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lunedì 27 ottobre 2025

I dare, I can, and I want it

I dare, I can, and I want it

Fifty years ago, on October 24, 1975, the most important feminist revolution of the modern era began. The country, Iceland, is small, but what matters is the symbol.

Before that date, women in that country were treated like those in any other European country and the rest of the world: they counted for nothing! Their life trajectory was designed from birth: learn to do all the household chores, get married, have children, take care of their husband, children, and parents, and keep quiet.

That revolution, which began with a general strike by all the country's women, forced male citizens to realize the importance of women in their daily lives, both in the public and private spheres. The following years saw a shift in the status quo that not only led to women holding the highest positions in the state, but also to a growing awareness, even among men, of the magnitude of the problem.

Today, the government of that country is advancing the seventh gender equality program, focused on four key dimensions:

- Education

- Health and Care

- Environment and

- Peace and Security.

Problems still exist, but there is no doubt that Iceland today is profoundly different, and better, from that of before 1975 and, above all, that the next steps will be the result of struggles, both from above and below, where women and even enlightened men will fight together.

What matters, as I said at the beginning, is the symbol: changing centuries-old patriarchal structures will take time and a lot of strength, but it can be done.

The battle cry of that October 24th remains more relevant than ever, for both women and men who accept the challenge of building a different world:

I dare, I can, and I want it!


Me atrevo, puedo y lo quiero

Me atrevo, puedo y lo quiero.

Hace cincuenta años, el 24 de octubre de 1975, comenzó la revolución feminista más importante de la era moderna. Islandia es un país pequeño, pero lo que importa es el símbolo.

Antes de esa fecha, las mujeres de ese país eran tratadas como las de cualquier otro país europeo y del resto del mundo: ¡no contaban para nada! Su trayectoria vital estaba diseñada desde su nacimiento: aprender a hacer todas las tareas del hogar, casarse, tener hijos, cuidar de su marido, hijos y padres, y guardar silencio.

Esa revolución, que comenzó con una huelga general de todas las mujeres del país, obligó a los hombres a comprender la importancia de las mujeres en su vida cotidiana, tanto en el ámbito público como en el privado. Los años siguientes presenciaron un cambio en el statu quo que no solo llevó a las mujeres a ocupar los puestos más altos del Estado, sino también a una creciente conciencia, incluso entre los hombres, de la magnitud del problema.

Hoy, el gobierno de ese país impulsa el séptimo programa de igualdad de género, centrado en cuatro dimensiones clave:

- Educación

- Salud y Cuidado

- Medio Ambiente

- Paz y Seguridad.

Aún existen problemas, pero no cabe duda de que la Islandia de hoy es profundamente diferente, y mejor, a la de antes de 1975 y, sobre todo, de que los próximos pasos serán el resultado de luchas, tanto desde arriba como desde abajo, en las que mujeres e incluso hombres progresistas lucharán juntos.

Lo que importa, como dije al principio, es el símbolo: cambiar las estructuras patriarcales centenarias requerirá tiempo y mucha fuerza, pero es posible.

El grito de batalla de aquel 24 de octubre sigue siendo más relevante que nunca, tanto para las mujeres como para los hombres que aceptan el reto de construir un mundo diferente:

¡Me atrevo, puedo y lo quiero!


Io oso, posso e lo voglio

Io oso, posso e lo voglio

Cinquant’anni fa, il 24 ottobre 1975, iniziava la più importante rivoluzione femminista dell’era moderna. Il paese, l’Islanda, è piccolo, ma quel che conta è il simbolo.

Prima di quella data, le donne di quel paese erano trattate come quelle di qualsiasi altro paese europeo e del resto del mondo: non contavano niente! La loro traiettoria di vita era disegnata fin dalla nascita: imparare a fare tutti i compiti della sfera domestica, sposarsi, fare figli, occuparsi del marito, dei figli e dei genitori e stare zitta. 

