Per queste ragioni, oggi, tutte le persone che si riconoscono in quella lotta e nel suo risultato, non possono non essere a fianco dell’eroica lotta del popolo ucraino contro l’invasore russo. Una lotta di popolo armata, come si diceva negli anni 70, lotta continua fino a quando gli invasori non saranno ricacciati a casa loro.
Non ci può essere pace con chi, in spregio a tutti i valori civili, ha compiuto genocidi, saccheggiato e distrutto città, ammazzando donne, uomini e bambini. La lotta armata va sostenuta, finchè necessaria.
Si spera che anche l’ANPI rinsavisca, e si ricordi che noi italiani siamo liberi grazie alla lotta armata contro i nazifascisti e non certo grazie alle ridicole marce per la pace fatte dai Bo-Bo italiani in Umbria. Se proprio vogliono parlare di pace, che vadano a fare queste marce sotto i muri del Cremlino, non certo in un paese che è nato dalla lotta armata contro i nazifascisti.
Appoggiamo la lotta armata di tutti i popoli che si ribellano contro i loro oppressori, oggi russi in Ucraina ma altrove li troviamo sotto altre bandiere, anche di alleati nostri.
Una volta ricacciati fuori dai confini internazionali, riconosciuti dalle Nazioni Unite, allora sarà possibile sedersi attorno a un tavolo e negoziare. Si parlerà anche del legittimo diritto della Russia alla sua sicurezza, ma si parlerà anche dei soldi che i russi dovranno mettere sul tappeto per ripagare i danni che stanno causando. E si parlerà, ma senza negoziare, sui genocidi compiuti dai russi, per i quali solo un tribunale internazionale deve avere competenza.
Viva la Repubblica italiana, fondata sulla lotta armata antifascista e viva tutti i popoli che lottano per i loro diritti e le loro libertà. Il nostro posto, come italiani democratici, è sempre al loro fianco, senza se e senza ma.
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