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domenica 30 gennaio 2011

sabato al villaggio

ieri è stata una giornata particolarmente intensa. Due gruppi di lavoro su temi alquanto diversi. Riflessioni interne sulla nostra organizzazione e il nostro ruolo lì dentro nonchè rispetto a quello che succede nel mondo attuale (crisi agraria che si annuncia) e poi riflessioni sulla futura mostra a Parigi di Mauro Martoriati.

Nulla di meglio che mettere la gente attorno a un tavolo, culinario. Fettuccine alla base del pranzo e Blanquette de veau per la cena. Buon vino, un sole inaspettato e una voglia di stare assieme. Essendo la prima volta che il gruppo si trova, c'era molta voglia di dire, parlare, esternare, farsi conoscere insomma. Un'agenda di lavoro era stata preparata così come dei documenti di base. Alla fine siamo arrivati a seguire più o meno l'ordine e adesso prepareremo delle note da condividere sul blog specifico. Un sentimento di una bella discussione, e che sia nato un Gruppo, abbastanza attento a non farsi male, voglioso di costruire con calma una collaborazione e una base comune che, magari, ci porti lonmtano. Il diritto di sognare, messo assieme con gli anni di esperienza che ti insegnano quanto lungo sia il cammino dell'imparare a lavorare assieme.

Ovviamente abbiamo sforato con i tempi, csì finita la prima, abbiamo avuto giusto il tempo di rimettere in ordine e siamo ripartiti con la seconda: la Caravana Martoriati. Anche qui lunghe discussioni, il tempo è tiranno dato che fra 3 mesi deve essere pronta e lui stesso non ha ancora le idee chiare, e nemmeno le risorse per farlo. Secondo me non abbiamo finito, e saranno necessarie altre riunioni. Idee di titoli e di contenuti, vediamo se si sedimentano e restano tali e quali nei prossimi giorni... affaire à suivre

venerdì 28 gennaio 2011

27 gennaio: giorno della memoria




Una foto del campo di concentramento di Fossoli, vicino Carpi (Modena): il contributo italiano alla Shoah.

Dalla raccolta "Parole chiare", in libreria dal 12 gennaio ed edita da Giuntina (pagine 160, euro 16,00): Fossoli è l’anticamera dell’abisso: il luogo dei congedi definitivi, delle partenze senza ritorno, l’ultimo avamposto di una speranza estrema, poco prima che scompaia del tutto, insieme a quanti ancora la nutrivano. Il giorno del mio arrivo lo splendore del sole all’inizio sembra incongruo, ma con il trascorrere delle ore diventa significativo: sentenzia la vittoria della natura sulla storia, della vita contro la morte. Una voce flebile, ma chiara, sembra risuonare tutto intorno. Chi tende gli orecchi può distinguerla: «Dobbiamo fare in modo che l’erba sui legni non resti vana, alla maniera di un discorso inascoltato; non sia cieca, come le onde che battono sulla scogliera. Altrimenti – lascia intendere questo sussurro misterioso – i fiori e gli alberi cresciuti vicino alle baracche assomiglierebbero al sopruso compiuto al loro interno».

L'altro é la copertina di un gran bel libro, assolutamente da leggere.

mercoledì 26 gennaio 2011

L.5 Ius Sanguinis - Paola Bottero



Alice è una sedicenne di Reggio Calabria costretta a confrontarsi con la violenza cieca e ignorante del suo ex fidanzato. Roberta è la sorella di Gianluca Congiusta, imprenditore trantaduenne ucciso dalla ‘ndrangheta a Siderno, nella Locride. Federica Monteleone è la ragazzina ricoverata nell’ospedale di Vibo Valentia per una banale operazione di appendicite e morta per anossia cerebrale. Lisa rappresenta le domande, le risposte, la rassegnazione. O forse la scelta consapevole del baratto: il silenzio in cambio di piccoli privilegi. Un romanzo al femminile, immerso in una cultura maschile e maschilista. Un romanzo della rabbia e della speranza, ritratto di una Calabria folle e sanguigna, ma animata ancora dalla forza di chi ha imparato a non arrendersi.

Paola Bottero è nata a Torino il 26 novembre 1967. Attualmente vive tra Roma e la Calabria. Giornalista ed esperta di marketing e comunicazione pubblica, ha lavorato in Calabria per otto anni all'interno di vari enti della Pubblica Amministrazione, durante i quali ha vissuto a stretto contatto con tante, eterogenee realtà calabresi. Piemontese di origine e di formazione, si definisce "calabrese di adozione". Il suo sguardo "del Nord", libero da condizionamenti e visibilmente innamorato di una regione che descrive, come molti suoi abitanti, "bellissima e maledetta", anima ogni pagina della sua opera prima.

Accanto al libro, bellissimo, é stato anche creato un blog: http://www.iusanguinis.net/blog.php

"ZHENGDI” : Réquisition de la terre

tratto dal Courrier International (ottima lettura consigliata)


Le mot, formé des deux caractères zheng (réquisitionner) et di (terre), résume l’enjeu éternel de l’empire du Milieu : la relation entre la terre et l’Etat. Théoriquement, toute la terre sous le ciel appartient à l’Empereur. L’Etat distribue, confisque, redistribue à sa guise. Les puissants et les riches accumulent de la terre au fil du temps, au détriment des paysans. Ceux-ci, privés de leur ressource vitale, se soulèvent périodiquement et renversent la dynastie impériale. L’instauration du nouvel ordre passe par une redistribution plus équitable de la terre. Mais l’accumulation recommence, d’où le changement régulier de dynasties.

Après la réforme agraire suivie de la collectivisation des terres, dans les années 1950, on a pu penser que la Chine communiste romprait avec ces cycles ancestraux. Mais, dès la libéralisation de l’agriculture, en 1979, la boîte de Pandore s’est rouverte. Une fois la terre redevenue rentable grâce à sa restitution aux paysans, l’Etat n’a cessé d’en reprendre au nom du développement ou de l’urbanisation. Ce processus s’est accéléré après le rééquilibrage des impôts en faveur du pouvoir central, en 1994. L’expropriation est devenue la principale ressource des finances locales. La bureaucratie s’en est vite servie à des fins d’enrichissement personnel. On exproprie donc à grand renfort de mensonges, de tromperies et de brutalités, au mépris de tout critère éthique.

La résistance est forte : immolations, suicides, plaintes réitérées, les tragédies se multiplient, l’opinion publique se mobilise, la colère populaire gronde. A notre époque, le rapport de forces semble défavorable à un renversement du régime par la paysannerie, mais l’avenir pourrait apporter bien des surprises.

lunedì 24 gennaio 2011

L.4: Wade Davis - El Río


Editorial Pre-Texto – 2005

Wade Davis nació en 1953 en la Columbia Británica, y tras una tesis doctoral en la Universidad de Harvard, ha realizado investigaciones etnobotánicas y antropológicas por todo el mundo. Fruto de este trabajo han sido libros que alcanzaron gran difusión, como La serpiente y el arco iris (1986) y "Passage of darkness" (1988) sobre los ritos del vudú en Haití, "Shadows in the sun" (1992) o "The clouded leopard" (1998). Ha participado también en series de televisión y documentales, y en la actualidad es explorador residente de la National Geographic , lo que quiere decir que forma parte del selecto grupo de naturalistas y arqueólogos que asesoran y coordinan los grandes proyectos de esta sociedad. El río , publicada en inglés con el título de "One river" en 1996, es su peculiar tributo a dos de sus maestros, y un canto a la vida prodigiosa y multiforme de los grandes bosques pluviales de Sudamérica.

