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martedì 31 maggio 2011

Una settimana di ferie e di riflessioni

Una settimana di riposo, soprattutto se fatta a Rio de Janeiro, fa sempre bene. Se poi questo capita nel periodo della vittoria delle sinistre sul decrepito mondo berlusconiano, stiamo ancora meglio. Oggi è ancora tempo di festeggiamenti, di pensare che forse sia iniziato un periodo nuovo per l’Italia e che finalmente possiamo pensare al nostro martoriato paese senza le mani rapaci di una banda di ladri e opportunisti come quelli che da troppo tempo hanno usurpato il potere e cercato di trasformare il paese in un reame dei balocchi.

Ma pur innalzando un calice in onore alle vittorie di Milano, Napoli, Trieste, Cagliari e tutto il resto, resta l’amaro in bocca per lo stato delle cose che i nuovi sindaci troveranno. Lo Tsunani berlusconiano si è moltiplicato in una serie di sindaci rapaci ed inetti che hanno portato solo voracità e rapina. Incapacità di pensare lo sviluppo e quindi incapacità di governare le dinamiche di una società complessa, troppo complessa per chi, come loro, l’unica cosa che li interessava era la caccia al bottino.

Stare a Rio in questi giorni è servito anche per guardare più da vicino cosa succede laggiù, con la prima Presidente donna, e un governo del partito dei lavoratori (PT) ininterrotto dal 2002. Abbiamo molto da imparare ma, purtroppo, ancora una volta sono lezioni in negativo. Il PT nacque alla fine degli anni 70 per iniziativa personale di Lula, con l’idea di farne un partito diverso, eticamente diverso, contro un’idea della politica che non fosse altro che affarismo. C’era un po’ dell’ ascetismo del PCI di Berlinguer nella mistica del PT che, pian piano, riuscì a vincere elezioni locali e a far crescere una classe politica venuta dal basso, chi dalla guerriglia, chi dalla chiesa e molti dal mondo del lavoro. Il trionfo del 2002 fu come quando Mitterrand vinse in Francia nel 1981: un mondo nuovo si apriva in uno dei più grandi paesi del sud del mondo. Lula, alla quinta campagna presidenziale, arrivava alla magistratura più alta con una forza personale che nessun presidente aveva mai avuto prima di lui. Furono mesi di speranze per un cambiamento strutturale, nella lotta per la riforma agraria, contro la fame e per una vita più degna per quei milioni di poveri che lo avevano portato al governo. Poi, come nel caso francese, la realpolitik prese il sopravvento e la paura di spaventare i mercati borsistici e i grossi capitali nazionali ed internazionali, si impresse un continuismo di fondo nella maggior parte delle politiche: da quella monetaria a quella agraria, alla lotta contro la fame.

Ma rimaneva l’idea che fosse un governo nuovo e una classe dirigente diversa, più etica. Poi, come uno tsunami, arrivò lo scandalo del “mensalao” dove si scoprì che anche il PT faceva quello che tutti i partiti brasiliani hanno sempre fatto: comprare voti in cambio di favori (e soldi) e che la nuova élite al potere assaporava il gusto del potere e della miscela soldi, sesso e potere. Fu un risveglio brusco, che quasi costò la rielezione a Lula che, solo per il rotto della cuffia, riuscì a dimostrare (?) di non esser stato al corrente di nessuna di quelle pratiche. Certo, pensare che colui che ha fondato il partito e che ne rappresentava la direzione politica non sapesse cosa succedeva a casa sua, fu un boccone difficile da digerire. Lo scandalo costò il posto al primo ministro (che nel secondo mandato venne sostituito da Dilma Rousseff, l’attuale Presidente della Repubblica) e al ministro dell’economia, Palocci.

Quest’ultimo scomparve dal radar politico per alcuni anni. Dilma, sulla spinta del carisma di Lula, vinse facilmente le elezioni l’anno scorso, e si mise all’opera per creare il suo governo. Ed eccolo tornare, dal nulla, in prima fila: Palocci venne imposto come primo ministro. Segnale inequivocabile che certe pratiche ad alto livello sono considerate come errori veniali. Il PT non parla più di etica nella politica, non si vede più come un partito diverso e gli scandali che li riguardano sono oramai moneta comune come per qualsiasi altro partito. Sono trascorsi pochi mesi e il passato torbido di Palocci è riemerso in queste settimane con un nuovo scandalo legato alla moltiplicazione incredibile (e fin’ora mal giustificata) della sua fortuna personale nei quattro anni seguenti alla sua uscita dal governo Lula. Gli amici brasiliani con cui ho parlato tutti mi raccontano con gli occhi che guardano verso il basso, la loro difficoltà a ritrovarsi ancora una volta in mezzo a scandali di questo tipo. Per colmare la misura anche lo scandalo precedente è ritornato sulla stampa, tirandolo in banco anche per quelle storie. Il prezzo da pagare è carissimo: la coalizione che appoggia il governo è un po’ stile l’armata brancaleone dell’ultimo governo Prodi, imbarcando comunisti e religiosi della Igreja Universal. Proprio in questi giorni è stato messo in discussione un Codice Forestale, promosso da un deputato comunista, per aumentare le possibilità di desmatamento delle foreste e per lasciar le mani libere agli imprenditori del legno e della soja. Un testo tremendo, che è stato approvato dal Parlamento, con molti voti del PT a favore, in cambio dell’impegno da parte dei partiti della coalizione, molti dei quali fanno affari col mondo impresariale di cui sopra, a difendere il ministro Palocci e a non votare una commissione d’inchiesta.

