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lunedì 18 maggio 2015

Bergamo: Festival Fare Pace - giovedi alle 18.00. Perché bisogna ripetere le cose già dette




Questo giovedì sarò ospite al Festival Fare la Pace di Bergamo per parlare di risorse naturali accaparrate e per aiutare a capire a che gioco stiamo giocando su questa terra.

Il tema dell’accaparramento (il Land Grabbing) si è imposto in questi anni recenti sulla scorta di una sensibilizzazione crescente di fasce giovanili nel mondo intero. Questo è positivo, perché dimostra innanzitutto che malgrado le dosi di valium che le televisioni, radio e giornali ci propinano quotidianamente, ci sono ancora persone (voglio credere siano addirittura in crescita) che si guardano attorno curiose di capire cosa sta succedendo in giro e vogliose di partecipare. Fare qualcosa, in un mondo che ci sfugge via, dove a mano a mano che entriamo nei menadri dei temi chiave, finanza, ambiente, sfruttamento, migrazioni… ci rendiamo conto che si sale subito a una scala superiore, al di là delle nostra portata, … ecco, aver ancora voglia ed energia per “fare qualcosa” mi sembra un primo segnale di vita. Importante.

Noi che questi fenomeni li abbiamo studiati per anni e che ci abbiamo lavorato sopra per difendere i diritti delle comunità e dei popoli indigeni, abbiamo una responsabilità morale di passare il nostro capitale di “sapere” a chi si accinge ad entrare in quest’arena. Soprattutto perché con gli anni abbiamo imparato a capire quanto subdola sia la strategia che ci sta dietro. Qui non si tratta più di prendersi le terre e le acque o la sabbia dei popoli del Sud, il confronto va ben al di là e cercare di spiegarlo in modo semplice sarà lo scopo di questa serata. Speriamo riuscirci.

Siamo sottoposti quotidianamente  a un bombardamento di informazioni false, tendenziose  oppure nella zona grigia fra il certo e l’incerto, il cui primo scopo è di metterci paura rispetto a tutto quello che sta oltre l’uscio di casa nostra. In questo modo ci richiudiamo in noi stessi, mentalmente, e facendo così rimpiccioliamo anche il nostro cervello. Di fatto questo serve a far sì che alla fine deleghiamo tutto quello che sta oltre l’uscio a chi si propone di farlo al nostro posto.  Rimpiazzare la nostra capacità di pensare, riflettere, ecco il primo comandamento. Firmare una lettera in bianco a qualcuno che poi deciderà per conto nostro. Contro questo dobbiamo lottare. Riappropriarci del nostro spazio mentale, riapprendere a uscire di casa e andare verso gli altri, per capire a che gioco ci stanno obbligando a giocare.

Percorso difficile perché implica energia, studio, curiosità e soprattutto andare contro il mainstream isolazionista e caciarone. Non si tratta di buttarla in vacca, di chiacchiere da Bar Sport, ma del nostro futuro, nostro come razza umana. Ecco perché eventi come Bergamo servono, per far circolare idee, coinvolgere giovani che ancora hanno voglia di pensare e capire. Tutto ciò è precondizione all’azione. Ma questo verrà dopo, per il momento contentiamoci di vincere la paura e andare avanti nella comprensione del complicato. Non si può semplificare tutto, soprattutto in un mondo che diventa sempre più complesso e dove trovi che a spiegarti i principi dell’ecologia politica pratica siano gli ex-banchieri della JP Morgan, quelli che hanno creato i famosi derivati finanziari della crisi del 2008. Non basta quindi stupirsi o fermarsi alla prima reazione superficiale. Bisogna andare oltre e chiedersi il perché delle cose. Come è stato possibile che si sia arrivati a questo momento di crisi che mette assieme finanza, ecologia, cultura … Se non lo facciamo non capiremo perché il Papa parli già da mesi di una terza guerra mondiale che è già cominciata (http://www.repubblica.it/esteri/2014/08/18/news/papa_francesco_terza_guerra_mondiale_kurdistan-94038973/).

Sta esagerando lui? Oppure ha informazioni segrete che solo i suoi Servizi hanno per cui ne sa più di noi? Oppure, dico io, sta mettendo assieme i pezzetti di un puzzle che abbiamo sotto gli occhi tutti quanti, basta andarlo a vedere e cercare i pezzetti che pian piano si incastrano. Un puzzle composto da una mega crisi ecologica, finanziaria e culturale-umana le cui basi sono state poste oltre una quarantina di anni fa. I più giovani si ricordano, forse, che nel 1969 l’uomo (americano) è andato sulla Luna. Ma probabilmente non ricordano o non sanno che il presidente americano dell’epoca, quel Nixon che fu costretto a dimettersi per gli ascolti illegali del Watergate, firmò lui il decreto che metteva fine al regime monetario che aveva garantito stabilità e zero inflazione per tutto il dopoguerra. La rottura del Gold Standard è roba sua, la mano, anche se gli interessi che ci stavano dietro erano ovviamente più grossi. Anche lì vale sempre la stessa domanda: perché? Perché mettere fine a un sistema che garantiva pace e tranquillità economica a tutto l’Occidente? Proveremo dare una risposta, spero coerente anche se magari di parte, a questo. E come mai in parallelo negli stessi anni inizia una distruzione sistematica di tutti i progressi legislativi in materia ambientale che si erano realizzati negli anni precedenti? Le basi dei disastri attuali sono state poste in quegli anni. Così come si sono ridotte al minimo le capacità governative dei paesi del Sud, via i piani di aggiustamento strutturale, un modo finanziario di portar via la sovranità nazionale e metterla sotto il cappello del FMI e Banca Mondiale. Salvo poi oggi scoprire che questi stati sono deboli e non riescono a controllare le pulsioni terroristiche che emergono. Chiediamoci sempre il perché e quando tutto questo è cominciato.

Spero avervi numerosi giovedì sera.

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