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sabato 30 marzo 2013

L'eredità Andreottiana nel discorso di Napolitano

I poveri giornalisti stanno ancora tentando di tradurre in un linguaggio chiaro e semplice, quello della ggente per capirci, le parole appena pronunciate dal Presidente Napolitano.
E' comunque difficile sfuggire all'impressione di un déjà vu, ai discorsi e soprattutto alla massima che rese celebre il gobbo di Stato: il "tirare a campare" come strategia politica.
Cos'altro è questo messaggio dove la constatazione delle profonde incomprensioni tra i vari gruppi, ribadite nelle dichiarazioni pubbliche dopo le consultazioni va di pari con l'idea di cercare fino all'ultimo momento un.. cosa poi? Il PD non potrebbe mai rinunciare a mettere il tema giustizia (rispetto per la Costituzione, la separazione dei poteri e l'indipendenza della magiustratura) nella propria agenda, pena la fine stessa del partito. Il PDL per definizione non può accettarlo, mentre alla lista Monti va bene anche di esser presa a pesci in faccia da chi ha abbattuto il suo governo.
Tirar fuori dal cilindro i due conigli chiamati gruppi ristretti sembra proprio un'idea di quelle per tirare avanti. O le proposte sono quelle che hanno fatto i partiti, e si ritorna a capo, oppure ne fanno delle altre, teoricamente buone ma che, innanzitutto debbono scontrarsi col fatto che i due gruppi verranno da orizzonti politici diversi (il che dovrebbe tagliar fuori sia le priorità del M5S che quelle di Monti) e che quindi non avranno possibilità di essere accettate assieme dai due partiti.
Perderemo ancora tempo, mentre sarebbe stato possibile accellerare i tempi con le dimissioni anticipate, andando così all'elezione di un Presidente nuovo, con i pieni poteri e un'orizzonte che non sia di due settimane e a quel punto lasciare a lui la scelta sull'eventuale scioglimento delle camere. Pensare che questi partiti, i tre citati prima, riescano a mettersi d'accordo in un paio di giorni sulla riforma alla legge elettorale, dopo che da un anno Napolitano insisteva sullo stesso tema senza nessun spiraglio di accordo, vuol dire sognare ad occhi aperti.
Martedì mattina, anzi lunedì notte, riaprono i mercati e noi saremo lì a disquisire sui membri di questi gruppi, chi avrebbe dovuto esserci al posto di quelli che ci sono, della bontà o meno delle loro proposte... e così passerà il tempo... meglio tirare a campare che tirare le cuoia diceva l'altro....

Quelli che


Quelli che se ne sono andati, lasciandoci tutti più orfani, oh yes
Quelli come l'Enzo.... oh yes!!!!
Ci mancherai, e ti ricordiamo con uno dei testi più duri: Natalìa

