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martedì 30 ottobre 2018

2018 L52: Sebastian Rotella - Triple Crossing



Liana Levi, 2011

Chaque nuit, sur la Ligne entre le Mexique et les États-Unis, une foule de migrants tentent leur chance. Et chaque nuit, les agents de la patrouille frontalière américaine sont là pour les refouler. Certains, sans scrupules, profitent de la faiblesse des clandestins et donnent libre cours à leurs penchants sadiques. D'autres, comme Valentin Pescatore, essaient de s'en tenir aux règles. Cela ne l'empêche pas de commettre une entorse qui pourrait lui valoir une sanction sévère, à moins de collaborer? Mais avec qui, au juste? C'est bien les Américains qui lui demandent d'infiltrer une famille de narcos de Tijuana, mais qui peut garantir que son inexpérience ne va pas l'entraîner du côté de la corruption, de la drogue et de l'argent facile? En tout cas, c'est ce que redoute Leo Méndez, flic mexicain aux allures de justicier.

Storia rocambolesca tra i confini messicano-gringos e poi giù alla triplice frontiera Paraguay-Brasile-Argentina. Bello anche questo e rischia di entrare in lizza per la top

2018 L51: Roberto Ampuero - El alemán de Atacama




Debolsillo, 2013



El alemán Willi Balsen trabajaba en una pequeña organización privada de ayuda a los países pobres que financia la construcción de pozos y acequias en San Pedro de Atacama. De acuerdo a la versión oficial, fue asesinado por haberse resistido a un robo. Pero todo indica que los motivos son más oscuros y retorcidos, por lo cual una periodista alemana, corresponsal en Buenos Aires de un prestigioso diario germano, solicita los servicios de Cayetano Brulé. En un nuevo caso policial, el detective cubano viaja al desierto, donde se verá envuelto en una intriga apasionante y cada vez más peligrosa.

Bel libro, grazie al quale ho scoperto che oltre alle discriminazioni verso i Mapuche i cileni riservano lo stesso trattamento agli indios di Atacama. Consigliato, rischia di essere nella top.

lunedì 29 ottobre 2018

Elezioni in Brasile: Haddad passà 'a nuttata

Allora, i risultati sono oramai certi: il 56% dei votanti brasiliani ha detto NO al PT.

Siccome il PT è un partito gemello del PD, non gli passa nemmeno per la testa ai suoi dirigenti di chiedersi come mai siano riusciti a ingenerare un così grande rifiuto dopo esser stati il partito della speranza durante molti decenni.

Leggo commenti di vari contatti su FB, amici e non, e tutti sono lì addolorati per la vittoria di Bolsonaro e l'arrivo del "fascismo". Vedrete che fra poco cominceranno a dire che è colpa di chi lo ha votato, cioè che bisogna cambiare il popolo brasiliano.

Io sto aspettando da anni che il PT cominci a fare una seria autocritica per capire come sia stato possibile che un partito che si proponeva come "eticamente" diverso (introducendo una categoria come l'etica in politica che non centra nulla) sia riuscito a diventare in pochissimo tempo una banda di corrotti e ladroni come quei partiti che volevano combattere.

Ho già ricordato più volte quanti leader del PT siano in galera con condanne pesantissime per corruzione e malversazione, per cui non val la pena tornare su questo. Da tempo scrivevo anche che l'uscita di scena di Lula era per me una condizione sine qua non perché cominciassero a fare i conti in casa. Ceteris paribus, finché Renzi non si toglie di torno, nessuna discussione seria comincia nel PD.

E allora come possono pretendere che la gente li voti ancora? Questo è il segreto di Fatima. La questione non era la faccia di Haddad, ma il lascito storico di un partito che ha governato male, ha fatto il leccaculo del capitale finanziario, ha dimenticato la riforma agraria e non è riuscito a strappare una sola famiglia dalla fame e dalla povertà in modo strutturale. Finché avevano soldi (pochi) da dare in elemosina  il programma di Fernando Henrique Cardoso rimesso in moto da Lula per sostituire l'inutile Come Zero, ha funzionato, tenendo a galla e migliorando la vita di milioni di persone. Peccato però che non appena la crisi è tornata a farsi sentire e i tagli alla spesa pubblica ridiventati necessari (per seguire le prescrizioni della Banca mondiale e FMI) la povertà e la fame sono tornati.

