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domenica 8 aprile 2018

Davos, Cernobbio e Bruxelles: il cerchio si stringe attorno al futuro governo



Il Forum di Davos, seguito dalle continue dichiarazioni e interferenze di Bruxelles e, per ultimo, il Forum Ambrosetti, sono lì a cingere d’assedio e restringere ogni giorno che passa il già esiguo margine di manovra del futuro esecutivo, qualsiasi esso sia.

Basta poi leggere gli editoriali di Scalfari, aperto sostenitore assieme al suo giornale dell’asse Renzi-Macron, per capire come per “quelli del piano di sopra” le elezioni sono state un fastidio necessario per, eventualmente, cambiare alcune facce, ma che comunque vada, il programma del futuro governo non si decide a casa nostra ma nei loro consessi. 

Il governo a guida PD di questi ultimi cinque anni ha lasciato una situazione sociale disastrosa, nella sanità, nei trasporti, nella disoccupazione giovanile, e chi più ne ha più ne metta. Il diagnostico più sintetico (ed apprezzato) l’ho trovato sul giornale di oggi, con l’intervista a una delle voci giovani interne al PD. Dice infatti Giuseppe Provenzano, parlando del PD renziano: “Il suo gruppo dirigente ha rotto con il popolo della sinistra. … E poi questo disprezzo arrogante degli avversari, senza capire che diventa disprezzo per chi li vota. Abbiamo parlato mesi del curriculum di Di Maio, ma poi, qual era il curriculum di Luca Lotti? O di quel nugolo di trasformisti e famigli vari che hanno raccattato nelle liste…. Il PD è nato tardi, s’è detto. No, è nato vecchio.  Ci siamo accorti tardi della recessione economica e ancora più tardi di quella democratica. Avremmo avuto bisogno di una sinistra che facesse il suo mestiere: combattere le disuguaglianze e le solitudini, redistribuire il potere e la rappresentanza. Si è persa ogni sensibilità sociale. Il problema ora non è solo “tornare al popolo”, come sento dire da tanti: il problema è anche cosa gli dici, al popolo. 

Ho dovuto leggere due volte l’articolo per credere a quello che leggevo. Allora dentro il PD non sono tutti renziani, qualcuno si è reso conto del suicidio collettivo di un partito che fu grande, dato in mano a un incapace, figlio culturale di Berlusconi e che l’unica cosa che sogna è il potere per sé e i famigli.

Lo stato dell’economia, in mano a Padoan, è tale per cui, fin da prima delle elezioni si sentiva dire che una nuova manovra sarebbe stata necessaria. Adesso le cifre sono sul tavolo: 20-25 miliardi entro l’anno. Una bomba a orologeria lasciata lì apposta per tagliare l’erba sotto i piedi di una qualsiasi nuova maggioranza che avesse vinto le elezioni sensali PD.

Fare le riforme, tagliare il debito, dimenticare le promesse elettorali, ecco cosa vogliono quelli di Davos, Cernobbio e Bruxelles. Messo in musica da Scalfari il tutto diventa: Di Maio fa l’accordo col PD mantenendo Gentiloni primo ministro. Si manterrebbero anche i seguenti ministri: Padoan, Minniti, Del Rio, Calenda e Franceschini. Insomma, le elezioni sono state uno scherzo, continuiamo con la squadra che ci ha portato dove siamo ora. 

Queste sono le pressioni che si stanno stringendo attorno a Di Maio e a Salvini. Sarà interessante vedere quanto resisteranno. In teoria, data la loro mancanza di esperienza nel palcoscenico internazionale, dovrebbe esser facile farne un boccone solo, resta da vedere se gli italiani accetteranno la presa in giro.


  

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