Natalia, la faccia quasi color della cera
Natalia non vedi le flebo che ti sparano dentro
e vederti non sembri neanche vera
e siamo qui davanti a te coi bei vestiti verdi dei chirurghi americani
Natalia, far finta di essere perplessi
come fa ogni professionista che si rispetta
ma la cera ricorda qualcuno dei tasti bianchi del mio pianoforte
Natalia, tu non sai che bisogna riaprirti il torace
che è una cosa che rompe sempre i coglioni
Natlia, Natalia, Natalia
Natalia che hai solo sette anni e fai la figlia di ferroviere
proprio quello al quale il professore di Torino
ha chiesto venti milioni
ben sapendo che male che vada c'è sempre la colletta
e siamo bei freschi di tasse
è tutto Natalia
Natalia che hai capito che all'ospedale di Milano
sei la numero trentotto giù in lista di attesa
Natalia con la valvola nel cuore messa dalla parte sbagliata
già ma queste son cose che la canzone non dice mai, mah
Natalia che mi hai telefonato con la cadenza della donna d'affari
la mia amica mentre si giocava in corridoio è deceduta
- Come hai detto? - Si dice deceduta ma tu sei un dottore?
Dimodoché siccome adesso io c'ho paura mollo sti due deficienti
padre e assistente sociale
sai gli han già tirato venti milioni a Torino
non vorrei, non vorrei ci fosse qualche altro casino
e anche queste son cose che la canzone non dice
Natalia coi fumetti, la sorella di tua madre,
il gelato, gli occhi fuori dal finestrino
Natalia, chi lavora magari anche sbaglia
ma lui mi ha combinato proprio un casino, troppo casino
Natalia che non puoi sapere cos'è bradicardia
cioè che tutto sta andando a puttane e così sia
Natalia che l'hai fatto smettere di bestemmiare
perché si potesse chiedere aiuto a qualcuno
magari anche alla Vergine Maria, eh magari
Natalia che domani vai via, grazie di tutto e così sia.
Natalia, la faccia quasi color della cera
Natalia non vedi le flebo che ti sparano dentro
e vederti non sembri neanche vera
e siamo qui davanti a te coi bei vestiti verdi dei chirurghi americani
Natalia, far finta di essere perplessi
come fa ogni professionista che si rispetta
ma la cera ricorda qualcuno dei tasti bianchi del mio pianoforte
Natalia, tu non sai che bisogna riaprirti il torace
che è una cosa che rompe sempre i coglioni
Natlia, Natalia, Natalia
Natalia che hai solo sette anni e fai la figlia di ferroviere
proprio quello al quale il professore di Torino
ha chiesto venti milioni
ben sapendo che male che vada c'è sempre la colletta
e siamo bei freschi di tasse
è tutto Natalia
Natalia che hai capito che all'ospedale di Milano
sei la numero trentotto giù in lista di attesa
Natalia con la valvola nel cuore messa dalla parte sbagliata
già ma queste son cose che la canzone non dice mai, mah
Natalia che mi hai telefonato con la cadenza della donna d'affari
la mia amica mentre si giocava in corridoio è deceduta
- Come hai detto? - Si dice deceduta ma tu sei un dottore?
Dimodoché siccome adesso io c'ho paura mollo sti due deficienti
padre e assistente sociale
sai gli han già tirato venti milioni a Torino
non vorrei, non vorrei ci fosse qualche altro casino
e anche queste son cose che la canzone non dice
Natalia coi fumetti, la sorella di tua madre,
il gelato, gli occhi fuori dal finestrino
Natalia, chi lavora magari anche sbaglia
ma lui mi ha combinato proprio un casino, troppo casino
Natalia che non puoi sapere cos'è bradicardia
cioè che tutto sta andando a puttane e così sia
Natalia che l'hai fatto smettere di bestemmiare
perché si potesse chiedere aiuto a qualcuno
magari anche alla Vergine Maria, eh magari
Natalia che domani vai via, grazie di tutto e così sia.

Xuor Platinum: La Brioche


Ingredienti:
3 uova, più un tuorlo per la spennellata
500 gr. farina,
10 cl latte,
80 gr. zucchero,
70 gr. burro e
1 cubetto di lievito

Fare la fontana con la farina e aggiungere il lievito sciolto nel latte, le uova, lo zucchero e il burro fuso.
Mescolare manualmente bene a lungo.
Lasciar lievitare per 3 ore
Poi dividere l'impasto in due: una piccola e una più grossa che va messa nella teglia (con carta forno), lasciando libero uno spazio al centro. La pallina piccola viene rilavorata a mano e poi messa nello spazio centrale lasciato libero dall'altra pallina (questa parte rilavorata sarà quella che darà la parte superiore soffice della brioche).
Lasciar rilievitare altri 40 minuti circa. Poi spennellare la superficie col tuorlo d'uovo e intanto riscaldare il forno.
30 minuti a 180°: non aprire il forno durante la cottura.

Buonissima, penso sarà la ricetta dell'anno!

lunedì 25 marzo 2013

Back to business:

Oggi, lunedì 25 marzo, sono tornato in ufficio. Un mese dopo il ricovero urgente che mi ha tenuto in ansia, io, famiglia e molti cari amici che voglio qui ringraziare di cuore.

Bello tornare ad attivarsi sui nostri temi, terre, territori, diritti calpestati, politiche e leggi che non funzionano. I "miei" giovani (un po' ridicolo dire i miei, sarebbe più corretto dire i giovani che ho aiutato a crescere attorno aquesti temi e che adesso sono lì a lottare su tanti terreni diversi... ma così la facevo troppo lunga) hanno tenuto botta, dall' Angola al Mozambico, passando per la Somalia, il Darfur, l'Argentina e la Colombia, nonchè mantenendo aperti i contatti qui nella sede romana. Grazie a tutti voi, di cuore. Domani festeggeremo, con chi è qui a Roma, gli altri partecipernno col pensiero; tutti voi sapete quanto mi siete cari e quanto ancora spero di potervi aiutare, questo perchè c' è un bisogno crescente di persone capaci di leggere queste complessità, metterci la rabbia, la libertà di pensiero e la fantasia necessaria per cercare e trovare le strade nuove.

