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giovedì 2 marzo 2023

Guerra in Ucraina e nuovo PD

Una volta tanto anche Fratoianni dice una cosa condivisibile. D’accordo per mandare le armi ma bisognerebbe anche mettere in campo una decisa iniziativa diplomatica, dice in una intervista riportata dal Fatto Quotidiano.

 

Il punto di partenza per chi, come me, ha lavorato da sempre con le Nazioni Unite, è la reiterata richiesta (approvata pochi giorni fa a New York) di un ritiro “immediato” delle truppe russe dall’Ucraina. 

 

Peccato che la posizione russa, come ricordano i media francesi sia molto contraria a qualsiasi negoziazione (Guerre en Ukraine : «pour l’instant», le Kremlin ne voit pas les conditions pour une fin «pacifique» au conflit - https://www.leparisien.fr/international/direct-guerre-en-ukraine-un-avion-russe-aurait-ete-detruit-en-bielorussie-selon-lopposition-27-02-2023-GFUXQRTDJNG77LHAGUER4N2G7Y.php).

 

Devo dire che ho delle difficoltà a capire quei movimenti di “sinistra” che, dimenticando cosa sia stata la guerra partigiana contro l’invasore (da cui la canzone Bella Ciao che cantano i soldati ucraini), chiedono di smettere l’invio di armi all’Ucraina. La posizione poi dell’ANOI è particolarmente difficile da digerire: loro rappresentano esattamente quello che furono gli antesignani degli ucraini che si battono oggi contro l’invasore. Se questa stessa posizione di non dare le armi l’avessero sostenuta nel 1942-43, oggi saremmo ancora sotto gli stivali nazisti.

 

Quindi, armi si, finché ce ne sarà bisogno, cioè fino a quando Putin non accetterà di ritirare le sue truppe fuori dai confini storici e internazionalmente riconosciuti, dell’Ucraina. A quel punto, un dialogo si potrà aprire, magari guidato da papa Francesco.

 

Ma finché Putin non vuole negoziare e non vuol fermare il conflitto, mi sembra che tutte queste prese di posizione non facciano altro che dare forza al partito sovranista russo che da sempre ha Salvini come suo mentore.

 

Spero proprio che la nuova segretaria non ceda a questo pacifismo da bar sport, tipo la marcia Perugia Assisi con quel Flavio Lotti che ha una strana tendenza a mettere sullo stesso piano invasore e invaso (come gli ha ricordato Annalisa Cuzzocrea in un recente dibattito su La7). 

 

Ovviamente tutti vorremmo un mondo in pace, ma se manifestare bisogna, alla bisogna anche farlo laddove è nato il problema, cioè a casa dell’invasore, a Mosca. Ma nessuno propone di andare a marciare lì, meglio farlo qui, in regime democratico, dove si può insistere perché sia l’Ucraina a cedere pezzi del suo territorio. A sto punto tanto varrebbe fare una vera proposta italiana: cediamo noi un territorio, che ne so, la Sicilia, il Veneto o la Valle d’Aosta, a Putin in cambio della cessazione della guerra e del ritiro delle sue truppe. Sarebbe un bel gesto da parte nostra, così avremmo anche i russi in casa e potremmo mostrare come siamo capaci di costruire la pace. Se non siete d’accordo con la cessione di territori nostri, allora spiegatemi perché dovrebbe essere l’Ucraina, che già ha avuto un genocidio organizzato dai russi di Stalin a casa propria, a dover cedere.

 

Armi all’Ucraina e appoggiamo il Papa per una futura negoziazione (dopo il ritiro delle truppe russe). Nel frattempo, organizzate una marcia a Mosca, e lì vengo anch’io.

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