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lunedì 31 marzo 2014

Da Esperanza a Marne Rosse



Dopo quasi due anni dall’uscita di Esperanza (Sabbia Rossa Edizioni, 2012), tra poco uscirà Marne Rosse, presso Elmi’s World (Aprile 2014). La settimana scorsa ho fatto un’altra presentazione del primo, proprio mentre chiudevo la versione finale del secondo. E come spesso mi succede, mi è capitato di riflettere sognando, o viceversa, al senso di queste due avventure editoriali.
Il caso ha voluto guidare l’incontro fra me ed i neo editori di Sabbia Rossa (che ringrazio ancora attraverso queste pagine) che, sulla base di alcune cose scritte e da loro lette, mi incoraggiarono ad andare avanti nell’esercizio di mettere nero su bianco storie da raccontare a un pubblico potenzialmente interessato. Così quando una notte in volo su Roma San Paolo mi sognai la storia raccontata in Esperanza, trovai subito delle persone a spingermi ad andare oltre il sogno e scrivere un libro vero. Christiane e Charlotte da un lato e gli editori Paola ed Alessandro dall’altro, hanno creato quel mix che ha spinto mio nipote Pierre ed io ad andare fino in fondo alla storia.

Ne è venuto un libro che è piaciuto a tutti quelli e quelle che l’hanno letto. Chissà se diventerà un Long-seller come sperano Paola ed Alessandro: io me lo auguro dato che ogni volta che vado a presentarlo trovo un pubblico attento e chi l’ha già letto è sempre prodigo di commenti (inclusi quelli relativi alle correzioni editoriali che ci sarebbero da fare). E’stata una bella avventura, a momenti difficile, quando si trattava di andare a cercare circoli, gruppi di lettura, per fare girare il libro. Col tempo è cambiata anche la mia percezione del libro e proprio in questi giorni, una volta finito il secondo, di cui racconterò nei prossimi giorni, mi è infine risultato chiaro il percorso che quel libro indicava, rivolto a me steso.

Esperanza è sostanzialmente un risveglio. Dei giovani trovano casualmente l’occasione di avvicinarsi a temi sconosciuti, più grandi di loro, complicati e, soprattutto, pericolosi. Pericolosi per loro stessi, ma necessari da affrontare nel duro percorso di diventare adulti.

Avremmo potuto prendere situazioni meno estreme probabilmente, ma va bene così. La dittatura militare da un lato e il ricordo del nazismo dall’altra facevano parte delle mie esperienze e sensazioni di quando ero adolescente. Ricordo ancora come fossi oggi quando mio fratello mi portò alla mia prima manifestazione  pubblica a Brescia, nel giorno dei funerali dei morti ammazzati dalla bomba di Piazza della Loggia. E’stato lì che ho scoperto un mondo diverso, più cattivo, ed è stato lì che anch’io ho dovuto scegliere sul cosa fare una volta tornato a casa: se lasciar perdere e tornare a giocare con i soldatini e il calcetto, oppure cominciare a leggere, studiare e cercare di capire quel mondo dei grandi che avevo intravisto a Brescia. Avevo appena 13 anni, per cui potete facilmente immaginare la confusione nella mia testa. Nove anni dopo, più grande ma ancora con la metamorfosi da finire, me ne andai a fare un giro in Nicaragua, il periodo felice della rivoluzione sandinista, quando un altro mondo sembrava davvero possibile, almeno lì. Ci andai per una storia di donne, e ne tornai definitivamente cambiato. Come Matias dopo il primo viaggio in Bolivia non è più lo stesso, anche a me successe lo stesso. Un lungo percorso che dopo quell’esperienza cominciò a strutturarsi, con studi e ricerche molto più precise, che mi hanno portato ad essere quello che sono.

