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martedì 31 gennaio 2023

Operaismo e dottrina sociale della chiesa: due facce dello stesso problema

(sottotitolo: perché questi partiti e partitini di sinistra non servono a nulla)


Leggere oggi gli scritti di alcuni dei teorici storici dell’operaismo, uno fra tanti Mario Tronti, usando una chiave di lettura più aperta, salta subito agli occhi, per noi moderni, l’errore di prospettiva storica: la nascita del movimento operaio di massa, scrive Tronti, si situa negli USA nel periodo tra le due guerre, e da lì si diffonde poi nel mondo occidentale prima e altrove in seguito. Centrando la loro analisi su questo periodo recente, quando le grandi fabbriche dominavano il territorio economico di molti paesi, ed essendo perlopiù maschi quelli addetti alla catena di montaggio, tutta l’analisi diventa così centrata sull’operaio, il famoso operaio massa, maschio sfruttato alla catena di montaggio e che diventa, una volta organizzato nel “movimento” l’asse centrale della futura rivoluzione sociale. 

 

Cosa faccia questo maschio quando esce dalla fabbrica (dove è sfruttato), non interessa a nessuno. Il fatto che vada a casa e ripeta esattamente gli stessi schemi di dominazione patriarcale che si porta dietro da secoli, non merita nessuna analisi. Quando alcune femministe, in particolare a Padova (Mariarosa Dalla Costa in primis), lanciano la tematica del lavoro domestico, vengono trattate come delle incompetenti, che non hanno capito che non bisogna disperdere le forse rivoluzionarie con temi inutili di quel genere.

 

Io ero piccolo, ma siccome mio fratello aveva studiato col gruppo di Scienze Politiche di Negri a Padova, attorno cui giravano tante persone conosciute, spesso molto poco, ma non sempre, come Ferruccio Gambino, Guido Bianchini, Luciano Ferrari Bravo, “Lisi” Del Re, Mariarosa Dalla Costa, mi capitava di sentire ogni tanto citare i nomi di queste due donne, la “Lisi” e Mariarosa, come delle eccentriche, ai margini del gruppo vero che, spesso, pendeva dalle labbra del Vate, Negri. Mio fratello se ne staccò presto, per sua fortuna e, vivendo a Parigi, dove mi trasferii anch’io anni dopo, si vedeva spesso con Guido Bianchini, che diventò anche un amico mio e di mia moglie. Guido era, parole sue, il “traduttore” di Negri quando andava a parlare nelle fabbriche, tipo Marghera. Negri parlava, ci diceva Guido, nessuno capiva, e allora toccava a lui tradurre in un linguaggio comprensibile le sue tesi. Guido era una persona carissima, oltreché un ottimo cuoco, per cui questo fu l’aggancio con mia moglie. Ma anche lui vedeva il mondo col paraocchi maschile, per cui le due professoresse erano sempre ai margini, per non dire escluse dal giro che contava.

 

Sono passati decenni, gli operai-massa sembrano in via di estinzione di fronte a nuove forme di lavoro precario, subordinato, sfruttato, ma soprattutto i paraocchi di una volta iniziano lentamente a scomparire. La velocità di comprensione di questa transizione è ovviamente molto ridotta, soprattutto all’interno di quel partito democratico nato dalla fusione di un partito comunista che era figlio in buona parte delle idee operaiste (basti pensare ai grandi ideologi come Giorgio Napolitano, Massimo Cacciari, Alberto Asor Rosa, Aldo Tortorella e lo stesso Mario Tronti - vedi il famoso libro:  Napolitano, Tronti, Accornero, Cacciari, Operaismo e centralità operaia, pubblicato dalla casa editrice del PCI Editori Riuniti nel 1978) e di una democrazia cristiana nata e cresciuta all’interno della dottrina sociale della Chiesa.

Per il filone operaista del PCI la colpa fu della Trilaterale che decise di “andare oltre” e di spingere al tramonto del capitalismo industriale il che segnò la fine della centralità operaia e, di conseguenza, il mondo del lavoro si frantumò in tanti rivoli (Giulia Gigante. 2023. O centro o sinistra. Per Tronti il Pd deve scegliere da che parte stare. Formiche, 29.01). Da quel momento in poi il PCI non seppe più cosa mettere al centro dell’azione, finché non arrivarono le varie svolte e il PD attuale.