En las páginas de "El río" se entrecruzan dos relatos. Seis de sus capítulos presentan una biografía de Richard Evans Schultes (1915-2001), nacido en Boston, educado en Harvard, y el último de los grandes exploradores etnobotánicos, que en los años 40 y principios de los 50 recorrió incansable la selva amazónica estudiando las plantas y su uso tradicional por las poblaciones indígenas. Los ocho capítulos restantes, salteados con los anteriores, describen las experiencias personales del autor en las mismas regiones y en compañía de Tim Plowman, discipulo predilecto de Schultes y maestro del autor en sus andanzas amazónicas, que moriría prematuramente de sida en 1989. Estos viajes tuvieron lugar durante 1974 y 1975.

Lettura lunga e difficile se non si é amanti dell'etnobotanica. Ma ci sono sprazzi molto interessanti, soprattutto sui modi di vita indigeni e le loro relazioni alla natura e suoi frutti.

L.3 Joseph Stiglitz: La Grande Désillusion



Fayard, Poche, 2002

morceaux choisis:

Beaucoup de ces mesures qu'ignore le consensus de Washington pourraient renforcer à la fois la croissance et l'égalité. La réforme agraire illustre les choix qui s'offrent à de nombreux pays. Dans beaucoup de pays en développement, une poignée de riches possèdent la quasi-totalité des terres. L'immense majorité des habitants sont tenanciers, ils ne gardent que la moitié de ce qu'ils produisent, voire moins encore. C'est ce qu'on appelle le métayage. Le système du métayage réduit les incitations - là où il y a partage à égalité avec le propriétaire foncier, l'effet est le meme qu'un impot de 50% sur les paysans pauvres. Le FMI hurle contre les taux d'imposition élevés appliqués aux riches, en soulignant combien ils nuisent aux incitations, mais sur ces impots cachés il ne dit mot.

[...]

Aujourd'hui, la mondialisation, ça ne marche pas. Ca ne marche pas pour les pauvres du monde. Ca ne marche pas pour l'environnement. Ca ne marche pas pour la stabilité de l'économie mondiale. La transition du communisme à l'économie de marché a été si mal gérée que partout, sauf en Chine, au Vietnam et dans quelques rares pays d'Europe de l'Est, la pauvreté est montée en flèche et les revenus se sont effondrés.


Interessante notare come il libro sia concentrato quasi esclusivamente solo sul FMI, mentre pochissimo viene raccontato della esperienza alla Banca Mondiale, e di cose ne avrebbe avute da dire. Secondo me questo toglie un po'al libro perché da quasi l'impressione di una resa dei conti personali con l'FMI. Ne avrebbe guadagnato in equilibrio se avesse dato una visione piú realista e piú critica della Banca che lui sembra ancora vedere come una agenzia preoccupata per la lotta alla povertá .. che illusione ....

lunedì 17 gennaio 2011

Restos mortais de Malangatana foram a enterrar na terra natal


Maputo, 14 jan (Lusa) -- O pintor Malangatana Valente Ngwenya, falecido no passado dia 5, foi hoje sepultado na sua terra natal, Matalana, a 40 quilómetros de Maputo, em funeral de Estado que contou com a participação do Governo, família e populares.

Eram 11:50 locais (09:50 de Lisboa) quando a urna contendo os restos mortais do artista foi colocada na sepultura do jazigo de mármore por seis militares das Forças Armadas de Defesa de Moçambique (FADM), para depois ser baixada para o fundo da campa através de um ascensor automático.

Enquanto a urna descia, as FADM disparavam 19 salvas de canhão e uma banda militar tocava o "Pátria Amada", o hino moçambicano.
© 2011 LUSA - Agência de Notícias de Portugal, S.A.

Malangatana Valente Ngwenya (6 de Junho de 1936, Matalana, distrito de Marracuene, Moçambique - 5 de Janeiro de 2011, Matosinhos, Portugal) foi um artista plástico e poeta moçambicano, conhecido internacionalmente pelo seu primeiro nome "Malangatana", tendo produzido trabalhos em vários suportes e meios, desde desenho, pintura, escultura, cerâmica, murais, poesia e música.

domenica 16 gennaio 2011

Jobi Joba in trattamento



Fatte adesso, finchè stiamo rifacendo la medicazione, per futura memoria.

sabato 15 gennaio 2011

Xuor (sorella): Fegatini e cuoricini x aperitivo


una confezione di fegatini e cuoricini di pollo
scalogno
aceto di lampone

tagliare il fegato a pezzettini e i cuori in due.
soffriggere lo scalogno (burro e olio di semi) e poi aggiungere il fegato e i cuori e mettere fuoco forte (sempre col fegato).

una volta ben cotto, aggiungere l'aceto di lampone e farlo evaporare. Il segnale che è pronto è l'aroma di lampone che si spande attorno.

foto quasi a fine evaporazione del lampone
(il tutto prende 10 minuti)

Xuor: Pot au feu



Ingredienti:

girello, muscolo, un osso con midollo e petto del vitellone
questa ricetta (simile al cocido latinoamericano) è fatta nella versione light (sopratutto nella scelta della carne, più magra.

Mettere la carne in una grna pentola ricoperta di acqua fredda. Portare lentamente a ebollizione e schiumare progressivamente.

Una volta tolta tutta la schiuma, aggiungere una cipolla piccata con 4 chiodi di garofano; una carota per persona e lasciar cuocere lentamente per mezz'ora circa.

Aggiungere un cavolo verza lavato e tagliato, i porri (che devono essere legati) e, avendole, delle rape. Cuocere lentamente almeno una mezz'ora e poi aggiungere le patate intere. Cuocere un'altra mezz'ora.

NON SI SALA L'ACCQUA

Quando tutto è cotto (3 ore almeno in totale), servire la carne e le verdure separate. A fianco mettere il sale grosso, dei cetriolini (sottaceti) e, avendole, degli scalogni cotti nell'aceto di vino e almeno due tipi di senape.

Le foto si riferiscono alla schiuma tolta, poco alla volta, senza far bollire ma appena si forma. L'altra si riferisce al pot au feu cuocendo.

Tunisia: qualcosa si è mosso!!!


