Visualizzazioni totali

domenica 2 maggio 2010

Ritorno da Maputo

Rieccomi a casa. Ho lasciato una Maputo in rapido cambiamento; il ritmo si è fatto più frenetico e si sentono girare i soldi. Trovi sempre una gran quantità di “cooperanti” dato che il paese è un po’ la mecca della cooperazione allo sviluppo, data la fama di paese che funziona (rispetto agli altri chiaramente). Per chi come noi lavora su temi rognosi non è facile, perché le terre sono le ricchezze dei padroni, da distribuire a chi porta soldi, per progetti magari di dubbia utilità, tipo i biocarburanti, e comunque che interessano una parte molto limitata della popolazione. Sembra essere partiti sulla solita strada dello “sviluppo”: soldi per pochi e povertà per molti, aspettando le famose gocce che cadranno dai ricchi ai poveri (il trickle down, teoria pacificatrice delle coscienze e dei governi che dice che fare diventare ricchi i ricchi fa bene anche anche ai poveri.

Come la pioggia, i diné scendono dai piani alti fino ai sottoscala). La difesa dei diritti sulle terre per le comunità locali è un lavoro senza sosta ma che trova pochi sostenitori nell’elite nazionale. Passiamo momenti di sconforto, vicini alla depressione (per alcuni di noi), ma continuiamo ad andare avanti.

L’esperienza di fare una missione a tre è stata interessante: temi nuovi e nuovi colleghi portano energia per tutti. Torniamo globalmente contenti, con voglia di andare avanti, con la sensazione, almeno mia, di aver aggiunto altra gente, altri colleghi, a questa lotta.

Non sono riuscito a tornare da Tito, il giovane artista al quale volevo comprare una statua. Ne ha tante di belle, pezzi realmente unici, di un percorso molto personale che sicuramente lo porterà lontano. Con soli 23 anni sembra portarsi dietro un’esperienza immensa. Fa piacere sapere che c’è gente così… forse proverò a invitarlo in Italia e farlo lavorare e conoscere un po’ in questo nostro giro di amici artisti.

Tornato a casa ed aperti i giornali degli ultimi giorni trovo una sequela di casi di pedofilia legati alla Chiesa cattolica. Citandone uno, il vescovo di Bruges in Belgio, che violentava il nipote. Centinaia i casi venuti alla luce in Belgio, per non parlare della Germania, delle migliaia di casi in Irlanda, e poi il resto, Stati Uniti e anche qui in Italia. Diventa ogni giorno più difficile sostenere che si tratti di casi isolati; mi vien da pensare che non aver battezzato nostra figlia sia stata una fortuna, evitandole di frequentare ambienti che sembrano essere più pericolosi ogni giorno che passa.

Sperare che questo porti a una vera pulizia in Vaticano è chiaramente troppo, le gerarchie del potere non cambiano di fronte a nulla. Così come il governo “socialista” del Mozambico continua ad accaparrarsi le terre delle comunità povere per far soldi, così l’alta gerarchia Vaticana continuerà a ripetere che sono solo dei casi individuali, dei preti (e vescovi) deboli che sono caduti nel peccato ma che con la preghiera e il rimorso passa tutto. Manca solo che suggeriscano di prendere un Aspro (ricordate la vecchia pubblicità? Con Aspro passa!).

Ricordiamoci di Padre Devillé che provò ad allertare le autorità ecclesiastiche del Belgio fin dal 1992, arrivando fino al Primate del Belgio, cardinal Danneels: neppure portando lì venti vittime di abusi il Primate non volle ascoltare. Sono fatti così: chi sta al potere ha diritto di fare quel che vuole e nessuno riuscirà a mandarli via se non la morte. Il Papa si è accorto adesso che Padre Maciel, quello dei Legionari di Cristo, ha compiuto atti incredibili, per cui avrebbe dovuto marcire in galera. Adesso che è morto e sepolto da tempo; anche se le denunce erano arrivate da anni, ed intanto Papa Woytila lo incontrava, lo ringraziava per le sue opere… questi sono quelli che ci comandano. Qualcosa dovremo fare un giorno per cambiare questo mondo, ma non solo nel futuro, ma nel nostro impegno quotidiano. Come si dice laggiù a Maputo: A Luta Continua (ma la Vitoria não è certa!).

Nessun commento:

Posta un commento