L’altro filone che ha portato al PD, viene dalla Democrazia Cristiana, figlia della dottrina sociale della Chiesa, le cui origini vengono fatte risalire, nella versione breve, a papa Pio XII, anche se storicamente è stato papa Leone XIII con l’enciclica Rerum Novarum del 1891 a dare il via alla riflessione, la centralità della famiglia (e del suo capofamiglia, maschio) è la pietra miliare della costruzione.

 

Al centro della predicazione cattolica, da sempre, ma con maggior enfasi e chiarezza in questo ultimo secolo, l’idea della famiglia, con un ordine gerarchico ben chiaro: l’uomo è il capo e la donna segue e aiuta, da sottomessa. Che la visione del ruolo delle donne non sia cambiata molto, ce lo ricorda lo stesso Papa Francesco quando ancora era cardinale a Buenos Aires:


“Bergoglio non ha fatto mistero della sua posizione arcaica sul ruolo delle donne: "Le donne sono naturalmente inadatte per compiti politici. L'ordine naturale ed i fatti ci insegnano che l'uomo è un uomo politico per eccellenza, le Scritture ci mostrano che le donne da sempre supportano il pensare e il creare dell'uomo, ma niente più di questo". E a rincarare la dose, il cardinal Bergoglio sottolineò: "Abbiamo avuto una donna come presidente della nazione e tutti sappiamo cosa è successo", riferendosi all'ex presidente Maria Estela Martinez de Peron.”

 

L’incontro di queste due culture non poteva che dare risultati infausti, se leggiamo con occhi femministi la storia recente. Ambedue queste correnti, una più estemporanea (l’operaismo) e l’altra più storicamente incarnata (la famiglia patriarcale cattolica), non consideravano in alcun caso l’idea di ruoli egualitari fra uomini e donne, con corresponsabilità condivisa nella sfera domestica da parte degli uomini, senza avere nessun ruolo di “pater familias” per diritto divino.

 

Pensare quindi che si possa smuovere questo elefante invecchiato precocemente come è il PD attuale, è tempo perso. Non sarà da questa classe dirigente che potrà aiutare a pensare nuovi modi di stare assieme, di crescita nella diversità.

 

Fin quando si continuerà a teorizzare che il nemico sia l’organizzazione capitalistica della società (Tronti nell’intervista citata sopra), e non si capisca che il problema di fondo nasce da un paternalismo dominante imposto dagli uomini, che fa sì che lo sfruttamento sia pratica comune nei confronti della metà del mondo, non solo nelle fabbriche o nel mondo del lavoro in generale, ma anche e soprattutto all’interno del nucleo familiare.

 

Se la lotta per l’uguaglianza vera, all’interno della sfera domestica, fosse stata assunta seriamente dai partiti di sinistra francesi da quando sono andati al potere nel 1981, probabilmente oggi non avremmo (parlo per la Francia) questi milioni di cittadine e cittadini a protestare contro una riforma delle pensioni che farà del male soprattutto alle donne, per la semplice ragione che le loro carriere sono state spezzettate dai periodi di maternità (che hanno dovuto assumere da sole, senza condivisione maschile e senza pagamenti di contributi). Se gli uomini avessero iniziato a cambiare sul serio 40 anni fa, avrebbero iniziato a condividere i periodi “senza lavoro”, cioè di care dei figli, così rendendosi conto, da grandi, cosa vuol dire non avere i contributi sufficienti per la pensione, a causa della non considerazione del lavoro domestico.

 

Questo solo per dare un esempio concreto di cosa porterebbe una uguaglianza a partire dal basso, dalla famiglia. 

Che poi sia fondamentale l’educazione scolastica, una nuova classe dirigente di nuovi partiti e movimenti, per incarnare questa visione, tutto questo è ovvio. Ma per questo dobbiamo cominciare a cambiare dalle nostre coppie e dalle nostre vite.

 

Fra qualche secolo poi magari anche la chiesa cattolica cambierà, ma non possiamo certo aspettarla. Lo stesso vale per i partiti di “sinistra” (parlavo prima del PD per una questione di peso specifico, ma non è che Sinistra Italiana, Unione Popolare o gli altri gruppetti siano diversi): tutti a cercare il nemico fuori, lontano, mentre il primo passo sarebbe di guardarsi nello specchio e provare a riempire la griglia che ho condiviso pochi giorni fa, giusto per concretizzare lo sfruttamento femminile in casa.