Pochi giorni fa (7 gennaio) scrivevo che qualcosa si muoveva nel piccolo Maghreb, in particolare in Tunisia ed Algeria. Il giorno dopo, augurando un buon anno e una buona crisi a tutti, ricordavo come gli scenari che abbiamo davanti, ci piaccia o meno, saranno quelli di maggiore conflittualità. Che questo porti a un ras-le-bol (averne le palle piene) da parte della popolazione che assiste sempre più inerme a queste truffe planetarie organizzate in nome del dio mercato e "per il nostro bene", con la giustificazione che non si può fare altrimenti .. beh, non dovrebbe stupire troppo.

Ma a volte la sorpresa c'è sul serio. Che i tunisini siano riusciti a cacciare via un presidente dittatore (arrivato al potere con un colpo di stato camuffato, ma sempre colpo di stato) val la pena esser ricordato come un buon segnale per il 2011. Che adesso l'esercito, polizia e facce nuove della stessa corruzione cerchino di calmare gli spiriti bollenti e riprendere in mano la situazione è la cosa più ovvia. I nostri ineffabili governi, in particlare l'Italia e la Francia, hanno dimostrato una capacità incredibile di scegliere sempre il carro sbagliato. Di fronte alle proteste di piazza, democratiche e non violente della popolazione povera, repressa dalle forze militari e poliziesche di un dittatore, ambedue hanno scelto l'appoggio al governo e non alla gente. Questo almeno ha il pregio di chiarire cosa voglia dire essere conservatori e destrorsi: stare sempre col potere, per quanto impresentabile sia.

Adesso dire che da oggi nasce una nuova Tunisia forse è un po' troppo. Tutto è stato così spontaneo e non è evidente che queste forze riescano a darsi una organizzazione e trasformarsi in qualcosa che assuma il ruolo di agente di cambio. Il presidente interino viene dalla stessa combriccola, ma vedremo nei prossimi giorni se la gente considererà questo sufficiente.

Sogniamo una Tunisia più democratica, che dia l'esempio agli altri popoli arabi a prendere in mano i loro destini e cacciar via tutti i dittatori, militari e sfruttatori che li controllano da troppo tempo. Ragioni per pensare che questo non sarà un caso isolato ce ne sono. Magari non nell'immediato, perchè adesso si faranno sforzi (nascosti) per controllare lespeculazioni sui prodotti di prima necessità (grano, zucchero, cipolle etc..). Ma la tendenza di fondo è quella: gli speculatori preferiscono fare biodiesel col mais, grano e altri prodotti, per cui, di fronte a una domanda in costante lenta crescita, l'offerta non potrà seguire altrettanto facilmente. Picchi di crisi arriveranno, seguiti da momenti di stasi e magari di ridiscesa dei prezzi: ma le terre buone sono limitate e, malgrado quel che si pensa, sono in diminuzione. Restano terre di limitata qualità che avrebbero bisogno di forti investimenti, quegli stessi che non sono mai stati fatti in 50 anni. Poi mancherà l'acqua: le produzioni industriali, moderne, richiedono terre buone e molta acqua.. e questo non sarà più così facile nel futuro. Quindi chiudiamo ricordando un vecchio slogan, leggermente modificato:

1, 100, 1000 Tunisie!

lunedì 10 gennaio 2011

FAÇA NOVO O TEU ANO (Frei Betto)

Neste ano-novo, se faça novo, reduza a sua ansiedade, regue de ternura seus sentimentos mais profundos, imprima a seus passos o ritmo das tartarugas e a leveza das garças.

Não se mire nos outros; a inveja é um cancro que mina a auto-estima, fomenta a revolta e abre, no centro do coração, o buraco no qual se precipita o próprio invejoso.

Espelhe-se em si mesmo, assuma seus talentos, acredite em sua criatividade, abrace com amor sua singularidade. Evite, porém, o olhar narciso. Seja solidário: ao estender aos outros as suas mãos, estará oxigenando a própria vida. Não seja refém de seu egoísmo.

Cuide do que fala. Não professe difamações e injúrias. O ódio destrói a quem odeia, não o odiado. Troque a maledicência pela benevolência. Comprometa-se a expressar alguns elogios por dia. Sua saúde espiritual agradecerá.

Não desperdice sua existência hipnotizado pela TV ou navegando aleatoriamente pela internet, naufragado no turbilhão de imagens e informações que não consegue síntetizar. Não deixe que a sedução da mídia anule sua capacidade de discernir e o transforme em consumista compulsivo. A publicidade sugere felicidade e, no entanto, nada oferece senão prazeres momentâneos.

Centre sua vida em bens infinitos, nunca nos finitos. Leia muito, reflita, ouse buscar o silêncio neste mundo ruidoso. Lá encontrará a si mesmo e, com certeza, um Outro que vive em você e que quase nunca é escutado.

Cuide da saúde, mas sem a obsessão dos anoréticos e a compulsão dos que devoram alimentos com os olhos. Caminhe, pratique exercícios físicos, sem descuidar de aceitar as suas rugas e não temer as marcas do tempo em seu corpo. Frequente também uma academia de malhar o espírito. E passe nele os cremes revitalizadores da generosidade e da compaixão.

Não dê importância ao que é fugaz, nem confunda o urgente com o prioritário. Não se deixe guiar pelos modismos. Faça como Sócrates, observe quantas coisas são oferecidas nas lojas que você não precisa para ser feliz. Jamais deixe passar um dia sem um momento de oração. Se você não tem fé, mergulhe em sua vida interior, ainda que por apenas cinco minutos.

Arranque de sua mente todos os preconceitos e, de suas atitudes, todas as discriminações. Seja tolerante, coloque-se no lugar do outro. Todo ser humano é o centro do Universo e morada viva de Deus. Antes, indague a si mesmo por que, às vezes, provoca nos outros antipatia, rejeição, desgosto. Revista-se de alegria e descontração. A vida é breve e, de definitivo, só conhece a morte.

Faça algo para preservar o meio ambiente, despoluir o ar e a água, reduzir o aquecimento global. Não utilize material que não seja biodegradável. Trate a natureza como aquilo que ela é de fato: a sua mãe. Dela você veio e a ela voltará. Hoje, vivemos do beijo que ela que nos dá continuamente na boca: ela nutre de oxigênio e alimentos a cada um de nós.

Guarde um espaço em seu dia a dia para conectar-se com o Transcendente. Deixe que Deus acampe em sua subjetividade. Aprenda a fechar os olhos para ver melhor.

Feliz 2011!
Frei Betto é escritor, autor de “A arte de semear estrelas” (Rocco), entre outros livros.