Ecco, fondamentalmente Esperanza è quel periodo lí della mia vita. Un lungo svegliarsi alla dura realtà di un mondo ingiusto e il voler/dover scegliere se guardarlo in faccia oppure voltarsi dall’altra parte. Sofferenze ce ne sono state, e dure, ma anche un segno di speranza il giorno che ho conosciuto un Prof. A Parigi che mi ha indirizzato su una sistematizzazione coerente di quanto avevo visto e di quanto stavo studiando. Autunno 1989, quando ho superato l’esame del mio Dottorato, con il mio Prof. Come sempre molto duro con i suoi studenti, ho capito che avevo in mano delle chiavi di lettura ed azione per il futuro. E questo ho voluto passare come messaggio mio, dentro Esperanza. Un messaggio di non arrendersi mai, di andare avanti perché fra mille tentativi prima o poi si trova il cammino giusto per dare un senso alla propria vita, un senso non solo privato, personale, ma anche e soprattutto per gli altri. Un cammino verso gli altri, come il titolo del documentario che io e Massimiliano abbiamo fatto pochi anni fa.

Ed è stato quando ho finito di scrivere Marne Rosse che mi sono reso conto che quello era il libro della seconda parte della mia vita: il fare. Marne Rosse racconta la storia di un gruppo di David che lottano contro Goliath, che sanno di essere nel gusto anche se vivono ogni giorno con i loro dubbi, personali, familiari e di gruppo. Ma ogni giorno ci rimettono tutta la loro energia, per un mondo che sia migliore non (solo) per loro ma anche per tuta la cittadinanza dei paesi dove vivono e che serva di esempio al di là di queste piccole frontiere locali. Esattamente quello che cerco di fare io nel mio lavoro. Ed era perciò naturale che ci trovassimo e che raccontassimo questa storia.

Fra pochi giorni apriremo una pagina Facebook dedicata al nuovo libro. Metteremo il primo capitolo in lettura libera, per darvi un’idea di questa storia nuova, che poi nuova non é.

A presto, Paolo

domenica 23 marzo 2014

2014 L14: Sabri Louatah - Les Sauvages 2






Flammarion 2012
Lors d un ultime bain de foule, le candidat PS Idder Chaouch, favori de la présidentielle, reçoit une balle tirée à bout portant par le jeune Krim Nerrouche. Le vrai cerveau de l attentat, Nazir Nerrouche, s enfuit vers la Suisse dans une fausse voiture diplomatique. Entre la vie et la mort, Chaouch est transporté au Val-de-Grâce. À 20 heures il est donné vainqueur du second tour, avec 52,9 % des voix : les banlieues s embrasent au cri de « Sarko assassin ! ».
Krim en garde à vue dans les locaux de la police antiterroriste ; le juge d instruction en charge du dossier harcelé de toutes parts ; les man uvres du fielleux directeur de cabinet de la ministre de l Intérieur... Mené tambour battant, le récit nous entraîne dans les coulisses du pouvoir, en plein c ur de l appareil d État ébranlé par cet attentat inédit dans son histoire récente.
Destins croisés d un pays au bord de l explosion et d une famille qui se déchire : un roman remarquable par son rythme, sa densité, son inventivité.

Piaciuto molto di più del primo. Proprio bello, consigliato. Potrebbe essere nella Top dell'anno

martedì 18 marzo 2014

De la Gouvernance ...



Les puissances occidentales et les institutions internationales de financement se sont en effet immiscées dans les élections en vue d’en contrôler les moindres rouages, ainsi que la nature de la société civile. Celle-ci doit être « apolitique »et leur prêter main-forte dans la défense de leurs intérêts économiques et financiers en s’impliquant dans la « lutte contre la pauvreté »et la « bonne gouvernance ». L’arme du financement, qui fonctionne pour les dirigeants, est, en d’autres termes, tout aussi redoutable au niveau de cette société civile, qu’elle réduit à l’impuissance. Car, sans l’argent des bailleurs de fonds, point de moyens de fonctionnement pour la plupart des associations et des ONG, point de projets de développement ni de présence sur le terrain auprès des populations. De telle sorte que les rôles s’en trouvent inversées : au lieu d’influencer et de discipliner les acteurs politiques et institutionnels, les acteurs de la société civile sont contrôlés et la plupart du temps sous l’influence des partis politiques, des ministères techniques et surtout des organismes bilatéraux et multilatéraux de financement.