Prendersela con Bolsonaro non serve a nulla, perché equivarrebbe a prendersela con chi lo ha votato, lo stesso errore che continua a are il PD. Cari amici brasiliani iscritti o simpatizzanti del PT, come potete pensare di tornare un giorno al governo finché non avrete fatto pulizia dentro il vostro partito?

Abbiate almeno voi il coraggio che il PD non ha in Italia, e guardatevi dentro. Dimenticate le litanie su Lula e cercate di analizzare come sia stato possibile che con lui al potere tutto questo sia successo. Sul serio credete ancora alla favola che Lula non sapeva nulla delle mazzette che il PT pagava ai tempi del Mensalao? Suvvia, diventate adulti, basta piangere e mettetevi al lavoro.



il PD: un partito che difende la parità di genere!

Ecco a voi i candidati alle primarie:









Trovate dov'è l'errore :-) 

martedì 9 ottobre 2018

Europa sì, Europa no, mi faccio due spaghi



Ho fatto di tutto per resistere e non scrivere nulla su questo dibattito insulso che domina in Italia e Francia rispetto alle prossime elezioni europee e al "futuro" dell'Europa. Ma non ce l'ho fatta, ed eccomi qui.

Allora, per ripetere quanto già scritto in precedenza, l'Europa attuale ha sicuramente dei problemi da regolare con la Polonia, Ungheria, insomma il famoso gruppo di Visegrad, ma il vero problema e quindi il vero nemico, sta a Berlino e si chiama Germania.

L'evoluzione economica e politica della UE ha dato sempre più potere alla versione neoliberale e rafforzato gli squilibri produttivi iniziali, cosa per cui ci ritroviamo con una Germania che fa soldi a palate, con eccesso di budget che, nei trattati, è considerato altrettanto grave che il deficit, ma sul quale nulla si dice, e una serie di paesi che scontano una moneta calcolata male per cui ci perdono. Noi siamo tra quelli.

La sottomissione culturale del PD a questa filosofia neoliberale ha provocato che i vari governi che si sono seguiti, non abbiano mai messo in discussione questo assioma della riduzone del debito. Come hanno appena raccontato su RAI1, la mancanza di politiche pubbliche e di stimoli per il Sud negli ultimi venti anni, è fortemente responsabile della fuoriuscita di tanti giovani meridionali diplomati verso l'estero. Insomma, da almeno un ventennio abbiamo messo le basi del disastro attuale. 

In realtà possiamo aggiungerci un altro decennio, cioè dalla metà degli anni 80 quando abbiamo "scoperto" la fame nel mondo e abbiamo deciso di mettere un bel po' di soldi su questo tema. Non starò qui a ripetere che gli impegni presi e reiterati dai paesi sviluppati per raggiungere lo 0,7% delo loro budget in quanto a fondi per la cooperazione, non è mai stato neanche lontanamenterispettato dai nostri governi (in buona compagnia del resto), confermando che gli accordi internazionali valgono quel che valgono. Voglio solo ripetere la totale assenza di riflessione seria, passata e presente, da parte delle forze della cosiddetta "sinistra", sulla questione del sottosviluppo e particlarmente noi e l'Africa. 

I nostri governi, nel silenzio assenso di tutti quegli intellettuali che stilano proclami in queste settimane, hanno di fatto sempre appoggiato dittatori di tutti i tipi, una mala governanza e uno spogliamento delle campagne africane che alla fine hanno convinto anche coloro che non volevano lasciare casa loro a partire e venire verso Nord. 