Che tristezza. In 5 mesi di governo non si vede una sola mossa nuova, l’inflazione è alta, il costo della vita galoppa e per la gente comune diventa sempre più difficile arrivare a fine mese. Rio è in mano a poche famiglie che si stanno dividendo la città in vista della Coppa del Mondo e delle Olimpiadi. La speculazione immobiliare è all’opera a tutto spiano, e sopra tutto questo, solo mancava questa immagine del governo federale e della sua Presidente che per salvare il suo ministro deve scendere a patti con i settori più retrogradi del parlamento, quella bancada ruralista che è ai limiti della legalità e con legami con i pistoleros perennemente in azione contro i sindacalisti e la gente che lotta per i diritti civili dei popoli indigeni nelle foreste dell’amazzonia. Una gran brutta settimana: 4 morti da mettere nelle tacche dei pistoleri, una pessima legge approvata dal Parlamento, e un governo impegnato a difendere l’indifendibile, con l’argomento (di Craxiana memoria): così facevan tutti, perché io no?

Ecco perché il calice della vittoria vuol essere un incitamento a tirar su le maniche e partire su basi forse meno rivoluzionarie, ma che ci evitino di ricadere anche noi in pratiche del genere. Abbiamo un impegno grande davanti a noi, un impegno di fronte a chi chiede finalmente pulizia, serietà e un modo nuovo di far politica. Ma non per ritrovarci fra pochi anni a contare ancora una volta gli errori commessi. Coraggio, il lavoro ci attende, tutti!

martedì 24 maggio 2011

L 29 Bien connu des services de police - Dominique Manotti



Gallimard série noire

Le commissariat de Panteuil, banlieue nord de Paris, incarnation de la « nouvelle politique de sécurité » du ministre de l'Intérieur ? C'est en tout cas ce que souhaite sa commissaire en cet été 2005. Ce haut fonctionnaire de la police ne manque pas d'ambition : sa politique de maintien de l'ordre dans les quartiers, radicale, théorisée, doit servir les objectifs du ministre et, en, passant, sa propre carrière. Ses hommes, sur le terrain, s'y emploient à leur manière. Ils font comme ils peuvent, donnent des gages à la hiérarchie, s'arrangent avec les faits, avec les statistiques, avec les règles — ils font le métier, quoi ! — dans un climat de tension, de violence et de mensonge, avec la population, avec les « jeunes », avec les autres.
Noria Ghozali, commandant aux Renseignements généraux, observe avec intérêt la vie et les soubresauts de ce commissariat, et notamment les contacts qui sont noués — sans doute pour la bonne marche des enquêtes —, entre certains policiers et certains grands voyous. Et puis, soudain, des squats, peuplés de travailleurs immigrés, brûlent…

grand livre! entre directement dans la top 10.

sabato 21 maggio 2011

L 28 Un Léopard sur le garrot - Jean-Cristophe Rufin



Gallimard, 2008

Jean-Christophe Rufin retrace son très atypique parcours, sur le thème de la confession : examen de conscience, récit autobiographique du parcours en zigzag d'un être peu ordinaire, qui 'à mi-pente', comme disait Nietzsche, et alors que sa vie vient de connaître une nouvelle métamorphose (Rufin a été nommé il y a quelques mois ambassadeur de France au Sénégal), éprouve le besoin de dresser un premier bilan, de trouver à tout ça une cohérence. On comprend vite que ce 'médecin qu'on aime' ne fera rien comme les autres : il se lance dans la grande aventure de l'humanitaire, pionnier de Médecins sans frontières avec Bernard Kouchner, puis plus tard d'Action contre la faim. D'où d'innombrables missions partout où les hommes souffrent et meurent.

grand livre! entre dans ma top 10 de l'année....

Sdoppiamento ...

Da ieri, venerdi 20 maggio, ho iniziato a scrivere anche su
http://www.scirocconews.it/index.php/home

tenendo una rubrica che si chiama Croci del Sud

quindi una parte delle mie considerazioni sul mondo passeranno da quella parte... saluti a tutti

Continuando la conversazione con un consigliere amico

Entrare in politica è come entrare in un mondo nuovo, soprattutto quando lo fai da giovane. Sogni e passioni sono ancora lì, forti, la voglia di cambiare il mondo anche… Il problema è di capire rapidamente come funziona questo mondo e soprattutto essere abbastanza obiettivi e non farsi troppe illusioni.

Il messaggio di questa seconda lettera è semplice: i politici non riescono mai ad anticipare i fenomeni sociali o, nel peggior dei casi, non vogliono vedere.
Cominciamo dalla crisi mondiale del 2008: esempio lampante di occhi chiusi da parte di vari governi, l’ americano in primis, ma anche quello islandese che addirittura funzionava come servizio marketing promuovendo all’estero i titoli spazzatura che le loro micro banche spacciavano come la soluzione miracolosa, per non parlare dei nostri governi europei.

