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domenica 29 dicembre 2019

2019 L52: Guccini - Macchiavelli - La pioggia fa sul serio

Mondadori, 2019

Romanzo di frane e altri delitti: A Casedisopra, nel cuore degli Appennini, l'estate è finita eppure in giro si vedono ancora dei forestieri: un geologo impegnato a studiare il territorio e un architetto inglese innamorato del posto. Nel frattempo ha cominciato a piovere senza tregua e l'acqua dà non poco filo da torcere all'ispettore della forestale Marco Gherardini, detto "Poiana". La pioggia divora interi costoni della montagna portando con sé strade, alberi e forse anche uomini. A parte ciò, in paese tutto sembra tranquillo. Fino a che, proprio il giorno prima di andarsene, il geologo non sparisce misteriosamente. E dopo la sua scomparsa una serie di aggressioni turba la vita di Casedisopra. A indagare ufficialmente è il giovane maresciallo dei carabinieri Barnaba. Ma molto presto Poiana dovrà intervenire in prima persona, sia pure non ufficialmente. E ad aiutarlo, con la ruvidezza montanara che gli è consueta ma anche con saggezza, sarà chi conosce il territorio e sa leggere i segni con cui la montagna parla all'uomo: il mitico Adùmas. 

Bello, come sempre i prodotti Macchiavelli - Guccini fanno leggere, pensare e ricordare.

2019 L51: Caryl Férey - Paz



Gallimard, 2019

Pour la première fois depuis des décennies, paramilitaires, FARC et narcotrafiquants ont déposé les armes et sont sur le point d'aboutir à un accord de paix. La guerre civile aura laissé derrière elle des milliers de morts et de disparus. 
En politicien avisé, Saul Bagader a réussi à s'arroger une place de choix auprès des artisans de la paix. Mais des corps mutilés rappelant les pires heures de la Violencia sont retrouvés aux quatre coins du pays. 
Lautaro Bagader, fils de Saul et ancien militaire désormais chef de la police de Bogota, ne sait sur qui porter ses soupçons : narcos, anciens Farc ou paramilitaires opposés au processus de paix ? Il doit impérativement faire cesser l'hécatombe au plus vite, avant que la presse ne s'en mêle, même si, pour cela, il doit ouvrir cette boîte de Pandore qu'est son histoire familiale.

Fatta la tara della solita dose d'emoglobina, libro da includere senza dubbio nella Top dell'anno.

giovedì 5 dicembre 2019

¿De quién es la Tierra? - Di chi è la Terra? - A qui est la Terre ? - Whose Earth is it?


Meltemi, 2019

Un bel lavoro fatto con Irene Guida, suon tema che merita sempre più attenzione.

¿De quién es la Tierra?
De la justicia social a la justicia ecológica

La idea de que la tierra fértil es un bien de riqueza limitado y fundador no siempre ha sido compartida y no siempre ha sido una prioridad para quienes se han ocupado de la justicia social. En los últimos cincuenta años, el trabajo, la redistribución de la riqueza sobre la base de un principio de equidad social, basado en la ciudadanía y la representación, han sido las prioridades, con el desarrollo industrial y el crecimiento estructural. Se ha eliminado la cuestión de los recursos biodisponibles.


Di chi è la Terra?
Dalla giustizia sociale alla giustizia ecologica

L’idea che la terra fertile sia un bene limitato e fondante della ricchezza non è sempre stata condivisa e non è sempre stata una priorità per chi si è occupato di giustizia sociale. Negli ultimi cinquant’anni, il lavoro, la redistribuzione della ricchezza in base a un principio di equità sociale, basato su cittadinanza e rappresentanza, lo sono stati, con lo sviluppo industriale e la crescita strutturale. La questione delle risorse bio-disponibili era stata rimossa.


A qui est la Terre ?
De la justice sociale à la justice écologique

L'idée que la terre fertile est un bien limité et fondateur de la richesse n'a pas toujours été partagée et n'a pas toujours été une priorité pour ceux qui ont traité de la justice sociale. Au cours des cinquante dernières années, le travail, la redistribution de la richesse sur la base d'un principe d'équité sociale, basé sur la citoyenneté et la représentation, ont été les priorités, avec le développement industriel et la croissance structurelle. La question des ressources biodisponibles a été supprimée.


Whose Earth is it?
From social justice to ecological justice


The idea that the fertile land is a limited and founding good of wealth has not always been shared and has not always been a priority for those who have dealt with social justice. In the last fifty years, labour, the redistribution of wealth on the basis of a principle of social equity, based on citizenship and representation, have been the priorities, with industrial development and structural growth. The question of bio-available resources had been removed.

mercoledì 27 novembre 2019

2019 L50: Massimo Carlotto - Alla fine di un giorno noioso


Edizioni E/O 2012

Dieci anni dopo torna il protagonista di Arrivederci amore, ciao. Nonostante abbia annegato in un pozzo di soldi il suo istinto criminale, Giorgio Pellegrini è e rimane un predatore. Il nuovo libro di cui è protagonista, Alla fine di un giorno noioso, è un romanzo adrenalinico e crudele, dalle sequenze narrative sghembe e inquietanti, con lampi di puro fascino che imprimono alla storia una luce velenosa. Ritmi sincopati e atmosfere dark completano una danza macabra destinata a colpire il cuore dei lettori. Un noir feroce e attuale sull’intreccio tra politica e criminalità.

Divorato. Ma il sessismo e la violenza del personaggio principale mi fanno pensare che questo sia l'ultimo Carlotto che leggo.

