poivre
Essorer les feuilles de gélatine et faire fondre dans une casserole à feu doux avec le lait
(faire la même chose avec la 4ème feuille mais dans une casserole avec le miel)
Quand elles ont fondues, ajouter les 3 feuilles de gélatine avec le mélange au chèvre et crème
Dans un plat à terrine: faire une couche avec le mélange de chèvre, une couche avec tout le miel, les abricots et les olives dénoyautées, et compléter par une couche de mélange de chèvre.
Mettre au frigo pour que la terrine solidifie.

Savarin

Dolce: 200 gr farina (abbondanti); 8 gr di lievito de boulanger; 3 uova; 100 gr di burro; 20 gr 
zucchero; 100 gr uva sultanina; 12 cl rum scuro, sale

Sciroppo: 300 gr di zucchero

Per decorare: frutta fresca o sciroppata e/o panna fresca

Mettere l’uvetta in una scodella, ricoprirla col rum e lasciar rinvenire.

Versare la farina setacciata in una ciotola, aggiungere il lievito e un po’ d’acqua tiepida. Lavorare a mano per qualche minuto (darà un composto ben secco). Aggiungere le uova e se necessario un po’ di farina. Lavorare il tutto, occhio che la pasta resta molle e un po’ attaccaticcia. Farne une forma rotondeggiante, coprire e lasciar lievitare per due ore almeno.

A questo punto incorporare il burro, un po’ di sale e lo zucchero. Mescolare. Sgocciolare l’uvetta, tenendo a parte il sugo al rum. Aggiungere l’uvetta al composto.

Prendere una tortiera da savarin (con il buco in mezzo), burrarla e versarci l’impasto. Ricoprire con uno straccio e lasciar riposare ancora un’ora.

Riscaldare il forno a 180 e far cuocere l’impasto per 30 minuti. Nel frattempo preparare lo sciroppo. 

Mettre lo zucchero in una pentola, aggiungere un po’ d’acqua e portare a ebollizione finoa quando lo zucchero sia sciolto. Ritirare dal fuoco ed aggiungere il rum di prima.


Togliere il savarin dalla tortiera e annaffiarlo con lo sciroppo. Occhio che beve molto e può essere necessario aggiungere altro sciroppo. 

Riz de veau (animelle)

Fondamentale che siano ben fresche. Bisogna innanzitutto togliere la pellicina e i pezzetti di grasso attorno. Per questo vanno scottate in acqua e aceto (trucchetto Roux) per circa 3 minuti.

Tagliarle a cubetti di 3 cm circa. (occhio, forse sono ancora migliori interi e panati... ricetta in fase di verifica)

Tagliare una cipola e una carota in julienne molto fine.


Far rinvenire le riz in pentola con olio e burro. Quando sono dorati aggiungere carota e cipolla, 
flamber al cognac, sale e pepe, coprire e lasciar cuocere a fuoco moderato per 20 minuti.

2016 L40: Yasmina Khadra - L'équation africaine


Julliard 2011

Médecin à Francfort, Kurt Krausmann mène une existence ordinaire, limitée à ses allers-retours entre son cabinet de consultation et son appartement bourgeois. Jusqu’au drame familial qui va le précipiter dans le désespoir.

Afin de l’aider à surmonter son chagrin, son meilleur ami, Hans, un riche homme d’affaires versé dans l’humanitaire, lui propose de l’emmener sur son voilier jusqu’aux îles Comores, pour les besoins d’une bonne cause.

Au large des côtes somaliennes, leur bateau est assailli par des pirates. Kurt et Hans sont enlevés puis transférés dans un campement clandestin. Dans leur geôle improvisée, se trouve déjà Bruno, un otage français que tout le monde semble avoir oublié, et qui tente péniblement de concilier sa passion pour le continent africain avec l’angoisse de sa captivité. 

Une détention à l’issue incertaine, des conditions de vie innommables, une promiscuité dangereuse avec des mercenaires sans pitié, c’est le début d’une descente aux enfers dont personne ne sortira indemne. 