Continuiamo poi con quello che è successo nei paesi arabi da gennaio in poi. Non uno dei governi del mondo, men che meno i loro governi, aveva visto venire la rabbia popolare che montava. E finalmente guardiamo ancora più vicino a noi; prendiamo per esempio lo scandalo Parmalat: anche lì nessuno ha visto venire nulla. E potremmo continuare per parecchio. Il punto è che per vincere un’elezione bisogna avere un programma, promettere (cose più o meno ragionevoli) in modo da installare nei votanti l’immagine di qualcuno che sabbia guidare la nave.

La realtà, una volta che si arriva sul ponte di comando, per quanto piccola sia la nave, è che l’unica qualità che conta è la capacità di guardarsi attorno, esser attenti a quello che succede in modo da saper reagire velocemente, quasi in tempo reale (ma comunque sempre un attimo dopo). Bisogna saper mostrarsi compassionevoli ed andare sui luoghi, in mezzo alla gente, in caso di disastri, naturali od umani e promettere che si farà di tutto per aiutare. Bisogna avere in riserva qualche soldo per le emergenze e qualche idea nel cassetto in caso sia necessario. E’ per questo che chiamiamo “mestiere” la politica, perché come un attore consumato, si impara ad avere i toni e le promesse giuste e a sapere di non impiccarsi troppo con le promesse fatte in campagna elettorale.

In Francia si usa dire che le promesse impegnano solo quelli che ci credono. Prendete quest’ultima campagna: quanti sono andati a chieder conto agli ex sindaci delle loro promesse di quando furono eletti? Nessuno. Perché tutti abbiamo la memoria corta.

Quindi, per qualcuno che inizia, ed ha dietro di sé l’entusiasmo suo e del gruppo che l’appoggia, quel che ci vuole è un bagno di realismo, condito sempre da una dose di sogno e speranza. Buttare tutto all’aria per mettersi a fare il mestierante sarebbe troppo brutto. Ma non fare conto “solo” sulle promesse elettorali sembra un modo realista per iniziare. Restate aperti mentalmente a “leggere” e capire cosa succede attorno a voi, andare anche dove non andava prima, per “sentire” il territorio e “perdere tempo” a parlare anche con chi non vi vuole. Flessibilità e prontezza sono importanti; ma lo sono anche il saper essere coerenti con un’idea, una visione dei rapporti umani e sociali che avete dentro di voi, ed anche essere coerenti, fin dove sia possibile, con alcune delle promesse fatte. Non sognate di poter implementare tutto, ma non buttate via lo sforzo che avrete fatto per preparare il programma. Piccole dosi di realismo quotidiano con dosi di energia e voglia di continuare a sognare. Il mix giusto poi verrà dall’esperienza.

Quanto più resterete modesti e vi ricorderete che la politica è un servizio, quanto più andrete avanti nel vostro e nel nostro cuore.

Ricetta Xuor: Crumble all'ananas

Ingredienti: ananas
Zucchero
Burro
Farina
Noce di cocco grattugiata
Un po’ di rhum

Imburrare un piatto da forno. Tagliare l’ ananas a cubetti di 2 cm, metterli sul piatto e spolverare di zucchero il tutto. Aggiungere il rhum e poi fare il crumble.

Crumble: mescolare farina e zucchero e noce di cocco. Tagliare il burro a pezzettini sulla mescolatura, mescolare il tutto con la punta della dita per ottenere dei granuli di impasto, non troppo fini.

Distribuire il crumble sull’ ananas, mettere in forno a 180 per almeno 30 minuti. Degustare tiepido o freddo.

venerdì 20 maggio 2011

DSK, effetto domino sulla Fao

http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/126716/dsk_effetto_domino_sulla_fao
articolo di Stefano Baldolini