PS. Un grazie a Gabrio M. che me lo ha spedito.

domenica 9 gennaio 2011

L2: La Grande Régression - Jacques Généreux


JG é un Prof. di Sciences Po a Parigi che da anni lavora alla rifondazione dell'analisi politica, economica e sociale. Questo libro è considerato di più facile lettura e, da un certo punto di vista lo é, sempre dipendendo dal livello a cui piazziamo le capacità medie del lettore a cui ci riferiamo. Quindi vi riassumo il contenuto in maniera ancor più "leggera"; magari mescolerò opinioni mie, ma globalmente penso (spero) di essere fedele allo spirito del libro.
Il punto di partenza è la crisi attuale, che cominciamo a sentire sempre più vicina a noi, ma nello stesso tempo così impalpabile che difficilmente riusciamo a mettere a fuoco il "cosa posso fare"? La reazione più comune è quella di lasciarsi andare allo scoramento e, di fatto, continuare nello stesso schema culturale, emozionale e di vita nel quale siamo immersi da molti anni a questa parte. La tesi di JG é che il sistema attuale sia figlio delle scelte compiute da uomini e donne, partiti e governi, negli ultimi 30 anni. Non si tratta di una crisi caduta dal cielo, ma della consequenza logica di un ritorno in forze di un modello capitalista basato sul dominio sempre più assoluto della rentabilità sola e unicamente del capitale, a scapito di tutti gli altri fattori che fanno società e sistema. Un modello che ha bisogno di darsi un supporto "culturale" (lo spirito imprenditoriale, la libertà individuale) in modo da confondere meglio le acque e far sì che la gente non si renda conto di essere caduta nelle sabbie mobili.
Si tratta di un modello che, col mito della libera concorrenza, vuol far credere esista una competizione fra uguali, come una partitina di calcio nel campetto della parrocchia quando hai dieci anni, e che da ciò risulti una felicità di tutti (per aver giocato), così da far scendere i prezzi unitari e tutti ne beneficiano. Nella realtà sappiamo che non esiste questo mito e che, se guardiamo più da vicino, vediamo che "alcuni" beneficiano (cioè quelli che dettano le regole del gioco) e "molti" pagano il conto. Più si "globalizza" il mondo più si concentrano le ricchezze in poche mani e più aumenta la povertà globale. Ricordiamoci che, da quando questo modello mitico è stato inculcato nella mente di noi tutti (dal 1980, con l'arrivo di Reagan e della Tatcher), sono passati 30 anni praticamente senza nemici veri (i russi sono scomparsi ufficialmente dal 1989 ma in realtà la dichiarazione difallimento data dall'arrivo do Gorbaciov al potere nel 1985) e quindi nelle migliori condizioni per dimostrare la superiorità di questo modello economico-finanziario. 30 anni, e in questo lasso di tempo la povertà nel mondo continua ad essere attorno ai 2 miliardi di persone, e quasi un miliardo ancora non si nutre a sufficienza. Questo è il dato vero, da cui partire. Siamo immersi in un modello che produce povertà e JG si impegna a spiegarci che non è casuale, ma frutto della dinamica interna propria al modello: scelte politiche, di governi e di Stati. Questo capitalismo non può farcela se non aumentando la povertà e concentrando la ricchezza, e quindi é sbagliato continuare a sperare di venirne fuori se non cambiamo radicalmente di modello.
La contraddizione di fondo, verso la quale stiamo andando a sbattere, riguarda non tanto il modello culturale di supporto, cioè un sistema televisivo e mediatico che ogni giorno ci bombarda con messaggi non tanto subliminali di quanto migliore sia il mondo globalizzato attuale, fatto di "individui liberi" che possono comprare ogni giorno le "offerte" tre per due, i saldi di fine stagione, l'ultimo modello di qualsiasi cosa etc. etc.. no, il vero problema è che al di là di condizionarci come dei polli d'allevamento a voler comprare ogni cosa a ogni costo (cosa che gli riesce abbastanza bene direi, basta leggere Guido Rampoldi, Repubblica di oggi, 9 gennaio dove dice, testualmente, a proposito della globalizzazione: "sempre sia benedetta"), per poter esercitare questo diritto-dovere c'è bisogno di ... soldi. Cioè quella stessa classe che viene ogni giorno di più spinta verso la povertà, con calma ma con costanza, è quella stessa che dovrebbe continuare a comprare la merce e i prodotti che ogni minuto viene messa sul "mercato". Oggigiorno si può arrivare a produrre senza operai, ma ancora non si è arrivati a vendere senza compratori. Quindi se si riduce il numero di quelli che comprano, cioè si riduce il loro e nostro potere acquisitivo, prima diventerà più feroce la competizione fra i produttori (per ridurre i loro prezzi, quindi eliminando mano d'opera, delocalizzando sulla Luna, senza condizionamenti morali, ecologici e sociali e via di seguito), e in seguito il sistema scoppierà perchè non avrà più olio nel motore.
Non si tratta della Cina o dell'India: loro al massimo ci permettono di vedere in modo accellerato, come quando mandiamo avanti i film con tasto 2x o 4x, quello che succede naturalmente con un modello basato sulla distruzione dei legami sociali e il cui unico scopo oramai è diventato la retribuzione dei soci delle società multi e transnazionali. La rentabilità del capitale, tutto e subito, vale come regola suprema, al di sopra di qualsiasi vincolo morale e di società. Quando i Cinesi e gli Indiani vorranno mangiare come gli americani, consumare energia come loro, bene, cosa faremo? Ma la colpa è dei cinesi? Hanno o no diritto anche loro alle stesse libertà individuali che questo modello propone come base centrale della sua religione?
Quindi usciamo dal panico cinese, indiano e torniamo con i piedi per terra. Non facciamoci distogliere dai falsi problemi: la Cina e l'India rappresentano l'albero che nasconde la foresta.
Il punto è di sapere se questo modello si possa cambiare o, meglio, cosa si possa fare? Su questo, pare a me, JG è un po' limitato: di fartto il suo messaggio è che il voto resta l'arma che abbiamo nelle nostre mani. Nel ricordarci che si tratta di un modello che trae origine nelle scelte politiche di Stati e Governi e Partiti, con una colonizzazione che riguarda oramai anche gran parte dei partiti di sinistra, il suo messaggio in favore del "voto" lascia un po' perplessi.
Non che io sia contro al voto, ma la questione mi sembra vada al di là di questo. Quando l'offerta politica è quella che è, non solo in Francia (paese sul quale è basata l'analisi di JG), ma anche da noi e altrove, il voto non credo risolva da solo granchè. Bisogna ricominciare a costruire, ri-fare società, a partire dai movimenti locali, sociali, riscoprire l'impegno personale, lo studio e la voglia di incazzarsi (ricordatevi il post di alcuni giorni fa su INDIGNATEVI); fare gruppo e da lì partire per rifare partiti e movimenti. Concentrarsi sui temi forti, la distruzione del piante, l'affamare un miliardo di persone e metterne altri 2 in stato di povertà.... C'è molto lavoro, soprattutto quando ci rendiamo conto che giochiamo in campo esterno, con i media (e molti centri del sapere, università e scuole comprese) controllati dagli esegeti del modello dominante. Ma la rivolta non è basata su astratti principi ideologici, di questo dobbiamo renderci conto. La rivolta è basata sull'analisi fredda del movimento storico dove ci ha portato questo modello. Andando avanti così avremo solo e sempre di più ribellioni di piazza (guardate l'Algeria e la Tunisia in questi giorni, ma vedrete che nei prossimi mesi ce ne saranno ancora altrove), povertà e, alla fine, la contraddizione centrale: o si ritorna a rendere più felice la gente, a mettere l'equilibrio ecologico e sociale di massa al centro delle politiche oppure se continuiamo a cercare il beneficio immediato, una specie di lotteria permanente, sappiamo già come andrà a finire, come nelle lotterie che vediamo ogni giorno in televisione: l'unico a vincere è sempre lo Stato.
Ritorneremo tutto l'anno su questi temi.. questo era solo l'inizio.

