Gallimard Folio 2016
Olga, trente-huit ans, un mari, deux enfants. Un bel appartement à Turin, une vie faite de certitudes conjugales et de petits rituels domestiques. Quinze ans de mariage. Puis, un après-midi d'avril, une phrase de son mari met en pièces cette existence sereine et transforme Olga en femme abandonnée. Une femme rompue. Lâchée, brisée. Una poverella, comme cette voisine de son enfance napolitaine dont elle croit encore entendre les pleurs la nuit. Frappée de stupeur, Olga ne comprend rien au prétendu " vide de sens " de l'homme qu'elle a suivi à Turin, et pour qui elle a abandonné l'écriture. L'homme avec qui elle voulait vieillir est devenu l'homme qui ne veut plus d'elle. Olga n'existe plus. Ou seulement dans sa lente déchéance, dans cette descente aux enfers où la terre semble se dérober sous ses pieds, et les événements se liguer contre elle : un repas de réconciliation se termine dans le sang, son garçon tombe malade, le téléphone est coupé sans raison, le berger allemand agonise, sans doute empoisonné, puis la porte de l'appartement se bloque de l'intérieur et Olga se retrouve enfermée... Le livre d'Elena Ferrante nous projette littéralement dans l'intimité d'Olga et nous embarque pour un voyage aux frontières de la folie. Par la justesse de son ton et son rythme haletant, Les jours de mon abandon constitue une variation parfaitement maîtrisée et originale sur le thème de la femme abandonnée.
Mah. I francesi sembrano averlo adorato, e immagino anche molti italiani. A me è parso melenso, pallosissimo e un prodotto tipico dell'Italia di oggi che sta lì solo a guardarsi il proprio ombelico e non ha più granché da dire agli altri. La lettura è arrivata subito dopo aver visto un film di Muccino (Ricordati di me) sullo stesso stile. Quindi forse mi ha influenzato, ma ambedue mi hanno mandato segnali preoccupanti di a cosa siamo ridotti.
Lei che viene abbandonata e reagisce contro il mondo intero, comportamenti incivili nei confronti del vicino col quale non riesce nemmeno a scambiare due parole, infatti il mondo esterno sembra non esistere, ne prima della crisi ne durante. Pagine e pagine a menare il torrone, litigate con i figli, incapace di trovare uno scopo alla sua vita... insomma, proprio una palla.
Da notare i comportamenti tipicamente nostrani di lei che porta il cane al parco davanti casa perché possa fare i suoi bisogni dove gli pare, senza che ovviamente in nessun momento pensi a portarsi un sacchetto... oppure quando per attirare l'attenzione del vicino di sotto fa dondolare un pezzo di ferro che gli spacca la finestra (e che lei non si sogna nemmeno di andarsi a scusare e ripagargliela) e poi cade dal sesto piano e nemmeno lì un briciolo di istantanea preoccupazione di cosa potrebbe succedere se cascasse in testa a qualcuno. Insomma, conferma che il resto del mondo non le interessa, e allora io dovrei interessarmi a lei? Alla fine sembra quasi che l'autrice volesse dire che, con una moglie del genere, si capisce che il marito se ne sia andato...
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