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sabato 4 febbraio 2012

Incubi Romani 3 febbraio 2012



Prima che finisca questa giornata, voglio raccontare di ieri, il venerdi nero di Roma e di chi, come me, ha scelto i mezzi pubblici per viaggiare: un’ Odissea nello spazio per solo 1 Euro.

Avevano annunciato per tempo, almeno da una settimana, che questo venerdi la neve sarebbe arrivata anche a Roma, così come aveva fatto in mezza Europa e nel nord e centro Italia nei giorni precedenti.

Insomma, c’era stato tempo per prepararsi. Solo che a Roma questo verbo si coniuga in un altro modo: prepararsi (di fronte a un evento raro come questo – la neve e il freddo in inverno, suvvia, si è visto mai, come si permette questo signor Tempo di far venire anche neve e freddo… ?) prepararsi dicdvo a sparger sale ma non per terra, come pensate tutti, ma sulle ferite altrui. Lo scopo è solo di rimbalzarsi le colpe di quello che tanto non si farà. Oggi tocca ad Alemanno, Moretti (quello delle Ferrovie) e a quelli della Protezione Civile (oramai in Italia siamo abituati così e mi scuso con i lettori stranieri che non capiscono cosa c’entri la Protezione Civile con il fatto che d’inverno venga la neve…. C’ entra, c’ entra..). Ieri è toccato a qualcun altro e così sarà domani. Quindi per il momento prendiamocela con chi ci sta.

In ufficio da noi danno l’autorizzazione di uscire prima perché sta scendendo tanta neve nelle zone del centro nord della città e periferia e che le previsioni sono per un peggioramento. Quindi alle 14.00 via alla stazione Ostiense a cercare un treno verso Nord.

Moretti, quello delle ferrovie, aveva anticipato. Dato che si aspettava parecchio freddo, les sue FFSS hanno messo in azione il Piano Emergenza, detto anche il Piano dei Grulli. Consiste in far girare meno treni, molti di meno, così la gente s’abitua a prendere la macchina per andare a lavorare. Peggio pe’ i grulli che hanno seguito il consiglio di Moretti, che poi, dato che son grulli, e non hanno messo le gomme da neve e nemmeno le catene, la sera non sono tornati a casa, ma sono rimasti lì ad intasare le strade, Raccordo e tutto il resto. Questa mattina alle dieci il telegiornale annunciava che la Braccianese (la strada che vien su dalle nostre parti) è ancora bloccata dalle macchine di ieri sera.

Siccome io sono più intelligente e non son grullo, mica c’ho una laurea, un master e un dottorato per nulla… ho deciso di sfidare Moretti e prendere lo stesso il treno, anche se ce n’erano pochi. Fossi stato un po’ meno intelligente e più furbo (le due cose non andando mai assieme), avrei fatto la scelta giusta: starmene sotto le coperte .. ma così è la vita e quella sarebbe un’altra storia..

Quindi alle 14.20 sto lì all’Ostiense, monumento al nulla, con la sua stazione mezza chiusa da sempre. L’unica volta che l’ho vista aperta è stato nel 1996 quando si è realizzato alla FAO il summit mondiale sull’alimentazione e la stazione è stata usata per gli eventi paralleli della società civile. Ho scoperto uno spazio grande e bello, poi chiuso per l’eternità.

L’Ostiense è lì col suo freddo (non trovi una sala d’aspetto neanche se hai il Tom-Tom) e con le sue tecnologie di base perennemente fuori uso. Deve essere un messaggio subliminale che Roma vuol mandare a chi osa venire a trovarla. Probabilmente pensando che tutti quelli che sbarcano a Fiumicino e poi prendono il trenino ed arrivano qui, primo punto utile per le corrispondenze per il centro e la metropolitana, siano tutti emuli di quei barbari di una volta, i vari responsabili (sono sempre molti, così non sai mai a chi dar la colpa) si devono essere messi d’accordo per non far funzionare le scale mobili (sono anni che sono lì, ferme), le insegne luminose destinate a informare i passeggeri e tutto quello che potrebbe servire in quei casi. Vi consiglio di provare ad entrare nelle toilette degli uomini, così giusto per l’ebbrezza del pericolo. Insomma, il messaggio di Welcome al rovescio, in modo da chiarire come sarete trattati dopo (chi decide di prendere un taxi a Fiumicino, invece del trenino, lo scopre da sè, cosa sia il messagggio di Badcome).