1, 10 o 75? (seguito di L.0 Indignez-vous)

Per indignarsi bisogna prima ricordare. Quindi, in questo inizio di 2011 mi sembra utile, ogni tanto, ricordare qualche dato, giusto per mantenere aperte vecchie ferite e alimentare l'indignazione.
Oggi ho proposto 3 numeri: 1, 10 o 75? La domanda riguarda il numero giornaliero di indios morti dal momento dell'arrivo di Colombo e per i 300 (trecento) anni successivi. Non si tratta di ricordare che la colonizzazione cattolica dell'america latina si basava sul principio che distruggere voleva dire servire Dio; non voglio ricordare che i sacerdoti, gli stessi che contribuivano a diffondere malattie, dichiaravano che la peste era la volontà di Dio.
Volevo solo ricordare che la "matanza" sistematica degli indios ha avuto dimensioni bibliche: non uno (al giorno e per trecento anni), non 10 ma 75 indios al giorno, per 365 giorni all'anno e per 300 anni. Fa un numero gigantesco!!!
Volevate argomenti per indignarvi? Ecco, mettete questo in memoria.

Xuor Platinum: Escargots de Burgogne façon Mamie

Pour faire cette recette il faut beaucoup de determination. Ne baissez pas les bras avant la fin, attendez d'avoir fini.

Deux jour avant le jour J, quand on a les escargots en boite, on commence par le court-bouillon.

Ingredients: 1 oignon, 2 carottes, bouquet garni, vin blanc de bonne qualité (excellente meme) et un quart de litre d'eau.
Couper les carottes et l'oignion en rondelles; mettre le vin, l'eau, le bouquet garni dans une cocotte avec un couvercle et faire cuire à feu moyen pendant 40 minutes.
Laissez refroidir. Quand le c-b est froid mettre les escargots dedans pendant 2 jours.
La veille, preparez le beurre d'escargot: 500 gr de beurre d'excellente qualité; 2 tetes d'ail epluchée, une échalotte et un grand bol de persil haché très fin..
Ecraser avec un pilon l'ail pour en faire une purée. Ajouter l'échalotte et continuer à piler. Quand tout est amalgamé ajoiuter le beurre puis le persil et amalgamer à la main. Laisser reposer une nuit au frais.
Jour J : mettez dans chaque coquille un escargot (sorti du c-b) et dessus le beurre d'escargot à rabord. Prechauffer le four à 200 et laisser cuire jusqu'à que le beurre frémisse.
Servir bouillant et bon appetit

Xuor Elite: Capesante alla Roux

Ingredienti: capesante (coquilles saint jacques) fresche con le loro conchiglie (1 a testa)
porro (parte bianca)
panna
pasta sfoglia
sale e pepe
riscaldare il forno a 180.

mettere il porro tagliato molto fino in ogni conchiglia; un po' di panna, sale e pepe e, volendo, un po' di vino bianco. Coprire con pasta sfoglia e chiudere bene i bordi (come fosse una papillotte). Badigeonner con il tuorlo e poi In forno fino a che la pasta sfoglia sia dorata (circa mezz'ora).

Xuor Elite: Petto d'anatra alle rape bianche

Ingredienti:
petti d'anatra (aiguillettes de canard) senza pelle e grasso
rape bianche (1 kg)
1 cipolla
bouquet garnis (foglia di alloro, due rametti di prezzemolo e un rametto di timo, legati assieme con uno spaghetto)
sale e pepe

Tagliare la cipolla a dadetti fini e farla rosolare in una pentola a fondo spesso assieme ai petti. Quando è dorato aggiungere le rape tagliate a fettine da mezzo cm. Mettere il coperchio, abbassare il fuoco al minimo e far cuocere 3-4 (tre-quattro) ore. Servire caldo con un buon vino rosso corposo tipo Barolo, Hautes Cotes de Beaune.

venerdì 7 gennaio 2011

Jobi Joba assalito da un cinghiale



Facendo seguito al post dell'altro giorno, Jobi è stato operato durante oltre due ore dato che oltre allo strappo delle masse muscolari (sparite, assieme alla pelle), a dover togliere del tessuto necrotizzato, bisognava ricucire l'ntestino che era stato perforato da qualcosa di appuntito.
La causa più probabile è che sia stato un cinghiale. I veterinari dicono che si avvicinano sempre più alle zone abitate. Jobi, per difendere il suo territorio, e non sapendo cosa sia un cinghiale, è andato a cercar rogne e le ha trovate.
Per fortuna che il freddo della notte ha calmato l'emorragia (non abbiamo quasi trovato sangue in giro) e che siamo arrivati in tempo la mattina dopo.

Adesso si tratta di combattere l'infezione ma, salvo complicazioni, dovrebbe tornare bello come prima (si fa per dire). La foto è di oggi pomeriggio.

Xuor Elite: Galettes de pommes de terre au thon

Ingredienti:
600 gr di patate
1 scatoletta di tonno all'olio
2 spicchi d'aglio
1 uovo
sale, pepe e coriandolo in polvere (facoltativo)

Far bollire le patate (spellarle prima di metterle in acqua) e lasciarle raffreddare. Farne una purèe. Mescolare la purèe col tonno (senza l'olio e fatto a pezzettini); aggiungere il coriandolo, l'aglio tagliato fino fino, sale e pepe e l'uovo. Fare delle polpettine schiacciate e passarle nella farina. Lasciare 30 minuti in frigo e poi passarle in padella con pochissimo olio, 5 minuti, girandole. Devono essere dorate.
Servire caldo.
Et voilà.

Variante per aperitivo: fare le polpette piccole piccole, et voilà un'altra volta.

L.1: La Fiesta del Chivo - Mario Vargas Llosa


Editorial Alfaguara
518 páginas

La Fiesta del Chivo (2000) es una novela del escritor peruano Mario Vargas Llosa, premio Nobel de Literatura en 2010. El libro se ubica en la República Dominicana y retrata el asesinato del dictador dominicano Rafael Leónidas Trujillo, y sus secuelas, desde dos puntos de vista con una generación de diferencia: durante e inmediatamente después del asesinato en sí, en mayo de 1961, y treinta años más tarde, en 1996. En todo, también hay una amplia reflexión sobre el apogeo de la dictadura, en la década de 1950, y su importancia para la isla y sus habitantes. [1]

La novela sigue tres líneas narrativas entrelazadas. La primera se refiere a una mujer, Urania Cabral, que está de vuelta en la República Dominicana, después de una larga ausencia, para visitar a su padre enfermo, y que termina recordando los incidentes de su juventud y revelando un antiguo secreto a su tía y primas. La segunda historia se centra en el último día en la vida de Trujillo desde el momento en que se despierta en adelante, y nos muestra el círculo interno del régimen, al que el padre de Urania, una vez perteneció.