Rabbia, Libertà e Fantasia sono, da parecchi anni, le parole chiave del nostro gruppo. Per chi fosse troppo giovane, le ho prese da una bellissima canzone cantata decenni fa da Ornella Vanoni (cercatela ed ascoltatela.. ne vale la pena). Ecco, sento rinascere in me la stessa rabbia di sempre, e posso dire di sentirmi libero e, almeno per il momento, di avere ancora depositi di fantasia da saccheggiare.

venerdì 15 marzo 2013

2013-L.8: La Vérité sur l'Affaire Harry Quebert - Joel Dicker


Editions de Noyelles, 2012

À New York, au printemps 2008, alors que l’Amérique bruisse des prémices de l’élection présidentielle, Marcus Goldman, jeune écrivain à succès, est dans la tourmente : il est incapable d’écrire le nouveau roman qu’il doit remettre à son éditeur d’ici quelques mois. Le délai est près d’expirer quand soudain tout bascule pour lui : son ami et ancien professeur d’université, Harry Quebert, l’un des écrivains les plus respectés du pays, est rattrapé par son passé et se retrouve accusé d’avoir assassiné, en 1975, Nola Kellergan, une jeune fille de 15 ans, avec qui il aurait eu une liaison. Convaincu de l’innocence de Harry, Marcus abandonne tout pour se rendre dans le New Hampshire et mener son enquête. Il est rapidement dépassé par les événements : l’enquête s’enfonce et il fait l’objet de menaces. Pour innocenter Harry et sauver sa carrière d’écrivain, il doit absolument répondre à trois questions : Qui a tué Nola Kellergan ? Que s’est-il passé dans le New Hampshire à l’été 1975 ? Et comment écrit-on un roman à succès ?

gran libro, assolutamente consigliato. Sarà senza dubbio nella Top dell'anno. Voglio citare una delle lezioni di Harry a Marcus su come si scrive un libro:
"Un nuovo libro, Marcus, è una nuova vita che comincia. E' anche un momento di grande altruismo: offrite, a chi vuole veramente scoprirlo, una parte di voi. Qualcuno adorerà, altri detesteranno. Qualcuno farà di voi una vedette, altri vi disprezzeranno. Qualcuno sarà geloso, altri interessati. Non è per loro che scrivete, Marcus. Ma per tutti quelli che, nel loro quotidiano, avranno passato un buon momento grazie a voi. Voi mi direte che non è molto, eppure è già qualcosa."

domenica 10 marzo 2013

2013: un anno che non va



Sarà un inizio anno difficile da dimenticare: di colpo sono venute a mancare due forti e coraggiose combattenti, Michelle e Kaori, nel pieno della loro vita, personale e professionale. In mezzo a tutto questo mi è capitata sta brutta storia dell’anemia perniciosa che, vista adesso, sembra una cosetta da nulla, facile da curare e senza maggiori problemi per il futuro. Resta il fatto che i sintomi erano troppo maledettamente simili a un qualcosa di ben più grave, di quelli che raramente lasciano scampo. Per questo il mio medico di base quando mi ha rivisto mi ha confessato che pensava fossi lì per confermargli la diagnosi iniziale, che non mi aveva detto e che, invece, le buone notizie facevano di me un miracolato. Tre volte me l’ha ripetuto. 

E allora ti viene da pensare che quel mercoledì 27 febbraio, quando sei entrato in clinica, avrebbe potuto segnare l’inizio di una storia diversa, corta e con finale già segnato; questo è quello che molti pensavano, come mi hanno detto dopo…. Ed è come ti avessero dato una seconda chance, a te, quella chance che né Michelle né Kaori hanno avuto. 

Che la vita sia una roulette russa, che può fermarsi di colpo, implicitamente lo sappiamo tutti. Diventiamo più sensibili quando La faucheuse ci passa vicino e, all’ultimo momento, decide di andare altrove. Ma qualcosa ti cambia dentro, ne esci che non sei più quello di prima, anche se in superficie tutto fila liscio e torni ad essere sorridente come prima. 

