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domenica 14 aprile 2019

2019 L19: Giulia Caminito - Un giorno verrà

Bompiani, 2019

Lupo e Nicola nascono alle soglie del secolo nuovo, il Novecento, ultimi della progenie di Luigi Ceresa, fornaio nel borgo marchigiano di Serra de’ Conti. La vita dei Ceresa è durissima, come quella di tutti gli abitanti di Serra, poveri mezzadri che vedono spegnersi figli e speranze una dopo l’altra. Lupo, vigoroso e ribelle, e il fragile Nicola sopravvivono forse in virtù della forza misteriosa che li unisce pur nella loro diversità. Zari nasce in Sudan ma viene rapita ancora bambina e poi convertita alla religione cattolica: in pochi sanno che questa è l’origine della Moretta, la badessa del convento di clausura di Serra, che con la sua musica straordinaria e la sua forza d’animo è punto di riferimento per tutta la comunità. Intanto il vento della storia soffia forte: le idee socialiste e quelle anarchiche, la Settimana Rossa del ’14, la Grande Guerra, l’epidemia di Spagnola... Lupo, Nicola e la Moretta dovranno resistere, aprire gli occhi e scoprire il segreto che lega le loro esistenze. Quella della Moretta – suor Maria Giuseppina Benvenuti, e prima Zeinab Alif, ancora oggi oggetto di culto – è una storia vera, le vicende dei fratelli Ceresa sono invece frutto di invenzione: ma in queste pagine ogni personaggio è seguito con il medesimo sguardo, frutto di una rigorosa documentazione storica e insieme di un’ardente partecipazione spirituale, e raccontato con una scrittura tesa, vibrante, capace di scavare nelle pieghe del tempo e trarne schegge di emozione vivissima.

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Dovessi riassumere in poche parole le mie impressioni dopo averlo letto, direi che la forma letteraria c’è tutta, complimenti, mentre per il contenuto bisogna ripassare alla prossima volta.

Passi ancora per gli errori fattuali relativi alla zona delle Nuba Mountains tra i due Sudan, con quei paesaggi di canna da zucchero che proprio non ho mai sentito dire dai miei consulenti che ci hanno lavorato, oppure la distanza percorsa in nave sul Nilo (tremila chilometri in 24 ore). 

Quello che proprio mi lascia perplesso sono i personaggi. La storia mi verrebbe da riassumerla così: due fannulloni (che chiamerò Arrabbiato 1 e Fancazzista 2) che crescono, uno proteggendo l’altro, che proprio non ha voglia di fare nulla, poi Arrabbiato 1 comincia a sentir parlare di anarchia, del nonno e dei movimenti in giro. Arrabbiato non sa leggere per cui approfitta di Fancazzista 2 che, invece, ama la lettura, anche se la sola disponibile è quella religiosa. Arrabbiato allora porta a casa volantini e altro materiale in modo che glieli legga e così capisca cosa vogliono sti anarchici. Arrabbiato non sembra lavorare mai, ma va sempre a infilarsi in baruffe, sempre arrabbiato senza che si capisca bene il perché. Se la prende da morire col “padre” (almeno quello che crede esserlo) e a un certo punto lo caccia di casa. Un giorno prova anche a portare Fancazzista in un bordello, ma le resistenze di quest’ultimo sono fortissime e non se ne fa nulla.

La famiglia è strana di suo: la madre fa dei figli a occhi chiusi, praticamente cieca. E’ la sola a non rendersi conto che quando le muore una figlia alimento del parto e che il marito le porta a casa un maschio il giorno dopo, c’è qualcosa di strano. Meglio ancora, è l’unica madre che conosco al mondo a non rendersi conto che la figlia Nella è incinta. Ci riesce addirittura il padre a capirlo, ma la madre, nulla.

Questa Nella è stata violentata da un prete del posto che, al primo e unico colpo, la mette incinta. Nella torna a casa con la sua vergogna e, dopo aver partorito, senza che durante i nove mesi trovi la forza di ribellarsi, accetta senza resistenze di farsi rinchiudere in un convento di clausura. Il figlio, che si scoprirà essere Arrabbiato 1, lo rivedrà solo alla fine del libro.

Nel frattempo, in questo convento di svitate, la piccola sudanese che era stata violentata, abusata e venduta, viene avviata alla carriera religiosa da un prete che l’ha comprata per salvarla dalla vita da schiava. Bene, la Moretta, come viene chiamata, si da da fare e con gli anni arriva ad essere eletta Abbadessa della banda di strambe donne rinchiuse lì dentro.  Sappiamo tutti che la vita dentro quei conventi è roba da far paura anche a Dario Argento, e difatti a un certo punto una delle suore si ammazza, ma questo non sembra essere uno spunto interessante per l’autrice.

La Moretta ce l’ha con il maschilismo della Chiesa e riesce a metter via soldi per comprare il convento, così potranno restare lì dentro, al chiuso. A un certo punto Nella la sostituirà e si immagina che la storia continuerà. 

Nel frattempo, Fancazzista 2 è stato mandato in guerra come quei ragazzi del ’99 di cui faceva parte mio nonno. Sul Piave succede il miracolo e Fancazzista diventa “uomo”. Così quando torna a casa i rapporti con Arrabbiato 1 si invertono di colpo e adesso comanda Fancazzista, anche se non sa cosa vuol fare e alla fine decide di partire in America col “fratello”.

Il prete violentatore, dopo oltre venti anni, decide di colpo di suicidarsi (e siamo a due), anche se non si capisce come mai questa voglia gli sia venuta dopo tutti questi anni senza un rimorso.

La guerra finisce, ma questo non viene mai sottolineato nel libro, mentre l’attenzione è tutta per la Spagnola che ammazza parecchi paesani e anche una suora. Degli anarchici non si sente più parlare, della vita dentro al convento nemmeno, ma questo non è proprio un male, mentre i due fratelli forse saranno stati costretti a mettersi a lavorare in America, chissà.


Insomma, vedremo il prossimo.

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