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lunedì 25 maggio 2015

2015 L24: L'automne des chimères - Yasmina Khadra

Gallimard, Folio Policier 2000

Pendant que les théoriciens traquent ailleurs la chimère, le bled brûle. Les pompiers qui se proposent d'intervenir ne sont autres que des pyromanes. Ils ont tiré la bonne carte : l'intégrisme.

La confrérie était disponible, salivante de frustrations, belliqueuse, endoctrinée. Hier, elle cultivait la haine. Aujourd'hui, elle divertit.

On n'apprend pas à son papa à faire des enfants. L'officialisation des partis à caractère religieux était négociée dans le but exclusif de légitimer la sédition. On a élevé la mouvance islamiste au rang des prophéties, puis on l'a jetée aux orties. Forcément, les floués ont pris les armes.

Le mal d'abord, l'aile armée du FIS. Ensuite de GIA, le bras de fer du père. Cette guerre n'est qu'un chantier que se partage convivialement la mafia politico-financière. Quand les fondations de son empire seront enfin achevées, elle calquera des doigts et le calme reviendra comme dans un rêve.

Duro da mandar giù. L'autore mescola la sua storia di scrittore e allo stesso tempo militare (in questo caso il commissario sta nella Polizia), nel pieno del periodo del terrorismo GIAista; si legge del personaggio e si pensa a Yasmina. Finisce male, perchè queste storie non possono che finire così. Vorremmo tanto dirci che, in fin dei conti, è solo una storia, un libro, e che nella vita reale poi è diverso. Ma non ci riusciamo, chiudiamo l'ultima pagina e andiamo avanti.


Leggete qui un'intervista all'autore su questo libro:
 http://www.liberation.fr/livres/1998/07/09/yasmina-khadra-reconduire-le-diable-en-enferl-automne-des-chimeres-clot-dans-la-tristesse-et-le-dese_243440

martedì 19 maggio 2015

La Terra ai contadini – Quali misure per lo sviluppo? Brevi considerazioni di ieri e di oggi



In decenni recenti il tema della riforma agraria era tornato di moda, soprattutto in Brasile e nelle Filippine dove i movimenti contadini portatori di quelle istanze giocarono un ruolo importante nel ritorno a regimi democratici nel 1985. Pian piano il tema però si è un po’ perso, sostituito (volontariamente? Difficile dirlo) da altre tematiche che oggi troviamo al centro dei discorsi delle organizzazioni contadine e indigene: diritto al cibo, alla sovranità alimentare, riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni e lotta per una buona governanza. Fra questi spicca il tema dell’appoggio, recente, di questi movimenti, al tema dell’agricoltura familiare (che noi in Italia chiamiamo la Piccola Proprietà Coltivatrice), diventato simbolo della riscossa contro le multinazionali dell’agribusiness e celebrato con l’Anno Internazionale dedicato a questo tema nel 2014.

Questo slittamento terminologico e concettuale merita di lanciare alcune piste di riflessione, con la speranza che sia possibile parlarne un giorno, al di là dei soliti e ripetuti richiami contro l’accaparramento delle terre. Non che lo slogan Reforma Agraria Ya! Sia scomparso del tutto, ma sembra di assistere a un bagno di acqua gelata sui sogni di un tempo, in nome di un realismo politico che non osa dire il suo nome.

Questo breve post non può esaurire questo tema, ma serve per provocare amici e colleghi impegnati sulla tematica agraria e movimentista.

La domanda espressa che noi tutti ci poniamo, realisti e pragmatici, riguarda cosa sia possibile proporre per il mondo rurale mondiale al giorno d’oggi e che abbia una minima possibilità di fare proseliti in politica.  La domanda implicita riguarda invece qualcosa di più personale: non è che a forza di realismo, rischiamo di trovarci ad appoggiare piattaforme politiche che in altri periodi storici ci avrebbero visto sulle barricate?

Penso innanzitutto se sia ancora fattibile parlare di lotta di classe al giorno d’oggi. Già scriverlo sembra quasi di bestemmiare in chiesa. Pochi mohicani ancora si dilettano sulla rete a discettare di questo tema, mentre la gran parte della sinistra mondiale (senza parla di centro-sinistra o di centro-centro) ha abbracciato una visione che potremmo chiamare “interclassista”. Se siamo d’accordo su questo punto iniziale, allora dobbiamo andare a vedere cosa si intende con questo termine e quando sia stato promosso nell’agone politico per la prima volta (almeno a casa nostra). Trovo quindi su wiki che con il termine interclassismo si intende una qualsiasi concezione politica e sociale che promuova la collaborazione tra le diverse classi sociali e la conciliazione tra i loro differenti interessi, rifiutando il principio della lotta di classe e propugnandone la convivenza armonica. Meglio ricordare subito ai lettori più giovani che non si tratta di un principio né nuovo né recente. Qualcuno lo ha proposto ben prima del nostro attuale Primo ministro. In particolare questo qualcuno si pose il problema, come faremmo noi professionisti del tema, di come di ridurre le differenze di classe all'interno del mondo rurale, soprattutto in quei paesi dove questa frangia costituisca la componente di gran lunga prevalente della società.

