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martedì 7 luglio 2015

Renzi: “Europa cambi o è finita!”



Per una volta tanto, sono d’accordo con il nostro Primo Ministro (http://www.repubblica.it/politica/2015/07/06/news/grecia_renzi_domani_da_bruxelles_via_definitiva_per_risolvere_emergenza_-118459969/). Certo, pensare che questa Europa possa cambiare, ci vuole tanta speranza, ma magari la crepa introdotta dal popolo greco riuscirà a scalfire il muro dell’indifferenza eretto a Bruxelles.

Si potrebbe comunque anche dire che l’Europa che avevamo imparato a sognare fin da bambini alle elementari, ai tempi del MEC, sia oramai morta, date le prove inconcludenti che ha dato di sé in questi ultimi mesi.

Tutte le guerre iniziano a partire da un evento più o meno rilevante che serve poi per temporizzare gli avvenimenti; così con la morte del Arciduca Ferdinando per la prima guerra e l’invasione della Polonia per la seconda. La terza guerra, essendo per sua natura diversa dalle altre, non ha ancora trovato una data o un periodo che possa considerarsi a detta di molti, come l’inizio. E questo malgrado il fatto che personalità come il Papa dicono da tempo che siamo già entrati nella terza guerra mondiale. http://it.euronews.com/2015/06/06/papa-francesco-a-sarajevo-terza-guerra-mondiale-combattuta-a-pezzi/

Credo che il 2015 potrebbe diventare l’anno ufficiale d’inizio di questa guerra. Ricordiamo l’11 gennaio a Parigi con la strage di Charlie Hebdo, la strage del Bardo a Tunisi, seguita dalla recente strage in spiaggia sempre in Tunisia, paese colpito a morte (lo Stato d’emergenza è già stato decretato dal Presidente della Repubblica). Possiamo poi dimenticare l’inabissamento del cargo il 18 aprile scorso con quegli 800 affogati? http://www.corriere.it/cronache/15_maggio_07/arrestato-scafista-ligure-sbarco-migranti-puglia-8dfbf9a8-f4a3-11e4-83c3-0865d0e5485f.shtml

Mettiamoci infine la guerra di Crimea e d’Ucraina e la conclamata incapacità dell’Unione Europea di risolvere il piccolissimo problema della Grecia, 2% del suo budget, e farlo diventare un problema mondiale del quale oggi, 7 luglio, non si sa assolutamente come e se ne verranno fuori.

Per noi europei è chiaro che la guerra è iniziata e, quel che è peggio, che non siamo assolutamente preparati, politicamente, ad affrontarla. A capo della Commissione abbiamo un fantasma, Jun-chi? Sparito nel nulla dopo le roboanti dichiarazioni in favore del SI in una contenda referendaria di uno stato membro. Non solo non aveva il potere di intervenire a dire la sua, ma in più ha sbagliato in pieno, di fatto autoescludendosi da qualsiasi possibile ruolo di mediatore in futuro. L’autoproclamato asse franco-tedesco, quello che a parte i guai finanziari non è stato in grado di risolvere nulla, ha deciso di prendere in mano i destini di quella unione europea che sta cadendo a brandelli. Nessuna legittimità democratica, nessuno ha dato a quei due il potere di sostituirsi alle istituzioni europee, ma lo fanno lo stesso. Già portano il peso di aver creato questa situazione, loro due e le banche e il mondo della finanza che hanno dietro, adesso avranno anche la responsabilità di non aver risolto un bel nulla.

Ma una volta tanto guardiamo oltre la Grecia. Per quanto sia capitale quello che sta succedendo in quel paese, il problema maggiore sta nella conferma che l’Europa come è messa non ha nessuna idea di come prendere in mano i destini dei suoi popoli e meno ancora dei popoli vicini. Abbiamo la guerra davanti casa in Libia, l’Isis che si sta impiantando in Tunisia distruggendo l’unico stato democratico di quelle sponde del mediterraneo, abbiamo la guerra in casa dalla Crimea all’Ucraina, dentro le frontiere oramai abbiamo terroristi pronti a passare all’azione, un’economia che non si muove e soprattutto nemmeno uno straccio di idea in quelle teste bloccate su ricette grottesche che solo ci porteranno alla guerra ancor prima.

Cito un articolo che vi invito a leggere sulla Repubblica di oggi a firma di Lucio Caracciolo (un altro pericoloso estremista …):
“L’Europa tedesca è altrettanto realista dell’acqua secca o del legno ferroso. Lo conferma la tragedia greca, di cui stiamo sperimentando solo le prime battute. Pur di preservare la sua stabilità la Germania ha esportato instabilità nel resto d’Europa, a cominciare dalla periferia mediterranea. Sotto il profilo economico e monetario, propugnando una ricetta unica – la propria – per contesti radicalmente diversi, sicché senza le pressioni americane e il pragmatismo di Mario Draghi l’eurozona sarebbe già saltata da tempo sotto i colpi dell’austerità. Sotto il profilo geopolitico, rifiutandosi di assumere ogni responsabilità nelle crisi del Mediterraneo e lasciando che lo scontro sull’Ucraina fosse appaltato ai baltici, per i quali la distruzione della Russia è obiettivo appetibile. E adesso lasciando andare Atene alla deriva.
Smottamento economico, sociale e geopolitico che infragilisce l’euro e completa la destabilizzazione delle nostre frontiere mediterranee dopo la disintegrazione della Jugoslavia (incentivata dalla coppia austro-tedesca) e della Libia (follia franco-britannica), per tacere del Levante in fiamme e del solipsismo turco.”

Quello che si sta negoziando a Bruxelles per trovare una soluzione sulla Grecia è solo l’aperitivo. Questa classe politica ci sta portando dentro una guerra del quale non vogliamo capire le ragioni profonde, non abbiamo un’idea di quali siano gli interessi in gioco e le moventi alleanze. 

Il segnale di risveglio ai popoli europei datoci dal popolo greco è importante, ma non pensiamo che sarà sufficiente.

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