Difficile crederlo, eppure lo scandalo sessuale di Dominique Strauss-Kahn si intreccia (anche) con il futuro della Fao, il cui direttore generale, il senegalese Jacques Diouf, scade il prossimo giugno. Sei i candidati alla sostituzione: due europei, un indonesiano, un iracheno, un iraniano e un brasiliano. Mai come questa volta, il posto è ambito.
La recente visita del segretario di stato Hillary Clinton ha restituito all’agenzia delle Nazioni Unite un prestigio che aveva dimenticato. Lontani erano infatti i tempi di Henry Kissinger, che nel 1974 lanciò la storica (e disattesa) promessa: «Entro un decennio, nessun uomo, donna o bambino andrà a letto affamato».
Per sostituire Diouf si stanno muovendo i governi e le cancellerie europee e anche questa è una novità. Pare che nei corridoi di Bruxelles un paio di riunioni a livello governativo non siano passate inosservate per durezza e asprezza di toni. Pare inoltre che i governi dei paesi extraeuropei, Brasile in testa, non siano per niente contenti della doppia candidatura del Vecchio continente.
Ma come – sostengono – non è sufficiente il controllo degli altri posti chiave (da spartirsi con gli americani) come Fmi, banca mondiale e Wto? Il punto è che se il successore di DSK a Washington fosse – fatto storico – un non europeo, allora questi ultimi, l’austriaco Franz Fischler, e soprattutto il ministro degli esteri spagnolo Miguel Ángel Moratinos potrebbero accampare pretese per Roma. In questo caso, addio alle aspirazioni dell’ex ministro della sicurezza alimentare brasiliano José Graziano da Silva e dell’outsider iraniano Mohammad Saeid Noori Naeini. Al limite potrebbe spuntarla, e sarebbe la classica candidatura debole che accontenta tutti, il tecnocrate indonesiano Indroyono Soesilo.
Che la Fao sia tornata centrale nello scacchiere dei posti che contano, come detto, lo testimonia la nuova vicinanza dell’amministrazione Obama.
Pur rimanendo fedeli ai rapporti bilaterali e al World Food Program, è indubbio che molte cose siano cambiate dai tempi di Bush jr, che lavorò indefesso per la smobilitazione e lo svuotamento de facto dell’agenzia dell’Onu. Come detto, i venti minuti della Clinton nel palazzo che Mussolini commissionò per ospitarvi il ministero per l’Africa italiana, testimoniano il cambio di rotta. Ma non va sottovalutato che dal 2009 l’ambasciatore degli Stati Uniti presso la Fao non sia uno sconosciuto funzionario, o un americano in esilio dorato nella città eterna. La scelta di Obama è invece caduta su Ertharin Cousin, avvocato di livello – nata e laureata nella Law School di Chicago dove lo stesso Obama ha insegnato – con ventennale esperienza in ong e nel settore, servizio nell’amministrazione di Bill Clinton, e catapultata direttamente dallo staff del presidente.
D’altro canto la sensibilità di Washington rispetto a temi come la crisi alimentare è molto aumentata dopo le rivolte del pane nel nord Africa. Non è passato inosservato il legame tra democrazia e sollevazione dei ceti medio bassi di paesi come Egitto e Tunisia. Questa caratteristica della rivolta ha suscitato molto interesse.
Prima della cosiddetta primavera araba si accendevano decine di focolai, ma tutti innescati da contadini o dagli ultimi della fila. La scintilla è esplosa con maggiore violenza quando a reclamare cibo – e libertà – hanno iniziato le fasce operaie e urbane.
C’è un altro aspetto che desta qualche preoccupazione. Nel 2007 prima della crisi finanziaria mondiale si registrò un’incredibile impennata dei prezzi delle derrate alimentari. Il 70 per cento causato da transazioni di tipo finanziarie. Fu un campanello d’allarme non ascoltato.
Ebbene, a febbraio 2011 l’indice Fao dei prezzi delle derrate ha fatto segnare un nuovo record.

mercoledì 18 maggio 2011

Anguillara: Lettera aperta a Matteo F. (e chi vuol dar una mano)

Caro Matteo, come ti dicevo ieri, il piú facile è stato fatto, paradossalmente. Adesso viene il vero lavoro, le insidie, le soddisfazioni (speriamo) e le rogne (sicure).
Sempre ieri ti ricordavo come non bisogna mai scordare che, nel sistema elettorale attuale, si è eletti con una minoranza e grazie soprattutto alla divisione della destra che, altrimenti, avrebbe il 50 e oltre percento. Per cui lo scopo è chiaro: ampliare la base politica attraverso un’azione pervasisa e convincente nel periodo che durerá questa amministrazione. Non chiudersi all’interno a far i favori a quelli che vi hanno votato, ma pensare in grande, avere il coraggio di pensare al futuro, dentro i limiti imposti dalla ragionevolezza, dala mancanza di risorse finanziarie etc. etc.
Poi bisogna sempre ricordarsi cosa diceva un vecchio politico socialista al riguardo della politica: sangue, sudore e merda. Questo sará il tuo pane quotidiano da oggi in poi. Dal momento che si vince un’elezione si diventa responsabili di tutti i problemi del comune, dalle buche sulle strade alla mancanza di spiaggia (che rischia di avere un impatto economico non indifferente), dal traffico ai parcheggi e via discorrendo. Poco servirá dire che questa è l’ereditá ricevuta; tutti dicono cosí per cui è una scusa che vale poco. Soldi per fare delle cose ce ne saranno pochissimi, richieste invece non mancheranno, poi arriveranno le beghe interne per spartirsi il poco che c’è e insomma pian piano il famoso programma elettorale rischia di andare a finire nello spesso luogo dove si trova quello della “Fabbrica” di Prodi del 2005, cioè nel cimitero dei sogni.
Se non altro, nel caso tuo, hai la fortuna di avere alle spalle un gruppo di brave persone, con una esperienza precedente di Micol che potrá essere utile per capire cosa sia possibile fare, quanto spingere e su cosa. Dal mio piccolo osservatorio esterno continuo a pensare che Anguillara abbia estremamente bisogno di riempire il vuoto della parola “cultura”, attraverso una riflessione ed iniziative che riescano in qualche modo ad avvicinare la gente alla cultura e viceversa, tirandoli fuori dalle 4 mura domestiche, e addirittura pensando di farli diventare partecipi e iniziatori di proposte nuove.
Quella di cui parliamo da tempo, sull’Alteritá potrebbe essere la prima, facile, partecipativa e non partitica, che potrebbe permettere di aprire un cantiere di riflessioni su cos’è oggi Anguillara, chi siamo noi gli abitanti di questo territorio, cosa ci unisce e cosa ci divide ed imparare cosí a conoscerci un po’meglio. Non si tratta di sognare di diventare tutti amici, ma semplicemente evitare che le barriere dell’indifferenza (preludio all’insofferenza) comincino pian piano a salire sull’onda di una crisi economica (e di valori) nella quale siamo dentro.
Ma oltre a questa ci potrebbero essere delle altre cose da fare, e da questo punto Argo potrebbe porsi come un canale di facilitazione del dialogo con i cittadini e le associazioni. Mi ricordo il breve periodo della commissione cultura della giunta Minnucci, i primi mesi quando credevamo di poter esser utili, la soprpresa fra di noi dello scoprire quante persone interessanti, musicisti, artisti ed altro, vivano od abbiano contatti con Anguillara e che potrebbero, se adeguatamente stimolati, mettersia disposizione per condividere, magari attraverso semplici riunioni in biblioteca, le loro esperienze e competenze. Ripartire quindi dal territorio, accettando il fatto che magari all’inizio ci sará poca assistenza, ma avendo chiaro lo scopo che è di “scongelare”, rompere la freddezza abituale quando si parla di cultura e pian piano metterci dei contenuti, anche semplici magari, ma che non abbiano bisogno di cifre favolose, dato che i soldi ce ne saranno sempre pochi. Argo potrebbe anche aprire un sito dove invitare la gente a mandare suggerimenti, in modo da creare anche una base di idee e proposte, in modo che ci sia tempo e modo di discuterne, farne un programma e non iniziative isolate, ma dando la reale e netta sensazione che si parte dal basso. Come s’era detto, passate le elezioni potremmo vederci con piú calma, magari invitando qualche altro amico ed allargare fin da subito la riflessione.
Un caro saluto, Paolo

