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giovedì 25 febbraio 2010

Nepal: parliamo di terra

Avevo promesso di spiegare velocemente il perché siamo qui a Ktm a parlare di terra, ed eccoci qui. Dati recenti danno una disponibilità di terra di poco più di mezzo ettaro per famiglia. Considerando che, ai ritmi attuali, la popolazione raddoppierà fra 25 anni, si capisce quanto grave sia oggi, ma quanto esplosivo sarà domani.
Grosso modo il 60% della popolazione è considerata strutturalmente senza terra (cioè hanno o nulla o fico a mezz’ettaro). La frontiera agricola, cioè la possibilità di espansione delle terre coltivabili sembra sia finita, per cui si giocherà con queste terre o eventualmente meno, dato che esiste un problema di degradazione delle terre causa pratiche non sostenibili. Si aggiunga poi che le città, Ktm in particolare, si espandono e mangiano terra, e come sempre succede sono le migliori terre, quelle pianeggianti che piacciono di più ai promotori immobiliari.
In campagna esistono ancora forme di servitù, come il Kamaiya, che da decenni i vari governi dicono di voler abolire senza mai riuscire a farcela.
La guerra civile fra la monarchia e la guerriglia maoista che ha insanguinato il paese dalla metà degli anni novanta ha avuto nella questione terra un propulsore importante. Di questo tutti sembrano coscienti. Così come del rischio che il conflitto ricominci se non si riesce ad intaccare i problemi strutturali di questo paese in materia di struttura agraria.
I maoisti hanno vinto la guerra, ma rischiano, così come gli altri partiti, di perdere la pace. Il loro primo governo non è riuscito nemmeno a mettere le basi per iniziare. Sostituiti da una coalizione di altri partiti, un po’ stile il Prodi di due anni fa, le difficoltà restano uguali e quindi aldilà di continuare a far lavorare una Commissione di alto livello (soluzione che mi sembra aver già visto anche dalle nostre parti o sbaglio? Quando un governo non sa che fare, crea una Commissione J) non si è risolto molto.
Ecco, noi arriviamo in questa situazione, con uno sforzo interno per cercare di avvicinare vari dipartimenti dell’organizzazione, cosa che si fa raramente, in assenza di progetti da spartire, cosa che ci ha permesso di mettere assieme quelli delle foreste, dell’ufficio legale, delle politiche e noi delle terre, in collaborazione con l’unità responsabile per le questioni di genere. Cosa proponiamo noi? Indovinate un po’… lo saprete nei prossimi giorni

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