2019 L49: Olivier Norek - Surtensions



Folio, 2019

Cette sœur acceptera-t-elle le marché risqué qu'on lui propose pour faire évader son frère de la prison la plus dangereuse de France ? De quoi ce père sera-t-il capable pour sauver sa famille des quatre prédateurs qui ont fait irruption dans sa maison et qui comptent y rester ? Comment cinq criminels - un pédophile, un assassin, un ancien légionnaire serbe, un kidnappeur et un braqueur - se retrouvent-ils dans une même histoire et pourquoi Coste fonce-t-il dans ce nid de vipères, mettant en danger ceux qui comptent le plus pour lui ?
Des âmes perdues, des meurtres par amour, des flics en anges déchus : la rédemption passe parfois par la vengeance...
Pour cette nouvelle enquête du capitaine Coste, Olivier Norek pousse ses personnages jusqu'à leur point de rupture. Et lorsqu'on menace un membre de son équipe, Coste embrasse ses démons.

Grande! Sicuramente nella Top, rischia di essere il giallo preferito dell'anno.

mercoledì 20 novembre 2019

2019 L48: Gunnar Staalesen - La Belle dormit cent ans


Gallimard, Folio Policier 2005

Varg Veum, ancien salarié à la protection de l'enfance devenu détective privé après avoir eu la main lourde sur un type qui prostituait une gosse en perdition, voit son passé d'éducateur le rattraper. Lisa, seize ans, issue d'un milieu sans histoires, a disparu. Et avec les questions nécessaires pour la retrouver s'ouvre la boîte aux secrets.
Deux familles proches qui se haïssent... Le meurtre d'un adolescent... Beaucoup de sordide mais aussi, au détour des aveux, une bouleversante histoire. Toujours aussi solitaire et profondément épris d'humanité, Varg Veum sillonne les nuits de Bergen, ville industrielle et côtière de Norvège. 

Questo nordico non mi ha convinto, non lo consiglio.

lunedì 11 novembre 2019

Triste, solitario y final


Prendo spunto dal titolo di un vecchio romanzo di Osvaldo Soriano per commentare la parabola discendente di Evo Morales, oramai ex-presidente della Bolivia, in fuga da quel potere che ha stretto tra le mani per troppo tempo.

Morales, così come Correa in Ecuador, Lula-Roussef in Brasile, Chavez-Maduro in Venezuela per finire con Ortega in Nicaragua, costituiscono una lunga fila di leader e presidenti che hanno incantato folle plaudenti progressiste nel mondo intero. Attaccati al potere nel senso peggiore del termine, cioè o per interessi strettamente personali o per pura vanità di potere, si sono caratterizzati tutti, nessuno escluso, per aver tradito le promesse grazie alle quali erano stati eletti. Tutti altermondialisti, pronti a difendere i diritti dei popoli indigeni, dei contadini senza terra, in prima fila a criticare la globalizzazione finanziaria e la corruzione che portava con sé, eccoli cadere uno dietro l’altro (mancano ancora i derelitti Maduro e Ortega, ma storicamente sono già morti) esattamente per non aver fatto quello che avevano promesso e per aver abbassato i pantaloni in nome della realpolitik necessaria per mantenersi al potere.

Che ci siano folle plaudenti all’uscita del carcere di Lula si può capire ma non condividere. L’uomo che ha “ucciso” la riforma agraria, che ha dato forza al land-grabbing in stile brasiliano, condito di sopraffazione, corruzione e non rispetto dei diritti locali delle popolazioni; il presidente che non ha fatto nulla di strutturale per cambiare i rapporti di forza politici che hanno creato e che mantengono l’esclusione e la povertà per milioni di brasiliani, ma che si è limitato, come ai tempi di Bettino Craxi, a surfare sugli alti prezzi delle materie prime per distribuire un po’ di elemosina ai derelitti del Nordest, ecco, che la sinistra brasiliana lo stia ancora rincorrendo fa pensare molto sull’incapacità di analizzare i propri errori e la necessità di essere coerenti nelle scelte e non rincorrere eroi di un giorno. 

Correa e Morales non sono riusciti, malgrado gli introiti economici ricevuti in questi tanti anni al potere, a rispettare sul serio quei diritti delle popolazioni indigene che li avevano portati al potere. Correa è uscito di scena, ma sta tramando dietro le quinte, come un Renzi qualsiasi, per abbattere il governo attuale e tornare a comandare lui. Morales ci ha provato a non rispettare la Costituzione e a falsificare i risultati. Adesso è in fuga, e forse finirà in galera.

Nel tiepido Sud, gli anni di governo del centro-sinistra in Cile, con Lagos e Bachelet, sembravano essere gli antidoti al narcisismo di potere di quelli di sopra, impegnati in fare politica sul serio, combattere povertà e disuguaglianze. Le mie osservazioni critiche le avevo già fatte anni addietro ad alcuni cari amici cileni, sulla tiepidi dei loro governi e sul distacco progressivo che emergeva rispetto alle giovani generazioni, ai popoli indigeni e al mondo del lavoro di quelli di sotto (los de abajo). Le reazioni di queste ultime settimane, scatenatesi per una storia di pochi centesimi, trovano la loro origine nelle non scelte fatte dai governi “progressisti” precedenti.

Tutti figli della realpolitik che impone il rispetto del dogma neoliberale, che si trascina dietro una finanza corrosiva fatta per una élite sempre più ridotta, a scapito del resto della popolazione. 