All'Ostiense, così in molte altre stazioni delle FFSS, esiste una stanza segreta, mai trovata, dove si nascondono i funzionari delle ferrovie, macchinisti, trombettisti, fiscalisti e chi più ne ha più ne metta, per non farsi assolutamente trovare da nessuno in quei momenti quando più ne hai bisogno.
Noi italiani lo sappiamo che va così la vita, per cui a parte smadonnare non facciamo altro.

Di colpo, incredibilmente, un voce misteriosa manda segnali di vita; non proprio quelli che speravi sfortunatamente. Il treno numero… per Cesano, oggi è stato soppresso, ce ne scusiamo con gli utenti. Passano quindici minuti, il treno .. per Bracciano, oggi non verrà eseguito, ce ne scusiamo con gli utenti; altri quindici minuti, il treno .. per Viterbo oggi manco p’e u cazzu… ce ne scusiamo.. etc. etc.

Io rido pensando a tutti questi utenti che hanno fatto il pieno di scuse. Poi mi ricordo che sono anch’io un utente, uno di quelli che ha già fatto il pieno di scuse, ogni giorno, con i ritardi sistematici, 9 su 10, del treno che prendo la mattina per venire al lavoro. Oramai lo so a memoria che Trenitalia si scusa e, per un sussulto di internazionalità (vedi i barbari di prima), lo ripete anche in inglese, Trenitalia apologizes….

Quindi le ore passano, così come i colleghi che abitano dalle nostre parti. E non succede nulla. Alle cinque e qualcosa arriva un messaggio via radio (radio Londra, quella segreta per cui non posso darvi la frequenza) che annuncia che se è vero che dall’Ostiense non partono treni per Cesano, Anguillara e Bracciano, la stazione di San Pietro, forse oramai in mano agli oppositori di Moretti, ha deciso di farli partire da lì, alla faccia nostra, di utenti dell’Ostiense.

Si dice anche, ma solo per pochi intimi, che sul primo binario ci sia un treno che partirà verso Civitavecchia e si fermerà a San Pietro.

I pochi intimi si spostano, con compostezza tutta inglese (io fra quelli, dato che ho avuto un capo inglese per oltre dieci anni). Ed eccoci lì, a correre, spintoni e sorrisi forzati e saltiamo sul treno. I pochi intimi si sono moltiplicati più dei pani e pesci di Gesù e il treno prende delle facezie dei trasporti bestiami. Essendo l’unico modo per sperare di tornare a casa, tutti quelli che arrivano dopo, tanto il treno è lì fermo, senza nessuna intenzione di partire, tutti dicevo usano la stessa scusa che anche noi, ammettiamolo, abbiamo usato in circostanze simili: gridano, gentilmente, “scorrete verso destra (o sinistra, fa lo stesso), ma non vedete che è vuoto? “. Cercar di spiegare in poche parole che il treno non è vuoto e che questo esiste solo nella mente di chi sogna di entrare magari è troppo lungo. Le negoziazioni proseguono un bel po’ finchè appare, dalla stanza segreta di cui sopra, un capotreno, il Sig. Lapalisse, che annuncia che se non gli lasciano chiudere le porte, il treno non può partire. Altra negoziazione ed alla fine si chiudono ste porte e si parte. Le sardine in scatola ringraziano, anche se già pensano alla stazione di Trastevere dove, causa il peccato originale commesso da Adamo, dobbiamo fermarci.

E difatti eccola lì la folla. Sembrano quelli appena usciti dallo stadio dopo che la squadra del cuore si è fatta stendere in casa da un avversario miserevole. Neri. E incazzati, il giusto, come lo siamo noi a dire il vero.
Si aprono le porte ed è come aprire una diga, nel senso contrario però, perché nessuno esce e tutti vogliono entrare. Non vi racconterò della signora piccoletta, un metro e poco più, che avevo a fianco mio e nessuno vedeva per cui mi strillavano di farmi più in la.. e lei sotto a gridare, “aiuto, ci sono anch’ io…”.
Concluse le negoziazioni, cioè esaurite le parolacce da una parte e dall’altra, il solito sig. Lapalisse ripete che senza chiusura delle porte, non si parte. Per cui alla fien partiamo e pian pianino andiamo verso San Pietro. Sono oltre le sei quando arriviamo. Sembra ovvio che, essendo il treno pieno di gente che vuol andare a prendere la corrispondenza verso il nord, il flusso in uscita dovrebbe essere veloce. E tutti si preparano, anche la signora piccoletta che ripete a tutti di non spingere perché c’è anche lei.