Cette réalité n’est du reste pas spécifique aux pays du Sud. Le développement d’un espace mondial d’action et de financement de projets associatifs a entrainé la prolifération de fausses ONG ; des « gongos » soutenues par les Etats (g pour gouvernement) ; des « mongos » poursuivant des buts lucratifs, voire mafieux (m pour mafia) ; des « fongos » soutenues par des financements étrangers (f  pour foreign, « étranger »). Il convient d’y ajouter les « pongos »(p pour partis politiques), qui ont pour rôle de capter et de canaliser les projets vers des réalisations qui seront autant des butins à brandir et à revendiquer lors des élections – quand une partie du financement ne passe pas dans les caisses, souvent vides, des partis eux-mêmes.

Aminata Traoré, L’Afrique Humiliée

lunedì 17 marzo 2014

2014 L13: L'Afrique humiliée - Aminata Traoré



Nous, peuples d'Afrique, autrefois colonisés et à présent recolonisés à la faveur du capitalisme mondialisé, ne cessons de nous demander : que sommes-nous devenus ? Les pays riches ont peur de notre présence quand elle n'est pas susceptible d'ajouter à leur avoir, peur de nos différences quand elles sont trop visibles. Inutiles, les nouveaux naufragés entassés sur des embarcations de fortune, supposées les conduire vers la terre ferme de l'Europe. Invisibles, les désespérés qui traversent l'enfer du désert. Indésirables, ceux qui, menottes aux poignets, sont reconduits dans leur pays d'origine. Mais l'humiliation du continent africain ne réside pas uniquement dans la violence, à laquelle l'Occident nous a habitués. Elle réside également dans notre refus de comprendre ce qui nous arrive. Car il n'y a pas d'un côté une Europe des valeurs et du progrès et de l'autre une Afrique des ténèbres et des malheurs. Cette vision, que certains d'entre nous ont tendance à intérioriser, vole en éclats dès l'instant où l'on touche du doigt les mécanismes de la domination, de la paupérisation et de l'exclusion. Le défi auquel nous faisons face aujourd'hui, c'est d'imaginer des perspectives d'avenir centrées sur les êtres humains. Une réappropriation de nos destins qui fait appel à nos langues, à nos repères, à des valeurs de société et de culture qui nous sont familières." Aminata Traoré

Tutto é detto in queste poche righe. Sará nella Top dell'anno

martedì 11 marzo 2014

2014 L12: Marée noire - Attica Locke

Trad. de l'anglais (États-Unis) par Clément Baude
Postface de l'auteur
Collection Folio policier (n° 687), Gallimard
Parution : 14-03-2013

martedì 4 marzo 2014

2014 L11: Gilda Piersanti - Roma Enigma


Éditeur : Pocket (2013) 

La Garbatella, à Rome, un soir calme de printemps. Sur le seuil de la pâtisserie la plus réputée du quartier, une jeune étudiante s'effondre... Tuée par balle. Un meurtre inexplicable : pas d'arme du crime, aucun suspect, rien dans le passé de la victime qui permette de suivre la moindre piste. Un meurtre sans mobile. Le crime parfait ? Dans les méandres de la ville éternelle, un nouveau défi pour l'inspecteur Mariella De Luca et sa coéquipière, la belle Silvia Di Santo.

discreto, proveremo a leggere altre cose sue... 

Lembrando a Conferencia Internacional sobre Reforma Agrária e Desenvolvimento Rural (CIRADR) – Porto Alegre, Março de 2006


 Intervenção do Presidente da Via Campesina Rafael Alegria

domenica 2 marzo 2014

Lessione di geografia



Tira vento freddo dai balcani (o giù di lì). Già dopo il disfacimento della Yugoslavia, abbiamo avuto una bella serie di guerre e guerriglie da quelle parti. Massacri degni di quelli che solitamente consideriamo come patrimonio del sud del mondo (des sauvages), si sono prodotti a due passi da casa nostra. Siamo riusciti, noi europei, a fare la nostra porca figura, brillando o per assenza o per aver girato la testa dall’altra parte. 