La tercera historia describe a los asesinos de Trujillo, muchos de los cuales habían sido leales al gobierno, mientras esperan el coche del Presidente tarde esa noche. Después del asesinato, esta historia nos muestra la persecución a los asesinos. Cada aspecto de la trama del libro muestra una visión diferente sobre la República Dominicana su entorno político y social, el pasado y el presente.

Se muestra a los lectores la espiral descendente del régimen, el asesinato de Trujillo, y sus consecuencias a través de los ojos de personas con información privilegiada, los conspiradores, y una mujer de mediana edad contemplando su pasado. La novela es, pues, un retrato caleidoscópico del poder dictatorial, incluidos sus efectos psicológicos, y su impacto a largo plazo. Los temas de la novela de incluyen la naturaleza del poder y la corrupción, y su relación con el machismo y la perversión sexual en una sociedad rígidamente jerárquica con papeles de género rígidos.

La memoria, y el proceso de recordar, es también un tema importante, sobre todo en la narrativa de como Urania recuerda su juventud en la República Dominicana. Su historia (y el libro como un todo) termina cuando ella narra los terribles acontecimientos que condujeron a su salida del país a la edad de 14. El libro sirve como un recordatorio de las atrocidades de la dictadura, a fin de que los peligros del poder absoluto sean recordados por una nueva generación.

Entra subito nella TOP dei TOP: gran libro, consigliato a tutti. Buon inizio dell'anno.

Bonne année et bonne crise à tous


Le niveau record des prix des denrées alimentaires frappera surtout les plus pauvres sur la planète, augmentant ainsi les risques d'émeutes, de limites aux exportations, d'expropriations de terres agricoles aux mains d'étrangers et ainsi que de nouvelles hausses dues à la spéculation à court terme d'investisseurs.

NOUVEAU RECORD POUR LES PRIX ALIMENTAIRES MONDIAUX
Mercredi, l'Organisation des Nations unies pour l'agriculture et l'alimentation (FAO) a fait état d'un niveau record des prix agricoles en décembre risquant de s'aggraver selon les tendances climatiques erratiques dans le monde.

Pour la première fois, ces cours ont dépassé les niveaux atteints début 2008 lorsque la valse des étiquettes avait provoqué des "émeutes de la faim" dans des pays comme Haïti, l'Egypte et le Cameroun et fait naître des demandes de plus grande régulation des marchés des matières premières.

L'impact potentiel dans les domaines humanitaire, politique et économique - tout particulièrement dans des Etats déshérités où les prix des denrées alimentaires de base constituent le principal élément de l'inflation - inquiète déjà les décisionnaires et les hauts responsables.

"Les hausses des prix alimentaires frappent le plus durement les plus pauvres, les dépenses d'alimentation représentant la plus forte proportion de leurs budgets", explique James Bond, spécialiste en assurance du risque politique de la Banque mondiale.

"Cela crée des tensions importantes dans les pays plus pauvres, exacerbe les disparités en matière de niveau de vie et constitue une source majeure d'agitation."

"ACHATS DE PANIQUE"

Jusqu'ici, les experts imputent la majeure partie de ces hausses aux tensions en matière d'offre liées aux phénomènes climatiques - inondations en Australie, sécheresse en Argentine, temps sec et incendies en Russie et gelées menaçant les récoltes en Europe et en Amérique du Nord.

Mais ils redoutent que les facteurs politiques et les marchés entrent prochainement dans la danse et contribuent à créer un cercle vicieux.

"Le danger qui se profile aujourd'hui est un deuxième choc, avec des pays réagissant par des interdictions à l'exportation et des investisseurs sur les marchés financiers spéculant à court-terme, faisant encore monter les prix, comme ce fut le cas en 2008", estime Maximo Torero, de l'Institut international de recherche en politique alimentaire (Ifpri) de Washington.

L'an dernier, les Russes ont limité leurs exportations à la suite des incendies et de la sécheresse. En 2008, selon l'Ifpri, 13 pays au moins, dont l'Argentine, le Cambodge, le Kazakhstan, la Chine, l'Ethiopie et la Zambie, avaient imposé des restrictions à l'exportation ou des taxes, ce qui a contribué à accentuer les tensions sur l'offre.

Pour Maximo Torero, les informations faisant état de troubles pourraient également alimenter de nouvelles hausses du prix des carburants, relancer la spéculation en matière d'investissements et provoquer des "achats de panique" - même si les causes peuvent en fait être plus complexes.

Les assureurs en matière de risque politique, qui apportent une protection contre le danger de confiscation ou de violences politiques, observent la situation actuelle attentivement, même si cette dernière n'a, selon eux, pour le moment aucune répercussion directe sur leurs primes d'assurance.

CONTRATS FONCIERS CONTROVERSES

Les risques les plus élevés d'expropriation de terres agricoles demeurent en Amérique latine, d'après les assureurs, notamment au Venezuela, en Bolivie et en Equateur. Mais les facteurs politiques locaux joueraient ici un plus grand rôle que la hausse des prix.

L'impact le plus fort des tensions actuelles pourrait, pour certains, se faire sentir sur les accords de terres conclus ou projetés en Afrique.

La flambée des cours de 2008 avait provoqué une série d'achats de terres agricoles par des fonds occidentaux et de pays émergents comme la Chine et des Etats du Golfe soucieux de garantir leur sécurité alimentaire.

Certains de ces contrats ont suscité la controverse, comme à Madagascar où les ambitions foncières du géant sud-coréen Daewoo se sont heurtées à la colère de la population locale. Cette grogne, dit-on même, aurait joué un rôle dans le coup d'Etat qui s'est produit en 2009 dans la Grande Ile de l'océan Indien.

"Les risques principaux surviendront dans les régions incapables de nourrir leur propre population. Ces contrats seront alors perçus comme ayant été mal négociés", explique Jonathan Wood, analyste chez Control Risks.

"Bon nombre de ces projets sont situés en Afrique de l'Est - Ethiopie, Kenya, Tanzanie. Beaucoup dépendra de la façon dont sera négocié chaque accord individuellement."

Certains investisseurs, comme Emergent Asset Management et Clayton Capital, affirment que leur politique consiste à s'assurer que ces projets bénéficient très clairement aux populations locales.

"Les investisseurs malins ne possèdent pas la terre", souligne James Bond. "Ils travaillent avec des fermiers sous contrat et considèrent le marché intérieur comme étant leur premier et plus important marché."