Ripartiamo, risettando amicizie e ripensando a quando Roby “Zea Mais” de Marchi, di fronte a un piccolo problema che poteva affliggerci quando avevamo 20anni, ci rispondeva sorridente: “Eh, le fosse queste le robe importanti dea vita….” (fossero queste le cose importanti della vita…) e noi a chiedergli: Roberto, ma quali sono allora?

Siamo ancora lì, a queste domande, il nord della nostra vita, che ci spingono ad andare avanti.

In clinica una dottoressa, finché mi faceva un esame alla tiroide mi aveva chiesto cosa facevo nella vita; la risposta l’ha fatta sorridere: leggo, scrivo, ascolto e parlo. Questo è quello che riempie la mia vita professionale, accanto al viaggiare frequentemente (vedremo per il futuro cosa ne diranno i medici): leggere, come un alimento di cui ha bisogno la macchina intellettuale; scrivere, idee, proposte, scenari, strategie, in cinque lingue diverse… ma anche scrivere qui e, soprattutto, da alcuni anni a sta parte, scrivere libri. Il primo lo conoscete, il secondo comincia pian piano a uscire dalla testa e a riempire pagine bianche. Ascoltare è quanto di più difficile ci sia nella vita: ascoltare gli altri ma anche ascoltare la natura: per esempio l’upupa che torna periodicamente nel nostro giardino da più di cinque anni. Ma ascoltare l’uomo è quanto più difficile ci sia. Vedo attorno a me una tendenza sempre più forte a non ascoltare più, voler dire la propria opinione indipendentemente dagli altri, mai un dialogo che costruisca, sempre più battibecchi se non veri e propri soliloqui. Il parlare finale è la risultante di tutto questo: solo quando hai imparato ad ascoltare, puoi andare a leggere le cose che realmente ti diranno qualcosa, entreranno in te, e quindi potrai anche digerirle e rimetterle in circolo con i tuoi scritti e con le parole.

Prometto che ascolterò ancor di più, ma credo di aver perso per strada un po’ di pazienza, soprattutto con quelli che non ascoltano e vogliono sempre aver ragione. Il tempo sta diventando limitato e troppo prezioso per sprecarlo con chi non vuol dare nulla agli altri.

Ciao a tutti

Kaori: anche lei se n'è andata






Proprio un gran brutto periodo!

Ciao vecchia amica e combattente: le tue battaglie per le complicate questioni dei diritti lle terre da parte delle donne in Africa, in un mondo devastato dall'Aids saranno ricordate da chi, fra noi, cerca ancora di portare avanti questi temi.

Sarai sempre nei nostri cuori, paolo

2013-L7: La Couleur des sentiments - Kathryn Stockett


 Non ci sono dubbi, sarà nella Top dell'anno. Un libro che parla di un paese dove sessant'anni fa i negri non potevano stare sugli stessi autobus dei bianchi, dove dieci anni dopo non potevano sposarsi fra di loro per non inquinare la razza, dove volevano far costruire bagni separati per bianchi e neri... detto e scritto in un modo che te lo fa capire dal di dentro... il razzismo come normale vita quotidiana.... ma sarà mai finito?
Ah, dimenticavo, il paese non è il Sudafrica, ma gli Stati Uniti....


Résumé : Chez les Blancs de Jackson, Mississippi, ce sont les Noires qui font le ménage, la cuisine, et qui s’occupent des enfants. On est en 1962, les lois raciales font autorité. En quarante ans de service, Aibileen a appris à tenir sa langue. L’insolente Minny, sa meilleure amie, vient tout juste de se faire renvoyer. Si les choses s’enveniment, elle devra chercher du travail dans une autre ville. Peut-être même s’exiler dans un autre Etat, comme Constantine, qu’on n’a plus revue ici depuis que, pour des raisons inavouables, les Phelan l’ont congédiée.

Mais Skeeter, la fille des Phelan, n’est pas comme les autres. De retour à Jackson au terme de ses études, elle s’acharne à découvrir pourquoi Constantine, qui ‘la élevée avec amour pendant vingt-deux ans, est partie sans même lui laisser un mot.

Une jeune bourgeoise blanche et deux bonnes noires. Personne ne croirait à leur amitié ; moins encore la toléreraient. Pourtant, poussées par une sourde envie de changer les choses, malgré la peur, elles vont unir leurs destins, et en grand secret écrire une histoire bouleversante.