 

A seguire

lunedì 30 gennaio 2023

Avevano ragione loro! (inizia una nuova riflessione)


 Nel libro precedente (Quando Eva …) avevamo ricordato gli studi di C. Meillassoux sul controllo del matrimonio (e quindi della discendenza) come un passaggio chiave per instaurare il dominio maschile sul mondo femminile.

 

Un articoletto recente, apparso sul Venerdì della Repubblica (gennaio 2023, n. 1818), porta ulteriori elementi interessanti alla questione. “Ciao maschio…” viene da dire, pensando alla triste sorte del cromosoma Y, quello presente soltanto nei maschi, che alla 12° settimana di gravidanza attiva il suo gene SRY, il quale a sua volta accende il “collega” SOX9 nel cromosoma 11, la cui azione trasforma infine le ovaie dell’embrione in testicoli. Triste sorte perché il cromosoma Y, tipico dei mammiferi, in origine era il gemello del cromosoma X, che contiene 900 geni e di cui le donne conservano due copie, ma con l’andare del tempo ha perso pezzi, restando con soli 55 geni, che spariranno del tutto, si calcola, entro 11 milioni di anni. Allora, in teoria, nasceranno soltanto mammiferi femmina, e le specie si estingueranno, o si riprodurranno per partenogenesi, ottenendo embrioni da soli ovociti, come del resto fanno già alcuni rettili”.

 

Guardare l’albero per non vedere la foresta

 

Forse dovremmo modificare questo detto con un più appropriato: guardare le tecniche per non vedere le persone. L’idea che pian piano sto sviluppando è che tutto quel profluvio di riflessioni, ricerche, dibattiti promossi dagli intellettuali dell’operaismo (corrente di pensiero e di ricerca marxista, sviluppatasi in Italia agli inizi degli anni sessanta – Wikipedia dixit), con la centralità della classe operaia come motore dello sviluppo economico, abbia creato molti danni alla causa dell’uguaglianza di genere. L’operaismo vedeva nella classe operaia (declinata sempre al maschile) come l’agente principale di un processo rivoluzionario. 

 

Nei fatti, questa corrente di pensiero si portava dietro una visione molto parziale – e ideologica – della storia, centrata sul capitalismo come fonte di tutti i guai. Erano (e sono) incapaci di vedere come il dominio maschile sulle donne fosse ben precedente allo sviluppo capitalistico; precedente ma non innato, nel senso che, contrariamente a quanto si è voluto credere, non è sempre stato così. L’uomo ha da sempre una paura ancestrale riguardo al suo potere, legato al fatto che la riproduzione è legata alla donna. È lei che da luce, e l’uomo può solo contribuire ma non controllare. Quanto scritto sul Venerdì farebbe pensare che questa paura dell’uomo sia innata.

 

Per il semplice fatto che da molti secoli l’uomo aveva preso il potere sulle donne, quando gli “operaisti” si son svegliati, non hanno pensato nemmeno per un momento di prendere una dimensione storica che andasse al di là del capitalismo e che partisse dalla questione del patriarcato.

 

Il risultato, come spesso viene ancora ripetuto da intellettuali dei movimenti contadini, è che la questione di genere è considerata come una contraddizione secondaria del capitalismo, per cui non serve perdere tempo su queste cose ma concentrare la lotta contro il capitalismo.

 

Io sto arrivando a pensare che sia esattamente il contrario: il capitalismo nasce e si sviluppa come lo conosciamo, proprio perché si fonda sul patriarcato. Una specie di contraddizione secondaria di quest’ultimo. Non serve, pertanto, concentrarsi sulla lotta anticapitalista, che tanto abbiamo visto piace a tutti, destra e sinistra nella sua maggioranza. Se vogliamo cambiare il mondo, bisogna concentrarsi sulla lotta al patriarcato. Questo non vuol dire lasciar perdere le questioni delle disuguaglianze o del cambio climatico o della finanza, ma semplicemente che dobbiamo fare come ci insegnavano alla nostra scuola dei geometri: prima si pensa alle fondazioni della casa e poi piano piano si arriva al tetto.