Mais parce que le drame est propice aux revirements de situation, c’est aussi pour Kurt le début d’une grande histoire d’amour. L’amour d’une femme ayant voué sa vie à panser la douleur des réfugiés du Darfour…

Interessante, anche se l'ambientazione geografica lascia perplessi... passare dalla costa di Gibuti fino al Darfur sembra quasi miracolistico.. da pensare che l'autore volesse profittare della nomea che si é fatto il Darfur per vendere di più.. Poi, al di là del fatto che la banda di disperati, ma guidati da un super letterato, sembra orfana di quasiasi legame politico, quello che lascia perplessi é la fine, cioè tutto si risolve con una nuova passione amorosa che permette di scacciar via la tristezza della prima moglie incoimprensibilmente suicidatasi per non aver ricevuto una promozione...
Insomma, sembra un libro costruito apposta per "surfare" su avvenimenti tragici, ma senza una vera profondità come ci aveva abituato con le altre sue storie...
Non raccomandato.

lunedì 12 settembre 2016

2016 L39: Samira Bellil - Dans l'enfer des tournantes

Gallimard, 2003

"Pour sortir de mon malheur, il m'a fallu des années d'effort et beaucoup de souffrance". À 29 ans, Samira Bellil reconsidère son passé et se raconte tout entière dans ce récit autobiographique fort et émouvant. Dans l'enfer des tournantes est, comme le dit Samira, "la triste histoire d'une minette de banlieue". À 13 ans, Samira a été violée et battue à plusieurs reprises dans une cité de la banlieue parisienne. Sous le joug d'un caïd local, elle a eu peur, des années durant, de témoigner. Peur des conséquences, peur de la répression, peur du qu'en-dira-t-on. Sans fausse pudeur et sans rien cacher de ce qu'elle a subi et qu'elle nomme "la loi des cités", Samira Bellil confesse le souvenir des violences qu'elle a subies et la perte progressive des repères que cela a entraîné dans son comportement. De la "fille fleur bleue" qu'elle était, elle a été vite considérée comme une "fille facile", puis une "fille à cave". Vite marginalisée, Samira raconte comment elle a été rejetée par sa famille et même par certaines de ses amies. Placée en centre, elle est devenue fugueuse et très vite a tourné autour de la petite délinquance, livrée à la rue et à ses tentations. Ce témoignage très cru et très brut dans sa forme résonne de vibrants accents sincères. Il dénonce vigoureusement la violence des milieux machistes chez certains jeunes garçons de banlieue. Il témoigne aussi et surtout de la rage de cette femme pour renaître au monde après tant d'humiliations et d'oubli de soi. "Grâce au livre, je pense avoir retrouvé une forme de dignité", affirme l'auteur. Cette confession, aussi douloureuse soit-elle, en valait donc la peine puisqu'elle nous livre au final une vraie leçon de courage. --Denis Gomber

Libro duro come un pugno allo stomaco, e forse anche di più. Sarà  nella Top dell'anno.

venerdì 2 settembre 2016

Il gran regalo alla sinistra brasiliana da parte del neo-presidente Temer

“Ha da passà 'a nuttata” dicevano nella commedia Napoli Milionaria. Con questo voglio dire che deve passare la febbre attuale che porta tante persone e amici, sensati, di sinistra (vera) e scossi da quanto è successo, a gridare continuamente contro il “golpe” che sarebbe successo in Brasile.

Una volta che la nuttata sarà passata spero abbiano il tempo di fermarsi a riflettere meglio su quello che io considero, a differenza loro, un gran regalo fatto alla sinistra brasiliana e non solo.

Per capire ciò, basta andare indietro a quello che sembrava essere un cammino di “magnifiche sorti e progressive” (come scriveva quel di Recanati) che avrebbero cambiato il Brasile e il resto del mondo. Parlo della campagna elettorale che portò Lula al potere. Ricordo ancora l’impeto con il quale i movimenti della riforma agraria portavano letteralmente il “loro” presidente, per via delle promesse di occuparsi finalmente in maniera totale del tema agrario, da sempre fonte della povertà e della fame nel paese (come aveva spiegato quasi cinquant’anni prima Josué de Castro nel suo famoso libro Geografia della fame). Ma non erano solo loro a spingere Lula, lo erano in tanti, povera gente, intellettuali, classe media e non solo, soggiogati dal “mito” del partito diverso. Il continuo riferirsi a un’etica trascendentale che faceva del PT il simbolo di cosa fosse questa nuova sinistra latinoamericana, incantó ben oltre i confini del Brasile, per arrivare anche da noi in Europa, giusto per fare un esempio.