martedì 17 maggio 2011

Elezioni 2011: vince il centro sinistra dappertutto!

Da Torino a Napoli, passando per Bologna, varie cittá del nord ed anche la nostra Anguillara, vincono le forze unite del centro sinistra in formazione non sempre compatta.
Si dimostra quindi che un'altra Italia é possibile. Bisogna peró continuare su questa strada della costruzione comune.
Ma anche bisogna evitare i classici errori del passato. Per questo dall'Italia (di centro sinistra) unita un sol grido s'erge: NON ANDATE A PASSARE IL WEEK END AL SOFITEL DI NEW YORK.
Quante volte nel passato le nostre sinistre italiane e francesi sono riuscite a farsi male da sole? Delors (padre di Martine Aubry) nel 1995 rinuncia alla candidatura all'ultimo momento, regalando la vittoria a Chirac. Jospin nel 2002 nemmeno arriva al secondo turno aprendo per la prima volta la porta principale a Le Pen (e adesso ci becchiamo la figlia, molto piú pericolosa). L'anno prossimo sembrava finalmente la volta buona per un socialista all'Eliseo, ed invece a occhio e croce DSK passerá i prossimi 20 anni in galera.
Anche le nostre sinistre peró non scherzano e se non fosse per loro (Bicamerale di dalemiana memoria) magari oggi il Cavaliere non sarebbe lí dove si trova.
Quindi, come si diceva ai miei tempi, occhio alla penna. Lasciar perdere i personalismi, piú modestia (parola che non esiste nel vocabolario di certi dirigenti del centro sinistra), ma anche piú trasparenza, piú terra terra e vicini ai problemi che la gente sente sulla pelle.. ed allora sí che li manderemo a casa!

domenica 15 maggio 2011

L 27: Un tout petit monde - David Lodge


Rivages, 1992

En préambule de son roman, précisant que toute ressemblance avec des faits ou des personnages réels serait fortuite, David Lodge invite son lecteur à ne pas se laisser abuser par la fiction qui lui est donnée à lire. Faussement soucieux de préserver l'honorable image du microcosme dont il se moque, cette précaution d'usage n'a d'autre but en vérité que de signifier la réalité de son propos. En matière d'ironie, Lodge est un maître incontesté, et pour servir ses méchantes ambitions, il pousse la caricature (acide, mais jamais amère) parfois jusqu'à l'extrême. Ainsi, il traque, dénonce, fustige et se moque superbement des mesquineries calculatrices, des petites ambitions des "grands littérateurs" qui se déplacent de congrès en réunions internationales comme ils iraient à la parade, jouant les érudits, les beaux esprits ou encore les séducteurs de salons. Mais avant tout, sa métaphore nous touche et nous amuse, car effectivement, "que le monde est petit" ! --Lenaïc Gravis et Jocelyn Blériot

Ho provato due volte a leggerlo e per due volte mi sono fermato a metà. Sarà forse perchè il mondo descritto non mi è così lontano, la vacuità di molti "intellettuali", l'autocompiacenza, la ricerca di esser visti e riconosciuti.. insomma penso faccia sorridere o ridere chi non li ha visti da vicino; a me non fa nemmeno troppo ridere, lo trovo lento e ripetitivo, avrebbe potuto svolgere lo stesso tema con la metà delle pagine. Una idea un po' populista e qualunquista, insomma non lo consiglio.