La speranza che in America Latina sorga qualcosa di diverso mi pare abbastanza vana, dato che oramai quelle società, come la nostra, sono state asfaltate da decenni di dittatura televisiva e culturale di tipo individualistico, che premia l’ IO a scapito del NOI. Momenti di febbre come in queste settimane in Cile e Bolivia si ripeteranno, ma non credo proprio che da quei fuochi nasca un mondo diverso e migliore. Ci vorranno anni, e molti per far rinascere una speranza collettiva, che sia laggiù o, ancor peggio, qui da noi.

2019 L47: Gianrico Carofiglio - La versione di Fenoglio


Einaudi

Pietro Fenoglio, un vecchio carabiniere che ha visto di tutto, e Giulio, un ventenne intelligentissimo, sensibile, disorientato, diventano amici nella più inattesa delle situazioni. I loro incontri si dipanano fra confidenze personali e il racconto di una formidabile esperienza investigativa, che a poco a poco si trasforma in riflessione sul metodo della conoscenza, sui concetti sfuggenti di verità e menzogna, sull'idea stessa del potere. "La versione di Fenoglio" è un manuale sull'arte dell'indagine nascosto in un romanzo avvincente, popolato da personaggi di straordinaria autenticità: voci da una penombra in cui si mescolano buoni e cattivi, miserabili e giusti. Il mondo reale ha poco a che fare con le trame dei romanzi polizieschi o delle serie tv. Esiste davvero, ed è un posto pericoloso.

Un bel racconto per giovani lettori e per giornate uggiose

giovedì 7 novembre 2019

2019 L46: Michael Crichton - In caso di necessità



Garzanti

In caso di necessità è un romanzo scritto da Michael Crichton sotto lo pseudonimo Jeffery Hudson nel 1968. Con esso vinse il premio letterario Edgar Award nel 1969. Il protagonista del romanzo è il dottore John Berry. Egli, venuto a conoscenza che un suo amico e collega, l'ostetrico Arthur Lee, è stato arrestato con l'accusa di aver compiuto un aborto illegale su una ragazza, Karen Randall, deceduta a causa di una forte emorragia vaginale, decide di aiutare Lee investigando sui fatti accaduti, certo della sua innocenza. Nel corso della lunga, e ricca di colpi di scena, investigazione, Berry sfiderà la potente famiglia di medici Randall ed analizzerà il carattere di Karen per ottenere l'inattesa verità.

Bella storia fin quasi all'ultima pagina quando, a mio giudizio, l'autore presenta delle conclusioni senza nessuna logica, quasi come fosse il mago Merlino a suggerire la soluzione. Peccato.

2019 L45: Jean-Cristophe Rufin - Sept histoires qui reviennent de loin

Gallimard, 2012

Sept histoires fortes, drôles, émouvantes.
Sept petits romans avec chacun son intrigue, ses personnages, son dénouement inattendu.
Sept lieux du monde, Mozambique, Kirghizie, île Maurice ... qui apportent leurs couleurs et leurs parfums.
Sept occasions de donner aux grandes questions contemporaines un visage humain.
Sept instants de vie.
Un même boheur de lecture.

Stesse impressioni di chi ha fatto la recensione. Consigliato.

venerdì 1 novembre 2019

2019 L44: Jo Nesbo - La soif




Gallimard 2019

Une jeune femme est assassinée suite à un rendez-vous via un site de rencontres. Elle porte des marques de morsures semblant indiquer que le meurtrier est un prédateur sanguinaire. Lorsqu'un deuxième corps est retrouvé dans les mêmes circonstances, l'enquête est confiée à Harry Hole. Mais ce dernier a mis de l'ordre dans sa vie et ne souhaite plus être mêlé à une dangereuse affaire.

Sempre più improbabile il nostro Nesbo-Hole.... comincia a diventar falloso

venerdì 18 ottobre 2019

2019 L43: Jean Christophe Rufin - Le suspendu de Conakry


Gallimard, 2019

Comment Aurel Timescu peut-il être Consul de France ? Avec sa dégaine des années trente et son accent roumain, il n’a pourtant rien à faire au Quai d’Orsay. D’ailleurs, lui qui déteste la chaleur, on l’a envoyé végéter en Guinée où il prend son mal en patience.
Tout à coup survient la seule chose qui puisse encore le passionner : un crime inexpliqué. Un plaisancier est retrouvé mort, suspendu au mât de son voilier. Son assassinat resterait impuni si Aurel n’avait pas trouvé là l’occasion de livrer enfin son grand combat contre l’injustice.

Devo ammettere che ero piuttosto scettico. Un altro, un ennesimo libro di Rufin, cosa per cui ho aspettato mesi prima di comprarlo. Poi, letto d'un fiato, sia io che Christiane. Sarà sicuramente nella Top dell'anno. Consigliatissimo!!!

sabato 12 ottobre 2019

2019 L42: Jo Nesbø - Le sauveur


Gallimard, 2011

Noël à Oslo. L'Armée du Salut met les bouchées doubles pour venir en aide aux exclus de la ville. Afin de récolter des fonds, les membres de l'association ont décidé d'organiser un concert public ; de nombreuses rock stars locales, ainsi que le Premier ministre en personne doivent y participer. Mais, dans l'ombre, une guerre de succession fait rage : qui remplacera le vieillissant David Eckhoff qui dirige l'Armée du Salut d'Oslo depuis des décennies ? Le calme et posé Jon Karlsen ou le plus dévoué et docile Rikard Nilsen ? Le soir du spectacle, en plein concert, un homme tire dans la foule et tue un membre de l'Armée du Salut avant de parvenir à s'enfuir en direction de l'aéroport. La victime n'est autre que Robert Karlsen, le frère jumeau de Jon ? Naviguant entre déprime et amertume, la tête noyée dans le Jim Beam, Harry Hole va se remettre en selle grâce à cette enquête. Bloqué à l'aéroport par une tempête de neige, le mystérieux tueur apprend le lendemain dans le journal qu'il n'a pas tiré sur la bonne cible mais sur son frère! Alors qu'Harry Hole se lance à sa poursuite dans les rues verglacées de la capitale norvégienne, le meurtrier se met à la recherche de sa victime pour exécuter son contrat. Le jeu sanglant du chat et de la souris ne fait que commencer ?