L’interclassismo proposto quindi per le campagne abbraccia la collaborazione di classe in contrapposizione all'individualismo del sistema capitalista, a cui oppone l'unità delle classi sociali davanti all'interesse nazionale e quindi conferendo allo Stato il ruolo di mediatore nelle controversie tra esse.

Nel nostro paese, e come in gran parte dei paesi del sud del mondo dove il settore agricolo e rurale è ancora dominante, si sono posti problemi legati alla precarietà e povertà del trattamento del lavoratore agricolo (il bracciante, che mette a disposizione le sue braccia come forza lavoro), il miglioramento produttivo delle terre attraverso, per esempio, le bonifiche e finalmente, il tema scottante dell’espropriazione dei grandi latifondi.

La questione bracciantile è molto presente ancora oggigiorno. In Brasile il sindacato agricolo più grosso nel mondo rurale si chiama CONTAG, Confederazione del lavoratori agricoli (cioè dei braccianti). Ridurre il numero dei braccianti con provvedimenti che permettano di sviluppare le piccole e medie proprietà (l’agricoltura familiare), verrebbe considerato, credo, come un passo progressista, in avanti.

Noi avevamo anche un serio problema di terreni acquitrinosi, i francesi li chiamerebbero i Bas-Fonds, che una volta bonificati potrebbero rendere un gran servizio alla produzione agricola. Da noi vennero così fondati i consorzi di bonifica gestiti e finanziati dallo Stato, attivi sia nella bonifica di aree paludose e malariche che per la gestione del patrimonio silvo-pastorale, il tutto dentro un quadro legislativo chiaro che era stato approvato in precedenza.

In linea di massima, il recupero dei bas-fonds, anche se molto utile, non è mai stata una risposta sufficiente al problema agrario. Ecco perché la questione dell’espropriazione dei latifondi appare sempre come il tema più delicato. Se un governo attaccasse questo problema espropriando i terreni di latifondisti e grandi proprietari, possessori di migliaia di ettari di terra perlopiù lasciata incolta ed improduttiva, coltivata a grano o lasciata a pascolo dando luogo a sole rendite parassitarie, probabilmente saremmo tutti lì ad applaudire.

L’ultima vertente, sulla quale attualmente la nostra coscienza ambientalista avrebbe qualche remora, riguarda i processi di colonizzazione di nuove terre vergini e incolte, e la creazione dei borghi rurali.

Noi avemmo un governo, anzi un regime che fece tutto questo, e che gli valse l’appoggio di una massa consistente della popolazione. Lascio a voi indovinare di chi si sia trattato.

lunedì 18 maggio 2015

Bergamo: Festival Fare Pace - giovedi alle 18.00. Perché bisogna ripetere le cose già dette




Questo giovedì sarò ospite al Festival Fare la Pace di Bergamo per parlare di risorse naturali accaparrate e per aiutare a capire a che gioco stiamo giocando su questa terra.

Il tema dell’accaparramento (il Land Grabbing) si è imposto in questi anni recenti sulla scorta di una sensibilizzazione crescente di fasce giovanili nel mondo intero. Questo è positivo, perché dimostra innanzitutto che malgrado le dosi di valium che le televisioni, radio e giornali ci propinano quotidianamente, ci sono ancora persone (voglio credere siano addirittura in crescita) che si guardano attorno curiose di capire cosa sta succedendo in giro e vogliose di partecipare. Fare qualcosa, in un mondo che ci sfugge via, dove a mano a mano che entriamo nei menadri dei temi chiave, finanza, ambiente, sfruttamento, migrazioni… ci rendiamo conto che si sale subito a una scala superiore, al di là delle nostra portata, … ecco, aver ancora voglia ed energia per “fare qualcosa” mi sembra un primo segnale di vita. Importante.

Noi che questi fenomeni li abbiamo studiati per anni e che ci abbiamo lavorato sopra per difendere i diritti delle comunità e dei popoli indigeni, abbiamo una responsabilità morale di passare il nostro capitale di “sapere” a chi si accinge ad entrare in quest’arena. Soprattutto perché con gli anni abbiamo imparato a capire quanto subdola sia la strategia che ci sta dietro. Qui non si tratta più di prendersi le terre e le acque o la sabbia dei popoli del Sud, il confronto va ben al di là e cercare di spiegarlo in modo semplice sarà lo scopo di questa serata. Speriamo riuscirci.