Jean-Loup Fiévet pour le service français
http://fr.news.yahoo.com/4/20110106/twl-alimentation-prix-41953f5.html
5 janvier 2011

Qualcosa si muove nel Maghreb

Piccoli posts per ricordare che la fuori qualcosa si muove: la famosa crisi (che si vuol far pagare ai cittadini normali e ai più poveri - vedi Algeri) e la richiesta di maggior democrazia (Tunisia)

Emeutes à Alger contre la flambée des prix
ALGER - Des émeutes ont éclaté mercredi soir dans le quartier populaire de à Bab El Oued à Alger où des dizaines de jeunes ont manifesté contre la flambée des prix et affronté les forces de l'ordre à coups de pierres, a-t-on appris auprès de témoins.
Les incidents ont commencé peu avant la tombée de la nuit lorsque des manifestants ont occupé l'une des principales artères du quartier, selon ces sources.
"Ils se sont mis à lancer des pierres contre les policiers anti-émeutes déployés dans le quartier. Un groupe de jeunes a notamment saccagé un abribus", a précisé un résident joint par téléphone.
Les manifestants ont également érigé des barricades à l'aide de pneus qu'ils ont enflammés, a-t-il ajouté sans pouvoir préciser s'il y a eu des victimes.
Les prix de certains produits de base, comme le sucre et l'huile, ont récemment enregistré une hausse considérable en Algérie.
Dans la journée, le ministre du Commerce Mustapha Benbada avait indiqué que cette flambée n'était pas "uniquement" due à la hausse des cours sur le marché mondial. "Les producteurs et distributeurs de gros ont leur part de responsabilité. Les marges bénéficiaires qu'ils imposent sont exagérées", avait-il jugé.
Les prix des aliments de base tels le lait et le pain ne seraient pas augmentés, avait-il toutefois assuré: "l'Etat continuera à subventionner ces produits".
Les émeutes de Bab el Oued s'inscrivent dans une contestation sociale sporadique qui touche régulièrement plusieurs villes du pays.
Lundi soir, des milliers de jeunes ont bloqué des routes dans la région de Tipaza (70km à l'ouest d'Alger) pour dénoncer la flambée des prix de l'alimentation et leurs conditions de vie difficiles, a rapporté mercredi le quotidien arabophone El Khabar.
Fin décembre, des incidents dans plusieurs quartiers périphériques d'Alger ont opposé durant trois jours les forces de l'ordre à des manifestants réclamant de meilleurs logements.
L'attribution de logements sociaux provoque régulièrement des protestations en Algérie. La population a triplé depuis l'indépendance en 1962 et atteint quelque 36 millions d'habitants actuellement, mais la construction n'a pas suivi.


Emeutes en Tunisie
La Fédération internationale des ligues des droits de l’Homme (FIDH) déplore la mort de Mohamed Bouazizi, mardi 4 janvier, à 19h, à la suite de ses graves blessures après son immolation par le feu survenue il y a deux semaines. Ce mercredi 5 janvier, des manifestations ont par ailleurs eu lieu à Kebili, suite à une nouvelle immolation par le feu d’un jeune tunisien, Zakaria Ben Mahdi, 35 ans, expulsé il y a quelques mois de France. Selon nos informations, cette personne a été transportée à l’hôpital de Sfax.
« Ces jeunes tunisiens qui se suicident par désespoir nous interpellent tous. Les gouvernants tunisiens ont répondu par le musellement et la répression à des jeunes qui ont cru à leurs promesses », a déclaré la présidente de la FIDH, Souhayr Belhassen. « Ce mouvement qui se développe aujourd’hui en Tunisie, c’est celui d’une société civile surprenante, nouvelle, diverse, jeune qui revendique haut et fort sa place. Nous devons en être solidaire et ne pas la décevoir », a-t-elle ajouté.

Mohamed Bouazizi a été enterré ce mercredi 5 janvier dans la localité de Sidi Bouzid. Il s’était immolé par le feu le vendredi 17 décembre 2010 devant le gouvernorat de cette même localité, pour protester contre la décision des forces de l’ordre de lui confisquer sa marchandise. Ce geste a été le point de départ d’ un mouvement social sans précèdent à travers tout le pays.

Hier, de violents affrontements ont opposé la police aux lycéens, à Thala, dans le gouvernorat de Kassrine. Le local du Rassemblement constitutionnel démocratique (RCD), parti actuellement au pouvoir, a été incendié au cours de ces incidents.

Par ailleurs, le Conseil de l’ordre des avocats tunisiens a lancé un appel à la grève dans l’ensemble des tribunaux tunisiens demain jeudi 6 janvier. Cette décision fait notamment suite à l’arrestation, la semaine passée, des avocats, Me. Abderraouf Ayadi et Me. Chokri Belaïd, et à l’agression de plusieurs avocats le vendredi 31 décembre 2010 par la police. Enfin, le syndicat de l’enseignement secondaire a décidé de respecter 20 minutes de silence dans tous les lycées et collèges du pays en solidarité avec le mouvement de protestation social.

La FIDH condamne ces nouveaux incidents, et réitère son appel aux autorités tunisiennes de se conformer aux dispositions des instruments régionaux et internationaux relatifs aux droits de l’Homme ratifiés par la Tunisie.

Belgique : le médiateur démissionne après le rejet de sa proposition

questo post, ripreso da Le Monde, si riferisce a quello del 30 dicembre sul Re del Belgio e la teoria del domino

Johan Vande Lanotte s'était vu confier une mission de conciliation entre les formations politiques belges en octobre par le roi Albert II.AFP/FILIP CLAUS

Johan Vande Lanotte a mis fin, jeudi 6 janvier, à sa "mission de conciliation" entre les formations politiques belges, qui ne parviennent pas à s'entendre sur la formation d'un gouvernement, a annoncé le palais royal. Cependant, le roi des Belges n'a pas accepté immédiatement cette démission et "tient sa réponse en suspens", avant de revoir le sénateur socialiste flamand lundi.

Le sénateur socialiste flamand s'était vu confier cette mission le 21 octobre par le roi Albert II afin d'esquisser une profonde réforme de l'Etat fédéral. Car la Belgique est privée de gouvernement depuis deux cent sept jours, seulement dirigée par un cabinet chargé de gérer les affaires courantes.

Mais mercredi, soit la date-butoir fixée par le roi, les deux principaux partis flamands n'ont pas approuvé le document qu'il avait élaboré pour servir de base à des négociations.

ADAPTATIONS SUR DES "POINTS ESSENTIELS"

La Nouvelle Alliance flamande (NVA, droite indépendantiste), le premier parti de Flandre, a ainsi formulé des "observations fondamentales quant au contenu et à la portée" du texte qui lui était proposé. De la même façon, le CD&V (chrétien démocrate et flamand) réclame des adaptations sur des "points essentiels".