Con Harry Hole non si è mai delusi. Una storia complicatissima ma stavolta dove si beve poco. Un classico di Nesbo, nella lunga sequenza di Hole, senza alti ne bassi.

2019 L41: Benoît Philippon - Mamie Luger




Six heures du matin, Berthe, cent deux ans, canarde l’escouade de flics qui a pris d’assaut sa chaumière auvergnate. Huit heures, l’inspecteur Ventura entame la garde à vue la plus ahurissante de sa carrière. La grand-mère au Luger passe aux aveux et le récit de sa vie est un feu d’artifice. Il y est question de meurtriers en cavale, de veuve noire et de nazi enterré dans sa cave.
Alors aveux, confession ou règlement de comptes ? Ventura ne sait pas à quel jeu de dupes joue la vieille édentée, mais il sent qu’il va falloir creuser. Et pas qu’un peu.

Un libro leggero, con molti spunti che fanno ridere, consigliato per un'estate ai tropici

lunedì 23 settembre 2019

2019 L40: Maylis de Kerangal - Un chemin de tables


Gallimard, 2019

Brasserie parisienne, restaurant étoilé, auberge gourmande, bistrot gastronomique, taverne mondialisée, cantine branchée, Mauro, jeune cuisinier autodidacte, traverse Paris à vélo, de place en place, de table en table. Un parcours dans les coulisses d’un monde méconnu, sondé à la fois comme haut-lieu du patrimoine national et comme expérience d’un travail, de ses gestes, de ses violences, de ses solidarités et de sa fatigue. Au cours de ce chemin de tables, Mauro fait l’apprentissage de la création collective, tout en élaborant une culture spécifique du goût, des aliments, de la commensalité. A la fois jeune chef en vogue et gardien d’une certaine idée de la cuisine, celle que l’on crée pour les autres, celle que l’on invente et que l’on partage.

Una bella storia sulla ristorazione parigina e le sue difficoltà. Unico bemolle l'aver indicato come dubbio del giovane Chef la possibile scelta della pasta Panzani per fare la carbonara. Errore da penna rossa!


domenica 15 settembre 2019

2019 L39: Grégoire Courtois - Les lois du ciel


Gallimard, 2018

C’est l’histoire d’un voyage scolaire dans la forêt. C’est une classe d’enfants entre six et sept ans qui s’y retrouvent seuls. C’est l’âge où l’on n’est pas certain que les monstres n’existent pas, où l’imagination transforme le grincement des arbres en rugissements de bêtes sauvages. C’est une histoire qui a été mille fois racontée mais jamais jusqu’au bout. C’est ce qui se passe après la fin des contes, quand les enfants sont perdus et qu’il est admis qu’ils n’en réchapperont pas.

Dans les forêts du Morvan, il n’est presque plus possible aujourd’hui de se perdre, et pourtant des événements inconcevables se produisent chaque jour. C’est l’histoire d’un événement inconcevable. C’est l’histoire d’une excursion qui vire à l’atrocité, comme si tous gagnaient le même jour à une funeste loterie.

Scoperto a Montreal, Courtois è uno scrittore di talento, ma la storia è talmente orribile che non oso consigliarvelo.

venerdì 13 settembre 2019

Libambos - Droit à la terre et luttes paysannes : une histoire sans fin


Préface de Marcel Mazoyer
Le mot clé de Libambos est l’accaparement (“grabbing" en anglais), une pratique qui a toujours fait partie intégrante des politiques coloniales et post-coloniales. Non seulement l'accaparement des terres, mais aussi de l'eau, des forêts, des ressources génétiques et minières et maintenant aussi du sable et de l'air. Grâce aux nouveaux moyens de communication des organisations paysannes, l’accaparement a gagné en visibilité et touche davantage la communauté internationale et les populations.
Pourquoi ce titre : dans la langue Kimbundu (Angola), le mot "libambos" désignait les chaînes que les esclaves portaient aux pieds et, par conséquent, les longues colonnes d'esclaves transportés par bateaux en Amérique. Ce titre, qui fait référence à ce sentiment d'esclavage, vient d'un raisonnement que l'inspecteur de police James “Grosses Fesses” a avec des membres de la communauté où le viol et le meurtre de la jeune Pureza Mwito ont eu lieu. Une invitation à ne pas lâcher prise, à ne pas devenir esclave et à prendre en main son propre destin et ses responsabilités.

Disponible sur :  
https://www.elmisworld.com/libro/libambos-francais/

K2-18b: il primo passo verso la Nuova Era



Un paio di giorni fa è stato annunciata la scoperta di acqua su un pianeta simile alla terra (http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/spazio_astronomia/2019/09/11/scoperta-acqua-su-un-pianeta-simile-alla-terra_b223f7aa-eb79-4054-a70a-cc002ecd25b0.html). Un giorno, quando penseremo a datare l’inizio della Nuova Era della nostra umanità, spero proprio che, invece di pensare sempre alla canzone Aquarius, si finisca sulla data di K2-18b (o altre e prossime scoperte).

