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mercoledì 11 marzo 2015

Donna, Terre e Violenza in Palestina: magari fosse Tutta N’ata Storia


un pensiero a Pino. https://www.youtube.com/watch?v=CQO23MlLFVg

Ramallah, 11 Marzo 2015



Ultimo giorno in Palestina, domani sera saremo a Gerusalemme e poi venerdì si torna. Non potevo non fare un pensiero a chi sta in basso nella scala sociale, le donne rurali. Nulla di nuovo se vogliamo, le donne in campagna sono bestie da soma che, in una tradizione patriarcale com’è quella dominante, hanno poco spazio per far rispettare i loro diritti.

Ieri finchè la macchina ci traghettava da una riunione all’altra mi è venuto da chiedere come potessero le donne accettare la Shari’a per quanto riguardava l’eredità. La mia era una domanda fatta per stimolare una piccola discussione, per capire meglio chi fossero i colleghi che avevo in macchina e quali fossero le loro percezioni del problema “genere”. Nella Shari’a le donne erediterebbero la metà della quota spettante ai maschi, cosa che a noi oramai sembra aberrante. Lo stupore mi si è dipinto in viso quando le due colleghe, senza consultarsi, mi hanno risposto, all’unisono: magari si applicasse la Shari’a… Credendo di aver a che fare con due retrogade ho chiesto loro il perché… così mi hanno spiegato che in realtà non si applica nemmeno quella e le donne non ricevono nulla. Leggo adesso un articolo passatomi da un’esperta di genere, e capisco meglio le ragioni. Cito testualmente: le donne accedono alla terra principalmente attraverso l’eredità. Bene divenuto inestimabile ancor più in un regime di controllo delle risorse determinato dalla volatilità degli assetti politici la terra deve restare in famiglia e giacchè le donne raggiungono la famiglia del marito quando si sposano la porzione di terra che erediterebbero andrebbe perduta dalla famiglia di origine. Peggio ancora, alcune ricerche basate su indagini statistiche mostrano peraltro come spesso le donne non reclamino‐o rinuncino‐ai loro diritti ereditari sulle proprietà a beneficio dei loro fratelli, i quali in cambio dovrebbero assicurare loro protezione e sostegno, mostrando come queste dinamiche siano introiettate dalle stesse donne in un regime di sospensione dei loro diritti ereditari e di repressione se questi vengono reclamati.

Nei territori palestinesi più di due terzi degli omicidi sono considerati “delitti d’onore”, vale a dire che una media di 3 donne al mese vengono uccise per questioni legate all’“onore” della famiglia. Molti di questi crimini vengono subclassificati come “a sfondo d’onore” perché hanno chiari motivi economici e sono dovuti a questioni di eredità della terra in particolare quando i responsabili sono i fratelli della vittima, i quali, interessante notare, costituiscono la maggior parte degli autori di reato.  (grazie Carla; per gli interessati l’articolo lo potete trovare qui: www.iao.florence.it/events/iaogender_pagano.pdf).

Concludo ricordando quello che scrive la blogger Budour Hassan: "Finché saremo costrette a mettere da parte le rivendicazioni di genere continueremo ad essere uccise nell’impunità, semplicemente per il fatto di essere donne".

A LUTA CONTINUA E A VITORIA NÃO È CERTA!

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