Selon les grandes lignes du document de M. Vande Lanotte, une partie des 130 000 francophones qui vivent en périphérie flamande de Bruxelles perdraient leurs privilèges judiciaires et électoraux, tandis qu'une autre partie continuerait de jouir d'un statut spécial dans six communes de la banlieue.

giovedì 6 gennaio 2011

Xuor Platinum: Chevreuil façon bourguignonne

Ingredients: un roti de chevreuil (ou une epaule)
1 oignon
250 gr de poitrine fumée
1 échalote
1 cuillerée de farine
4 feuilles de lorier
3 cuillerées à cafè de confiture de fruits rouges
1 bouteille de vin rouge corsé
Beurre, huile

Dans une cocotte mettre le beurre et l’huile et faire dorer le roti. L’enlever de la cocotte et y mettre l’oignon, la poitrine fumée et l’échalote (tout coupé en dés). Faire revenir. Une fois doré ajouter une cuillerée de farine, mélanger et remettre le roti. Bien mélanger.

Ajouter le vin (3/4 de la bouteille), poivrer, boucher la cocotte avec le couvercle et porter à ebullition. Faire flamber le vin. Ajouter les 4 feuilles de lorier, baisser à feu tres doux et laisser cuire pendant une heure et demi.

Quand le roti est cuit, retirer-le, couper-le en tranches, ajouter dans la sauce les 3 cuillerées de confiture, mélanger, rectifier en sel et poivre et couvrer les tranches de roti avec la sauce. Servir chaud.

Libro Zero 2011: Indignez-vous ! par Stéphane Hessel




Indignez vous! non è proprio un libro (da cui il numero zero) perchè fa solo 12 pagine, ma si merita di esser il primo dell'anno per l'intensità dell'appello fatto, per ragioni anagrafiche, ai più giovani di lui (ha 93 anni) per non lasciarsi andare, cercare e trovare le ragioni della propria indignazione.

Pubblicato da una giovane e nuova casa d'edizione che si presenta così:

Une maison d'édition dédiée aux arts et aux savoirs des cultures non industrielles du monde, des Premières Nations : Aborigènes d'Australie ; Indiens d'Amérique ; Inuit du Canada ; Maori et Papou du Pacifique ; Tibétains… sans oublier nos propres « indigènes », tous ceux qui, chez nous, se sentent les otages de systèmes culturels, politiques et économiques dans lesquels ils ne se reconnaissent pas.

il testo termina così: CREARE E' RESISTERE. RESISTERE E' CREARE.

Facccio mio questo invito alla indignazione permanente e all'azione necessaria per cambiare questo mondo così ingiusto.

Quanto conta un cane/gatto?

Tornati stamattina dall’annuale giro di parenti e amici, con una contabilità chilometrica ben sopportata dal miglior modello citroen mai prodotto dai tempi della deèsse (DS) e un po’ meno forse dai nostri lombi, abbiamo aperto il cancello e chiamato la troupe di animali che abbiamo a casa: 2 gatti (il vecchio Tigre, vero capo branco, e Minette, più giovane e rustica) e 3 cani (Nira, come il suo colore, SDF – sans domicile fixe, il volpino e Jobi Joba, l’ultimo arrivato, il più simpatico e l’unico vero difensore del territorio). Proprio lui mancava, mente gli altri erano lì attorno alla macchina.

Sceso per cercarlo, lo vedo uscire dal garage camminando pian pianino, testa bassa; gli chiedo cosa sia successo e lo guardo … e vedo una ferita enorme, 20 cm di altezza e almeno 6-8 di larghezza, con pezzi di carne fuori e l’impressione che una bestia l’abbia sbranata selvaggiamente. Xuor ha avuto un primo riflesso di pianto e spavento per quello che vedeva.

Messo in macchina e via di corsa dal veterinario, fortunatamente ancora aperto. I nostri pensieri erano all’unisono: non arriverà alla fine della giornata, troppo grossa e profonda sembra quella sbranatura.

Il veterinario gli ha dato un primo antidolorifico, ha pulito la ferita e ci ha dato appuntamento alle 6 per una operazione che è iniziata finchè scrivo. Sarà lunga, lui dice che sembra più superficiale di quanto appaia a prima vista, anche se pezzi di muscolatura sono stati strappati via. Dovrà vedere se non ci sono conseguenze interne. Ne avrà per un paio d’ore, e noi siamo qua a renderci conto di quanto conti, nell’affetto umano, la presenza di un cane e/o gatto.

Sono triste, svuotato, e come me lo è anche Xuor. Aspettiamo, altro non possiamo fare. Difficile dire cosa si senta in questi momenti, ripensi a Olga, lo Snautzer che, a meno di due anni, si trovò con un tumore che lo portò direttamente dalla visita al veterinario alla sepoltura, lasciandoci senza parole, Olga, il nostro primo cane. Nira è venuta dallo stesso canile, con un fratellino Fritz simpatico come lei. Poi un giorno ci trovammo davanti casa Zebina, un doberman che, in teoria, doveva metterci una paura blu. Anche lui sembrava mal messo tanto che il veterinario dell’epoca (un altro), ci disse che non valeva nemmeno la pena provare a curarlo perché in capo a due settimane sarebbe morto. Mai profezia fu più sbagliata. Passò l’inverno, si rimise in forma, giocò molto con noi e gli operai che venivano a casa. Con lui arrivò anche SDF, una volpina mezza storta che deve esser stata battuta parecchio quando era piccola dato che non ha mai accettato di farsi carezzare la testa dalla paura.

Un bel mattino Zebina se ne andò, e Fritz decise di andare a vedere il mondo con lui. Se un doberman poteva sperare di incutere timore ai Maremmani dei pecorari che girano da noi, cattivi quanto mai, un Fritzzetto piccoletto e che non aveva mai varcato il cancello di casa non aveva molte speranze di farcela. Sua sorella Nira, più saggia, restò con noi, assieme a SDF. Col tempo crescevano, libere di andare e venire, paurose dei temporali e delle fucilate dei cacciatori che ogni tanto sparavano a chissà che poi…

Un giorno di pioggia e temporale forte ci trovammo un cuccioletto dentro il garage. Io non volevo più animali perché nel frattempo era arrivata anche Minette, a far compagnia al Vecchio, ma sempre abile, Tigre e quindi ne avevamo già quattro. Ma il cuccioletto sapeva farsi amare e ci dette subito la zampa. E ogni volta che provavo a mandarlo via lui tornava a darmi la zampa. Alla fine quindi vinse lui. Lo battezzammo Jobi le Gentil, dato il carattere gentile, ma il giardiniere trovava difficile chiamarlo alla francese per cui lo ribattezzò Jobi Joba (dalla famosa canzone).

Jobi sembra un vero cane da guardia, ma in realtà è il più gentile di tutti, sempre a camminarci tra i piedi, a cercare una carezza e star assieme a noi o agli amici che passano da queste parti.

E’ passata quasi un’ora da quando lo abbiamo lasciato, e fra un po’ torneremo dal veto per sentire come è andata. Incrociamo le dita. Fa freddo fuori, anche in casa dato che era chiusa da due settimane, ma anche noi abbiamo freddo...

5 gennaio, ore 18.45