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giovedì 30 settembre 2021

2021 L46: Giulia Caminito - L'acqua del lago non è mai dolce

 

Bompiani, 2021

Odore di alghe limacciose e sabbia densa, odore di piume bagnate. È un antico cratere, ora pieno d’acqua: è il lago di Bracciano, dove approda, in fuga dall’indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, donna fiera fino alla testardaggine che da sola si occupa di un marito disabile e di quattro figli. Antonia è onestissima, Antonia non scende a compromessi, Antonia crede nel bene comune eppure vuole insegnare alla sua unica figlia femmina a contare solo sulla propria capacità di tenere alta la testa. E Gaia impara: a non lamentarsi, a salire ogni giorno su un regionale per andare a scuola, a leggere libri, a nascondere il telefonino in una scatola da scarpe, a tuffarsi nel lago anche se le correnti tirano verso il fondo. Sembra che questa ragazzina piena di lentiggini chini il capo: invece quando leva lo sguardo i suoi occhi hanno una luce nerissima. Ogni moto di ragionevolezza precipita dentro di lei come in quelle notti in cui corre a fari spenti nel buio in sella a un motorino. Alla banalità insapore della vita, a un torto subìto Gaia reagisce con violenza imprevedibile, con la determinazione di una divinità muta. Sono gli anni duemila, Gaia e i suoi amici crescono in un mondo dal quale le grandi battaglie politiche e civili sono lontane, vicino c’è solo il piccolo cabotaggio degli oggetti posseduti o negati, dei primi sms, le acque immobili di un’esistenza priva di orizzonti. Giulia Caminito dà vita a un romanzo ancorato nella realtà e insieme percorso da un’inquietudine radicale, che fa di una scrittura essenziale e misurata, spigolosa e poetica l’ultimo baluardo contro i fantasmi che incombono. Il lago è uno specchio magico: sul fondo, insieme al presepe sommerso, vediamo la giovinezza, la sua ostinata sfida all’infelicità.

domenica 26 settembre 2021

2021 L45: Jérome Loubry - De soleil et de sang



Le livre de poche, 2020

Dans ce quartier chic de Port-au-Prince s’élèvent de belles demeures de pierre entourées de palmiers, de flamboyants et d’arbres orchidées. C’est là que, pour la deuxième fois en une semaine, un couple est retrouvé assassiné dans sa chambre. Deux corps mutilés gisant au pied du lit conjugal. La presse titre déjà sur une série de "crimes vaudous".
Pourtant l’inspecteur Simon Bélage refuse de tomber dans la superstition. Sur cette île, la corruption et le trafic d’enfants font plus de ravages que le terrible Baron Samedi, le dieu des morts. Simon sait avec certitude que ces crimes sont l’oeuvre d’un être de chair et de sang. Et tous les indices convergent vers un orphelinat fermé depuis près de vingt ans, surnommé la "Tombe joyeuse".
Mais Simon devrait prendre garde. En Haïti, ignorer les avertissements des esprits, qu’ils soient vrais ou faux, peut se révéler dangereux…

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Un autore proposto dalla libreria di fronte casa (Les guetteurs du vent): molto apprezzato. Sarà nella Top dell'anno!

2021 L44: Stefania Auci - L'inverno dei leoni



Editrice Nord, 2021

Hanno vinto, i Florio, i Leoni di Sicilia. Lontani sono i tempi della misera putìa al centro di Palermo, dei sacchi di spezie, di Paolo e di Ignazio, arrivati lì per sfuggire alla miseria, ricchi solo di determinazione. Adesso hanno palazzi e fabbriche, navi e tonnare, sete e gioielli. Adesso tutta la città li ammira, li onora e li teme.
E il giovane Ignazio non teme nessuno. Il destino di Casa Florio è stato il suo destino fin dalla nascita, gli scorre nelle vene, lo spinge ad andare oltre la Sicilia, verso Roma e gli intrighi della politica, verso l'Europa e le sue corti, verso il dominio navale del Mediterraneo, verso l'acquisto dell'intero arcipelago delle Egadi. È un impero sfolgorante, quello di Ignazio, che però ha un cuore di ghiaccio. Perché per la gloria di Casa Florio lui ha dovuto rinunciare all'amore che avrebbe rovesciato il suo destino. E l'ombra di quell'amore non lo lascia mai, fino all'ultimo…
Ha paura, invece, suo figlio Ignazziddu, che a poco più di vent'anni riceve in eredità tutto ciò suo padre ha costruito. Ha paura perché lui non vuole essere schiavo di un nome, sacrificare se stesso sull'altare della famiglia. Eppure ci prova, affrontando un mondo che cambia troppo rapidamente, agitato da forze nuove, violente e incontrollabili. Ci prova, ma capisce che non basta avere il sangue dei Florio per imporsi. Ci vuole qualcos'altro, qualcosa che avevano suo nonno e suo padre e che a lui manca. Ma dove, cosa, ha sbagliato?
Vincono tutto e poi perdono tutto, i Florio. Eppure questa non è che una parte della loro incredibile storia. Perché questo padre e questo figlio, così diversi, così lontani, hanno accanto due donne anche loro molto diverse, eppure entrambe straordinarie: Giovanna, la moglie di Ignazio, dura e fragile come cristallo, piena di passione ma affamata d'amore, e Franca, la moglie di Ignazziddu, la donna più bella d'Europa, la cui esistenza dorata va in frantumi sotto i colpi di un destino crudele.
Sono loro, sono queste due donne, a compiere la vera parabola – esaltante e terribile, gloriosa e tragica – di una famiglia che, per un lungo istante, ha illuminato il mondo. E a farci capire perché, dopo tanti anni, i Florio continuano a vivere, a far battere il cuore di un'isola e di una città. Unici e indimenticabili.

