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lunedì 1 gennaio 2018

Aujourd’hui on n’a plus le droit d’avoir faim ni d’avoir froid.


Su iniziativa di un comico di origine italiana, Michele Colucci (nome d’arte Coluche), la Francia progressista della metà degli anni ottanta decise di creare i “Ristoranti del cuore”. Dovevano servire ad allertare la pubblica opinione e le forze politiche del numero crescente di senza tetto e senza risorse che vivevano nelle strade delle grandi città francesi. L’iniziativa si voleva anche come monito contro le quantità crescenti di cibo e prodotti alimentari che venivano buttate via dalla ristorazione, alberghi e supermercati per svariate ragioni. 

La proposta prevedeva quindi di organizzare la raccolta di questo cibo e questi prodotti in scadenza per essere portati e messi a disposizioni dei più poveri. La risonanza data all’iniziativa dai nomi (famosi) degli organizzatori doveva essere garanzia di serietà ma anche di pressione politica perché questa “honte” finisse e non ci fossero più così tanti SDF (senza fissa dimora) in giro.

Coluche morì l’anno seguente e la sua iniziativa continua ogni inverno a distribuire centinaia di migliaia di pasti.Qualche contributo legislativo ha reso più facile il sistema di raccolta, ma resta ancora, 32 anni dopo, l’assenza patente della politica pubblica per risolvere (o almeno ridurre considerevolmente) questo problema. Girando per le strade parigine si ha anzi l’impressione che l’età media si stia abbassando e che siano oramai moltissimi i giovani, francesi, a vivere così, alla giornata.

Dieci anni dopo, nel 1995, l’allora candidato della destra alle elezioni presidenziali, Jacques Chirac, fiutando l’aria dei tempi, decise di impostare la sua campagna sulla cosiddetta “frattura sociale” che permeava oramai l’aria francese. Periferie abbandonate, territori di esclusione, un attacco al ceto medio che sta solo cominciando, e tutti i sempiterni problemi legati alla poco riuscita integrazione delle correnti migratorie africane. Insomma, un casino che Chirac decise di rendere pubblico, come impegno massimo nel caso fosse stato eletto alla presidenza. Chirac vinse le elezioni ma, come al suo solito, non fece nulla di tutto ciò, i “Restau du coeur” divennero sempre più necessari, così come altri interventi di ONG, Chiese e quant’altro.

La frattura sociale aumenta ogni anno di più e diventa sempre più evidente anche in settori che la Francia considerava come abbastanza risolti, tipo la questione di genere e le discriminazioni multifattoriali di cui soffrono le donne quando ci aggiungono una discriminazione razziale, educativa ed economica. 

I decenni passano e l’unica frase che viene puntualmente ritirata fuori dai politici d’Oltralpe è una citazione del (fu) primo ministro Rocard, il quale disse che la Francia non poteva accogliere tutta la miseria del mondo (in realtà lui aggiunse che però la Francia doveva farsi carico della sua parte, ma quest’ultimo pezzo viene sempre omesso). Con questa giustificazione si continua nella retorica presidenziale delle chiacchiere inutili, l’allontanamento del francese medio rispetto alla vita democratica aumenta ogni giorno di più, la sensazione di essere sempre più in balia di governanti incapaci e di problemi enormi apre spazi inesperti a tutti i populismi (come quello centrista di Macron, e poi quello di destra della Le Pen) con l’unica certezza che domani sarà peggio di oggi.


Con tanti auguri che ai responsabili (politici, economici e finanziari) di tutto ciò gli prenda un cancher al cu…. 

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