Il perché lo spiego in poche parole: il nostro mondo attuale è basato su una struttura mentale di tipo piramidale che vede l’essere umano come l’apice dell’evoluzione e, di conseguenza, come avente diritti superiori sul resto del “creato”. Uso la parola creato volutamente, perché questa superiorità è legata a filo doppio alla concezione che sopra di noi ci sia solo Dio, credenza che che nei secoli generazioni di falsi profeti, preti e quanto altro si sono prodigati di farci credere, sotto le spoglie di religioni diverse nel nome ma unite nello scopo di sottomettere l’uomo ad una casta superiore di tipo religioso (l’apice dell’apice). 

Per giustificare questo assioma, l’unicità della nostra presenza nell’Universo era d’obbligo. Da questa unicità discendeva il nostro diritto (divino, ovviamente) di fare e disfare quello che non ci piaceva o che non era conforme ai nostri interessi. La recente sottomissione della Natura, trasformata nell’ultimo Eldorado, non è altro che la logica conseguenza di questa costruzione filosofica.

A partire dal momento che, nello spazio che ci circonda, troviamo possibilità di forme di vita esterne alle nostre, ecco che il mito dell’unicità viene meno. E rompendosi questo mito, a cascata viene giù anche il resto.

Ci vorrà ovviamente del tempo perché questa scoperta (banalissima? Ma sì, diciamolo, banalissima) permei l’orizzonte dell’individuo lambda, ma non ho dubbi che questo succederà. E allora verranno in aiuto anche altre semplici constatazioni come quelle che riporto nella foto qui sotto, presa nel Giardino Botanico di Montreal la settimana scorsa. Possiamo vedere, partendo dal basso, che i primi segni di attività animale datano circa 540 milioni di anni prima di noi. 300 milioni di anni fa comparivano le prime felci (fougères) e i primi rettili. Nel Giurassico apparvero i primi uccelli, seguiti, nel Cretaceo, dai primi fiori. Più vicini a noi, nel Paleogene, arrivano i mammiferi (e siamo a soli 45 milioni di anni fa). Ed eccoci al Neogene quando, buoni ultimi, arriviamo noi.



Insomma, non siamo l’apice dell’evoluzione, ma solo i ritardatari. Tutto quello che chiamiamo Natura, era già lì da parecchio e, cosa ancora più importante, sarà ancora lì dopo che noi saremo scomparsi.

Quindi questa scoperta del K2-18b ci porta a riflettere sia sul fatto che altre forme di vita possono esistere altrove, quindi che non siamo gli unici, ma ci porta a interrogarci sul fatto che non siamo la punta, il vertice, ma semplicemente l’apparizione più recente di un mondo complesso che, ci piaccia o meno, non è stato messo lì per servirci (come certi specialisti dei Servizi Ecosistemici) vorrebbero farci credere, ma è un sistema più grande di noi, che ci invita all’umiltà e al rispetto.

Una Nuova Era basata su questi semplici principi, di umiltà e rispetto, che porteranno con sé l’accettazione della diversità, tanto mai necessaria. Spes Ultima Dea!


mercoledì 11 settembre 2019

2019 L38: Jo Nesbo - L'étoile du diable



"L'index gauche de Camilla Loen avait été sectionné. Et sous une paupière, on avait trouvé un diamant rouge en forme d'étoile à cinq branches". Ce crime n'est que le premier d'une étrange série débutée lors d'un été caniculaire sur Oslo. La presse à sensation peut annoncer en une et sans mentir que "Le voisin a goûté le sang" de la morte. Intuitif, acharné, rongé par le désespoir et confronté à des éléments corrompus de ses propres services, Harry Hole s'empare de l'enquête. Le modus operandi est toujours le même : l'ablation de l'un des doigts des victimes et la présence à proximité des corps mutilés d'un diamant en forme de pentagramme, symbole occulte plus connu sous le nom d' "étoile du diable". La police doit se rendre à l'évidence : un serial killer opère dans les rues de la capitale norvégienne et, si le signe est celui du démon, le diable est rarement celui auquel on pense...

Continua la serie Hole, avventure incredibili per il nostro eroe che nemmeno Tex Willer riuscirebbe a uguagliare...

Conte 2: i democristiani sono tornati


E alla fine sia Camera che Senato dettero l’approvazione necessaria, e il governo è ufficialmente in carica.

Come molti italiani son contento che Salvini sia stato estromesso, seguendo in questo i principi costituzionali del nostro sistema parlamentare che a lui sembrano proprio ignoti.

Detto questo, la mia prima impressione è che siano tornati i democristiani di una volta, aggiornati ai tempi moderni. I meno giovani ricorderanno bene come la Balena Bianca riuscisse a tenere assieme leader politici con posizioni e storie personali alquanto differenti. Penso al cocainomane Colombo, a Donat-Cattin che aveva un figlio terrorista e che ogni tanto proteggeva in casa, oppure ai loschi Gava, Ciancimino, Lima, la nostra Antelope Kobbler, il ras delle Poste Remo Gaspari che aveva fatto assumere tutta Pescara. Poi certo ogni tanto capitava anche una persona per bene, tipo la Tina Anselmi, oppure …. no, non me ne viene in mente nessun altro.

