Visualizzazioni totali

lunedì 10 ottobre 2011

Port au Prince, continua




Continuando il nostro abecedario, un altro elemento ovvio del fare Sud è l'odore. O meglio gli odori, che si mescolano, diversi dalla mattina alla sera, fra rifiuti e cibo che viene cotto dappertutto, fogne a cielo aperto con cani che frugano dentro, quando non sono poveracci, esseri umani. Il cibo: non mangi quello che vuoi, ma ti adatti a mangiare quello che c'è, con una rassegnazione ovvia che ti porta a evitare verdure fresche per quanto appetitosa sia e riempirti di pasta e riso o panini. Necessità fisiologiche ti portano poi ai servizi igienici e lì è spesso un'impresa. Capisci subito che gli standards non possono essere gli stessi e che devi fare uno sforzo per imparare a vivere in queste condizioni.

E allora leggi qualche libro o articolo sul paese dove ti trovi, e le cifre ti stupiscono: reddito medio annuale di 330 dollari (cito una delle zone dove lavoriamo, giusto per dare un'idea) e allora pian piano cominci a capire che le acrobazie che devono fare sono sempre più difficili. Capisci che quando si svegliano la mattina ed escono da quello che eufemisticamente chiameremmo letto, hanno davanti una giornata di lotta, per sopravvivere. Dove trovare un po' d'acqua per lavarsi la faccia, un buco dove andare in bagno, e poi qualcosa da mettere sotto i denti e poi via a cercare i mezzi per tirare avanti. Raramente hai qualcosa di pianificato, devi sempre essere all'erta, per cogliere ogni minima possibilità. Se arrivi a sera avendo anche mangiato qualcosa è già parecchio, se poi sei anche riuscito a portare a casa qualcosa per gli altri meglio ancora. Chi non ha nulla sta lì, seduto sul muretto, ad aspettare qualcosa, cercando di non perdere troppe calorie, per cui tutto si fa al rallentatore.

Tu gli passi davanti in macchina e spesos non li vedi o non vuoi vederli perchè ti ricordano un mondo dal quale sei fuggito e al quale non vuoi tornare. Ma non puoi non vederli, non puoi non sentire quel caos, perchè è il nostro stesso caos, la nostra stessa povertà che vorrebbe tanto separare noi e loro, buoni e cattivi. Ma non è così semplice. Quelle tende sono lì perchè le case erano fragili, e le case erano fragili perchè non hanno soldi per metterci abbastanza ferro e quindi al primo scossone sono venute giù. Adesso le stanno ricostruendo, le stesse famiglie, non imprese specializzate, e vedi ritirare su le stesse strutture povere di prima.

Prepariamoci al prossimo terremoto e ai prossimi morti. Ma non diciamo che è colpa loro, che sono ignoranti e che dovevano imparare. I mezzi di controllo sociale oramai sono molto evoluti: il più semplice resta sempre quello di non dare abbastanza da mangiare, perchè senza calorie in pancia non vai a fare le rivoluzioni. Il più avanzato è quello di farci vivere a credito, in modo che, avendo sempre da rimborsare qualcosa, non possiamo permetterci ne scioperi ne lotte. E in un modo come nell'altro abbassiamo la testa. E quando la temperatura rischia di salire troppo, allora mettiamoci una setta religiosa in modo da recuperare quelle energie potenziali che potrebbero un giorno scendere in strada e spaccare tutto.

Pane e circenses era la strategia del romani, adesso si è solo evoluta ed ha preso dimensioni più globali. Port au Prince non è Haiti, è la Capitale, una delle Capitali, del mondo che ci attende domani.

Le foto sono della Cattedrale e lì vicino…

Nessun commento:

Posta un commento