Quella rivoluzione, iniziata con uno sciopero generale di tutte le donne del paese, costrinse i cittadini maschi a rendersi conto di quanto contavano le donne nella vita quotidiana, sia nella sfera pubblica che nella sfera privata. Gli anni successivi hanno visto mettersi in moto un cambiamento che non solo ha portato le donne a coprire le più alte cariche dello Stato, ma anche una presa di coscienza crescente, anche da parte maschile, della magnitudine del problema.

Oggigiorno, il governo di quel paese sta portando avanti il settimo programma di uguaglianza di genere, centrato in quattro dimensioni chiave:

- Educazione

- Salute e Cura

- Ambiente e

- Pace e Sicurezza.

Problemi ne esistono ancora, però non ci sono dubbi sul fatto che l’Islanda di oggi sia profondamente diversa e migliore da quella di prima del 1975 e, soprattutto, che i passi successivi saranno frutto di lotte, sia dall’alto che dal basso, dove donne ed anche uomini illuminati lotteranno assieme. 

Quel che conta, come dicevo all’inizio, è il simbolo: cambiare strutture patriarcali vecchie di secoli, prenderà tempo e molta forza, ma si può fare

Il grido di battaglia di quel 24 ottobre resta attualissimo più che mai, sia per le donne che per quegli uomini che accettano la sfida di costruire un mondo diverso:

Io oso, posso e lo voglio!


lunedì 13 ottobre 2025

2025 L39: Wu Ming - UFO 78


Einaudi Stile Libero, 2022

1978. Aldo Moro è rapito e ucciso. Sulle città piomba lo stato d’emergenza. «La droga» sfonda ogni argine. Tre papi in Vaticano. Le ultime grandi riforme sociali. Mentre accade tutto questo, di notte e di giorno sempre piú italiani vedono dischi volanti. È un fenomeno di massa, la «Grande ondata». Duemila avvistamenti nei cieli del Belpaese, decine di «incontri ravvicinati» con viaggiatori intergalattici. Alieni e velivoli spaziali imperversano nella cultura pop. Milena Cravero, giovane antropologa, studia gli appassionati di Ufo in una Torino cupa e militarizzata. Martin Zanka, scrittore di successo, ha raccontato storie di antichi cosmonauti, ma è stanco del proprio personaggio, ed è stanco di Roma. Suo figlio Vincenzo, ex eroinomane, vive a Thanur, una comune in Lunigiana, alle pendici di un monte misterioso. Il Quarzerone, con le sue tre cime. Luogo di miti e leggende, fenomeni inspiegabili, casi di cronaca mai risolti. L’ultimo, quello di Jacopo e Margherita, due scout svaniti nei boschi e mai ritrovati. Intorno alla loro scomparsa, un vortice di storie e personaggi.

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Non male, lettura consigliata

martedì 7 ottobre 2025

2025 L38: Adrien Candiard - Fanatismo!

EMI, 2022

«La vivacità dei fanatismi ci insegna che il fanatismo ha la sua logica; non quella di un eccesso di Dio ma la traccia della sua drammatica assenza» Adrien Candiard «Integralisti», «fondamentalisti», «fanatici»… Tutti termini che associamo a coloro che, in nome di un islam violento, seminano morte in Europa e nel mondo. Ma questi vocaboli sono sinonimi? E, soprattutto, cosa si nasconde dietro il fanatismo? Adrien Candiard, che della religione è un profondo conoscitore, e l’islam lo studia al Cairo, ne è convinto: «Il fanatismo è una messa al bando di Dio, quasi un ateismo di religiosi». I fanatici sono quanti ritengono, sia nell’islam sia nelle altre fedi, cristianesimo compreso, che in nessun modo si possa conoscere Dio, ma solo la sua volontà — quale abbiamo deciso di intenderla noi: «Il fanatismo non è la conseguenza di una presenza eccessiva di Dio bensì, al contrario, il segnale di una sua assenza». Per curare ogni deriva fanatica Candiard consiglia tre antidoti: l’esercizio della teologia; il dialogo tra persone di fedi diverse; il silenzio della preghiera. Tre vie per non incorrere in quelle distorsioni di Dio che lo rendono causa di disumanizzazione. «Quelli di Candiard sono libri che hanno il dono della chiarezza, nello stile e negli intenti» Tuttolibri – La Stampa «Un saggio breve ma illuminante» Le Monde