Il PT era un partito che aveva già dato prove concrete di come intendeva la gestione della cosa pubblica, ma riuscì ugualmente ad arrivare sulla scena nazionale (e mondiale) come un angeletto puro.

La prova che ne dettero una volta arrivati nella famigerata stanza dei bottoni, fu ambivalente. Da un lato la crescita economica fu notevolissima, sfruttando il boom degli alti prezzi delle materie prime (soprattutto agricole e il petrolio), dall’altro la caduta degli dei in una serie di scandali nei quali rimasero presi i vari ministri, fino a lambire lo stesso presidente Lula. Oggi vari dei pezzi grossi del PT sono in galera, lo stesso Lula rischia di finirci dentro e la crisi economica ha cominciato da alcuni anni a mordere i “successi” del lulismo. 

Per chi se ne ricorda, la ex-presidente Dilma era scesa a livelli minimi di approvazione (circa dove si trova il presidente francese Hollande, cioé poco piú del 10%). Le critiche della sinistra erano diventate feroci sulla sua gestione economica della crisi, ma quello che mancava era l’occasione di ripensare a tutto ciò che non era stato fatto durante gli anni precedenti.

13 anni di governo PT e la concentrazione della terra è agli stessi livelli se non peggio di prima. Leggete cosa scriveva la Commissione Pastorale della Terra sul “Bilancio della riforma agraria nell’era Lula” (http://www.globalproject.info/it/mondi/brasile-bilancio-della-riforma-agraria-nellera-lula/7038). 

Gli OGM sono diventati moneta corrente in agricoltura, grazie alle decisioni prese da Lula. Leggete “Il Brasile di Lula cede alla Monsanto” http://www.peacelink.it/ecologia/a/9966.html.

Sull’Amazzonia, se devo citare Greenpeace, il governo Lula è stato un fallimento (http://www.repubblica.it/2008/03/sezioni/ambiente/amazzonia-greenpeace/amazzonia-greenpeace/amazzonia-greenpeace.html). Se questo articolo data del 2008, si può sempre leggere quest’altro del Fatto Quotidiano dell’anno scorso: “Brasile, Amazzonia e disboscamento: la farsa” (http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07/02/brasile-amazzonia-e-disbocamento-la-farsa/1835370/). Queste scelte politiche costarono al PT l’abbandono di una figura mitica del PT, Marina Silva, che si dimise da Ministra é poi se ne andò dal PT proprio per dissensi di fondo sulla linea seguita.

Finalmente, ricordiamo anche la trasformazione progressiva del programma Fame Zero nella sua versione precedente Bolsa Familia, cosa che portò uno dei leader nazionali più riconosciuti del Fame Zero, il teologo, scrittore e uno dei fondatori del PT, Frei Betto, a criticare apertamente la politica del presidente Lula (http://noticias.uol.com.br/ultnot/2008/03/15/ult23u1484.jhtm). Nel 2006, all’apice del mega scandalo delle mazzette che quasi portava in galera Lula, Frei Betto pubblicó un libro con le sue riflessioni, che restano di bruciante attualità e dalle quali bisognerà pur ripartire: suggerisco di leggere l’articolo seguente: “Poder mostrou face real de Lula, diz Frei Betto” http://www1.folha.uol.com.br/fsp/brasil/fc1202200607.htm. Va ricordato, come scrive Mario Maestri, autodefinitosi come “un comunista senza partito” che  “in un’operazione che a mio parere deprime la già fragile coscienza di classe dei lavoratori brasiliani, il governo del Pt ha orchestrato un’importante campagna di propaganda per elevare decine di milioni di brasiliani dal ceto povero a quello medio. È stata decretata l’appartenenza a questo ultimo di tutte le famiglie con un reddito pro capite mensile uguale o superiore ai 300 reais (circa 110 euro!). Le famiglie che invece hanno un reddito mensile equivalente a circa 1.170 euro sono ritenute appartenenti alla classe ricca. Ciò succede in un paese in cui la scuola pubblica non funziona e la quota mensile di una scuola privata può raggiungere i 300-400 euro.”  http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-brasile-non-e-in-marcia-intervista-a-mario-maestri/

