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martedì 15 marzo 2016

Poco a poco, inesorabilmente, la guerra avanza

Torno da un rapido passaggio in America, visitando la mezza città bianca che funge da Capitale. Il mio traghettatore mi spiega come poco a poco i bianchi stiano prendendo possesso di questa città che fu sempre di netta maggioranza nera. La separazione è evidente, sembra di essere dentro al film American Graffiti o nelle puntate di Happy Days. Tutti bianchi e gentili, si fermano appena vedono una striscia pedonale, anche se non si vede un pedone in giro. Quasi nessuno fuma più, solo due persone viste in 4 giorni. Finanche i barboni finiscono per bere acqua. Tante biciclette, giovani che sorridono e chiacchierano ad alta voce nei bar e ristoranti, serviti da camerieri rigorosamente o latinos o neri.

Poche migliaia di chilometri più sotto, in Honduras hanno ricordato ancora una volta che dei diritti degli esclusi è meglio non occuparsene, altrimenti prima o dopo si fa la fine di Berta Caceres. In televisione Trump continua la sua corsa verso l’investitura. Costruire muri, dividere chi sta dentro da chi sta fuori, illegale, da rimandare a casa. Mi risveglio in Italia e le immagini televisive rimandano agli stessi discorsi. Ascolto un telegiornale e ricasco nelle etrene lotte da pollaio italiano. Uno sforzo per capire cosa stia succedendo in questo mondo non lo senti nemmeno se paghi. Televisioni pubbliche o private fanno a gara per evitare di far capire cosa sta succedendo.

Bombe esplodono in Turchia, ma ancora più pericolosamente, in Costa d’Avorio. Si conferma che l’accerchiamento degli islamisti, siano Isis, Al-Qaeda o altro, va avanti. Sono passati anni da quando si è lanciata l’operazione di stabilizzazione del Mali, e il risultato non è stato ottenuto. Uno dopo l’altro questi paesi perdono le loro risorse economiche più immediate, cioè il turismo, e si trovano sempre più destabilizzate. Nessuno ha soldi per mandare truppe militari a sufficenza, per cui si perde controllo militare e, a ruota, sociale. Ogni bomba nei resort turistici significa una quantità di barche di migranti in più verso le nostre sponde. Questo non ce lo dicono. Ci fanno vedere le immagini angosciose dei migranti bloccati nei campi, di la da muri che continuano a costruirsi... ma non senti un politico che sia uno dire la verità semplice: una parte di questi immigrati scappa da guerre che noi abbiamo attizzato (come Iraq o Afghanistan) o che non siamo riusciti a completare (la cacciata del dittatore siriano). Scappano da pesi in rovina, e noi continuiamo a vendere armi in modo che i bombardamenti siano più efficaci e distruttivi. Un’altra parte scappa per ragioni economiche, cioè da economie che abbiamo distrutto, impedendo loro di esportare verso i nostri mercati e inondando i loro mercati di nostri prodotti, agricoli e non, sovvenzionati.

Vengono,  enoi ci illudiamo di fermarli con questi fili spinati. In un anno è andata per aria tutta la zona di libera circolazione europea, l’unica vera tangibile vittoria di questa unione europea. Ci chiudiamo tutti in casa, pensando che di fronte alle sfide mondiali dei paesetti come la Lettonia, o l’Austria, o la Slovacchia, possano sostenere la sfida economica, tecnologica e finanziaria... Siamo delle scoregge al vento. Già quando eravamo 28 non riuscivamo a difenderci realmente contro i pesi massimi mondiali (qualcuno si ricorda che anni fa venne lanciato un programma che doveva permetterci di avere un sistema GPS nostro? Doveva esser concluso 3-4 anni fa, e invece non se ne sente più parlare. Il GPS è americano, anzi dell’esercito americano, per cui se un giorno gli girano le balle, ce lo chiudono, e noi torniamo ad andare a piedi). Uniti non ce la facevamo, adesso disuniti dove pensiamo di andare? Non abbiamo voluto fare altro che della carità ai paesi del sud, pensando fosse sufficente. E invece no. Il non far nulla non significa che le tendenze negative che abbiamo instaurato decenni fa si siano fermate. Abbiamo fatto di tutto per avere dei paesi in mano a una casta corrotta ma fedele ai nostri disegni. Abbiamo fatto di tutto per evitare che diventassero sul serio indipendenti e liberi, cioè capaci di competere, e magari vincere, contro le nostre imprese. I risultati sono arrivati. Noi esportiamo, e loro ci rimandano indietro i risultati delle nostre esportazioni, cioè la gente che non ha casa, lavoro, scuola ...

La sola minaccia che un milione di loro venga in Europa è stata sufficente per far saltare una costruzione di mezzo secolo. La Turchia ne ha, fra legali e illegali, qualcosa come 4 milioni... giusto per ricordarlo.

Ci chiudiamo nella nostra grettezza... invece di andare a prendere a bastonate i nostri eletti che sono  pagati per pensare a cosa fare rispetto a questi problemi. Non vogliono interessarsene perchè o non ci arrivano a capirli o perchè sono degli incapaci e, per alcuni di loro, perchè sono pagati per non far nulla. A qualcuno fa comodo questo andazzo, dove pochi settori, sempre di più quelli finanziari, ci guadagnao anche quando siamo nella merda come adesso. Privatizzare i benefici e socializzare le perdite perchè tanto pensano ci sia sempre un paradiso dove poter fuggire a godersi il bottino.

La guerra che viene sarà diversa, l’ho già detto e scritto. Sarà di tutti contro tutti, cercheremo di costruire mur sempre più alti per difenderci da tutti... ma non servirà  a nulla. Siamo immersi  in un fango culturale che da decenni ci spinge verso l’individualismo, mors tua vita mea... e finchè non cominceremo a rovesciare i presupposti stessi di questa inciviltà, non potremo sperare di salvarci.

Dobbiamo ripartire dalla base del vivere assieme, taking care of the others, preoccuparsi degli altri, perchè gli altri siamo noi. Gli altri vengono a dircelo ogni giorno, mostrandoci la povertà alla quale li ha ridotti il nostro sistema economico. Pensare che noi riusciremo a difenderci è proprio vano. Tocca a loro adesso e poi toccherà a noi. Un sistema che distrugge lavoro, distrugge le risorse naturali, ti toglie anche l’aria che respiri e concentra tutto questo in poche mani, sempre meno, è destinato a portarci ad una fine accellerata.

Imparate a chiedere le cose giuste: perchè continuiamo a dare miliardi alle banche e non ad occuparci della gente che soffre? Perchè appoggiamo regimi come l’Arabia Saudita che, a parte comprarci armi e bombe, ha l’unico primato di impiccare più gente degli iraniani o dei cinesi (o degli americani) e dove i rapporti sociali sono fermi all’età della pietra? Perchè abbiamo distrutto le piccole agricolture africane inondandoli con i nostri prodotti sovvenzionati?

Sul serio vogliamo vivere in un mondo dove pochi avranno tutto e tantissimi non avranno nulla? Siamo così stupidi da credere che anche noi saremo nella prima categoria, cioè quelli che sopravviveranno? Sveglia gente...

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