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corta lettura molto interessante. Consigliato

lunedì 6 ottobre 2025

2025 L37: Emiliano Brancaccio & Co. - La guerra capitalista

Mimesis, 2022

Dimenticato dagli eredi più o meno degni della tradizione del movimento operaio, Marx viene invece letto, citato e celebrato dagli organi di stampa della grande finanza mondiale, dall’“Economist” al “Financial Times”. Un paradosso solo apparente, che si spiega con il crescente interesse delle classi dominanti verso la grande ambizione del metodo scientifico marxiano: disvelare le “leggi” di movimento del capitalismo per tentare di anticipare le sue traiettorie. La più rilevante di queste “leggi” trae origine dalla feroce competizione tra capitali che ogni giorno sui mercati determina vincitori e vinti, con i primi che “uccidono e mangiano” i secondi: è la cosiddetta tendenza verso la centralizzazione dei capitali in sempre meno mani, che inedite tecniche di ricerca consentono oggi di verificare empiricamente. Ma questa tendenza non riguarda solo la sfera economica. La sua forza dirompente agisce a tutti i livelli e contribuisce a delineare i tratti distintivi di questo tempo carico di minacce: dal declino delle democrazie liberali alle recrudescenze imperialiste, fino ai nuovi venti di guerra globale.

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Interessante ma, come al solito, bravi nel diagnostico ma poi, quanto a proposte, siammo alle solite e cioè quasi nulla.

2025 L36: Marc Bloch - L'étrange défaite

Gallimard, 1990

Quatrième de couverture - Ces pages seront-elles jamais publiées ? Je ne sais. Il est probable, en tout cas, que, de longtemps, elles ne pourront être connues, sinon sous le manteau, en dehors de mon entourage immédiat. Je me suis cependant décidé à les écrire. L'effort sera rude : combien il me semblerait plus commode de céder aux conseils de la fatigue et du découragement ! Mais un témoignage ne vaut que fixé dans sa première fraîcheur et je ne puis me persuader que celui-ci doive être tout à fait inutile. Un jour viendra, tôt ou tard, j'en ai la ferme espérance, où la France verra de nouveau s'épanouir, sur son vieux sol béni déjà de tant de moissons, la liberté de pensée et de jugement. Alors les dossiers cachés s'ouvriront ; les brumes, qu'autour du plus atroce effondrement de notre histoire commencent, dès maintenant, à accumuler tantôt l'ignorance et tantôt la mauvaise foi, se lèveront peu à peu ; et, peut-être les chercheurs occupés à les percer trouveront-ils quelque profit à feuilleter, s'ils le savent découvrir, ce procès-verbal de l'an 1940. Marc Bloch.


domenica 5 ottobre 2025

2025 L35: Michael Crichton - Extrême urgence

Pocket, 1995

Vengeance criminelle ? Meurtre crapuleux ou erreur médicale impardonnable ? Qui a intérêt à ce que le cadavre de la jeune Karen, lamentablement échoué dans une rue de Boston, emporte à tout jamais avec lui ses secrets ? Comment expliquer cette fin sordide pour la fille d'un des plus grands médecins de la ville, fût-elle marginale, nymphomane et droguée ? Est-elle morte, comme on le croit, des suites d'un avortement illégal ? La police a-t-elle raison de soupçonner le médecin asiatique qui aurait pratiqué l'intervention ? L'autopsie livre des révélations de plus en plus surprenantes.

L'enquête chirurgicale tourne au suspense le plus pur... Là où enquêteurs et policiers s'avouent très vite impuissants, un scientifique- seul face à tous-réussira peut-être à élucider le mystère insondable d'une vie qui n'est plus.

