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lunedì 26 dicembre 2022

Cambio climatico, transizione ecologica e agro-ecologia: cosa hanno in comune?

 

I tre concetti si situano normalmente a dei piani diversi: il primo è visto come un problema globale, che interessa la Terra intera. Il secondo è il mantra di quei paesi che si dicono sensibili al tema e infine l’agroecologia è la pratica locale.

 

Tutti e tre sono visti come parte della stessa lotta, la “cura della casa comune” per dirla con le parole di papa Francesco, e attirano molta stampa e molta gioventù, in cerca di battaglie fondamentali come tutte le generazioni prima dell’attuale.

 

A mio giudizio esiste però un altro aspetto che accomuna questi tre temi, almeno nella presentazione e nei dibattiti che seguo su alcuni media e in alcuni paesi. Il punto è che tutti e tre evitano di parlare del problema centrale relativo al posto dell’essere umano in questi scenari, in particolare l’asimmetria di potere che esiste, a livelli più alti o bassi a seconda dei casi, in tutti i paesi del mondo, tra uomini e donne.

 

Partendo dall’ultimo, l’agroecologia, già da alcuni anni varie specialiste del tema continuano a ripetere che pensare l’agroecologia senza una parallela lotta contro il patriarcato, si limita a cambiare tecnica (agricola) senza toccare l’essenza del problema. Passare dall’agricoltura convenzionale a quella agro-ecologica è un semplice ritorno a pratiche contadine più rispettose dell’ambiente ma che non intaccano minimamente il disequilibrio di potere tra maschi e femmine. Un mondo con più agroecologia e meno agricoltura convenzionale avrebbe sicuramente dei benefici per l’ambiente ma non toccherà in nessun modo l’esclusione e la sottomissione femminile. In altre parole, si continuerà a pensare a la metà del mondo dominante, lasciando fuori dalla porta l’altra metà.

 

Quando passiamo alla scala superiore, nazionale, con le discussioni infinite sulla transizione ecologica, che siano governi o capi religiosi a parlarne, il problema è lo stesso: come ridurre i consumi energetici, come modificare leggermente il modello attuale, meno sprechi di beni materiali, ma mantenendo ben saldo il principio che comanda l’uomo. Non si tocca il patriarcato! Provate a leggere un qualsiasi articolo di giornale o ascoltare un qualsiasi talk e vedrete che non ho torto.

 

Se poi andiamo al livello ultimo, globale, lì non vale nemmeno la pena di perdere tempo. Alla questione di un necessario, fondamentale riequilibrio del potere maschile e femminile, non si dedica una parola che sia una.

 

In estrema sintesi: tutti quelli (essenzialmente maschi) che parlano di questi temi, siano politici, esperti, religiosi o lider di movimenti, sono, in fondo alla loro anima, dei conservatori. Nel migliore dei casi non capiscono l’importanza di partire dall’essere umano, e quindi dal riequilibrio di poteri, oppure, nel peggiore, hanno paura che una discussione seria e completa non comporti la perdita di parte del loro potere.

 

Che le Chiese e le sette religiose evitino con molta attenzione di parlare di questi temi, si può capire. Sono tutte basate su una cultura patriarcale dove dominano i maschi. Il concetto base per loro resta la famiglia, esattamente il luogo privilegiato per la dominazione maschile. Aprire una discussione seria implicherebbe una riflessione sulla famiglia, cioè andare a toccare i fondamenti delle religioni patriarcali che ci dominano.

I partiti di destra, ovviamente non hanno nessun interesse a toccare nessuno di questi temi, men che meno la questione del patriarcato che sta alla base delle loro credenze e filosofie politiche.

 

Per anni avevamo sperato che da sinistra emergesse qualcosa in questo senso. L’unica speranza, un piccolo lume che cerca di farsi spazio, è quello che donne contadine in lotta contro il patriarcato cercano di apportare dalla base e, spesso, contro l’opinione delle loro dirigenze, all’interno dei movimenti contadini, per dare una svolta eco-femminista alla questione agro-ecologica.

 

Ne parliamo in modo più compiuto nel libro in uscita fra poche settimane: Quando Eva bussa alla porta, dell’editore Ombre Corte di Verona.

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