Insomma, le voci critiche interne erano ben presenti da parecchi anni, e le risposte sempre le stesse, cioè che una cosa è fare campagna elettorale per vincere le elezioni, una cosa diversa è governare un paese complesso come il Brasile (lo stesso discorso che le nostre sinistre al potere ci hanno propinato per anni, fino a portare avanti politiche così neo-liberali e di destra da vergognarsi).

 Si stava arrivando al punto di una critica feroce contro Dilma, come se la crisi fosse stata colpa sua. Non ho dubbi che pian piano voci si sarebbero levate per ricordare che a forza di fare politiche a favore del gran capitale, contro l’ambiente e senza cambiare nulla delle strutture inegualitarie del paese, era abbastanza ovvio attendersi che una volta finito il periodo di bonanza degli alti prezzi, il ritorno del pendolo sarebbe stato duro. I tagli alla spesa pubblica (70 miliardi di reais di tagli, alla sanità, istruzione e infrastrutture, solo per ricordare le misure varatae dalla Rousseff l’anno scorso) hanno toccato quasi tutti i programmi faro dell’era Lula, lasciando per il momento fuori il programma assistenzialista Bolsa Familia che sorregge buona parte del nord-est povero che vota compatto PT (http://www.ilfoglio.it/esteri/2015/05/27/dilma-rousseff-tagli-scusate-abbiamo-scherzato-cos-in-brasile-ora-austerity___1-v-129226-rubriche_c151.htm).

Con la crisi che continua e si aggrava, dopo i disastri finanziari del Mondiale e delle recenti Olimpiadi, probabilmente anche quel programma sarebbe stato toccato.
La fortuna è arrivata sotto forma di una procedura di destituzione farlocca che ha permesso di ricompattare tutti i nemici della destra, nascondendo così tutte le magagne di scelte politiche in contrapposizione al mandato elettorale e al aver buttato nel cesto della spazzatura la dimensione etica che faceva del PT un “partito diverso” (leggere: “Envergonhado, senador petista diz que partido jogou ética no lixo” https://noticias.terra.com.br/brasil/politica/envergonhado-senador-petista-diz-que-partido-jogou-etica-no-lixo,e29c3e232cb4b310VgnCLD200000bbcceb0aRCRD.html).

Grazie a una banda di deputati e senatori gran parte dei quali corrotti, la destituzione di Dilma potrebbe far sì che il PT riesca a rifarsi una verginità e magari anche a risollevarsi dalla crisi attuale che lo stava portando ai livelli del Pasok greco (passato dal 46,9% dei consensi nelle elezioni del 1993 agli attuali 4,7% del 2015 https://it.wikipedia.org/wiki/Movimento_Socialista_Panellenico).
Dal mio punto di vista è un peccato, perchè questa sarebbe stata l’occasione storica per mettere sul tappeto le scelte politiche del PT, il senso stesso del continuare a esistere dopo aver tradito in maniera così fragorosa quegli che erano gli ideali di chi lo fondò, avviare cioè un processo di rifondazione profondo, che rischia di essere dimenticato dall’impellenza delle prossime elezioni presidenziali fra meno di due anni.

giovedì 1 settembre 2016

2016 L38: Olivier Norek - Code 93


Éditeur : POCKET (2014)

Un cadavre, émasculé, qui rouvre les yeux sur la table d'autopsie. Un portable qui se met à sonner dans le corps d'un jeune toxico, mort de brûlures inexplicables. Malgré quinze ans de terrain en Seine-Saint-Denis, Victor Coste, capitaine de police, se prépare au pire.

Et que penser de ces lettres anonymes qui dessinent une première piste : celle d'un mystérieux dossier, le «Code 93» ?

Une piste qui, des cercles huppés parisiens aux quartiers déshérités, fera franchir à Coste les limites du périphérique, et de la raison...

interessante... mi chiedo sempre quando leggo storie di questo tipo se siano cosí vicine alla veritá come sembrerebbe....