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Pas mal du tout! Consigliato. 

venerdì 3 ottobre 2025

Esfera doméstica y esfera pública

 Esfera doméstica y esfera pública


Paolo Groppo, Laura Cima, Marco D’Errico

Carole Pateman resumió el tema así: «La dicotomía entre lo privado y lo público es central en casi dos siglos de escritura feminista y lucha política; es, en última instancia, la esencia del movimiento feminista».[1] En la década de 1970, a partir del grupo Lotta Femminista de Padua, surgieron importantes líneas de investigación sobre este tema. La primera, de Mariarosa Dalla Costa, integrada por Selma James y Silvia Federici, introdujo las nociones de trabajo doméstico y reproducción social[2], cuestionando la postura marxista según la cual el trabajo doméstico no era «productivo». De ahí surgió la campaña por el salario doméstico, que sigue vigente hasta la actualidad.[3] Otra línea de pensamiento fue desarrollada por Antonella Picchio quien, partiendo de la misma base —es decir, la importancia del trabajo de cuidados no remunerado realizado por la mayoría de las mujeres— y compartiendo las mismas críticas planteadas por Dalla Costa contra la izquierda (de la que provenían) que "nunca ha comprendido la importancia social del trabajo no remunerado y ha desviado la mirada de todo lo que no es trabajo remunerado", colocó en el centro de sus reflexiones una visión del sistema económico capaz de contener tanto el proceso de producción capitalista como el proceso de reproducción social de la población.

En la Conferencia Mundial sobre la Mujer celebrada en Pekín en 1995, Picchio propuso incluir el trabajo doméstico en el PIB nacional, destacando así su importancia. Desde su perspectiva, de gran relevancia hoy en día, la conciliación de las condiciones de vida y el trabajo remunerado no es un asunto de mujeres, sino un problema del sistema productivo en su conjunto.[4] Por ello, para que las políticas de igualdad de oportunidades sean eficaces, deben implicar un cambio en las reglas y relaciones fundamentales que estructuran el mercado laboral en general, en cuanto a tiempo, espacio, adecuación salarial, estrés y seguridad.[5]

A partir de trabajos previos,[6] junto con un grupo mixto de personas de diversos orígenes, hemos promovido una reflexión que se alinea con las propuestas de Picchio: un cambio en las relaciones entre hombres y mujeres en el ámbito doméstico, para garantizar que estas últimas asuman su parte de tareas, liberando así el tiempo de las mujeres. Una reflexión, por tanto, no centrada en el valor del trabajo no remunerado en la reproducción del sistema capitalista, sino en la cuestión del tiempo, que debe distribuirse de forma diferente y más equitativa.

Sobre esta base, considerando toda una serie de tareas necesarias para el sostenimiento de una pareja/familia, hemos desarrollado una propuesta para un Índice de Igualdad Doméstica (IPAD). Este índice está diseñado inicialmente para un público limitado: grupos, asociaciones y/o movimientos que expresan posiciones públicas a favor de la igualdad de género. El IPAD destacará la coherencia entre el discurso, las palabras y las acciones concretas que se llevan a cabo en su seno, para impulsar un proceso de cambio hacia la verdadera igualdad. Sin embargo, para alcanzar su valor real y compartido, es esencial que las partes con las que trabajamos se involucren y asuman un papel protagónico en su construcción y posterior seguimiento, de modo que el IPAD se convierta en su herramienta y demuestre cómo su valor mejora con el tiempo. De hecho, el IPAD servirá, inicialmente (T°), para visibilizar el verdadero equilibrio de poder dentro de las parejas/familias y, en consecuencia, qué y cuánto esfuerzo se requiere para alinear el discurso público con las prácticas internas concretas. El propósito del diálogo y la negociación iniciales será aumentar la conciencia explícita sobre cuántas actividades son necesarias para mantener unida a una pareja/familia, de modo que aumente la voluntad personal de las partes menos involucradas.

El marco conceptual que proponemos se organiza en torno a tres perímetros:

Un perímetro específico: que contiene las actividades principales de las tareas domésticas.