Passionnant, drôle, émouvant, La couleur des sentiments a conquis l’Amérique avec ses personnages inoubliables. Vendu à plus de deux millions d’exemplaires, ce premier roman, véritable phénomène culturel outre-Atlantique, est un pur bonheur de lecture.


mercoledì 6 marzo 2013

Chavez: se fue!

En este momento hay que separar la muerte del hombre, y la pietas humana, del juicio global de su obra.

No soy de los que llorarán la muerte del Chavez polìtico, y esto por varias razones: institucionales primero, porque no creo a la necesidad de caudillos (y aun menos de militares) para guiar los pueblos y la concentración de poder que Chavez instigó le hizo y le hará mal a Venezuela.  En segundo lugar, mismo que en mi caso seria el tema principal, por los problemas creados en el sector agrario.

Quien no ha conocido el campo venezolano de adentro, dificilmente podrá  tener un juicio equilibrado. A mi me ha tocado estar alli en los 90s (pre-Chavez) y en 2002, durante el intento "golpista" de la oposición, para estudiar la propuesta de Ley de Tierra de Chavez y su hermano. Ya en ese momento se veian claramente los problemas que esta Ley iba a crear para el sector productivo sin lograr crear nada para los sin tierras. En 2005, en una reunión tenida en Brasilia, preparando la conferencia internacional de reforma agraria, el delegado invitado de Venezuela tuvo que admitir que la seguridad alimentaria habia empeorado durante esos años. Y esto ha continuado, como he podido verificar de mis ojos hace un par de años, cuando visité algunas de las realizaciones de la reforma agraria chavista.

Recuerdesen: cuando una revolución no es capaz de responder a las necesidades reales de los campesinos, significa que andamos muy mal y que esto terminará  peor. Venezuela hoy en dia no tiene más campesinos, los habitantes rurales son menos del 3%, todo el mundo se va hacia las ciudades porque no hay expectativas. Nadie produce alimentos y todo viene importado. Hasta cuando tendrán petroleo esto seguirá, sin embargo es evidente que esta economia rentista, muy similar a la del periodo de CAP, solo con una distribución distinta, no está  creando ninguna base solida para el futuro. Misiones, misiones y misiones... de todo tipo, y los ministerios y las instituciones normales han desaparecido.

Todos estos problemas saldrán a la pantalla en las próximas semanas y meses, asi como las divisiones internas entre Maduro y Cabello. Ojalá  no vuelva la derecha, aprovechando de esta situación, y que finalmente una izquierda mas pragmatica pueda retomarle el paso a un fenomeno, el chavismo, que esperemos deber estudiar solo en los libros de historia. A ver lo que decidará  el ejercito, el verdadero dueño del pais en este momento.

martedì 5 marzo 2013

Participulación

La prima volta che ho sentito questa parola è stato durante un corso di formazione che stavamo facendo in Costa Rica per dei tecnici dell'Istituto della Riforma agraria; l'aveva usata (inventata?) un caro amico, Hernàn Mora. Si tratta in effetti di una crasi fra le parole partecipazione e manipolazione.

Quello che abbiamo osservato durante i nostri 30 e oltre anni di lavoro sui temi dello sviluppo in giro per il mondo, è questa tendenza apparsa appunto da metà circa degli anni 70 ad insistere sui temi della partecipazione. La mia organizzazione aveva anche promosso, per molti anni, un PPP, People's Participation Programme, che voleva suggerire fortemente ai vari governi di usare approcci più partecipativi.

Ci siamo passati anche noi per questi filtri; abbiamo partecipato, osservato e poi abbiamo pian piano iniziato a tirare le nostre conclusioni, così sinteticamente riassunte da Hernàn. Gli americani usano la parola buzzword per indicare queste mode estemporanee che arrivano, vengono imposte e poi scompaiono, dato che alla parola non segue un vero contenuto. Diventano parole vuote, alle quali ci si crede sempre meno ma che vengono continuamente ripetute soprattutto da chi sta sopra nella scala gerarchica.