 

Nel nostro caso, la fondazione dell’edificio umano, se lo vogliamo più ugualitario, parte dalle asimmetrie di potere e, torno a ripeterlo, dalla questione “domestica” come veniva proposta oltre 50 anni fa dalle specialiste come Mariarosa, Selma, Laura…, così poco considerate dai capoccioni dell’epoca. 

 

Sfortunatamente vediamo che ancora oggi, anche nel mondo detto progressista, si fa fatica a capire quale sia l’ordine delle priorità. Da qualche anno si è scoperta l’agroecologia, e se provate a fare una ricerca sul web con le parole femminismo e agricoltura, saltano fuori moltissimi esempi di persone, uomini e donne di “sinistra”, che presentano l’agroecologia come una risposta femminista al dominio maschile.

 

Se però andate a leggere con attenzione quegli articoli, alla fine della fiera ci si limita a parlare di tecniche agricole più rispettose dell’ambiente e, a volte, di gruppi di donne che si sono messe assieme per portare avanti dei progetti agroecologici. Questo non costituisce un’alternativa. È solo una tecnica agricola, certamente migliore dei disastri ambientali dell’agricoltura “moderna”, ma che, al fondo, non dice nulla sui rapporti uomo-donna non solo nel campo ma, soprattutto, all’interno del nucleo sociale di base: la famiglia. Un’agroecologia che non ponga al centro un cambio radicale di rapporti nella sfera domestica, a me francamente non mi dice nulla di particolarmente progressista. 

 

Quindi dobbiamo separare questa passione per l’agroecologia da quella, più fondamentale, della questione patriarcale. 

 

Qualche giorno fa ho condiviso una griglia iniziale di compiti domestici e una serie di colonne per capire chi le esegua: l’idea è di usare uno strumento di questo tipo in quei movimenti che si credono all’avanguardia della riflessione agricolo-ambientale e di genere, perché analizzino all’interno dei loro partecipanti e membri, quali sono i rapporti di forza reali in seno al nucleo domestico. 

 

Voglio sognare che un giorno queste associazioni, Leghe di vario tipo, Partiti e magari anche grandi movimenti contadini, inizieranno a mettere ordine in casa propria, spingendo cioè i loro simpatizzanti a cambiare registro a casa loro, non tanto per dare un “salario” al lavoro domestico, ma per capire che devono prendersi la loro metà di responsabilità, così da liberare tempo per le donne per poter fare quello che loro vogliono. Immaginate una Via Campesina, che rivendica di rappresentare 200 milioni di contadini (quindi una metà di donne), che riesca a far cambiare modo di fare (certificato dalle compagne – mogli) ai membri maschili, così da chiuderla una volta per tutte con la violenza di genere (ben conosciuta negli asentamentos della riforma agraria in Brasile) e con la possibilità di presentarsi al mondo come un vero movimento democratico. Dare più spazio alle donne, attraverso una condivisione dei compiti della sfera domestica, permetterebbe anche di arrivare a discutere di nuovi modi d’azione, grazie a un pensiero differente che potrebbe farsi strada anche nelle dirigenze di questi movimenti.

 

Non crediate che stia dicendo che le donne sono migliori. Semplicemente sono diverse e noi dobbiamo imparare primo ad accettare le loro diversità, secondo a costruire assieme nelle diversità, rispettando anche queste portatrici di altre idee e visioni. 

 

Da oggi inizia il lavoro che, fra un paio d’anni o forse prima, ci porterà a un nuovo capitolo di questa riflessione, iniziata con Quando Eva bussa alla porta. 

 

Un abbraccio a tutte/i le/i possibili interessate a contribuire. 

2023 L6: Andrea Camilleri - La première enquête de Montalbano

Pocket 2017

La Sicile doit sa notoriété à la splendeur d'un volcan, à la majesté de ses temples et au caractère impitoyable de certains de ses habitants. A ces attraits, il faut ajouter aujourd'hui un personnage hors du commun : le commissaire Montalbano. 
Pour la nonchalance, la gourmandise, l'érudition et le flegme, le " dottore " Montalbano n'a pas d'égal. Lui qui déteste les crimes de sang trop faciles à résoudre, le voici, pour sa première enquête, devant l'énigme la plus saugrenue, un condensé d'humour noir et de surréalisme : un lundi, on trouve un poisson abattu à coups de 7.65.Le lundi suivant, pareillement assassiné, un poulet. Ensuite un chien. A quand l'âne ou le boeuf, et quelques villageois ? 
L'affaire est sérieuse et Montalbano à pied d'oeuvre.