Un perímetro intermedio: a la primera lista se añaden aquellas que es más probable que realicemos por puro placer y, por lo tanto, que duren más de lo estrictamente necesario.

Un perímetro extendido: a las dos primeras se añaden los tiempos de desplazamiento, los viajes en coche y, por ejemplo, pasear al perro.

A este marco básico, añadimos la carga mental, tal como se describe en el trabajo de Ana Catalano Weeks[7]. Para cada perímetro, se propondrán dimensiones iniciales (áreas temáticas), seguidas de variables específicas (ejemplo: dimensión: Tareas domésticas; variables: Cocinar, Limpiar, Lavandería, etc.). 

En cuanto a la ponderación de las distintas actividades, hemos optado por asignarles a todas el mismo peso, sin distinguir entre actividades más o menos costosas, más o menos agotadoras o que requieren más o menos tiempo. A partir de una lista indicativa que se completará mediante negociación inicial entre las partes, obtenemos un total de X actividades, a las que se les asigna un valor de -1 si las realiza solo el socio A; -0,5 si las realiza principalmente el socio A; 0 si las realizan por igual tanto los socios A como B; +0,5 si las realiza principalmente el socio B; y +1 si las realiza únicamente el socio B. Para las entrevistas, utilizaremos una muestra estadísticamente representativa de la población del estudio.

El promedio del conjunto de valores encontrados nos permitirá establecer un valor inicial en el momento T°. El uso del promedio es una práctica habitual en la inferencia estadística. En el caso del IPAD, dado que requiere interpretaciones subjetivas del uso del tiempo de cada individuo, su uso satisface dos necesidades: depurar los datos del sesgo cognitivo que cada uno de nosotros aplicaría a sus respuestas; y proporcionar una idea del grado de alineación y consciencia de las parejas a las que nos dirigimos. El IPAD se medirá entonces varias veces a lo largo del tiempo, ya que lo más interesante es observar cómo cambia el equilibrio. Por lo tanto, los valores iniciales en T° adquieren plena relevancia en el seguimiento periódico (¿cómo ha cambiado el valor en T1 y T2 gracias a las acciones específicas implementadas por los líderes de la asociación, movimiento o partido?) más que en el análisis espacial (comparabilidad dentro del mismo año entre diversas instituciones), que no es el núcleo del problema que pretendemos abordar.

En una sociedad que ha otorgado un papel fundamental a los índices, creemos que apoyar la presión popular, con la participación de hombres y mujeres, para un auténtico reparto del tiempo en el ámbito doméstico, de manera que los hombres puedan asumir su parte de responsabilidad y liberar el tiempo de las mujeres para cualquier otro uso, es una propuesta interesante que merece la pena debatir. 

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[1] Pateman, C. 1983. Feminist Critiques of the Public/Private Dichotomy, in S.I. Benn - G.F. Gauss (edd), Public and Private in Social Life, Kent 1983

[2] Daniela A.; Stagno, Ch. 2021. Lo chiamano amore, noi lo chiamiamo lavoro non pagato In: Contratto o rivoluzione! L’Autunno caldo tra operaismo e storiografia[online]. Torino: Accademia University Press

[3] Rosa, K. S. 2022. The Wages for Housework Campaign is As Relevant As Ever. Novara media 

[4] Picchio, A. 2003. Political economy and a life research. Salute Mentale Donna - http://www.salutementaledonna.it/09_2003_reversibita_HTM_file/Picchio_ita.pdf (accesso 17 gennaio 2024)

[5] Picchio, Ibid.