Una vera macchina di voti e consensi, tenuta in piedi da un clientelismo senza rivali, nonché dalla rete di parrocchie e organizzazioni cattoliche che servivano a far respirare una macchina politica autoreferenziale e con tendenze alla claustrofobia.

Adesso abbiamo un governo dove i due principali contraenti (M5S e PD) sembrano proprio l’incarnazione moderna della vecchia Balena. Stanno assieme per amore di poltrone e di potere, con la paura che Salvini gli freghi l’uno e l’altro, come la DC aveva paura del vecchio PCI.

Un governo che promette tutto e di più, senza osare mai guardarsi indietro e fare una disanima sincera e onesta di cosa hanno fatto prima. Il PD, grazie alle politiche genziane ma anche ale scelte fatte molti anni prima, è diventato la struttura portante del potere che non molla le sue poltrone nemmeno morto. Dalle ultime elezioni, dove uscì a pezzi, la base (così come moltissimi degli intellettuali vicini a quel mondo) aveva chiesto che si discutesse sul serio delle scelte che avevano portato a perdere milioni di voti. Non se ne è fatto nulla e oggi, in nome della solita emergenza nazionale, sono di nuovo felici e tutti assieme ripartiti per continuare a commettere quegli stessi errori. Se leggete con calma le priorità del nuovo governo e le dichiarazioni dei leader PD, verrebbe da chiedersi dove fossero stati in questi anni. Quando erano al governo, grazie al tanto osannato Minniti, hanno inaugurato la stagione dei Lager in Libia, politica seguita da Salvini con l’aggravante di essere troppo sguaiato. Le politiche del lavoro di Renzi hanno creato il nulla, tanto che adesso ci si chiede se il Conte 2 andrà a continuare il Jobs Act o a fare dell’altro. 

Una cosa intelligente aveva detto e scritto il M5S: la necessità di attaccare il sistema bancario che permette di far stare assieme le attività di credito con quelle speculative. Il nodo centrale della crisi economico-finanziaria attuale. Guardate la cronistoria delle dichiarazioni prima, durante e dopo le negoziazioni e troverete, come me, che questo solenne impegno è sparito. Dati i legami che i vertici del PD hanno col sistema economico attuale, legami che hanno fatto sì che in tutti gli anni in cui sono stati al governo mai una volta si siano battuti sul serio per cambiare la direzione di marcia dell’esecutivo europeo, quello che ci ha portato alla crisi attuale e che continuerà nella stessa direzione con la nuova Commissione.

Si parlava anche della lotta alle mafie, anche questo tema oramai diluito nelle mille altre promesse.

Promettere non costa nulla e, come diceva la vecchia volpe Andreotti, impegna solo chi le ascolta. 

Quello che manca ai 5S e al PD sono i legami veri col territorio, quello che le parrocchie e le associazioni cattoliche garantivano alla DC, fuori dagli schemi dei circoli di partito locali. Erano quelli gli alveoli polmonari che facevano respirare la macchina di potere, in mancanza dei quali l’autismo di questo governo li porterà presto a sbattere la faccia ancora una volta come hanno fatto, separatamente, i 5S e il PD.


Auguri a chi ci crede. Io ho smesso da tempo.

mercoledì 28 agosto 2019

2019 L37: Jo Nesbo - Le fils


Gallimard, 2011

Sonny Lofthus est héroïnomane, mais c’est un prisonnier modèle. Endossant des crimes qu’il n’a pas commis pour expier le souvenir du suicide de son père, policier corrompu, il fait également figure de guérisseur mystique et recueille les confessions de ses codétenus. 
Un jour, l’une d’elles va tirer Sonny de sa quiétude opiacée. On lui aurait menti toute sa vie, la mort de son père n’aurait rien d’un suicide…
Il parvient alors à s’évader de prison et, tout en cherchant une forme de rédemption, va se livrer à une vengeance implacable. Errant dans les bas-fonds d’Oslo, en proie aux démons du ressentiment et du manque, il entend bien faire payer ceux qui ont trahi son père et détruit son existence. Quel qu’en soit le prix.

Ottimo libro per passare l'estate. Candidato alla Top.

mercoledì 21 agosto 2019

Ritornando sulla crisi


Scrivevo ieri che un eventuale nuovo governo a traino 5S-PD dovrebbe mettere un paio di punti chiave come priorità assolute. Non perché siano capaci di risolverle da soli, ma per dare un’impronta finalmente repubblicana all’azione di governo. Non dico che siano punti esclusivi, altri se ne possono aggiungere ovviamente, ma su uno in particolare voglio ritornarci. Si tratta della necessaria e urgente separazione tra banche commerciali e banche d’affari. Attualmente gran parte delle banche, italiane come tutte le altre, fanno scarsissimi affari con le attività tradizionali, dato che l’economia non cresce granché, cosa per cui, da anni, si sono buttate sulle speculazioni finanziarie, molte delle quali legate anche alle risorse naturali. In caso di speculazioni andate a male, i debiti sono coperti dal budget delle attività commerciali e, in caso estremo (vedi banche italiane) dal cittadino lamda.

Da anni oramai molti economisti hanno tirato l’allarme su questo casinò le cui responsabilità sono note a tutti per quanto riguarda la crisi del 2008 dalla quale non siamo più usciti.

Sia i 5S che la Lega avevano messo questo tema nel famoso contratto e, dal lato opposto, molti rappresentanti delle opposizioni di sinistra si erano detti più che d’accordo su un intervento su questo tema.