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Interessante, ma per un italiano consiglio di continuare a leggerlo in italiano

giovedì 26 gennaio 2023

2023 L5: Jean-François Pasques - Fils de personne

 


Fayard, 2022

Un numéro de téléphone, un exemplaire de La Peau de chagrin et un briquet de la Légion étrangère. C’est tout ce qui est retrouvé sur le cadavre d’un homme abandonné dans un bassin du jardin des Tuileries. Alors qu’il piétine déjà dans une enquête sur la disparition de trois jeunes femmes, le commandant Julien Delestran est chargé de l’affaire. Le numéro de téléphone est sa première piste : c’est celui du CNAOP, l’organisme permettant aux enfants nés « sous X » de retrouver leurs parents biologiques. Mais tandis que le commandant essaie d’avancer sur cette nouvelle enquête, la précédente se rappelle à lui quand sa hiérarchie lui adjoint l’aide d’une psychologue. 

Tout d’abord sceptique face à cette « ingérence », Delestran est bien obligé de reconnaître que Claire Ribot sait mettre au jour la vérité aussi bien que le plus fin des limiers. Et qu’elle ne sera pas de trop pour sonder, avec son groupe, les tréfonds de l’âme humaine…

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A momenti sembra di leggere Fred Vargas, ma poi si capisce che chi scrive viene dal mondo della polizia, troppi dettagli inutili al testo ma che servono per farcire che chi scrive conosce tutti i meandri interni.
Sembrava più bello all'inizio, poi diventa uno dei tanti.

martedì 24 gennaio 2023

Verso una vera uguaglianza: manuale d'uso (draft)

Prendo a prestito da Eve Rodsky.

Quando gli uomini arriveranno a condividere in maniera uguale questi compiti, vorrà dire che siamo sulla buona strada!

Esempi di compiti domestici considerati come del non-lavoro e che ricadono, molto spesso, solo sulle donne.

domenica 22 gennaio 2023

Lotta al patriarcato nei campi: rovesciare le priorità.


 Molti dei movimenti (e/o sindacati) contadini (nazionali e internazionali) li ho frequentati per ragioni di lavoro da una quarantina d’anni. Il mio punto d’entrata era la questione della terra, bene primario per produrre beni e riprodurre la società. 

La prima esperienza fu in Nicaragua, nel 1983, dove toccai con mano per la prima volta il tema caldo della riforma agraria. Ma fu anche lì che conobbi una persona che, oggi, definirei, una femminista, la cui lotta attraverso il gruppo di Medicina Democratica di Milano era centrata sulle condizioni delle donne nel mondo del lavoro.

 

I primi semi della necessità di guardare il mondo nel quale volevo lavorare (quello agrario), con occhi non rivolti solo ai soggetti maschili, erano stati posti. Se ne aggiunsero altri nel periodo che passai lavorando alla Coldiretti della mia città, dove conobbi le iniziative portate avanti da quello che all’epoca si chiamava il “Quadrifoglio”, dirette alle mogli dei contadini. Oggi mi viene da sorridere pensando al paternalismo di quelle iniziative, ma all’epoca erano cose concrete, le prime, che vedevo dirette a un pubblico (donne contadine), che non appariva mai negli studi di agraria che stavo realizzando all’Università di Padova.

 

Dopo la laurea, andai a specializzarmi a Parigi, dove incontrai dei maestri molto importanti per vedere il mondo agrario da una prospettiva storica e comparata. Il titolare della cattedra è diventato poi un amico, con cui discutere di come andava il mondo e di quello che facevo una volta che iniziai a lavorare nella FAO.

 

Ma in quegli studi francesi mancava, come nella precedente università italiana, qualsiasi riferimento all’altra metà del mondo agricolo. Sembrava proprio non interessasse a nessuno dei 4-5 professori titolari con cui lavoravamo. 

 

Fortuna volle che nei tre anni che passai al Centro di Sviluppo dell’OCSE, conoscessi una sociologa italo-americana che già da tempo lavorava su quello che allora si chiamava “Women in Development”. Grazie a lei i pezzi del puzzle cominciavano ad unirsi ed avere un senso, anche se mancava ancora molto per trovare una logica, una visione d’assieme e dei / delle colleghi /e con cui parlarne.

