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martedì 14 luglio 2015

Houston, abbiamo un problema!



Un grosso problema, e si chiama Germania. “Si è persa la fiducia” diceva pochi giorni fa la Cancelliera. Ed aveva ragione, sbagliava solo l’oggetto del contendere che non era la Grecia, pulviscolo atmosferico nella stratosfera economico-finanziaria mondiale, ma la sua Germania.

Quando un problema diventa ricorrente, c’è di che preoccuparsi. Si da stura a tutti quelli che pensano che, sotto sotto, la vera natura tedesca sia quella guerriera, già vista all’opera nel 1870, e poi nella prima e seconda guerra mondiale. Erano rimasti calmi per alcuni decenni, ma dal momento della riunificazione i vecchi spiriti mal sopiti sembrano tornati a dominare lo spirito tedesco.

Nipotini dello Sturm und Drang, lo tradiscono nel momento del massimo parossismo del Faust di Goethe: "Il sentimento è tutto!". Per loro si potrebbe parafrasare dicendo che “il rigore finanziario è tutto!”.

Dicevo ieri che comunque andasse a finire l’Europa aveva chiuso. Dopo aver letto le condizioni imposte ai greci, mi vien da citare quanto detto dall’ufficiale francese Ferdinando Foch all’indomani del trattato di Versailles imposto alla Germania dopo la fine della prima guerra mondiale:

“Questa non è una pace, è un armistizio per vent’anni”

Nessuno dei commentatori ascoltati ieri sera sulle televisioni estere e nazionali crede che queste condizioni possano essere realmente rispettate, in particolare il pozzo di San Patrizio dei 50 miliardi. Un economista francese concludeva dicendo che fra pochi mesi ci ritroveremo a dover iniziare un’altra volta a discutere della Grecia perché con queste misure recessive gli equilibri macroeconomici potranno solo peggiorare per cui nessuno degli indicatori potrà passare al verde. Allora o sono incompetenti quelli che lo hanno imposto, oppure volevano sul serio fare una “rappresaglia” come dice un giornalista di Repubblica oggi. Parola forte, che rimanda inevitabilmente all’ultimo tentativo militare tedesco di imporsi al mondo e ai fatti di via Rasella (https://it.wikipedia.org/wiki/Rappresaglia_%28film_1973%29).

Al netto di tutto resta la percezione popolare sempre più forte che chi comanda sia Berlino e che lassù nessuno si interessi dell’Europa dei popoli. Ecco perché se l’unico simbolo rimasto è l’Euro, bisogna essere coerenti e dire che questa moneta, simbolo di una imposizione che oggi schiaccia la Grecia e domani tutti gli altri, non ci sta bene, meglio chiudere questa avventura e ricominciare da capo. Solo rimescolando le carte esiste una possibilità che anche i tenori del rigorismo finanziario paghino in parte per le assurdità delle loro ricette.

Un’Europa della finanza, incapace di vedere la montagna di problemi che il loro modello economico sta creando dappertutto, dalla distruzione del clima, al terrorismo oramai in casa, e ancora peggio alla rottura del patto sociale, .. un’Europa così non serve più a nulla. O si cambia la Germania, o cambieremo l’Europa a partire dal basso. La Grecia ha fatto il primo tentativo, andato così così, ma almeno ha avuto il coraggio di dire che il Re è Nudo!. Fra poco sarà la Spagna a poter mandare un segnale forte, … chissà se un giorno ci sveglieremo anche noi. Il rischio è che sia l’estrema destra a trarne beneficio. I prossimi mesi ci diranno chi avrà avuto ragione.


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