Siamo sottoposti quotidianamente  a un bombardamento di informazioni false, tendenziose  oppure nella zona grigia fra il certo e l’incerto, il cui primo scopo è di metterci paura rispetto a tutto quello che sta oltre l’uscio di casa nostra. In questo modo ci richiudiamo in noi stessi, mentalmente, e facendo così rimpiccioliamo anche il nostro cervello. Di fatto questo serve a far sì che alla fine deleghiamo tutto quello che sta oltre l’uscio a chi si propone di farlo al nostro posto.  Rimpiazzare la nostra capacità di pensare, riflettere, ecco il primo comandamento. Firmare una lettera in bianco a qualcuno che poi deciderà per conto nostro. Contro questo dobbiamo lottare. Riappropriarci del nostro spazio mentale, riapprendere a uscire di casa e andare verso gli altri, per capire a che gioco ci stanno obbligando a giocare.

Percorso difficile perché implica energia, studio, curiosità e soprattutto andare contro il mainstream isolazionista e caciarone. Non si tratta di buttarla in vacca, di chiacchiere da Bar Sport, ma del nostro futuro, nostro come razza umana. Ecco perché eventi come Bergamo servono, per far circolare idee, coinvolgere giovani che ancora hanno voglia di pensare e capire. Tutto ciò è precondizione all’azione. Ma questo verrà dopo, per il momento contentiamoci di vincere la paura e andare avanti nella comprensione del complicato. Non si può semplificare tutto, soprattutto in un mondo che diventa sempre più complesso e dove trovi che a spiegarti i principi dell’ecologia politica pratica siano gli ex-banchieri della JP Morgan, quelli che hanno creato i famosi derivati finanziari della crisi del 2008. Non basta quindi stupirsi o fermarsi alla prima reazione superficiale. Bisogna andare oltre e chiedersi il perché delle cose. Come è stato possibile che si sia arrivati a questo momento di crisi che mette assieme finanza, ecologia, cultura … Se non lo facciamo non capiremo perché il Papa parli già da mesi di una terza guerra mondiale che è già cominciata (http://www.repubblica.it/esteri/2014/08/18/news/papa_francesco_terza_guerra_mondiale_kurdistan-94038973/).

Sta esagerando lui? Oppure ha informazioni segrete che solo i suoi Servizi hanno per cui ne sa più di noi? Oppure, dico io, sta mettendo assieme i pezzetti di un puzzle che abbiamo sotto gli occhi tutti quanti, basta andarlo a vedere e cercare i pezzetti che pian piano si incastrano. Un puzzle composto da una mega crisi ecologica, finanziaria e culturale-umana le cui basi sono state poste oltre una quarantina di anni fa. I più giovani si ricordano, forse, che nel 1969 l’uomo (americano) è andato sulla Luna. Ma probabilmente non ricordano o non sanno che il presidente americano dell’epoca, quel Nixon che fu costretto a dimettersi per gli ascolti illegali del Watergate, firmò lui il decreto che metteva fine al regime monetario che aveva garantito stabilità e zero inflazione per tutto il dopoguerra. La rottura del Gold Standard è roba sua, la mano, anche se gli interessi che ci stavano dietro erano ovviamente più grossi. Anche lì vale sempre la stessa domanda: perché? Perché mettere fine a un sistema che garantiva pace e tranquillità economica a tutto l’Occidente? Proveremo dare una risposta, spero coerente anche se magari di parte, a questo. E come mai in parallelo negli stessi anni inizia una distruzione sistematica di tutti i progressi legislativi in materia ambientale che si erano realizzati negli anni precedenti? Le basi dei disastri attuali sono state poste in quegli anni. Così come si sono ridotte al minimo le capacità governative dei paesi del Sud, via i piani di aggiustamento strutturale, un modo finanziario di portar via la sovranità nazionale e metterla sotto il cappello del FMI e Banca Mondiale. Salvo poi oggi scoprire che questi stati sono deboli e non riescono a controllare le pulsioni terroristiche che emergono. Chiediamoci sempre il perché e quando tutto questo è cominciato.

Spero avervi numerosi giovedì sera.

2015 L23: Charlotte - David Foenkinos

Gallimard 2014

Ce roman retrace la vie de Charlotte Salomon, artiste peintre morte à vingt-six ans alors qu'elle était enceinte. Après une enfance à Berlin marquée par une tragédie familiale, Charlotte est exclue progressivement par les nazis de toutes les sphères de la société allemande. Elle vit une passion amoureuse fondatrice, avant de devoir tout quitter pour se réfugier en France. Exilée, elle entreprend la composition d'une œuvre picturale autobiographique d'une modernité fascinante. Se sachant en danger, elle confie ses dessins à son médecin en lui disant: "C'est toute ma vie." Portrait saisissant d'une femme exceptionnelle, évocation d'un destin tragique, Charlotte est aussi le récit d'une quête. Celle d'un écrivain hanté par une artiste, et qui part à sa recherche.