 

Alla FAO cercai in ripetute occasioni di trovare qualcuno con cui fare sponda, ma con risultati limitati. Dopo parecchi anni uscimmo con un documento iniziale nel 2012 (Improving Gender Equity in Territorial Issues – IGETI), che voleva aprire una strada per trattare questo tema nel mondo di agronomi ed economisti (maschi nella maggioranza) con cui lavoravo in FAO.

 

Ci vollero ancora altri anni per rendermi conto di come, anche noi, continuassimo a discutere della sfera produttiva, dimenticandoci completamente della sfera privata (del “care” o riproduttiva, come vogliamo chiamarla). Volevamo aiutare le famiglie contadine più povere, senza terra, o le comunità rurali africane e anche quelle indigene, ma non guardavamo mai le logiche di potere e di sopraffazione interne.

 

Credo che il momento del cambio sia arrivato pochi anni fa, grazie alle discussioni iniziate con mia figlia Charlotte, che aveva (ed ha) posto la questione di genere al centro dei suoi interessi personali e professionali. Letture mirate, discussioni con poche persone che avevano approfondito il tema, e così iniziai anche a ripensare agli anni precedenti della mia vita professionale, a come anche nei movimenti contadini la priorità fosse sempre e solo quella produttiva. 

 

La famosa “contraddizione secondaria del capitalismo”, cioè la disuguaglianza di genere in seno alle famiglie dei membri dei movimenti, la ritrovai nei silenzi di tanti dirigenti che non volevano aprire questa discussione. Scoprire che donne organizzate dal basso erano riuscite ad imporre una svolta un po’ femminista a una grande organizzazione come la Contag (Confederazione dei lavoratori agricoli del Brasile) fu e resta un momento molto bello. Provai anche a stimolare uno dei loro capi storici, un brasiliano di origini vicentine come le mie, con cui ci siamo scambiati per anni video e proverbi in dialetto veneto (o veneto-brasiliano), ma la risposta fu solo il silenzio.

 

Provai allora anche con altri “amici”, di una associazione di cui facevo parte in Francia, composta in teoria da progressisti, uomini e donne, impegnati a fondo sulle questioni agrarie. Ma anche lì non ci fu nulla da fare. La cupola, come sempre composta da maschi, non era interessata ad iniziare una discussione sulle asimmetrie di potere a partire dalla sfera privata.

 

Con la FAO avevo perso ogni speranza, sia per la poca spinta da parte dell’unità tecnica responsabile delle politiche di genere nello “sviluppo”, sia per le reticenze strutturali dei colleghi (maschi e femmine) delle varie unità tecniche con cui ho lavorato per 30 anni.

 

Da tutto questo venne l’idea di cominciare a scrivere delle riflessioni personali, e a proporre ad altre amiche (Elisabetta, Emma e Charlotte) di condividere questo sforzo che, da domani, sarà in libreria (Editore Ombre Corte, Verona).

 

Ogni giorno che passa diventa sempre più chiaro che avevano ragione loro: Mariarosa Dalla Costa, Selma James, Laura Cima, ad insistere fin dai primi anni 70, sulla centralità della sfera privata. Come scrisse Silvia Federici, parlando dei lavori di Mariarosa Dalla Costa (a cui abbiamo dedicato il libro): il lavoro domestico è il pilastro centrale dell’accumulazione capitalista. E’ da lì che bisogna ripartire per provare non solo a pensare il post-sviluppo, ma anche per cercare alleanze con persone e gruppi con cui lavorarci assieme.

 

Sperando che questo messaggio sia raccolto, mando un abbraccio di lotta a tutte e tutti quelli che lo leggeranno.

 



 

martedì 17 gennaio 2023

2023 L4: Julia Chapman - Rendez-vous avec le diable

 

Robert Laffont, 2022

Un vent de panique souffle sur Bruncliffe : plusieurs vols sont recensés et un terrible incendie provoque l'explosion d'une caravane.

Pour couronner le tout, Mme Lister débarque à l'Agence de recherche des Vallons pour déclarer la disparition de son fils Stuart.
Incendie criminel, vols, disparition inexpliquée : tous ces incidents convergent vers un dangereux multirécidiviste. Samson et Delilah, les deux détectives les plus respectés des Vallons, mènent l'enquête...

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Molto bello. Con questo sembra proprio finita per i due detective dello Yorkshire. Bella serie, dal primo all'ultimo.