Questo avrebbe potuto insegnarci qualcosa, per esempio la necessità di studiare di più quella zona del mondo così instabile e così vicina, non dico per prevenire ma almeno per avere uno straccio di idea sul cosa fare se queste situazioni si ripetessero. E invece nada. Avevamo avuto Čhernobyl  nel 1986, ma anche quello sembrava appartenere ad un altro mondo. Vivevo in Francia in quel periodo e i telegiornali locali annunciavano che la nube tossica si era fermata ai confini.. e noi fessi a crederci. Tutto era mistero e incomprensione, quell’Est che nel 1989 ci sorprese col Muro e poi nel 1991 con la caduta dell’Unione Sovietica.

Passano gli anni passano, crescono i bambini crescono cantava Roberto Vecchioni. Possiamo aggiungere che resta l’ignoranza resta. L’Ucraina si è risvegliata ancora, stavolta non più per ragioni nucleari (Čhernobyl  si trova lì) ma potrebbe essere anche peggio stavolta. La non invasione dei russi in Crimea e i “nostri” dall’altro, fa ricordare ai più ferrati in Storia la vecchia guerra di Crimea della metà del secolo XIX. Ma anche se rileggere quel conflitto può sempre insegnarci qualcosa, stavolta non sono le ragioni religiose a riportare la regione al centro dell’attenzione ma, seguendo l’aria dei tempi, la più fredda economia e geopolitica.

Come andrà a finire è impossibile dirlo oggi. Notiamo solo il ruolo di spettatori disattenti che gli europei, come paesi singoli e come istituzioni comunitarie, hanno avuto fin’ora nel susseguirsi rapido di eventi che hanno portato alla fuga di un Presidente che a noi non piaceva, ma eletto “democraticamente”, un nuovo governo filo-occidentale del quale non sappiamo cosa fare dato che i soldi per tener in piedi l’Ucraina non li abbiamo (difatti il primo viaggio della Timoschenko lunedì sarà dove? A Mosca). Metà paese guarda a est, partendo dalla Crimea e l’altra metà a ovest. Si spaccherà in due? E anche in quel caso cosa faremo noi europei, che erediteremmo la parte povera del paese, senza industrie, con un’agricoltura arretrata che fa gola solo ai land grabbers che già sono presenti sul posto?

Il vecchio Stalin aveva un modo semplice e pulito per risolvere problemi creatigli dalle province dell’Impero: li isolava e li faceva morire di fame. Circa sette milioni di morti che non hanno contribuito ad aumentare la fiducia degli ucraini nei confronti di Mosca. E noi? Che pensiamo di tutto questo? Nel 1853 il Regno di Sardegna era intervenuto di fianco ai francesi ed inglesi per opporsi ai russi. Oggi, il nostro super primo Ministro “Ghe pensi mì alla fiorentina” cosa dice di quello che si sta preparando? Abbiamo uno straccio di posizione comune in Europa? No.

Dopo però, quando succederà il casino (incrociamo le dita perché non succeda anche se i segnali sono preoccupanti), non fingiamo di esser stupiti quando qualche milione di rifugiati arriverà nella nostra bella Unione Europea.

sabato 1 marzo 2014

2014 L10: Dominique Sylvain - Le Roi Lézard

Editions Viviane Hamy 2012

Dans Le Roi Lézard, Louise Morvan élucide le mystère de l’assassinat de son oncle détective, Julian Eden, dont elle a hérité l’agence à la fin des années 70. En effet, le commissaire Serge Clémenti retrouve la piste de l’inspecteur Casadès qui avait été en charge de l’enquête et qui se l’était vu retirer sans raison apparente.
Alors que Clémenti et ses deux acolytes s’épuisent à débusquer le « killer des quais » qui assassine de malheureux SDF, Louise finit par rencontrer elle-même le répugnant Casadès qui lui distille des informations au compte-gouttes, brouillant ainsi les pistes...


Sembra una scrittura alla Leo Malet per le storie di Nestor Burma... intyeressante ma non il top. Strano che l'autrice sbagli spesso le date dei capitoli...