Arthaud, 2023
Depuis les années 1960, le « système » agro-industriel fait naître des empires transnationaux et des baronnies rurales. Il crée des usines et des emplois. Il entraîne la disparition progressive des paysans, l’asservissement de nombreux salariés de l’agroalimentaire, l’altération des écosystèmes et la généralisation de la nourriture en boîte. Il s’impose au nom de la realpolitik économique et de la foi dans une certaine idée du « progrès ». Il prospère grâce à la bienveillance, l’impuissance ou la lâcheté des autorités. Il engendre ses propres mythes, capables de façonner durablement les mentalités. Il enrichit considérablement une minorité, alors que certains se contentent de survivre grâce aux subventions ou doivent s’estimer heureux parce qu’ils ont un travail. Il fait taire des récalcitrants à coups de menaces, de pressions, d’intimidations, de calomnies ou de sabotages. La violence est son corollaire. Le silence, son assurance-vie. Comment le définir ? « Féodalité », répondent les uns. « Esclavage moderne », disent les autres. « Oligarchie » ou « mafia », jurent certains...
Enquête au long cours jalonnée de témoignages saisissants, Silence dans les champs est une immersion glaçante dans le principal territoire agro-industriel de France : la Bretagne.
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Libro interessante per avere ulteriori conferme di quanto vado pensando e scrivendo da quasi 40 anni. Dal dopoguerra in poi si è scelto di imporre una corsa all'oro verde, prima per un obiettivo legittimo, recuperare una autosufficienza alimentare europea all'uscire dalla guerra e, successivamente, dal 1960, per entrare nella corrida con gli Stati Uniti per vedere quale sistema agro-industriale avrebbe dominato. Si è scelto quindi di concentrare tutti gli sforzi, politici, economici, culturali, finanziari, su un modello che, alla fine, produce merda, quella che mangiamo quotidianamente, con l'unica ragione di aumentare le produzioni e produttività, così da andare verso mega-aziende, sempre più dipendenti dalla chimica e dalla finanza. La qualità del prodotto finale, così come le distruzioni progressive e continue dell'ambiente, non entravano nell'equazione. Nessuna università se ne preoccupava: il modello era quello di Mike Bongiorno: sempre più in alto!
Adesso scopriamo che questo modello, basato sul patriarcato, comincia a mostrare segni di rottura, ma siamo ancora lontanissimi da venirne fuori. La risposta che è sulla bocca di tutti, l'agroecologia, altro non è che una tecnica diversa, più rispettosa dell'ambiente, ma che non cambia in nulla i rapporti sociali. Cioè nasce e si sviluppa dentro lo stesso sistema patriarcale. Solo attaccando quest'ultimo possiamo sperare di cambiar qualcosa, altrimenti continueremo a perdere tempo.
Non lo metto tra i libri raccomandati semplicemente perché l'autore, un giovane giornalista, ha visto e raccontato molte cose, ma resto convinto che non ha capito molto al di fuori della sua regione. Come diceva il mio caro amico Mazoyer: il a tout vu, mais il n'a rien compris!