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Altrettanto bello del primo, nessun dubbio che saranno entrambi nella Top dell'anno.

sabato 11 settembre 2021

11 settembre 2001 - 11 settembre 2021: 20 anni per nulla

 

Nell’invitare chi avesse accesso a Netflix a guardare il documentario (in 5 parti) sui fatti dell’11 settembre (The Turning Point), alcune riflessioni maturate in questi anni mi vengono in mente e le metto in questo post.

 

Come emerge bene dal documentario, la domanda che gli americani si sono fatti subito dopo gli eventi, e che sembrano ancora porsi oggi, è: perché ci hanno colpito? Cosa gli abbiamo fatto?

 

Decenni fa, quando la guerra fredda era ancora l’elemento portante del nostro mondo, l’idea di rispondere all’invasione sovietica dell’Afghanistan era sembrata ovvia a tutti i governi occidentali. Chi più chi meno, tutti hanno trovato normale quello che gli americani si prestavano a fare a nome dei “nostri” valori occidentali, cioè finanziare come un pozzo senza fondo, le guerriglie islamiche presenti nel paese, fornendo loro tutto l’appoggio materiale, economico, logistico, di formazione, che sarebbe durato finché non avrebbero cacciato l’invasore. Che questo sia costato un occhio della testa, non interessa in questa discussione. Interessa invece, e molto, il fatto che gli americani (e noi occidentali, in quanto loro sodali) siano partiti lancia in resta senza una sola strategia sul cosa fare dopo (come confermano gli esperti interrogati nel documentario di cui sopra). Che vincessero o perdessero, il futuro non importava, si sarebbe visto al momento.

 

I sovietici sono stati mandati a casa (gennaio 1989) e a quel punto le varie guerriglie (almeno 7 gruppi diversi, tutti islamici, dai moderati agli estremisti) hanno preso il potere e iniziato immediatamente una guerra civile interna per decidere chi dovesse comandare. Ben Laden era presente, ma come uno degli attori ancora marginali.

 

Quell’anno, il 1989, segna anche la fine dell’URSS e il “trionfo” del Nuovo Ordine Mondiale che i neoliberali americani vanno presentando al mondo intero come il nuovo futuro, fatto e ordinato in funzione del dio mercato e di una visione materiale e individualista del mondo, su modello americano.  In Italia eravamo quasi alla fine del decennio conosciuto come quello dell’edonismo reaganiano, e poco dopo avremmo iniziato a svegliarci col mal di testa.

 

Il 1990 lo ricordiamo perché nel quadro di un nuovo mondo dove quel che conta è la forza, anche Saddam Hussein decide di giocarsi la sua partita, invadendo il Kuwait. La reazione americana e inglese è immediata e le loro truppe sono inviate immediatamente a “salvaguardare” i luoghi sacri dell’Arabia Saudita, cioè i pozzi di petrolio.

 

Arriva così, caduta dal cielo, la giustificazione tanto cercata da Bin Laden, il teorico che russi e americani uguali sono, dato che quello che vogliono è controllare i paesi altrui per avere accesso alle loro risorse per il benessere delle loro popolazioni. Quindi, così come era doveroso battersi contro i sovietici, sostiene Bin Laden che sia necessario fare lo stesso contro gli americani, dichiarando la guerra santa. 

 

Non avendo idea di cosa fare in Afghanistan dopo la cacciata sovietica, gli americani si concentrano sulla nuova guerra contro Saddam, vinta in pochi giorni, rimandandolo a casa sua. Ma intanto il pensiero di Bin Laden cominciava a fare strada.

 

Ecco allora cominciare la serie di attentati, in particolare quello alle torri gemelle del 1993, organizzato da quello che è considerato come il mentore storico di Bin Laden. Le torri non cadono, e quando questo viene detto in faccia all’attentatore, questi risponderà: avessi avuto più soldi, non sarebbero lì oggi.

 

I Talebani, avendo battuti tutti gli altri gruppuscoli, prendono il potere nel 1996, pattuando una protezione a Bin Laden in cambio di una promessa di tenersi buono.

 

Tre anni sono necessari a quest’ultimo per preparare l’attentato dell’11 settembre. I morti sono 3000 e l’impatto è mondiale, epocale.

