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lunedì 21 novembre 2022

Crisi alimentare mondiale: in tanti la scoprono adesso


Così titolava un articolo di Nigrizia del luglio di quest’anno: La crisi alimentare e il rischio di una catastrofe globale- Lo scorso anno 828 milioni di persone, quasi l’8% della popolazione mondiale, erano in avanzato stato di denutrizione. L’ultimo rapporto delle Nazioni Unite descrive una situazione già disastrosa, destinata ad aggravarsi (https://www.nigrizia.it/notizia/la-crisi-alimentare-e-il-rischio-di-una-catastrofe-globale). Stesso allarme veicolato negli stessi giorni, dalla rivista Affari internazionali: Perché l’Occidente deve agire sulla crisi alimentare (https://www.affarinternazionali.it/perche-loccidente-deve-agire-sulla-crisi-alimentare/). Da parte sua, la rivista Natura.com titola: Alla ricerca di una via per uscire dalla crisi alimentare mondiale (https://rivistanatura.com/alla-ricerca-di-una-via-per-uscire-dalla-crisi-alimentare-mondiale/), ricordando l’appello del direttore generale della FAO in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione 2022, la FAO ha lanciato un appello a “non lasciare indietro nessuno”, in un momento in cui un numero mai così alto di persone è a rischio di soffrire gravi livelli di fame: «Di fronte al rischio imminente di una crisi alimentare mondiale, dobbiamo affidarci alla forza della solidarietà e dello slancio collettivo per creare un futuro migliore, in cui tutti abbiano regolarmente accesso a una quantità sufficiente di cibo nutriente».

 

Concludo con il richiamo del segretario generale dell’ONU, una settimana fa: “Siamo sulla strada per una furiosa catastrofe alimentare”. Lo denuncia oggi il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres intervenendo alla sessione del G20 in corso a Bali su cibo e crisi energetica (https://www.agensir.it/quotidiano/2022/11/15/g20-guterres-onu-stiamo-andando-verso-catastrofe-alimentare-e-crisi-energetica/).

 

Sono andato a dormire più tranquillo. Ho sognato che adesso che tutti si rendevano conto del rischio, forse sarebbe stata la volta buona per fare qualcosa. Magari oltre a frasi retoriche sulla forza della solidarietà o lo slancio collettivo per un futuro migliore, si sarebbe andati al bandolo della matassa.

 

Poi mi son svegliato e ho preso un buon caffè. Così mi è tornato in mente quanto scrivo da anni, sintetizzato nel libro La crisi agraria ed eco-genetica spiegata ai non-specialisti, pubblicato da Meltemi (https://www.meltemieditore.it/catalogo/la-crisi-agraria-ed-eco-genetica/), ed anche il corso che sto preparando per dei colleghi FAO. In particolare mi è tornato in mente che la FAO aveva preparato il primo studio sull'alimentazione mondiale nel 1946 (ricordo che è l’anno quando venne pubblicata la prima versione de La geografia della fame di Josué de Castro, di cui ho già molto parlato). La conclusione fu che prima della guerra una percentuale compresa tra la metà e i due terzi della popolazione mondiale era sottonutrita e che la situazione era peggiorata dopo la guerra. 

 

Riconoscendo che il problema era grave, l’Occidente decise di darsi da fare. Arrivò poi la campagna della FAO (liberi dalla fame, del 1960) e la famosa rivoluzione verde. Insomma, potevamo dormire meglio.

 

Poi, nel 1977, la FAO condusse la quarta indagine alimentare mondiale sullo stato della fame e della malnutrizione nel mondo, e il quadro generale che ne emerse era desolante: il 10-15% degli abitanti del pianeta era sottonutrito e il 50% soffriva di fame o malnutrizione o di entrambe.

 

Il direttore generale dell’epoca, il primo eletto contro gli interessi americani, doveva aver letto il libro di de Castro sul legame tra struttura fondiaria e fame, per cui lanciò la prima conferenza mondiale sulla riforma agraria e lo sviluppo rurale (1979). Nulla di rivoluzionario, dati gli interessi in gioco, ma per la prima volta si spingeva con una certa forza su una delle questioni chiave, l’accesso diseguale alla terra. Non se ne fece nulla, dato che l’anno seguente arrivarono i diavoli neoliberali, Thatcher e Reagan, che credevano solo nel Dio mercato.

 

Si arrivò così al 1992 quando il primo direttore generale africano della FAO convocò, assieme alla OMS la prima Conferenza Mondiale sulla Nutrizione, dedicata esclusivamente ad affrontare i problemi nutrizionali del mondo. Quella conferenza vide un'ondata di impegno da parte di moltissimi governi che si impegnavano a eliminare la fame, la malnutrizione e la denutrizione, soprattutto tra i bambini, le donne e gli anziani, e questo prima del prossimo millennio. 

 

Adesso siamo nel 2022, e siamo ancora lì con 828 milioni di affamati. 

 

Da anni, se non decenni, dico che magari queste sconfitte in serie avrebbero meritato di chiederci non solo di cambiare allenatore, ma se il modulo di gioco (deciso dall’occidente neoliberale) non meritasse qualche discussione più seria. Anch’io, come tanti, ho sperato per decenni che i partiti di sinistra, italiani, europei, latinoamericani, prendessero la palla al balzo e cominciassero a studiare e a elaborare una proposta di visione e azione conseguente. Vedendo dove siamo arrivati a casa nostra, meglio lasciar perdere con questa gente.

 

Dicevo prima come la questione fondiaria fosse una delle variabili chiave. L’altra, che spiego in dettaglio nel libro, è quella dei prezzi pagati agli agricoltori. Giusto per prendere un esempio semplice, appena trovato sul web, mostro qui sotto l’indice dei prezzi pagati agli agricoltori francesi dal 1959 al 2005: fatto 100 il valore dell’indice per il 1990, si è passati da un valore di circa 175 nel 1959 a uno inferiore a 80 nel 2005.


Per gli interessati, Mazoyer e Roudart (Histoire des agricultures du monde. Du Néolithique à la crise contemporaine) mettono a disposizione una serie storica molto più lunga, che inizia nel lontano XIX secolo: la tendenza è sempre la stessa, una progressiva e continua discesa dei prezzi pagati agli agricoltori, quella categoria che oramai sta sparendo e non interessa più nessuno. Basta leggere alcuni degli articoli citati all’inizio per rendersi conto di come l’attenzione sia sui poveri urbani, mentre sulla povertà che si è voluto creare nelle campagne, costringendo le persone ad andarsene, in città e/o emigrare all’estero, nessuno dice nulla.

 

Quindi crisi alimentare sì, ma non da oggi e soprattutto crisi alimentare creata e voluta innanzitutto dall’occidente e poi da chi è riuscito a fare il salto, come i cinesi. Nessuno paga i prodotti agricoli alle contadine e contadini a prezzi giusti e per sovrapprezzo, poi ci si mette la GDO (Grande Distribuzione Organizzata) a fare il resto.

 

Forse è meglio che me ne torni a dormire, dato che non sembra interessare a nessuno.

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