Preferii attendere, per non correre il rischio di essere bloccato in un ospedale kenyano, lontano da casa e con eventuali ordini di evacuazione per il personale UN. Atterrai a Fiumicino non reggendomi in piedi. Il giorno dopo andai subito dal medico che mi fece fare degli esami del sangue in urgenza e, una volta ricevuti i risultati, mi chiamò per dirmi di andare a casa sua nel pomeriggio. Era strano, mai prima di allora Delfino mi aveva detto una cosa del genere: si annunciavano guai.
Il discorso fu limpido: la situazione è molto grave, bisognerebbe riuscire a farsi ricoverare in urgenza, domani mattina se possibile. Di più non mi disse quel giorno. Fu solo quando lo rividi, tempo dopo, che mi disse che, visti gli esami, difficilmente ci saremmo rivisti, perché sembrava proprio una leucemia.
Grazie al dottor Abu Nassif, che ringrazio ogni anno nelle mie preghiere laiche, venni ricoverato nella clinica dove lavorava. I valori ematici scendevano, la preoccupazione saliva e il peggio era che non capivano cosa potesse essere. Poi un giorno gli venne in mente che una collega svizzera della FAO, molti anni prima, quando era ancora un giovane medico, aveva mostrato sintomi simili. Corse a cercare i vecchi libri universitari, per verificare l’ipotesi che gli frullava in testa.
Tombola. Per una ragione ancor oggi oscura, non avevo più B12 e a nulla sarebbe servito farmi mangiare bistecche di cavallo o darmi delle pastiglie. Venne di corsa in camera mia, era notte oramai, e mi svegliò dicendomi: Sappiamo cos’è. Una anemia perniciosa!
Il problema, da allora, è cronico. Iniezioni di B12 per rimettermi in piedi, con cadenza poco più che mensile, altrimenti mi sgonfio, come le ruote della mia R4.
Una soluzione semplice per un problema che, anche lui, considerava potesse essere fatale, dato il quadro clinico.
La paura è stata tanta, ma col tempo tendo a dimenticare e anche stavolta, anche se son passati dieci anni, me ne sono ricordato in ritardo.
2013, un anno bastardo, perché oltre a quel problema, mi ritrovai all’ospedale ancora una volta a maggio, causa una infezione rimediata durante una missione ad Haiti. Non entro nei dettagli, ma anche lì, il professore della Qui Si Sana, non credeva ai propri occhi quando vide in che condizioni ero messo.
Adesso mi sento bene, senza pensare ad altre rogne arrivate nel frattempo, per cui, stasera, si festeggia.
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