 

La risposta immediata è dichiarare guerra all’Afghanistan, e in pochissimo tempo i talebani sono cacciati dal potere. Stessa storia di prima, nessuna strategia chiara sul dopo, a parte una visione ideologica che permeava le alte sfere americane: imporre la democrazia, intesa come regole e istituzioni calate dall’alto, senza radicamento storico locale, allo scopo di rendere presentabile il paese al mondo intero.

 

La forte presenza militare assicura, nell’immediato, una stabilità e una sicurezza nuova nel paese. Ma non dura molto, dato che nella voglia di vendetta cieca, viene dichiarata guerra all’Irak sulle base di false affermazioni dell’amministrazione Bush appoggiate da Tony Blair (il famoso socialista britannico, teorico della terza via, quella militare? Mi chiedo io). Mantenere due guerre aperte costava troppo anche per loro, per cui buona parte delle truppe americane in Afghanistan vengono spostate in Irak. In questo modo viene lasciato spazio ai vari gruppetti islamici afghani, in particolare ma non solo, i talebani, di riprendere coraggio e iniziare di nuovo la lotta di liberazione, questa volta contro gli americani, per cui vengono a trovarsi alleati naturali di Bin Laden, oramai assunto a leader mondiale degli islamici duri e puri.

 

I disastri combinati in Irak, con le foto di Abu Ghraib e i comportamenti dei soldati americani, associati alle immagini e prime informazioni sulle torture che venivano inflitte ai prigioneri a Guantamano, migliaia di persone arrestate senza mandato e rimaste per anni, decenni, in carcere senza nessuna incolpazione formale, il tutto contribuisce a mettere benzina sul fuoco anti-occidentale (e anti americano in particolare).

 

I miliardi spesi in Afghanistan per mantenere al potere un gruppo corrotto ai massimi livelli, senza che si vedano benefici alcuni per la popolazione, i massacri compiuti dalle nuove tecnologie (droni) che Obama manda in quantità industriale, insomma gli elementi per capire perché li odiano tanto, li hanno costruiti da soli, uno dopo l’altro, paese per paese e giorno dopo giorno.

 

Adesso che hanno perso in Syria, in Irak manca poco, e dall’Afghanistan hanno dovuto scappare in tutta fretta, resta sulla scena un mondo dove l’odio verso il mondo occidentale è molto più presente di prima, la paura di affrontare la grande potenza (e i suoi alleati, noi) non è più un fattore limitante, le armi a disposizione sono infinite e, soprattutto, il sistema di valori che noi abbiamo venduto come universali è oramai talmente intaccato dalla sporcizia americana che diventa sempre più difficile difenderlo. Ecco quindi che si alza il mondo cinese e i suoi alleati, per dire che la visione occidentale della democrazia era una visione di parte, che può magari andar bene da loro, ma altrove non può funzionare e che quindi altri modelli, come quello cinese, hanno lo stesso diritto di esistere (ed essere esportato) che il nostro.

 

I rapporti di forza sono cambiati: i russi si sono tirati fuori a buon mercato da questo casino, fingono di giocare ancora nella corte dei grandi anche se in realtà sono periferici in (quasi) tutto, mentre chiaramente chi darà le carte è l’unica super-potenza che può dirsi immune da tutto ciò, i cinesi.

 

Che fosse il mondo americano, con i suoi valori di individualismo, finanza e mercato ad essere questionabile, la loro boria di imporre la loro visione senza ascoltare nessuno, questo non lo hanno ancora capito, cosa che mi fa concludere pensando che gli anni a venire saranno solo peggio (non solo per noi occidentali) di quelli appena passati. Con l’acqua sporca americana si butta via anche il bambino del sistema di diritti, di uguaglianza davanti alla legge, tutti principi che noi europei avremmo potuto difendere avendo una posizione nostra, indipendente, ma che non abbiamo fatto. Le ragioni sono molte, e basta vedere come non faccia passi avanti una strategia europea per le migrazioni, per capire che oramai anche noi siamo incapaci di trovare un punto di caduta europeo comune, al di fuori della moneta unica.

 

Peccato, decenni passati per nulla, e un futuro che non promette nulla di buono.

 

 

 

lunedì 6 settembre 2021

2021 L43: Sara Lovestam - Là ou se trouve le coeur



Pocket 2021

Une chambre en colocation, un permis de résidence et un job dans une bibliothèque : les années de galère de Kouplan sont définitivement derrière lui ! Toutefois, il y a une chose qu’il ne parvient pas à se sortir de la tête : qu’est-il arrivé à son frère, arrêté en Iran il y a huit ans ? En se lançant à sa recherche, il croise la route de neuf immigrés illégaux qui, comme lui auparavant, font la plonge ou le ménage pour quelques couronnes de l’heure. L’un des leurs est mort, mais personne ne peut dénoncer les coupables à la police, de peur d’être expulsé…
Kouplan va alors devoir faire face à ses anciens démons pour aider ceux qui n’ont personne vers qui se tourner.

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Molto bello, invita a leggere gli altri capitoli della saga Kouplan. Potrebbe trovarsi nella Top dell'anno.