Non se n’è fatto nulla, malgrado il fatto che molti giornali segnalassero già all’inizio del 2018 un problema (limitato nei loro titoli alle banche tedesche e francesi) di circa 6.800 miliardi (di derivati tossici, difficili da esigere). 

Ricordo solo per chi ha poca memoria che sono queste stesse banche ad aver creato il problema Grecia, dato che l’essenziale del debito greco era in mano loro (cioè in mani private). Ma siccome le banche vanno protette anche più della mamma, ecco che Merkel e Sarkozy sono intervenuti per far diventare quei debiti (delle loro banche, private) un debito pubblico (greco), dopodiché hanno scatenato i cani di Bruxelles per gli inevitabili aggiustamenti strutturali che hanno distrutto la Grecia.

Bene, dal gennaio dell’anno scorso a oggi non si è mossa foglia. 

Pochi giorni fa è arrivata la notizia che la Deutsche Bank ha preventivato un bilancio mega-negativo dato che vuole separare queste due attività, considerando la seconda troppo a rischio. Bene, ho trovato solo il Manifesto che si è speso per spiegare quale sia il vero livello della crisi in atto: non 6800 miliardi, ma, la sola DB, ha in pancia qualcosa come 50 mila miliardi (pari a oltre 24 volte il PIL tedesco e al 12% del valore mondiale) https://ilmanifesto.it/grosso-guaio-alla-deutsche-bank/.

Spero cominciate a capire di cosa stiamo parlando: mica bruscolini, come diceva Totò…

Ovviamente dati affidabili sulla magnitudine del problema mondiale non ne esistono, ma già alcuni specialisti ci ricordano che oramai, al non far nulla per limitarle, i nostri governi sono oramai nelle mani di queste grandi banche (che hanno un budget totale, individualmente, uguale o superiore al PIL italiano o francese). 

Insomma, qualsiasi cosa vi diranno sulle cose da fare, le emergenze migranti e tutto il resto, il problema è questo: le banche e la finanza, da rimetterle sotto controllo subito. Ci sono anche già dei disegni di legge presentati, per cui non partirebbero da zero e, paradossalmente, potrebbero arrivare anche ad avere l’appoggio della Lega.


Se non partono da qui, meglio che facciate come me, e non andate a rivotarli la prossima volta. E quando la vera crisi vi arriverà fra capo e collo, almeno non dite che non lo sapevate.

2019 L36: Fruttero e Lucentini - A che punto è la notte?



Mondadori, 1979

Una fredda sera di febbraio don Pezza viene ucciso da una bomba mentre sta terminando la sua predica nella chiesa gremita. Il commissario Santamaria si trova per le mani il caso più scottante della sua carriera, un mosaico confuso nel quale gli affari di un parroco visionario si intrecciano con quelli della più grande industria italiana.

Una graditissima sorpresa. Non avevo mai letto nulla scritto da loro e affrontare questo mattone di oltre 600 pagine ha necessitato questa calma estiva. Bello e consigliato. Candidato alla Top.


martedì 20 agosto 2019

Governo: Conte mette KO Salvini e la Lega … ma restano dei non detti


L’incredibile Primo Ministro Conte ha distrutto dieci a zero il fanfarone Salvini con un discorso serio, istituzionale, argomentato che ha toccato gran parte dei problemi che la coesistenza giallo-verde lasciava intravvedere fin dall’inizio.

Conte ne esce come un uomo di Stato, Salvini e i suoi accoliti come degli studenti ignoranti e boriosi. Lealtà istituzionale voleva che Conte rassegnasse le dimissioni con questo discorso, e Conte lo ha fatto. Adesso si vedrà cosa succederà, tutto è possibile, restano però i punti non detti, quello che non è stato fatto (e nemmeno iniziato). Il primo punto, grande come una casa, riguarda il silenzio totale, nella lunga lista delle cose fatte da questo governo, sulla lotta alla mafia, o alle mafie. Dimenticare questo punto vuol dire, consciamente o inconsciamente, dire che questa non è una priorità. Di conseguenza,  se dovesse esserci una continuazione della legislatura con altri governi, fa paura pensare che la questione mafiosa rischia, ancora una volta di non essere in cima alle preoccupazioni. Il secondo grande buco è quello del problema banche-finanze. I 5S avevano in programma di far approvare una legge per obbligare le banche a separare le attività tradizionali da quelle legate alla speculazione finanziaria. Era e resta questa la spada di Damocle che ci sta portando alla rovina, con rischi enormi non solo per l’Italia, o per l’Europa, ma per il mondo intero. 

Siamo oramai in mano a grossi complessi bancario-finanziario che hanno un budget (individualmente) più grande del budget totale di paesi come l’Italia o la Francia. Salvini continua ad avercela con l’Unione Europea, bene, a parte il fatto che non ha mai fatto nulla, men che meno andare alle riunioni e lavorare al Parlamento europeo, resta il fatto che l’ignoranza della Lega gli fa dimenticare cosa significhi il rischio che questo sistema bancario dove le banche principali fanno speculazioni finanziarie rischiosissime che porteranno gran parte dei risparmiatori e tutto il sistema creditizio, e quindi economico, a cadere.

Questo è il problema, la Lega non lo capisce, per ignoranza, i 5S lo avevano capito (così come alcuni parlamentari della sinistra - senza però che i partiti di riferimento si impegnassero a portare avanti questo tema in parlamento. Il governo finisce, trattative sono in corso, ma così come non si parla della centralità della lotta alla mafia, meno ancora si parla di mettere molto in alto nell’agenda la separazione delle banche d’affari. 

