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domenica 6 giugno 2010

Quid leges sine moribus vanae proficiunt?

A che servono delle vuote leggi se non c'è morale? Orazio

Citato la settimana scorsa da M. Cacciari sull' Espresso (con un piccolo errore), ho ripreso questa frase di Orazio durante i tre giorni passati a Lisbona per discutere e far avanzare il tema della dimensione di Genere dentro le politiche legate alle Terre e all'Acqua.

Organizzato dalla FAO, principalmente dalla Divisione di Genere, assieme a quella delle Terre e Acqua e al Servizio Giuridico, con l'accompagnamento del Centro di Investimeenti,ome paesi ospitati questo incontro vleva essere l'ultimo passo di un progetto alla fine e l'inizio (o meglio la continuazione) di un percorso iniziato 10 anni fa, con l'organizzazione che raggruppa l'insieme dei paesi lusofoni (CPLP).

Un'agenda centrata sulle situazioni nei diversi paesi (Angola, Capo Verde, Mozambico e Timor Este, partecipanti al progetto, Guinea Bissau e Sao Tomè e Principe come paesi ospitati), dove alle voci dei governi si sommavano le riflessioni indipendenti della società civile.

Molto si è parlato di leggi, quadri legislativi rivisitati, proposte da fare, dove e come... la discussione sembrava ad un certo punto focalizzarsi sulla questione legislativa. Mi hanno chiesto di intervenire, ed allora mi sono ricordato di quanto scritto da Cacciari, perchè questo riflette esattamente l'angolo di lettura che porto avanti da quasi dieci anni. Un' entrata filosofica, centrata sulla questione della legittimità sociale.

Hans Kung, nella sua prolusione alle Nazioni Unite nel 1999 aveva anche lui ripreso quest'inciso Oraziano: dobbiamo lottare per creare una base, un ethos condiviso dice Cacciari senza il quale la società, nessuna società può stare in piedi. Ecco perchè partire dalla dimensione di genere per parlare di terre e acqua, diritti, politiche, accesso e gestione delle risorse naturali di base, non è una discussione periferica ma, al contrario, elemento strutturante di questo ethos.

Kung dice che "l’ethos mondiale è soltanto un minimo necessario di valori comuni, di standards e di atteggiamenti fondamentali. In altre parole: esso rappresenta un consenso minimo su valori vincolanti, standards irrevocabili e atteggiamenti etici, che possano essere sottoscritti da tutte le
religioni, al di là delle innegabili differenze dogmatiche e teologiche, e che possono essere condivisi anche dai rapperesentanti di visioni del mondo a carattere non religioso. Questo consenso attorno ai valori può fornire un contributo decisivo per superare la crisi di orientamento odierna, diventata ormai un problema di portata veramente globale; - l’ethos mondiale è quindi un progetto che richiede più di un decennio per essere realizzato; esso esige una trasformazione delle coscienze, che ad ogni modo ha fatto grossi passi avanti negli ultimi dieci anni".

Guardando dal lato rurale, partendo dalla questione di genere, in realtà non sembra si sia avanzato molto. Sono più di vent'anni che seguo gli sforzi dei miei colleghi per sensibilizzare dentro (l'organizzazione) e fuori, sull'importanza basica di questo approccio, e resto sconfortato nel vedere come si continui a considerarlo quasi come il prezzemolo da mettere alla fine della ricetta, due fogliette di basilico per abbellire i pomodori, ma mai ingredienti della ricetta.

L'impressione che anche da parte dei movimenti sociali ci sia tanta strada da fare; alla fine della fiera quando si arriva a discutere di potere vero, questa dimensione resta sempre per strada.

Non è il luogo ne il momento per discutere di questo, ma si voglio ricordare che questo seminario resta nella nostra memoria perchè l'impressione di tutti i partecipanti è stata la stessa: abbiamo imparato, e torniamo a casa portando nel bagaglio elementi concreti per le nostre lotte quotidiane. Non basterà questo rifare il mondo, nemmeno quello più ristretto dei paesi lusofoni. Ma ci proveremo. Andremo avanti nella costruzione condivisa di una iniziativa regionale per questi paesi centrata sulle terre e acqua, ma con la colonna vertebrale costituita da una dimensione di genere che sarà la base del rapporto fra gli attori: noi e gli altri. Continuiamo così un cammino verso gli altri, anche se gli altri (anche quelli di Terme di Caracalla) a volte ci sentono poco da quest'orecchio.

A luta continua! Rumo ao XXI!

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