Ma una volta aperte le porte, non succede nulla. Questo a causa della paura di chi sta lì, piazzato vicino a queste porte e dovendo (lui o lei) continuare su quella linea, della paura dicevo di farsi travolgere e fregare il posto..Quindi non si muovono. Quelli fuori, che vogliono andare a Civitavecchia iniziano a spingere per entrare e insomma il casino è assicurato. Uno vede lì vicino un’ uniforme, un poliziotto o roba del genere, ma siccome fa parte di quel gruppo di comparse che stanno cercando di raggiungere Cinecittà, non è di nessun aiuto (digressione, dato che in realtà era un vero vigile, poliziotto, ma anche lui non ha la minor idea di cosa fare o dire dato che il ciccione con giubbotto arancione fosforescente accanto a lui, telefonino in mano e simbolo FFSS, sta lì a chiacchierare e l’unica informazione utile che ci da è che quel treno, l’unico treno, dove tutti ma proprio tutti ci stiamo dirigendo e cominciando ad entrare, non andrà da nessuna parte.

Scopriamo così che la stazione San Pietro non è stata presa dai rivoltosi anti-Morettiani, ma che siamo nel cuore del sistema Moretti: mai far sapere agli utenti cosa stia succedendo, cosa stanno facendo e quali siano le previsioni. Tanto sti utenti del cazzo che alternative hanno? Prendere la macchina come gli sfigati che a quell’ora ingorgano già tutte le strade di Roma e dintorni?

Infischiandocene del messaggio del ciccione, invadiamo il treno e riusciamo anche a prendere dei posti a sedere. E inizia un’altra attesa. Negoziazioni, arriva anche la polizia stavolta, e pare che alla fine abbiano deciso che sì, sto treno partirà, verso Nord. Noi qualcosa sappiamo perché siamo all’inizio del primo binario per cui il macchinista e il capotreno ogni tanto, spinti da cristiana volontà (siamo o non siamo vicini al Cupolone?), escono a darci delle briciole di informazione. L’idea di fare un annuncio per tutti gli utenti, manco per sogno.

Di colpo, nel silenzio generale (falso, in realtà dovevo scrivere nel casino generale, ma faceva meno poetico), appare un treno dalla mitica stazione Ostiense. Forse anche la hanno temuto che i rivoltosi di San Pietro gli rubassero la scena e quindi mandano un treno che, miracolo, diventa addirittura prioritario. Vi lascio immaginare le scene di chi ha tentato di uscire da questo per saltare dentro l’altro, che già arrivava con la solita folla appena uscita dallo stadio (vedi esempio precedente). Ma ci arriva la buona notizia: il nostro treno andrà su fino a Bracciano, mentre quell’altro che è già partito, si ferma a Cesano. Dato che ho dovuto lasciare la macchina ad Anguillara, la notizia mi rallegra, quasi quasi apro una bottiglia di champagne… ma non ce l’ho.

Ultimi controlli e poi andiamo, dice il capotreno (parente di quel Lapalisse di prima, ma più sfigato). Lui ce l’ha a morte con le porte e controlla venti volte che si aprano e chiudano. E’ l’unico messaggio ripetuto anche ai cani randagi: attenti, prova chiusura porte. Confermato che le porte si chiudono e si aprono, fa la prova delle luci: le accende e spegne almeno tre volte, così come accende e spegne il treno altrettante volte.

Per il resto, nulla. I 5 minuti di prima sono diventati un’ora ed è solo dopo le sette di sera che gli danno la luce verde. Si parte, abbracci, cori di evviva, insomma la festa può cominciare. Un vecchietto davanti a me tira fuori pane e salame e comincia a farsi un panino, tutto contento. Gli altri, ed io fra loro, tutti a sognare un piatto caldo e cosa troveremo appena arrivati.

La velocità è quella che è, tanto dobbiamo star dietro a quello di prima, che va avanti pianissimo e, a un certo punto, via sms, arriva il segnale temuto. Il treno davanti si è rotto e noi dobbiamo aspettare.