Ecco perché, qualsiasi sia l’equilibrio che si trovi dopo questa giornata, rischiamo di aver perso tutti, non da oggi e nemmeno dall’anno scorso, ma da troppi anni oramai. 

Andare a votare oppure no, francamente, con questo livello di incompetenza, o di volontà di non battersi sui temi chiave, mi pare sia lo stesso. Spero solo che non si faccia un pateracchio contro l’uomo solo. Lo abbiamo già visto all’epoca di Berlusconi, e abbiamo visto i risultati. O si cambia sul serio oppure meglio mandarli a casa tutti. Certo che, con quello sgangherato del partito del fidanzato di Sharon Stone, con tutte le sue baruffe interne e con lo zero di progettualità che lo contraddistingue, vien da pensare che non ci sia più speranza. 


Ma in fondo a sinistra, nella vita reale, qualcosa si muove, anche se siamo pochissimi.

mercoledì 14 agosto 2019

Pastoralists, conflicts and why FAO does nothing


For several years now I have been reflecting on why so many governments, political parties, religious movements or individuals have a grimace that borders on hatred of nomadic peoples. 

As my consultants and I began to work on the issue of conflicts over natural resources (land and water first and foremost), it became clear that a new and different effort was needed to understand how to deal with these realities. More and more often we were faced with disputes and conflicts in which peasants and shepherds were confronted in an increasingly violent way.

Without exaggerating, we can say that the essence of the ongoing conflicts in the Saharan and sub-Saharan belt, from Mauritania to Somalia, see these parts as main actors. 

Our technical and professional origins came from the world of land tenure, some with a more legal background, some agronomic, some economic and others more anthropological, or a mixture of these specialties. The focus of our work for years had been the land, the rules of access, the forms of administration and then the forms of use and management. 

With this in mind, we started a series of projects, in Africa and elsewhere, that served us not only to "do" but also to "reflect" on how we were working and on the need to put doubts within the epistemology that guided us. The problem of the relationship between shepherds and farmers was more difficult than expected, which made us look for alliances with other FAO technical units that, in theory, worked on the issue of nomadic shepherds. In fact, as we soon discovered, the interest was always on the technical aspects, that is, the state of health of the animals and the state of the available plant resources, without ever going into studying the rest of the problem. 

Little by little we began to understand that we had to shift the focus of our attention from the physical resource (land or water) to the human resource. Placing human beings at the centre of the approach meant searching for the reasons for conflicts starting from their logic, not only productive but also social and ecological. This led us to develop an approach that we called territorial negotiation, where a series of new variables entered, in particular the analysis of power dynamics and its asymmetries, the search for basic conditions to start a dialogue that would lead to a real negotiation and, if possible, a final concertation on the things to do.

The best known case in recent years is that of Abiey, a disputed area between the two Sudan. One of our consultants of the new generation was able to put these principles into practice and start a dialogue, negotiation and final consultation between communities in dispute for a long time. The article can be found here: http://www.fao.org/3/a-i7422e.pdf 

Based on this work, as well as on the first reflections elaborated from some technical missions in the northeast of Nigeria, an ongoing conflict zone with Boko-Haram, and where once again the underlying issue was (and remains) the one between shepherds and farmers, we proposed to the FAO Emergency Division, as well as to FAO Representatives in those countries, to make a further effort to obtain funds and political support (both from governments and other UN agencies), to move upstairs and gradually approach the main political spheres.

We have never been able to get a positive response. On the contrary, the initial efforts we had made were diluted in such a way that practically nothing remained of what we had done and what we had proposed.

For my part I have insisted a lot with the leaders of the Emergency Division, especially because I thought I had friends there, and not just colleagues. Two or three years have passed and I am still waiting. My young advisors were also cut off, and FAO Emergency dropped the issue of conflicts, particularly those with pastors, across Africa, preferring to just write articles, bargain with universities and nothing else. In short, the usual adage of Nanni Moretti: I do things, I see people.

In these days I picked up a book by Eric Hobsbawm, “Bandits”, and I found a phrase that confirmed my basic suspicions. A phrase that, said by a specialist like him, is worth more than a confirmation:
If farmers are the victims of authority and coercion, they are not so much because of their economic vulnerability - in general they are able to meet their needs - as because of the lack of mobility.

Here's the real deal. Social control by the political elites is much better exercised on the resident populations, which can be reduced to slavery, extreme poverty and, above all, persuaded to do only what the commanders order. Those who escape this control, because they are nomads, become a danger.

And so it is that we understand better than ever FAO, in particular the division of Emergencies, wants to avoid at all costs to intervene in these conflicts. Because if it did, it would have to enter into power dynamics that are not appreciated by those who govern countries and even less by those who govern FAO or those who want to pursue a career within it. Better, much better, to limit oneself to bringing some aid, filling pages with rhetorical statements, looking for funds for anything other than the center of the conflict and that is the land (and other resources), the rules of access, use and management, with all the ecological, social, institutional and political dimensions that this entails.

The result is there before our eyes: conflicts are increasing, pastors are abandoned and no one tries to make a serious effort to attack the roots of the problems. 

In our naivety we had believed colleagues who, in the corridors and in the coffee breaks, told us that they absolutely agreed with us and that soon the necessary funds and support would arrive. It took years, but in the end we realised that what was missing was the will, because what interested us was a career. 

As I once wished in one of my last messages to the emergency management, you too must look in the mirror in the morning when you wash. I, and whoever worked with me, can do it; you, I'm not sure.