[6] Groppo, P., Cangelosi, E., Siliprandi, E. Groppo, Ch., (prefazione di Laura Cima), 2023. Quando Eva bussa alla porta – Donne, terre e diritti. Ombre Corte, Verona

[7] Weeks, A. C., 2022. The Political Consequences of the Mental Load 



Domestic sphere and public sphere

Domestic sphere and public sphere

Paolo Groppo, Laura Cima, Marco D’Errico 

Carole Pateman summed up the issue thus: “The dichotomy between the private and the public is central to nearly two centuries of feminist writing and political struggle; it is, ultimately, what the feminist movement is about.”[1] In the 1970s, starting with the Lotta Femminista group in Padua, important lines of research on this topic emerged. The first elaboration, by Mariarosa Dalla Costa, integrated by Selma James and Silvia Federici, introduced the notions of domestic work and social reproduction[2], questioning the Marxist position according to which domestic work was not “productive”. From there emerged the campaign for the house wage which remains relevant to the present day.[3] Another line of thought was developed by Antonella Picchio who, starting from the same foundation—namely, the importance of unpaid care work performed by the majority of women—and sharing the same criticisms raised by Dalla Costa against the left (from which they came) that "has never understood the social importance of unpaid work and has turned its gaze away from everything that is not paid work," placed at the center of her reflections a vision of the economic system capable of containing both the process of capitalist production and the process of social reproduction of the population. 

At the World Conference on Women held in Beijing in 1995, Picchio proposed including domestic work in the national GDP, thus highlighting its importance. From her perspective, which is extremely relevant today, the reconciliation of living conditions and paid work is not a women's issue, but rather a problem for the production system as a whole.[4] For this reason, equal opportunity policies, to be effective, must involve a change in the fundamental rules and relationships that structure the labor market in general, with respect to time, space, wage adequacy, stress, and security.[5]

Building on previous work,[6] together with a mixed group of people from various backgrounds, we have promoted a reflection that aligns with Picchio's proposals: namely, a change in male-female relationships within the domestic sphere, to ensure that the latter shoulder their share of tasks, thus freeing up women's time. A reflection, therefore, not focused on the value of unpaid labor in the reproduction of the capitalist system, but on the question of time, which must be distributed differently and more equitably.

On this basis, considering a whole series of tasks necessary to sustain a couple/family, we have developed a proposal for a Domestic Equality Index (DEI). This index is initially designed for a limited audience: groups, associations, and/or movements that express public positions in favor of gender equality. The DEI will highlight the coherence between discourse, words, and concrete actions undertaken within them, to stimulate a process of change toward true equality. However, to achieve its real and shared value, it is essential that the partners we work with are involved and take a leading role in its construction and subsequent monitoring, so that the IPAD becomes "their thing" and demonstrates how its value improves over time. In fact, the DEI will serve, initially (T°), to highlight the real balance of power within couples/families and, consequently, what and how much effort is needed to align public discourse with concrete internal practices. The purpose of the initial dialogue and negotiation will be to increase explicit awareness of how many activities are necessary to keep a couple/family together, so that the personal will of the less involved partners increases. 

The conceptual framework we propose is organized around three perimeters:

A narrow one: which contains the "core" activities of housework.

An intermediate one: to the first list are added those that we are more likely to do purely for pleasure and therefore last longer than strictly necessary.

An extended one: to the first two are added travel times, car trips, and, for example, walking the dog.

To this basic framework, we add mental load, as described in the work of Ana Catalano Weeks.[7] For each perimeter, initial dimensions (thematic areas) will be proposed, followed by specific variables (example: dimension: Housework; Variables: Cooking, Cleaning, Laundry, etc.).

Regarding the weighting of the various activities, we have chosen to give them all the same weight, without distinguishing between more or less expensive, more or less tiring, or more or less time-consuming activities. Starting from an indicative list that will be completed through initial negotiation between the parties, we obtain a total of X activities, which are assigned a value of -1 if they are performed only by partner A; -0.5 if they are performed primarily by partner A; 0 if they are performed equally by both partners A and B; +0.5 if they are performed primarily by partner B; and +1 if they are performed solely by partner B. For the interviews, we will use a statistically representative sample of the study population.