L 26: Il ritorno - quasi un'autobiografia - Antonio Negri


Rizzoli, 2003

Il tema del ritorno è da qualche tempo cruciale nella vita di Antonio Negri: il ritorno in Italia dopo quattordici anni di esilio in Francia, il ritorno in prigione dopo quattordici anni di libertà, e anche il ritorno sulla scena politica e culturale dopo la pubblicazione di "Impero", il libro scritto con Michael Hardt che è diventato uno dei testi di riferimento del movimento di opposizione al nuovo ordine mondiale. Attorno al tema del ritorno, e sollecitato dalle domande della psicoanalista francese Anne Dufourmantelle, Antonio Negri racconta la sua vita, le sue scelte, creando un'insolita autobiografia che unisce l'orgogliosa rivendicazione di un passato alla denuncia del terrorismo e della violenza del potere politico ed economico.

La conversazione in forma di alfabeto, dalla A (come Arma) fino alla Z (come Zenone di Elea) di Negri con Anne Dufourmantelle apre una finestra su un periodo storico e su un personaggio complesso, accusato di tutti i mali ma che resta uno dei pochi grandi pensatori moderni italiani. Bisogna però leggere anche il racconto dellla figlia Anna per inquadrare meglio quella vita e quei personaggi....

Caciofiore: l'antenato del Pecorino


Il caciofiore è un formaggio dell’Antica Roma realizzato con latte di pecora e caglio vegetale ottenuto dal fiore di carciofo o di cardo selvatico. Viene prodotto tradizionalmente da ottobre a giugno nella campagna romana ed è una sorta di antenato del Pecorino Romano. Il caglio vegetale è l’elemento chiave che caratterizza questo formaggio e che lo rende veramente unico: la crosta giallognola racchiude un cuore di formaggio quasi liquefatto, dalla cremosità sorprendente e dal sapore intenso, non salato, lievemente amaro.
Recentemente il cacio fiore è stato recuperato da alcuni caseifici della provincia di Roma, che hanno iniziato ad elaborare questo particolare prodotto servendosi di un antico documento di arte casearia del 50 d.C. redatto dallo scrittore latino Lucio Giunio Moderato Columella.

Il caciofiore della campagna romana è anche un Presidio Slow Food sostenuto da Camera di Commercio, Industria e Artigianato di Roma, Azienda Romana per i Mercati.

Lo trovate per esempio all'isola del formaggio a Bracciano, azienda agricola di Sergio Pitzalis. Noi l'abbiamo provato ieri sera da Massi e Federica e VALE PROPRIO LA PENA!

mercoledì 11 maggio 2011

FAO, SINDACATO MINACCIA SCIOPERO LAVORATORI MENSA TERME CARACALLA

Uno spera sempre che parlino della sua Ditta/Impresa/Organizzazione nei giornali... poi capita che ne parlino ma non proprio per cose molto belle...

"Il sindacato 'Lavoro Ambiente Solidarietà-Lazio'", in una nota "informa gli utenti che, i lavoratori suoi iscritti, della società 'Serenissima Ristorazione s.p.a.', che prestano il loro servizio presso i locali ristorazione della Fao di Roma, in viale delle Terme di Caracalla 1, entreranno in agitazione a partire dal giorno 11 maggio, ad oltranza fino a quando il lavoratore e rappresentante sindacale, signor Massimo Ranaldi oggi trasferito presso altra sede, non sarà reinserito al suo posto di lavoro. Per questo motivo sin d'ora ci scusiamo per il disagio con gli utenti della Fao che usufruiscono del servizio di ristorazione. Il nostro comunicato vuole denunciare alla stampa che la società 'Serenissima Ristorazione s.p.a.', ormai da diverso tempo ha l'abitudine di trasferire d'imperio alcuni dipendenti dalla sede Fao presso altri appalti, adducendo l'esigenza di spostamento per necessità temporanee ma di fatto sostituendo poi il personale, creando così nei lavoratori stress psicologico e fisico. Quindi poiché questo stato di cose non può più andare avanti, oltre che attivarci nelle sedi previste, chiediamo agli stessi organi competenti della Fao che hanno concesso l'appalto alla Società Serenissima Ristorazione s.p.a. di intervenire". (omniroma.it)
(10 Maggio 2011 ore 19:01)
http://roma.repubblica.it/dettaglio-news/roma-19:01/7569

lunedì 9 maggio 2011

Un grande combattente ci ha lasciato: Ndiogou Fall



Presidente della rete ROPPA per 10 anni, Ndiogou è stato tra i protagonisti della nascita di questo soggetto politico, accompagnandone la definizione sulla scena
internazionale, e restando, anche in seguito, persona chiave rispetto al posizionamento politico e alle alleanze strategiche della rete.

Compagno di cammino e di lotta del gruppo di appoggio italiano/rete ItaliAfrica per tanti anni, di Ndiogou ricorderemo sempre, assieme alle sue grandi doti professionali, il riso sincero, il garbo nell'affrontare anche le questioni più controverse, la disponibilità al gioco e a tornare bambino anche nei momenti di maggiore impegno e tensione.


La notizia della sua scomparsa avvenuta ieri, 5 Maggio 2011 a Niamey, ci rattrista molto. Lascia il vuoto della perdita di una grande personalità, e la sensazione di sentirci già da oggi tutti molto più soli.

Il suo corpo sarà sotterrato a Touba, sua località di origine in Senegal, oggi
pomeriggio. Assieme a tutti i colleghi ed amici delle ONG italiane ed europee che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e lavorare con lui, Terra Nuova si stringe alla famiglia e saluta per l'ultima volta un personaggio non dimenticabile.