PS. Ricordiamoci però che solo nelle favole la polizia è brava e trova i colpevoli. Nel caso specifico della polizia metropolitana di Londra, la celebre MET a cui appartiene il nostro eroe, la situazione è molto ma molto grave, come confermano i giornali di questi giorni. Si stiamo che 1 su 50 poliziotti sia sotto inchiesta https://www.courrierinternational.com/article/scandale-la-presence-d-un-violeur-en-serie-dans-la-police-de-londres-revulse-le-royaume-uni), dalle violenze agli omicidi. Insomma, tutti sti gialli che glorificano in vari modi la polizia, vanno presi per quello che sono ... storie.

martedì 10 gennaio 2023

2023 L3: Leïla Slimani - Le pays des autres

 

Folio, 2021

«Ici, c'est comme ça.» Cette phrase, elle l'entendrait souvent. À cet instant précis, elle comprit qu'elle était une étrangère, une femme, une épouse, un être à la merci des autres. » En 1944, Mathilde tombe amoureuse d'Amine, un Marocain venu combattre dans l'armée française. Rêvant de quitter son Alsace natale, la jeune femme s'installe avec lui à Meknès pour y fonder une famille. Mais les désillusions s'accumulent : le manque d'argent, le racisme et les humiliations fragilisent leur couple. Dans ce pays ambivalent, qui réclame une indépendance que les hommes refusent pourtant aux femmes, Mathilde réussira-t-elle à poursuivre sa quête de liberté sans heurter ceux qu'elle aime ?

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Primo libro che leggo di questa autrice, interessante assai, da leggere e degustare a piccole dosi, per digerire bene la storia di questo difficile viaggio verso gli altri, senza fine ...

venerdì 6 gennaio 2023

2023 L2: Eve Rodsky - Come ho convinto mio marito a lavare i piatti. Il metodo che risolve per sempre la divisione dei lavori domestici e riporta la gioia in famiglia

 

Vallardi, 2020

Il metodo che risolve per sempre la divisione dei lavori domestici e riporta la gioia in famiglia.

«Questo libro mi ha colpito moltissmo. Eve ha creato un sistema che rende piacevole la suddivisione delle faccende domestiche. L'idea è che una coppia può lavorare di comune accordo, per riconoscere punti di forza e debolezze di ognuno, con amore, humor e saggezza» – Reese Witherspoon

«Il metodo Fair Play ha un potenziale rivoluzionario: è una perfetta combinazione di testo di denuncia e manuale di soluzioni pratiche» – Booklist

«La Marie Kondo delle faccende domestiche» – Good Morning America

I tempi cambiano, il nuovo avanza. Eppure, a svolgere le incombenze domestiche quotidiane sono quasi esclusivamente le donne. Infatti Eve Rodsky, madre, moglie e donna in carriera, a un certo punto si è resa conto che la sua vita coniugale aveva preso una piega inaspettata: suo marito, benché istruito, educato e rispettoso, dava ormai per scontato che fosse lei a occuparsi di tutto – lavare i piatti, fare il bucato, cucinare, portare i bambini a scuola ma anche, semplicemente, prendere in carico le piccole, invisibili, incombenze quotidiane, come cambiare la carta igienica o raccogliere un calzino abbandonato. Risultato? Frustrazioni e litigi, pace domestica distrutta e vita di coppia al collasso. I difetti di questo sistema "tradizionale", infatti, non danneggiano solo le donne, ma anche l'armonia tra le due persone sul cui amore si basa l'equilibrio famigliare


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inutile dire che è candidato alla Top 2023!

Cambio climatico: forse è ora di riprendere in mano “Il rapporto Lugano” di Susan George


 In sintesi, per chi non conoscesse questo libro che fa parte del mio Pantheon: Un gruppo di scienziati, economisti, fiscalisti, tra i più importanti e rinomati al mondo, è stato convocato in una Villa di Lugano, in Svizzera, per studiare la situazione attuale del sistema capitalistico e continuarne il mantenimento. 


“Il Rapporto Lugano” ne è il risultato, in cui gli esperti dichiarano che il futuro del Capitalismo è in pericolo nel ventunesimo secolo. Urgono pertanto misure efficaci! 

Segue una descrizione implacabile del mondo che ci aspetta. 