La nostra partecipolazione è forse addirittura peggio di un buzzword perchè sottintende un disegno di guidare il processo, in modo che la partecipazione diventi pian piano teleguidata, sempre da chi sta sopra.
Con gli anni, gli specialisti di questi temi sono riusciti a spaccare il capello in quattro, identificando varie specie di "partecipazioni"; il succo del discorso resta comunque lo stesso: quello a cui assistiamo quando si parla di partecipazione è una tecnica che raramente egualizza i poteri decisionali fra i vari "partecipanti" e che tende a mantenere, se non a legittimare ulteriormente, la presa di controllo da parte delle alte sfere rispetto ai livelli più bassi.

Per questo nel nostro lavoro stiamo pian piano proponendo di uscire dall'enfasi "partecipativa", che non trova sbocchi veri nei giochi di potere riguardanti l'accesso, uso e gestione delle risorse naturali, a favore di un approccio diverso, basato sulla negoziazione, con annesso il preambolo, dichiarato apertamente, di ammettere l'esistenza di asimmetrie forti (di informazione, potere economico, ecc.), contro le quali si vuol lottare, per far sì che il processo negoziale, se si riesce a farlo partire, possa pian piano arrivare a una situazione finale (un prodotto tipo un Patto Socio Territoriale) dove i rapporti di forza siano cambiati, e siano più democratici.

Non è facile, perchè immediatamente sorgono altre constatazioni ed interrogazioni: se si ammette che il meccanismo centrale sia la negoziazione, vuol dire che partiamo che siamo diversi, portatori anche di visioni ed interessi più o meno coincidenti e che, probabilmente, avremo bisogno di qualcuno che faciliti questa ricerca del patto comune. Sono processi lunghi e faticosi, ma che hanno il pregio di togliere la superficie modaiola e inscrivere questi interventi in un'ottica di "ownership" più forte da parte degli attori in gioco.

Mi viene da pensare e scrivere tutto questo assistendo al vociare di questi giorni fra grillini, piddini e altra compagnia cantante. Noi siamo partecipativi, voi no e avanti così...

La novità essendo il movimento di Casaleggio, portato avanti dall'amministratore delegato Beppe Grillo, tocca ai loro supporters dedicare queste riflessioni. Non che il PD non ne abbia bisogno, anzi, ma essendo già sotto il fuoco dei riflettori (siete circondati, 47 morto che parla ecc.) credo non ci sia molto da aggiungere. La mia posizione personale l'avevo già espressa, dicendo che avrei trovato più normale che Bersani ammettesse la non vittoria e che ne tirasse le conseguenze sia lui sia, aggiungo, tutti quegli elefanti che, sotto la spinta della base e di Renzi, avevano dichiarato di esser pronti a farsi da parte e che, una volta usciti dalla porta sono rientrati trionfalmente dalla finestra: i D'Alema, i Veltroni, Violante, Bindi, Finocchiaro... Insomma quelli che considerano il PD una cosa loro e che non si rendono assolutamente conto che è grazie a una dirigenza di questo tipo che la gente di sinistra se ne va altrove.

Una ragione ulteriore che dovrebbe indurre Bersani a fare un passo indietro riguarda anche il suo amico ed ex-segretario Penati che, grazie alle nuove norme sulla concussione concordate tra il governo Monti e la strana magioranza PD-PDL, vede i suoi soci d'affari prescrtti (vedi giornali di oggi), anticipando quella che sarà anche la sentenza probabile per Penati. Insomma, se il segretario del partito non sapeva cosa combinava la sua mano destra, e poi lo aiuta a tirarsi fuori dai guai, con un percorso tortuoso degno del Cavaliere.... insomma non credo che questo aiuterà la gente di sinistra a tornare a casa.

Detto questo, torniamo alla novità stellare.

Quello che, a pelle, mi fa paura, è questa enfasi sul metodo partecipativo che, come dicevo prima, io pratico e ci convivo da una trentina d'anni. Equamente proposto da governi di sinistra e di destra, devo ammettere di aver trovato più danni nei governi autoproclamatosi "progressisti", perchè riuscivano a imbambolare più facilmente la gente. Quando vedo questi nuovi deputati e senatori dire che da loro un voto vale uno, e che tutto si discute e decide assieme, questo mi fa molto pensare a quello che ho visto sul terreno e a quello che succede nei consessi ONU dove, anche lì, un paese è uguale a un voto. Ma nessuno si sognerebbe di pensare che il voto di Malta valga quanto quello della Cina. Quindi quando l' amministratore delegato Grillo grida e sbraita che loro sono democratici, ma poi la linea la detta lui (o chi sta sopra di lui), uno dovrebbe interrogarsi: chi ha deciso l'idea dell'uscita dall'euro? Grillo o i grillini? Chi ha deciso l'apertura a Casa Pound, Grillo o i grillini in libera discussione? Chi ha deciso ... ne avremmo molte di domande del genere da fare... e la chiusura all'esterno, le dinamiche shamaniche di adorazione del Capo (poi viene Grillo e ci spiega lui).... insomma, lasciano molto perplesso chi queste cose le ha viste praticate sui tanti terreni della vita reale.