Tout au long de sa vie, Ndiogou Fall n’a eu de cesse de défendre la cause de l’exploitation familiale et le concept de souveraineté alimentaire, qu’il a porté dans les débats sur le commerce international et l’intégration régionale ouest africaine.

Il a aussi lutté contre toutes les formes d’injustices rencontrées par les exploitations familiales sur leurs terroirs et notamment dénoncé les accaparements de terres dont elles sont victimes depuis plusieurs années. Face au modèle de l’agro-business promu par de nombreux Etats, il a constamment plaidé pour renforcer les agricultures et économies locales, qui occupent la majorité des ruraux, via un investissement public massif en direction de l’agriculture familiale.

domenica 8 maggio 2011

Rispondendo a Giancarlo R.

L’altro giorno ho ricevuto un messaggio da Giancarlo R.: ci eravamo conosciuti anni fa quando cercava uno stage durante il suo percorso che, dall’università di Catania, lo stava portando a un Master in Francia. Mi raccontava delle 1000 telefonate, 1000 curricula, 1000 contatti cercati. Tutto il necessario in termini di formazione, inseguendo un sogno che si è scontrato contro muri di gomma. Scrive: “Forse era altro ciò che serviva. Oggi, dopo laurea, abilitazione, master, dottorato, lingue straniere e pubblicazioni; oggi faccio lezioni privare di matematica, latino e chimica, per arrivare a fine mese ed evitare l'umiliazione di un call center. Il terzo mondo può aspettare...ed io pure”.
Questo messaggio ha provocato qualcosa dentro di me. E probabilmente lo stimolo a lanciare il messaggio nella bottiglia (dell’altro giorno, via mail) alla mia rete di ex volontari, consulenti, giovani e meno giovani, forse è nato proprio da Giancarlo.
In tanti ci siamo interessati ed avvicinati a questo tema che chiamerò, per comodità, “sviluppo”. Motivazioni diverse, forse anche un po’ confuse, con un misto di voglia di aiutare gli altri (componente esterna) aiutando anche noi stessi (componente interna) a sentirci meglio. Un mix di buoni sentimenti, buona volontà e buon professionalità. Con gli anni poi ci rendiamo conto che, come in qualsiasi altro settore della vita, professionale o meno, le porte non si aprono mai come e quando lo speriamo noi, che le strade sono molto più impervie e che non necessariamente portano da qualche parte.
Così succede che ci si perda per strada, si cambi tragitto, magari cambiano anche gli interessi personali perché si cresce e la componente interna della motivazione iniziale magari non è più così forte come prima e quella esterna è dannatamente complicata e non si riesce ad avanzare. E allora capita il giorno in cui ti guardi indietro e dici che forse poteva andar diversamente, che forse “era altro ciò che serviva” come dice Giancarlo.
Sono tante, troppe le variabili in gioco che nessuno può pretendere di controllarne minimamente nemmeno una. Però una cosa forse potremmo farla se tutti ci mettessimo una parcella minima del nostro tempo. La globalizzazione ci ha fatto capire che oramai la vecchia divisione tra Primo e Terzo mondo, equiparata al taglio geografico Nord e Sud, noi e loro, non va più bene. Terzo Mondo siamo anche noi, ce l’abbiamo intorno, che ci piaccia o meno, e pezzi di primo mondo li trovi anche al sud. Per cui fare “Cooperazione allo Sviluppo” non vuol più necessariamente dire “andare al sud”.
Oggi dobbiamo imparare a ridisegnare questo confine, accettando la sua mobilità continua e introiettandolo dentro di noi: un confine che è definito dal concetto dell’alterità. Imparare a capire l’altro, a compatire il suo modo di essere, fare, dire, rispetto da dare ma anche da ricevere, un ritorno alla relazione sociale centrata sull’essere Uomo. Ma non uomo Dominus, ma Uomo parte integrante di una Natura che c’era prima di noi e che dobbiamo imparare a rispettare di più. Mettere l’Uomo al centro delle nostre riflessioni porta a riconsiderare il modo di lavorare nel tema “sviluppo”, perché significa che chi lavora con i Rom qui a Roma, chi si occupa di inviare studenti in formazione all’estero, chi fa teatro di strada e chi si impegna per l’educazione dei nostri e degli altri amici, figli, colleghi ed anche sconosciuti, fanno altrettanto se non di più di chi lavora per un’organizzazione internazionale, una ONG o simili.
Il messaggio di Giancarlo è stato un colpo basso quando l’ho letto la prima volta perché mi ero lasciato dominare da un’onda di rimpianto che traspare nel testo. Ma poi mi son detto che in realtà la ricerca di se stessi e del posizionarsi verso gli altri, di chi siamo e cosa vogliamo fare, in fondo passa anche per queste riflessioni e, caro Giancarlo, il non aver ricevuto una risposta a quei 1000 cv mandati non vuol dire che non sei stato cercato od accettato, ma solo che in realtà la tua strada era diversa e che puoi lo stesso servire gli altri e te stesso anche nelle attività che fai adesso.
Il problema resta quello della condivisione: nel momento in cui chiudiamo le porte di casa nostra, ci rinchiudiamo nella nostra stanza, nel nostro piccolo, e restiamo legati al mondo solo via facebook o altri sistemi simili, il rischio è di non capire la virtualità e la superficialità intrinseca in quei meccanismi e di evitare quindi di andare al fondo di noi stessi. E se tutti facciamo così, non condivideremo più nulla, e non cresceremo più. Un futuro opaco, triste e solitario si aprirà davanti, per tutti, prima o poi. La reazione non è in dichiarazioni che possono sembrare fanfaronate: fare la rivoluzione, cambiare il mondo, ma deve essere a partire da quello che abbiamo di più vicino, cioè noi stessi. Dobbiamo re imparare a guardarci dentro e fuori come quando la prima volta abbiamo sentito la voglia di metterci a fare “sviluppo”: Impegnarci per gli altri e per noi stessi, sognare e darsi da fare. Ma assieme, e non più soli. Condividere, parlarsi, scambiarsi qualcosa di più di un messaggio su twitter, riprendere la faticosa esperienza di star qui, domenica mattina, a pensare e scrivere e mandare un messaggio a voi tutti perché nello scrivere a voi imparo meglio su di me.