The average of the set of values found will allow us to establish a starting value at time T°. Using the average is standard practice in statistical inference. In the case of the IPAD, since it requires subjective interpretations of each individual's time use, using the average meets two needs: to purify the data from the cognitive bias that each of us would put into our responses; and to provide a sense of how aligned and aware the couples we are addressing are. The IPAD will then be measured multiple times over time, because the most interesting part is seeing how the balance changes. Therefore, the initial values at T° take on their full meaning in periodic monitoring (how has the value changed at T1 and T2 thanks to the specific actions implemented by the leaders of the association, movement, and/or party?) rather than in spatial analysis (comparability within the same year across various institutions), which is not the core of the problem we wish to address.

In a society that has given a key role to indexes, we believe that supporting grassroots lobbying, involving both men and women, for a genuine sharing of time within the domestic sphere, so that men can assume their share of responsibility and free up women's time for any other use, is an interesting proposal worth discussing. 

[1] Pateman, C. 1983. Feminist Critiques of the Public/Private Dichotomy, in S.I. Benn - G.F. Gauss

(edd), Public and Private in Social Life, Kent 1983

[2] Daniela A.; Stagno, Ch. 2021. Lo chiamano amore, noi lo chiamiamo lavoro non pagato In: Contratto o rivoluzione! L’Autunno caldo tra operaismo e storiografia[online]. Torino: Accademia University Press

[3] Rosa, K. S. 2022. The Wages for Housework Campaign is As Relevant As Ever. Novara media 

[4] Picchio, A. 2003. Political economy and a life research. Salute Mentale Donna - http://www.salutementaledonna.it/09_2003_reversibita_HTM_file/Picchio_ita.pdf (accesso 17 gennaio 2024)

[5] Picchio, Ibid.

[6] Groppo, P., Cangelosi, E., Siliprandi, E. Groppo, Ch., (prefazione di Laura Cima), 2023. Quando Eva bussa alla porta – Donne, terre e diritti. Ombre Corte, Verona

[7] Weeks, A. C., 2022. The Political Consequences of the Mental Load 


The Domestic Is Political: What is the Domestic Equality Index or DEI?

The Domestic Is Political: What is the Domestic Equality Index or DEI?

Paolo Groppo has developed an indicator that can highlight the coherence between discourse, words, and concrete actions to "stimulate a path of change toward true equality."

Monica Lanfranco, journalist and trainer on gender difference and conflict, founded the gender culture quarterly MAREA.

(Original version of the article: https://www.noidonne.org/articoli/il-domestico-politico-cosa-laindice-di-parit-domestica-o-ipad.php&nbsp)

Sunday, October 13, 2024 - It's called DEI, an acronym for Domestic Equality Index. An index designed by scholar Paolo Groppo, an agronomist and FAO and OECD expert on agrarian reform, family farming, territorial development, and conflicts related to natural resources.

Groppo, co-author of "Whose Earth Is It?" for Meltemi, initially conceived this index for a limited audience: groups, associations, and/or movements that publicly express positions in favor of equality between women and men. But after a round of consultations with several feminists, including Laura Cima and the group of ecofeminists associated with her, the index's relevance began to grow.

What are we talking about? The DEI is an indicator that will highlight the coherence between discourse, words, and concrete actions undertaken within collective realities that wish to use it to stimulate a process of change toward true equality. Groppo argues: "In order to find its real and shared value, it is essential that the partners we work with are involved and take a leading role in its construction and subsequent monitoring, so that the DEI becomes 'their thing' and demonstrates how its value improves over time. In fact, the DEI will serve, initially (T°), to highlight the real balance of power within couples/families and, consequently, what and how much effort is needed to align public discourse with concrete internal practices. The purpose of the initial dialogue and negotiation will be to increase explicit awareness of how many activities are necessary to keep a couple/family afloat, so that the personal will of the less involved partners increases."

The conceptual framework Groppo proposes is organized around three perimeters: a narrow one, which contains the "core" activities of housework; an intermediate one, so that to the first list are added those we are more likely to do purely for pleasure and therefore last longer than strictly necessary. And finally, an expanded one: to the first two are added travel times, car trips, and, for example, walking the dog.