Buona fortuna, Italia.

lunedì 4 marzo 2013

Back Home

Lunedi pomeriggio, un bel sole primaverile e una dolce attraversata di Roma scendendo dal Gianicolo. Una montagna di esami fatti, adesso in attesa delle biopsie che arriveranno solo la settimana prossima. La notizia positiva è che almeno i globuli rossi hanno iniziato ad aumentare (in realtà era facile, dato che mi hanno fatto una doppia trasfusione). Sono a poco più di otto, il che vuol dire che mi manca ancora la metà del sangue prima di tornare ai livelli normali. Piastrine vanno su e giù, ma pian piano dovrebbero rimettersi a posto.

Per il resto, riposo assoluto. Ringrazio tutti voi che mi siete stati vicini.. mano a mano che le energie tornano vi scriverò a tutti, uno per uno.

sabato 2 marzo 2013

Il Kenya, la salute e il caso

Otto giorni fa mi trovavo a Nairobi, Kenya, a casa di Paolo e Marina, ultima serata prima di prendere il volo di ritorno sabato mattina. Nairobi si trova a oltre 1600 mslm, e la mia stanchezza, che già era affiorata prima di partire in missione, aveva preso una forte accelerazione. Paolo stava correndo sul suo tapis-roulant, una buona mezz'ora, ed io mi stancavo al solo guardarlo.

Finito l'esercizio siamo rimasti un po' a parlare delle prossime elezioni, non quelle italiane, ma le kenyane. Si svolgeranno questo lunedì, 4 marzo, a noi italiani data più familiare essendo stato il compleanno di Lucio Dalla. La situazione è particolarmente calda in questo momento: una delle due liste, che ha grosse probabilità di vincere, vede alla sua testa due personaggi sotto inchiesta da parte della Corte Penale Internazionale che li accusa di avere avuto un ruolo attivo nelle stragi che hanno insanguinato le ultime elezioni (1300 morti acclarati). Secondo Joseph, l'autista di taxi di cui ci serviamo normalmente, le elezioni passeranno normalmente, perchè i kenyani sono ben coscienti della situazione e staranno ben attenti, qualsiasi sia il vincitore, ad accettarlo in nome del supremo valore della democrazia. Dall'altra parte, le ambasciate e, credo, le organizzazioni internazionali, stanno preparando dei piani di evacuazione emergenziali in caso si ripetano gli scontri dell'altra volta. Minacce recenti contro alcuni ambasciatori, nonchè minacce di invadere le aziende dei farmers bianchi (cosa mai avvenuta prima), lasciano planare un clima di tensione che, nella versione più estrema, arriva a far circolare la voce di rischi per la tenuta democratica del paese, se non dello stesso paese.

In questa discussione, ripetevo loro quanto mi sentissi debole: la proposta di andare a vedere un medico di fiducia l'ho scartata gentilmente, pensando che ce l'avrei fatta a tornare a casa.
Visti i valori ematici lunedi, che hanno consigliato al mio medico di base di farmi ricoverare in urgenza, se fossi andato dal medico a Nairobi la prima cosa sarebbe stata di non autorizzarmi a viaggiare e di farmi vedere in un ospedale. Trovarsi proprio  in questi giorni ricoverato laggiù, con il rischio degli scontri e eventuali evacuazioni in urgenza, forse non era proprio il massimo, senza togliere alla qualità delle cure che avrebbero potuto somministrarmi.

Il caso dunque ha voluto, una volta ancora, mettermi su un'altra direzione, per fortuna mia. Il medico che mi ha preso in cura, approfondendo le ipotesi iniziali del medico di base, ha saputo trovare la pista giusta. Quel che è sicuro, da quanto mi dicono tutti qui dentro, è che si tratta di un caso scuola, rarissimo, tanto che probabilmente ne faranno anche un articolo per una rivista scientifica.

