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lunedì 2 gennaio 2017

La medaglia della vergogna o dell’infamia

Finito l’anno e, come da tradizione, le ultime settimane sono state spese per cercare personalità eminenti da indicarci come esempi da seguire. Bell’esercizio di retorica, che fa il paio con la messe di onorificenze che periodicamente i nostri governi distribuiscono, come prebende, ai tanti che hanno dimostrato di avere le entrature giuste, di far parte del belmondo e quindi meritevoli di diventare Cavalieri di qualcosa, Legion d’onore o quant’altro.

Da un po’ di tempo sto pensando che forse sarebbe opportuno anche istituire una forma di riconoscimento inversa, dedicata alla vergogna e/o infamia. Alcune iniziative del genere esistono già, per cui si potrebbe vedere una estensione del concetto ai livelli più alti. 

Penso per esempio al caso del genocidio ruandese. Ci penso perché in questi giorni torna l’attenzione sul vicino Burundi e il rischio che un genocidio simile possa scatenarsi anche lì, considerando anche l’uccisione ieri del ministro dell’ambiente davanti a casa sua. Il caso del Ruanda è emblematico di quanto le nazioni unite fossero diventate parte del problema e non della soluzione. Il giornale inglese The Guardian pubblicò un articolo il 3 settembre del 2000 (UN chief helped Rwanda killers arm themselves),dove rivelava che "l'allora Segretario generale dell'ONU, Boutros Boutros-Ghali, giocò un ruolo importante nella fornitura di armi al regime Hutu, il quale ha realizzato una campagna di genocidio contro i Tutsi in Ruanda nel 1994. Come ministro degli esteri in Egitto, Boutros-Ghali ha facilitato un affare di armi nel 1990, che era di $26 milioni (18 milioni di sterline) di bombe di mortaio, lanciarazzi, granate e munizioni, trasferite dal Cairo al Ruanda. Le armi furono utilizzate dagli Hutu in attacchi che hanno portato fino a 1.000.000 di morti”.

Non l’unico caso eclatante, basti pensare a Kurt Waldheim, un nazista eletto segretario generale dell’ONU, oppure a quel Direttore dell’Unicef in Belgio costretto alle dimissioni per colpa di un impiegato infedele che aveva trasformato gli scantinati dell'agenzia delle Nazioni Unite per la protezione dell'infanzia nel centro nevralgico di un' organizzazione che sfruttava bambini a scopi sessuali. 

Questi sono casi eclatanti, ma resta il fatto che così come chi guida le agenzie delle nazioni unite e ancor più il segretariato generale ha una visibilità e un ruolo molto importante per la comunità mondiale e quindi va loro riconosciuto il giusto merito quando riescano ad ottenere risultati positivi nelle varie campagne che combattano ogni giorno, altrettanto dovrebbero sottostare a un giudizio trasparente e popolare che possa anche indicare chi quei valori non ha perseguito.

Le nazioni unite nel loro insieme stanno passando per un periodo complicato, e probabilmente le critiche saranno destinate ad aumentare coll’arrivo di Trump alla Casa Bianca (ricordate il suo tweet una settimana fa: “l’ONU? Solo un Club di chiacchiere”). La questione vera riguarda però la capacità di portare a casa qualche risultato significativo, in modo che la percezione della gente comune possa ridivenire positiva. Quando sul web mettiamo ONU e scandali sessuali, immediatamente troviamo una sfilza di casi di caschi blu invischiati in torbide storie di violenze su quelle popolazioni che dovrebbero proteggere. Tutta fa brodo, contro l’ONU e la percezione generale diventa pian piano che, magari non sarà un club di chiacchiere, ma certamente non un club capace di evitare di cascare continuamente in problemi del genere. E dato che è impossibile pensare a qualche forma di sanzione giuridica, sia per i veti incrociati sia perché nessun paese vuole assumersi l’onere di lanciare procedure di questo tipo, si potrebbe pensare a una iniziativa dal basso che assegni una volta l’anno (solo nel caso ci siano gli estremi per assegnarlo ovviamente) una medaglia alla vergogna o all’infamia (anche sulle categorie si potrebbe discutere), in modo da creare uno stimolo esterno, slegato dalle pressioni politiche, che punti i fari su episodi di questo tipo e che in quel modo si attivi un monitoraggio cittadino, allo scopo non tanto di punire, ma di provocare maggior attenzione previa nella scelta delle persone e a una valutazione più completa delle procedure delle varie missioni.


Che ne pensate? 

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