Eravamo quasi riusciti a raggiungere la Giustiniana, i nostri cari a casa o altrove cominciavano a respirare ed ecco, ripiombiamo a terra. In realtà le cose, come spiegava Murphy, possono sempre peggiorare. Difatti da lì a poco ci giunge voce (sms) che il treno davanti è partito e che lo faranno arrivare fino a Cesano ma poi basta. Addio sogni di gloria, Anguillara e Bracciano. Per quelli che vengono da quei posti, ma soprattutto per chi vive oltre Bracciano, non esiste un briciolo di informazione, di Piano B o C.. nada. L’unica informazione ce la da (a noi del primo vagone) il nostro amico lapalissiano: si è rotto il nostro treno e dobbiamo aspettare che ne venga su uno da Roma a spingerci.

La risposta, a parte una selva di maledizioni da far impallidire il Papa, conferma il buon senso della gente comune. Viene aperta la porta, tanto il treno da lì non si muove, treni verso Roma non ce ne sono nemmeno in sogno, per cui scendiamo e, a piedi, ci avviamo sui binari verso la stazione della Giustiniana.

Nel frattempo moglie e figlia erano riuscite a trovare un angelo, nella figura del grande Massimo, a cui dedico queste pagine, che ha preso la sua macchina, 4x4 ed è partito da Anguillara per venirmi a prendere.

Il tempo che lui venga giù, decido di farmi una cioccolata calda alla macchinetta. E lì ho l’ennesima conferma che siamo in un paese strano: la macchina prende i soldi, butta giù il liquido a gusto di cioccolato, come dice la scritta e poi, una volta terminato, manda giù il bicchiere di carta che resta lì, bello pulito e assolutamente inutile.

Alle nove e poco più finalmente seduto in macchina, ringraziando Massimo. Il ritorno è al ritmo del possibile, per strada tiriamo su altri due poveracci, sfuggiti alle morse del treno e alla fine, alle dieci, entro nel cancello di casa. Non voglio nemmeno pensare a quelle lunghe fila di luci rosse che si vedevano sulla trionfale, l notizie che arrivano dalla Cassia, e dalla Bis, con la gente bloccata dentro. Penso solo a quelli rimasti dentro il treno. In tanti siamo scesi, prima che arrivasse la polizia, ma tantissimi sono rimasti dentro.

Ceno e guardo un po’ di tele. A mezzanotte ultimo flash prima di andare a letto. Il treno è sempre là, la gente è dentro il treno e nessuno sa cosa fare.

Stamattina intanto confermeranno che quelli della Braccianese hanno passato la notte lì dentro le macchine.

Ed è subito iniziata la sfilata delle dichiarazioni: Alemanno che sostiene che gli avevano dato delle previsioni meteo di 3 centimetri e mezzo (ad Anguillara siamo più sui 40 come vedete dalla foto), subito smentito dal capo della Protezione civile. Oggi ci sarà tempo per molte altre dichiarazioni, e pochi fatti immaginiamo. Intanto adesso sto qua al caldo.. e scrivo

4 commenti:

  1. E pensa che non è finita li. Alle persone su quei treni hanno comunicato che una volta giunti alla stazione di cesano li attendevano delle navette. All'una di notte si trovavano ancora a bordo del treno, finalmente alle 3 il treno arriva alla stazione di cesano, ma di navette nemmeno l'ombra allora gentilissimi signori dell'esercito hanno ospitato circa 600 persone in caserma.La mattina seguente ( cioè oggi) dovevano arrivare di nuovo queste famose navette, ma evidentemente erano rimaste bloccate sul raccordo, o la cassia, o chissà dove perchè quella famosa mattina delle navette nemmeno l'ombra, al che alle 13 scortati dall'esercito sono stati trasportati a Osteria Nuova e portati con dei COTRAL a destinazione.Fine dell'odissea.

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  2. Adesso rimani a casa! Non ti muovere!

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  3. come al solito la linea roma-viterbo di trenitalia rimanane la piu disastrata della regione, non aggiungo altro ci vorrebbero pagine e pagine per scrivere quello che combinano, grazie trenitalia continuate cosi siete dei fenomeni

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  4. come dire... questo coniglio non è nato sotto una buona stella. Ma è morto ancor peggio. E non è uscito dal cilindro di Alemanno, né della Polverini.
    Per inciso: lei continua a twittare, lui ad accusare e distribuire pale. Una elle, con il fuori programma che hai perfettamente descritto, si può anche perdere sotto la neve.

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