Ero un po' sorpreso al vedere la forma come il libro era stato scritto. Ma ho deciso di provare a leggere qualche pagina... e sono arrivato alla fine prima che finisse il week-end. Consigliato. Probabile Top

2015 L22: Yeruldelgger - Ian Manook


Le Livre de Poche 2015
Patrick Manoukian, alias Ian Manook

Cinq ans plus tôt, Kushi, la fille de l'inspecteur Yeruldelgger a été enlevée et assassinée pour l'obliger à abandonner une enquête sur la corruption liée au rachat des terres de la steppe mongole.

La découverte du cadavre d'une autre fillette va le replonger dans les mêmes tourments. Dans un pays à l'histoire et aux paysages sauvages, une guerre sale d'argent et de pouvoir s'est déclarée autour d'une des richesses minières les plus rares et les plus convoitées de la planète.

Pour lutter contre les puissances qui veulent s'accaparer son pays, Yeruldelgger va puiser ses forces dans les traditions héritées des guerriers de Gengis Khan, dans les techniques modernes d'investigation, et dans la force de ses poings.

Parce qu'un homme qui a tout perdu ne peut rien perdre de plus. Il ne peut que tout reconquérir. Peu à peu, sans pitié ni pardon...

Bel libro, sullo stesso stile di quel che faccio io.. racconta una storia in sottofondo che sa di resource grabbing, sfruttamento di un popolo e tutto il resto. Il nostro eroe e' un po'  troppo supereroe, spacca facce, ginocchia e tutti quanti .. sopravvive agli scontri piu' duri.. ma resta un bel libro da leggere. Potrebbe finire nella Top

martedì 5 maggio 2015

2015 L21: Céu de origamis - Luiz Alfredo Garcia-Roza

Companhia das Letras 2009

Cecília é uma secretária competente. Depois que seu patrão sai do consultório dentário ela guarda todo o equipamento, desliga os aparelhos, tranca a porta e vai embora. Doutor Marcos é um homem tranquilo, e o trabalho com ele é sem sobressaltos. Hoje ele e a mulher vão jantar em casa de amigos. Fato raro, pensa a secretária. Em geral, doutor Marcos e a mulher ficam em casa. Estranho, para um casal jovem como eles...
Cecília gosta de trabalhar no consultório. Tudo é sempre tão perfeitamente previsível que Cecília jamais poderia imaginar que no dia seguinte receberia a visita da polícia em busca de informações sobre seu patrão. Na véspera, doutor Marcos desaparecera sem deixar sinal. Não havia registro de acidentes de trânsito nem de nenhum tipo de ocorrência policial. Só que ele simplesmente não chegara em casa.
E, como se não bastasse, havia um detalhe absurdo: o carro de doutor Marcos estava estacionado exatamente onde deveria estar, em sua vaga na garagem do prédio onde morava. O que teria acontecido com doutor Marcos? Sobre ele, Cecília explicaria a Espinosa: "Sempre foi atencioso e gentil, nunca alterou a voz, nunca reclamou com mau humor de alguma coisa. Ele parece irreal".

Sentado na praia de Copa, ler as historias do Delegado Espinosa è sempre um prazer.
Da conoscere, uno dei tre che ho comprato sarà sicuramente nella top.

2015 L20: Les yeux plus grands que le ventre - Jo Soares


Folio Gallimard 2014

Dans le Rio de Janeiro de l’immédiat avant-guerre sévit un tueur en série ayant une particularité : il ne s’attaque qu’aux femmes très grosses. Ainsi disparaissent une prostituée polonaise, une religieuse incapable de résister à la gourmandise, l’attachée de l’ambassade d’Allemagne et plusieurs jeunes femmes de la bonne société carioca. Le commissaire Noronha est chargé de l’enquête. Esteves, un ex-policier portugais reconverti dans la pâtisserie, lui prête main-forte. Au fil de leurs investigations, ils se rendent dans les quartiers chauds de la ville, au superbe Opéra de style Art nouveau un soir de première, assistent à une course automobile. Noronha et Esteves doivent rassurer les femmes de Rio, qui estiment toutes qu’elles ont les yeux plus grands que le ventre.

In preparazione del viaggio a Rio ... storia simpatica di Jo Soares, famosissimo intrattenitore brasiliano. Da leggere sotto l'ombrellone...