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sabato 24 aprile 2010

Se io fossi – altro giorno a Maputo

Mattina fresca e nuvolosa come non te la immagini in Africa. Pare sia stato un inverno freddo come non si ricordavano da almeno dieci anni. Sono andato a far la spesa in un nuovo supermercato appena aperto qui vicino all’hotel. Una specie di centro commerciale come queli a cui siamo abituati: vestiti, cibi, lotterie e tutto l’ambaradam abituale. Tante facce non piú nere, ma nemmeno bianche: la geografia fa sí che qui si vedano tanti indiani e tanti asiatici, probabilmente cinesi. L’impresione fugace é che ai posti di comando ci siano quelli che investono nell’educazione ed hanno i soldi, mentre i locali restano sempre sotto nella scala sociale. Nulla di nuovo ovviamente, ma 35 anni dopo l’indipendenza forse potevano sperare in qualcosa di diverso. Il paese cresce, ma sembra crescere per pochi. Almeno non ci sono i conflitti evidenti laddove ci asono risorse del sottosuolo, petrolio e diamanti. Detto questo, la questione delle terre é e resta un tema centrale perché é una delle poche fonti di lavoro e sussistenza per gran parte della popolazione.

Leggevo stamattina del vicino Sudafrica, dove dal ritorno di Mandela fino ad oggi, solo il 4 percento delle terre é stato redistribuito, contro un obiettivo del 30. In campagna dicono che non si sono accorti ancora che sia finito l’apartheid... e adesso uno dei giovani leader della ANC ha deciso di riprendere i vecchi slogan incendiari, canzoni di lotta incitando ad uccedere i Boeri, e a mandare messaggi a Mugabe in Zimbabwe dicendo che quella é la strada da seguire. Pochi seguono queste storie finché non scoppia il caso emblematico, come quel leader razzista ammazzato poche settimane fa, Terreblanche. Ma basti ricordare che dal ritorno della democrazia ad adesso, poco piú di una decina d’anni, le stime sono di oltre 3 mila contadini bianchi ammazzati nelle campagne sudafricane. Cioé siamo seduti su un altro vulcano, non proprio spento. Il Mozambico, lí vicino, fa figura dell’amico piccoletto che sta lí con i grandi e che se succede qualcosa, rischia di farsi trascinare.

Coscienza di questi problemi siamo in pochi ad averla e credo che non interessi molto la gente, nemmeno su da noi, finché poi ti ritrovi gli immigrati alla porta ed invece di capire vorresti semplicemente buttarli a mare, stile Calderoli e la Lega.

I limiti dell’essere umano. Tante chiacchere ma alla fine, strucca strucca come diciamo noi veneti, gli metti li pane e circense e quello si accontenta.

La gente qui é simpatica, ti parla facilmente e non é sempre lí a chiederti soldi o qualsiasi cosa. Stando un po’ attenti giri per strada a piedi, vai nei bar, ti prendi un caffé, leggi i giornali (che lottano per sopravvivere ed essere un po’ indipendenti, a volte pagandolo con la morte), hai servizi che cominciano a funzionare, insomma un paese del sud che anela a non restare sempre sotto. La classe politica é quella che é, noi ci abbiamo messo secoli per arrivare ad avere, ogni tanto, un buon político di cui ricordarci, ma siamo ancora pieni di ladri, papponi e condannati vari per cui é abbastanza normale che ci ritroviamo in situazioni simili qui al sud. Tanto insistere sulla trasparenza, democrazia, partecipazione, ovvio che é giusto, ma dobbaimo anche renderci conto dei tempi, che non possono essere dettati da noi.
A volte ci guardano come beste rare. Penso in particiolare nel settore lavorativo mio, ed ai colleghi con cui lavoro qui, nazionali e non. Noi sempre affannati a spingere perché le cose vadano piú in fretta, loro che, per gentilezza, ti rispondo toudo bem, ma poi la velocitá non cambia; la burocrazia deve dimostrare di avere gli stessi difetti che ha al nord, i politici devono ricordare che sono loro a comandare e le stesse dinamiche le ritrovi poi giú per la scala sociale. Lavori con un collega per molti anni su queste questioni ambientali, partecipative, l’importanza di costruire assieme etc.. poi appena viene promosso vice capo, eccolo lí a fare il dittatoriello.... qui comando io... mah, forse é inevitabile....

Lunedí inizieremo vari workshops, il nostro che tratterá di questioni di genere dentro i temi acqua e terra, per un pubblico mozambicano, ed i nostri colleghi ne apriranno uno sulla gestione delle terre a partire da martedi sera, con rappresetnanti da tutti i paesi CPLP (lusofoni). Potrebbero essere momenti interessanti, uan goccia in piú nel mare immenso delle cose necessarie, da fare, per pruomovere una riflessione, le famose parole che cambiano il mondo.... almeno ci proviamo.

PS. Hanno delle buone birre qui, sia bianche che scure. Preferisco la Laurentina, preta.

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