Oggi è stata un'altra giornata di quelle che non vedi l'ora che finiscano: le famose gastro e colonscopia, con sedativo, che fa sì che non senti nulla per fortuna, a parte dei giramenti di testa; poi, già che c'erano, una TAC, il tutto inframezzato dai soliti prelievi di sangue, misure di questo e quello, inviti ad andare alla messa e quant'altro.

Stasera sto qui aspettando che il comandante passi a confermarmi che di questo si trattava: una rara forma di anemia perniciosa, in sintesi una limitata capacità di assorbimento de sta benedetta B12, che dovrebbe esser dovuta a una conformazione particolare del mio stomaco, se ho ben capito. Non è ancora chiaro se dovrò seguire un trattamento a vita, in modo da mantenere il livello di B12 normale, o cos'altro abbiano in mente.

Insomma, se tutto va bene, cominciamo a vedere la fine del tunnel; lunedi dovrei anche tornare a casa e poi un po' di riposo, fino a quando lo deciderà il dottore.

venerdì 1 marzo 2013

I numeri che non servono

Da ieri sera sono arrivati tre numeri che non posso nemmeno giocarmi al Lotto: 68mila; 5,7 e 200. Ce ne sarebbe anche un quarto, ma è imprecisato: <45 .="" br=""> 
Si tratta delle piastrine, il cui valore minimo di rifermimento è 120mila; dell'emoglobina che, per uno della mia età e corporatura, attivo professionalmente, dovrebbe aggirarsi attorno a 15, e della glicemia, che dovrebbe essere sotto 115. L'ultimo, quello imprecisato,. riguarda la famigerata B12 che, se ricordo bene, dovrebbe avere valori mini da 170 in su.

Questo per dire che la nottata era partita male, ed è continuata peggio, con un vicino che non ha smesso di lamentarsi tutta la notte e i dati che arrivavano, uno dopo l'altro fra ieri sera e oggi in mattinata.

La storia della glicemia è tornata sotto controllo, il picco era dovuto a una voglia che mi trascinavo da giorni di un vero cannolo siciliano, autorizzato dalle infermiere, ma che ha avuto come effetto di mandare su a mille il valore. Adesso siamo scesi nella norma, e questo mi ha insegnato che non bisogna fidarsi dei primi consigli, meglio aspettare il comandante (cioè il medico che mi segue).

La storia della B12, anche con un valore così basso, è una notizia positiva, perchè conferma la diagnosi dell'anemia perniciosa. Malattia strana e rara dalle nostre parti, tanto che il comandante ha dovuto andar a rispolverare vecchi libri che hanno tutti confermato la diagnosi iniziale. Sapere di cosa si soffre è già qualcosa: certo vorrei tanto capire da dove viene, ma l'emoglobina così bassa è ancora una complicazione in vista degli esami necessari.

Cominciano a prepararmi per domani mattina, quando dovrebbero farmi una gastro e una colonscopia, in attesa che arrivi del sangue in più per cercare di tirarmi su il morale (e l'emoglobina).

Senza questa e senza la B12 stai lì steso, senza forze per muoverti, in attesa di veder passare il tempo.

Giusto per ricordarlo, senza sta B12 vai all'altro mondo, insomma, come dice il comandante ieri sera, mi hanno preso giusto in tempo. Non riesci nemmeno a dormire, sei in un dormiveglia interrotto dai frequenti passaggi delle infermiere a far prelievi (già 4 volte oggi), misurare la maledetta pressione, anche questa ogni due minuti, poi ti mandano un prete e il vicino che continua a lamentarsi.

Infermiere straniere (vabbè, è normale dato che siamo in terra vaticana) che cercano di fare del loro meglio, come il portantino romano con cui faccio due chiacchiere e mi racconta esser sotto contratto con una cooperativa, una di quelle da sette euro l'ora.. e ancora sogna che un giorno ci sia un posto per lui nella "struttura"... allora capisco che non sono il solo a sognare...

Vabbè, il sangue è arrivato: problemi a trovarmi una vena, quelle sul braccio sinistro non si trovano e l'ago che mi avevano messo non funziona per cui il sangue esce un po'... voilà adesso mi hanno intubato a destra e quindi chiudo il messaggio. Certo che se dopo sta botta di vita (di sangue) non mi rimetto a correre, vuol dire che sto proprio male eh.... a domani....