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martedì 8 marzo 2016

ICARRD: Terra e Riforma Agraria: 10 anni fa la Conferenza (Porto Alegre, Marzo 2006)


Dieci anni fa non eravamo molto più giovani. Alcuni sì, iniziavano allora il loro lungo percorso professionale, ma molti di noi eravamo giá passati per illusioni precedenti. Per questo impostammo la Conferenza sulla Riforma Agraria in un tono propositivo, verso possibili cammini di sviluppo riformisti, non rivoluzionari, per evitare un confronto troppo duro dati i rapporti di forza esistenti.

La terra ci ha dato e continua a darci la base essenziale per quello che mangiamo e beviamo ogni giorno. La terra serve come riserva per immagazzinare acqua, non solo per produrre cibo. La terra é un enorme serbatoio anche di gas, per cui da lì veniamo e lì finiremo. Da sempre é stata oggetto di interessi, di conquiste, di desiderio di escludere gli altri, chiunque essi fossero. Attorno al tema terra ci giochiamo il futuro dell’umanità, oggi più che mai. Sulle terre costruiamo città, che poi vengono distrutte da i bombardamenti, creiamo riserve della biodiversità, piantiamo foreste per produrre cellulosa, sradicando quella stessa biodiversità che dovrebbe essere al cuore delle nostre preoccupazioni.

Ma soprattutto la terra è potere. Da sempre il Signore, sia medievale che moderno, esprime il suo potere col controlo territoriale, che include tutti quelli che da quella terra ci dipendono. La terra vale più della gente. La gente è merce, la terra è sostanza. Per questo ogni volta che si è provato a toccare il tema, ci si è scottati.

Riprovare a parlarne, dieci anni fa, ci ha portato allo stesso sconforto attuale. Riuscimmo ad aprire le porte ai movimenti sociali: per la prima volta vennero associati fin dall’inizio, con diritto non solo d parola, ma di vedere le loro posizioni espresse in documenti ufficiali da discutere nella Conferenza. Trattammo tutti su un piede di parità, compresi certi istituti finanziari di rilevanza mondiale che si sono abituati a dettar legge e comandar loro. Fu sufficiente questo per far sì che non venissero, colpiti dalla nostra arroganza di non riconoscere la loro ovvia superiortià.

soldi erano pochi, osteggiati da molti paesi e da molti colleghi che non volevano si parlasse di quei temi. Furono giorni importanti perchè dimostrarono che era possibile trovare un terreno comune sul quale costruire dei processi inclusivi. Percorsi lunghi, dove i trabocchetti sarebbero stati all’ordine del giorno, come fu in seguito.

Partimmo a mani paerte, senza sapere se saremmo riusciti ad arrivare alla fine in modo positivo. Tanti erano quelli che speravano in un fracasso, ma persero loro. Andammo con poche certezze, ma con tanta volotnà di dialogo, ripetendo come non fosismo noi a portar soluzioni, ma che assieme avremmo potuto fare della strada, cercare (almeno provare) a spostare equilibri politici (asimmetrici) consolidati.

Ricordo ministri africani (a dire il vero Ministre... donne), aprire la porta per far sì che il forum parallelo dei movimenti sociali potesse venire a confrontarsi con la conferenza ufficiale, testimoniando in maniera plateale l’essenza stessa del dialogo.

Si parlò dei diritti delle donne, dei popoli indigeni, posizioni diverse, contrastanti, soprattutto fra governi e movimenti sociali, ma questo era ovvio, meno forse il fatto che si riuscisse a trovare, a volte, non sempre, dei terreni d’intesa.

Tanta energia e tantissimo stress. Mia moglie quasi non mi riconosceva da come tornai a casa. Dieci anni presi in 4 giorni. Ma giorni intensi, ripagati da quanto i movimenti contadini vennero a dirci qualche settimana dopo a casa nostra: che c’era stato un prima e un dopo nei nostri rapporti. Secondo loro la conferenza era stata un successo grandioso, dimostrando che si poteva fare alleanze strategiche su questo tema. Insomma, dieci e lode. Il massimo, ma anche l’inizio della fine. Certi paesi (del nord, ovviamente) si preoccuparono sul serio che l’esempio costituito da quella conferenza potesse far venire strane idee. Il boicot inizió subito, e il risultato ecoclo qua.

Dieci anni dopo il grabbing continua più di prima, di terre, sabbia, aria, risorse genetiche e quant’altro. I diritti delle donne alla terra sono di la da venire ancora in troppi paesi, per non parlare di popoli indigeni o della popolazioni pastorili.


Oggi sono andato a festeggiare da solo. Un quartino di vino per non dimenticare. 

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