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domenica 11 agosto 2019

Uno strano film


Ieri sera mi è capitato di vedere, per la prima volta, un vecchio film di una trentina di anni fa. La storia è ambientata a Broccolino, in una parte della città abitata quasi esclusivamente da neri e dove si trova una pizzeria gestita da italo-americani e, di fronte, un negozio di frutta, verdura e tutto il resto, tenuto da una coppia sudcoreana.

Vi racconto brevemente la storia. Gli italo-americani e i sudcoreani sono gli unici a lavorare. Tutti gli altri, essenzialmente i neri e qualche sparuto portoricano, fan parte della categoria dei fancazzisti. Tre adulti passano le giornate seduti davanti a un muro rosso, i giovani vanno in giro a far cazzate, e nessuno di loro gli passa nemmeno per la mente di cercare un lavoro o di fare qualcosa di utile. L’unico che fa qualcosa è un nero che consegna le pizze dei latinoamericani a una velocità vicina allo zero. Il resto del suo tempo lo passa a discutere col proprietario del locale e a mandare a vaff uno dei figli. Da ricordare che il sempliciotto ha fatto un figlio a una portoricana, che vive in zona, e del quale si disinteressa totalmente. La compagna, idiota anche lei, lo manda a quel paese ogni due per tre, ma poi quando si presenta è subito disponibile per una botticella. L’unica saggia in tutto questo è la sorella maggiore del sempliciotto che gli ripete che è un buono a nulla e che sarebbe ora che diventasse adulto e che si prendesse le sue responsabilità.

Poi entra in scena un idiota, sempre nero, senza un soldo in tasca, che va a mangiare un pezzo di pizza e non è mai contento di quello che gli danno.  A un certo punto decide che il proprietario deve cambiare le foto appese ai muri (attori italoamericani famosi) e metterci la foto di un nero importante. Questo solo perché lo dice lui. Ovviamente il proprietario lo manda a cagare, giustamente.

Entra in scena anche il grande e grosso idiota. Un altro nero con un QI vicino allo zero, che passa le sue giornate andando a zonzo con una grossa radio in mano e con un’unica canzone, perché le altre non gli piacciono. Volume al massimo, rompe le balle a tutti. Finisce anche lui in pizzeria e il proprietario lo invita a spegnere quella radio, dato che il locale è suo. Nasce una prima baruffa, senza seguito, a parte la cacciate del grande idiota fuori dalla porta.

Il primo idiota decide di organizzare un boicottaggio della pizzeria, ma nessuno se lo fila, a parte il grande e grosso idiota. 

Una sera, orario di chiusura, quattro ragazzi neri arrivano in pizzeria per l’ultimo boccone. Una volta accomodati, ecco arrivare anche il grande grosso idiota accompagnato dall’idiota. Il proprietario gli ripete che la radio va spenta e manda a cagare l’idiota che torna a insistere sulla storia delle foto appese al muro e che a lui non piacciono. 

La temperatura sale e il proprietario prende una mazza da baseball e spacca la radio. 

Il grande grosso idiota prende il proprietario e lo butta per terra, poi finiscono per strada col grosso Idota che cerca di soffocare il proprietario, aizzato dal resto dei clienti e da altri neri che arrivano di corsa. Nessuno di loro cerca di fermare il grande e grosso idiota.

Grazie a Dio arriva la polizia che riesce a farsi largo e a prendere il grande e grosso idiota. Per evitare guai maggiori gli mettono un bastone sul collo e un grosso poliziotto lo tira in alto, fino a farlo soffocare. Un incidente, che non sarebbe dovuto succedere ma che soprattutto non sarebbe successo se almeno uno di quei neri si fosse preoccupato di salvare il proprietario togliendogli il grosso idiota di torno.

A questo punto si sveglia il sempliciotto, prende un bidone della spazzatura e lo manda a fracassare la vetrina della pizzeria. E’ il segnale dell’inizio della fine: tutti i neri si buttano dentro a rubare, spaccare e bruciare.

Risultato, la pizzeria è distrutta. Per pura fortuna il negozio dei coreani viene lasciato perdere.
Il mattino dopo, il sempliciotto si riprensenta davanti la pizzeria dove trova il proprietario affranto e, invece di chiedergli scusa per quello che ha combinato, gli chiede i soldi della paga della settimana. Il proprietario gli ricorda che con quei soldi nemmeno riuscirebbe a pagare la metà della vetrina che ha spaccato, ma il sempliciotto gli risponde dicendo che non gliene frega nulla.

Insomma, un film che la dice lunga su chi lavora (gli italoamericani e i coreani) e chi non fa nulla (i neri) e nemmeno cerca lavoro. Fornisce anche un’idea diversa degli incidenti che periodicamente succedono nelle periferie americane fra bianchi e neri, in questo mostrando chiaramente la colpa dei neri.

Insomma, un film che, se fosse stato un regista bianco, non avremmo avuto dubbi a classificarlo come di parte e razzista.


PS. Si trattava di Fai la cosa giusta di Spike Lee.
Devo ammettere che non ho capito bene cosa avesse in mente il regista.

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