PS. Nella fretta l'altro giorno ho dimenticato un po' di persone a cui manderò lo sfogo iniziale: Eugenio, Ilaria, Clarissa, Catia, Francesca, Chiara, Stefano ....

sabato 7 maggio 2011

L 25: Petits meurtres entre voisins - Saskia Noort



Folio 2011
Après de nombreuses années passées à Amsterdam, Karen et son mari saute le pas : ils s’installent à la campagne dans un quartier chic. Mais la vie à Wisperia Lane n’est pas rose tous les jours et la jeune mère de famille tarde à se faire des amis. Quand enfin elle se lie d’amitié avec d’autres femmes du quartier, la peur de la solitude la pousse à mettre de côté ses divergences, ses désaccords. Karen rentre dans le moule et bientôt son mari et elle passent tous leurs weekends en compagnie de ces quelques couples à la vie à l’apparence dorée.

Mais lorsqu’en l’espace de quelques jours, un membre de leur club d’amis meurt dans l’incendie de sa maison qu’il a lui même provoqué et que sa meilleure amie se défenestre d’une chambre d’hôtel, Karen décide de ne plus se taire et de mener son enquête … quitte à perdre tous ses « amis ».

Bienvenue chez les Desperates Housewives néerlandaises !

Peut meiux faire à mon avis. Un peu surfait, mais on le lit avec plaisir. PG

Xuor Platinum : Lotte à ma façon


Ingredients pour 2 personnes :
2 oignons nouveaux
1 cèpe
5 pointes d’asperges
2 morceaux de lotte

Faire revenir dans une cocotte (dans du beurre et huile non d’holive) les oignons coupés en lamelles.

Apart couper le cèpe et le mettre le dans une poile pour qu’il perde son eau.

Faire cuire les pointes d’asperges (apart).

Quand les oignons sont revenus, mettre la lotte, faire dorer; ajouter le cèpe et les asperges. Deglasser avec du vin blanc (ajouter un peu de vin blanc avec les jus de cuisson). Couvrir la cocotte, laisser cuire 15 minutes à feux doux.
Enlever le couvercle ; enlever la lotte et faire reduire le jus de moitié. Ajouter une cuillerée de crème, porter à ebouillition 2 minutes, rajouter la lotte et servir chaud accompagné de riz creole.

Bordeaux blanc ou Terre Bianche d’Alghero

giovedì 5 maggio 2011

L 24: Alger la noire - Maurice Attia


Roman (poche). Paru en 02/2006
En Stock

Le Mot de l'éditeur : Alger la noire
Alger, 1962 : un monde finit de se décomposer, bientôt l'Algérie sera indépendante et l'ORS mène son baroud d'honneur. Sur la plage de Padovani, à Bâb-el-Oued, deux gamins ont trouvé les corps d'Estelle et de Mouloud : une balle dans le coeur pour elle, une autre dans la nuque pour lui et trois lettres gravées sur son dos... Paco Martinez, inspecteur de police qui refuse envers et contre tous de prendre parti dans cette guerre, va, avec un acharnement dérisoire, s'emparer de cette affaire pour échapper à la guerre civile et fuir le chaos de son univers. Epaulé, un temps, par Choukroun, son coéquipier et ami, puis par Irène, sa flamboyante maîtresse, Paco, fils d'un anarchiste espagnol assassiné durant la guerre d'Espagne, sera inévitablement rattrapé par son histoire lorsque sa grand-mère, sombrant, à l'image de la ville, dans la démence, lui fera perdre quelques illusions. Menant son roman noir à quatre voix, l'auteur nous entraîne dans l'univers glauque d'une famille de la bourgeoisie algéroise, avec ses secrets, ses perversions et ses conflits de loyauté. Mais qu'importe alors la mort de deux individus, quand, à Bâb-el-Oued, la folie et le désespoir engendrés par les "événements d'Algérie" forcent des êtres résignés à tout abandonner ou à tout détruire ?

Gran bel libro. Finito di leggere sul treno che mi portava a casa, cielo cupo, pioggia e freddo.. lo stesso clima che si sentiva nel libro. Entra di dirittoo nella TOP TEN! Raccomandatissimo.