Il dibatitto attuale sembra realmente fuori da ogni realtà: si parla di diritti, di emigrazione, si fanno proclami, marce e tutto il resto. Ma non ce n'è uno (o una) che ricordi queste tristi verità a quelli e quelle che vorrebbero rifondare questa sinistra e battersi contro il nuovo governo. Il massimo dell'ipocrisia è di ripetere che bisogna che i PDni e simpatizzanti discutano seriamente delle cause del disastro elettorale, come se il fondamento del problema risultasse nell'albero apparso il 4 marzo e non nella foresta abbandonata decenni prima.

L'evoluzione di questa "sinistra" a partito di centro, tanto caro a Scalfari, che sogna di fare una alleanza europea con Macron (roba da matti, essendo Macron il campione della finanza e delle misure contro gli emigrati che Salvini si sogna di notte), conferma che il fronte degli antieuropei è sicuro di vincere le prossime elezioni.Ma non parlo di Salvini, Orban o Di Maio, parlo del fronte conservatore germano-francese a cui i poveracci come gli italiani del PD vogliono allearsi. 

L'economista Brancaccio da anni spiega a chi vuol capire che le condizioni strutturali del sistema europeo attuale portano acqua solo al mulino tedesco, seccando i pozzi dei paesi del sud e che questo, se non cambia radicalmente, farà saltare la moneta unica e, di conseguenza l'Europa, dato che oramai l'Euro è l'unica cosa che ci resta in comune.

E l'attenzione dei giornali e telegiornali, invece di discutere della diga che sta franando, parlano d'altro. 

La discussione sul DEF è una cosa ridicola perché è chiaro che quelli di prima avevano torto marcio a continuare a appoggiare politiche europee che ci stanno portando nel baratro, ma quelli di adesso vanno un po' a occhio, senza una visione di medio-lungo termine che non sia quella degli slogan di investimenti pubblici etc.

Far saltare il modelo neoliberale che Bruxelles porta avanti a nome della Germania, è l'unica possibilità che abbiamo per mantenere viva l'UE e per riuscire a cambiarla. Detto questo, non sarebbe sufficente, dato che il problema di fondo resterebbe incambiato se non cominciamo a metterlo sul tavolo. La UE fin dall'inizio ha giocato sempre nel campionato dei paesi oppressori del Nord, cercando di smarcarsi dagli oltranzisti inglesi e americani ma di fatto non avendo nulla di fondamentalmente diverso da proporre.

L'Africa, che stiamo spogliando, ce l'abbiamo noi davanti, per cui sarebbe almeno d'uopo che certi governativi e lider degli ultimi decenni si risciacquassero la bocca varie volte prima di parlare di diritti. Non li hanno rispettati, quelli economici, anzi, hanno fatto di tutto per mantenere in piedi strutture politiche ditattoriali, contro le loro popolazioni, dato che queste elites locali servivano bene i nostri interessi. Quindi, finitela con queste lamentele. Siete stati parte del problema e abbiate almeno la decenza di andarvene fuori dalle balle.

Dopo di chè resta il problema di trovare una forza politica che porti avanti realmente delle idee rivoluzionarie. I gialloverdi non ci arrivano proprio per cui non val la pena perder tempo con loro. A sinistra anche LEU, Fratoianni e gli altri nanetti sono tutti allineati sul modello neoliberale. Restano quei pochi economisti che cercano di spiegare l'abc della realtà in cui viviamo e chi altro?

Vabbè, è ora di farmi due spaghi!


venerdì 5 ottobre 2018

2018 L50: Petros Markaris: Titoli di coda


Bompiani, 2015

Torna il commissario più amato del Mediterraneo: Kostas Charitos, con le sue indagini, la sua famiglia complicata, le sue ansie sproporzionate, tutta la sua umanità… Torna, con una nuova indagine che incrocia crisi finanziaria e crimine, andando a sventare i traffici che proteggono i più ricchi, lasciando gli Ateniesi già vittime della crisi ancor più poveri. Questa volta, però, la sua vita sarà particolarmente a rischio, e anche se il commissario Charitos non è un cuor di leone, ha un senso della giustizia per cui è disposto a tutto.

Quasi tutto bello e interessante, come sempre, a parte il finale che sembra un po' tirato per i capelli. Poteva finirlo meglio.