Un mondo dove si sostituisce la legge del mercato al contratto sociale, il capitale al lavoro, un mondo dove “i perdenti” dovranno sacrificarsi a vantaggio dei “vincitori” in modo che questi possano ragionevolmente continuare la loro ricerca della “felicità”. 
Ed il metodo più efficace per raggiungere e mantenere tale obbiettivo è spaventosamente semplice e sotto gli occhi di tutti.

 

Nel libro, i vari esperti si dilettano su alcune misure possibili per ridurre i rischi per il capitalismo, facendo anche delle stime sui possibili costi (umani): guerre, AIDS (la prima versione in inglese è del 1999), altre malattie etc. etc. Nessuna di queste variabili sembra però essere in grado di ridurre quello che per l’autrice è la chiave del problema: la demografia. Nessuno di questi temi, guerre e tutto il resto, elimina abbastanza gente …

 

Probabilmente potremmo aggiungere un nuovo capitolo: come il cambiamento climatico, eliminando (principalmente) tutta una frangia di popolazione poco utile al sistema capitalista, di fatto rinforzerà il sistema attuale. Che le vittime possibili siano 100, 200 milioni o, come suggerisce il sito di Mercy Corps, 1,3 miliardi (More than 1.3 billion people live on weakening agricultural land, putting them at risk of depleted harvests that can cause hunger, poverty and displacement - https://www.mercycorps.org/blog/climate-change-poverty), questo preoccupa poco i tenutari del Sistema, dato che in grande maggioranza saranno localizzate nei paesi del sud e sono popolazioni povere o poverissime. 

 

Susan George, l’autrice di questo e altri libri che i miei colleghi del mondo dello sviluppo spero abbiano letto (tipo: Come muore di fame l’altra metà del mondo), è anche co-fondatrice del movimento ATTAC in Francia, dove risiede. Io l’ho conosciuta e intervistata quando ho fatto il mio dottorato, grazie, ancora una volta, a Marcel Mazoyer, suo vecchio amico. Anni dopo la prima versione, Susan George ha scritto una seconda versione. Lei adesso viaggia verso i 90, per cui non credo abbia ancora la forza per mettersi a scrivere un aggiornamento del libro.

 

Magari qualcuno dei miei amici/che e colleghi/e che lavorano su questi temi, potrebbero prendere il tempo per pensarci.

martedì 3 gennaio 2023

Quando Eva bussa alla porta: letture propedeutiche al libro

Entro fine mese sarà pubblicato, dall'editore Ombre Corte, il libro "Quando Eva bussa alla porta - donne, terre e diritti, preparato assieme a Elisabetta Cangelosi, Emma Siliprandi e Charlotte Groppo, con prefazione di Laura Cima.


Sono stati due anni di lavoro intenso, che si somma all'interesse progressivo portato avanti su questi temi da parecchi anni oramai.


Speriamo che il libro susciti interesse e discussioni, col fine di portare avanti la lotta contro il patriarcato in tutte le sue forme.


Qui sotto le letture che ci hanno accompagnato in questo lungo viaggio.


Le letture propedeutiche al libro che uscirà a gennaio:

 

AA. VV. (Oxfam, International Land Coalition, Rights and Resources Initiative). Common Ground. Securing Land Rights and Safeguarding the Earth, Oxford: Oxfam, 2016

 

AA.VV. 2015. El ecofeminismo. Exponentes y posturas críticas. Universidad Argentina de la Empresa

 

Abramovay, M. & Garcia Castro, M. 1998. Engendrando un novo feminismo: Mulheres lideres de base. Unesco Brasil

 

Acevedo, Saríah, Los derechos de las mujeres en el movimiento indígena latinoamericano. Sinergia Noj, 2014 

 

Action Aid, Il miglio rosa. Diritti delle donne e accesso alla terra, Action Aid, 2010 

 

Adéquations. N.d. Femmes et environnement : les enjeux des inégalités de genre 

Adéquations. 2012. Au croisement du féminisme et de l'écologie : l'éco-féminisme

Adéquations. 2012.  L'accaparement des terres : les femmes en première ligne 

Adéquations. 2008. Promouvoir l'égalité hommes-femmes 

Adéquations. 2019. L'écoféminisme, contre toutes les formes d'oppression 

 

Agarwal, B. 2021. India must push for women’s rights in land ownership. The Indian Express

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