To this basic framework, we add mental load; for each perimeter, initial dimensions (thematic areas) will be proposed, followed by specific variables (cooking, cleaning, laundry, etc.).

“As regards the weight of the different activities – continues Groppo explaining the DEI – we have chosen to give them all the same weight, without distinguishing between more or less expensive, more or less tiring, more or less time-consuming activities. Starting from an indicative list that will be completed through an initial negotiation between the parties, we obtain a total of X activities, to which a value of -1 is attributed if they are carried out only by partner A; -0.5 if they are carried out mainly by partner A; 0 if they are carried out in a balanced manner by the two partners A and B; +0.5 if they are carried out mainly by partner B; +1 if they are carried out only by partner B. For the interviews, we will use a statistically representative sample of the population under study. 

In a society that has given a key role to indices, it seems to us that supporting the lobbying work from below, with men and women, for a real sharing of time within the domestic sphere, so that the man assumes his share of responsibility and frees up women's time, for any other use, is an interesting proposal to discuss.

Anyone interested in learning more about this topic and adopting the index in their group, association, party, or family can contact Groppo at paologroppo60@gmail.com


El espacio doméstico es político: ¿Qué es el Índice de Paridad Doméstica (IPAD)?

El espacio doméstico es político: ¿Qué es el Índice de Paridad Doméstica (IPAD)?

Paolo Groppo ha desarrollado un indicador que destaca la coherencia entre el discurso, las palabras y las acciones concretas para impulsar un cambio hacia la verdadera igualdad.

par Monica Lanfranco, periodista y formadora en diferencias y conflictos de género, fundó MAREA, la revista trimestral sobre cultura de género.

(Versión original del artículo: https://www.noidonne.org/articoli/il-domestico-politico-cosa-laindice-di-parit-domestica-o-ipad.php)

Domingo, 13 de octubre de 2024 - Se llama IPAD, acrónimo de Índice de Igualdad Doméstica. Este índice fue desarrollado por el académico Paolo Groppo, agrónomo y experto de la FAO y la OCDE en reforma agraria, agricultura familiar, desarrollo territorial y conflictos relacionados con los recursos naturales.

Groppo, coautor de "¿De quién es la tierra?" para Meltemi, concibió inicialmente este índice para un público limitado: grupos, asociaciones y/o movimientos que expresan posiciones públicas a favor de la igualdad entre mujeres y hombres. Sin embargo, tras una ronda de consultas con varias feministas, entre ellas Laura Cima y el grupo de ecofeministas asociado a ella, la importancia del índice comenzó a crecer.

¿De qué hablamos? El IPAD es un indicador que resaltará la coherencia entre el discurso, las palabras y las acciones concretas emprendidas en realidades colectivas que desean utilizarlo para impulsar un proceso de cambio hacia la verdadera igualdad. Groppo argumenta: «Para encontrar su valor real y compartido, es esencial que las partes con las que trabajamos se involucren y asuman un rol protagónico en su construcción y posterior seguimiento, para que el IPAD se convierta en su herramienta y demuestre cómo su valor mejora con el tiempo. De hecho, el IPAD servirá, inicialmente (T°), para resaltar el verdadero equilibrio de poder dentro de las parejas/familias y, en consecuencia, qué y cuánto esfuerzo se requiere para alinear el discurso público con las prácticas internas concretas. El propósito del diálogo y la negociación iniciales será aumentar la conciencia explícita de cuántas actividades son necesarias para mantener a flote una pareja/familia, de modo que aumente la voluntad personal de las partes menos involucradas».

El marco conceptual que propone Groppo se organiza en torno a tres perímetros: uno estrecho, que contiene las actividades principales de las tareas domésticas; uno intermedio, donde a la primera lista se añaden aquellas que es más probable que realicemos por puro placer y, por lo tanto, que duren más de lo estrictamente necesario. Y, por último, uno más amplio: a los dos primeros se añaden los tiempos de viaje, los desplazamientos en coche y, por ejemplo, pasear al perro.

A este marco básico, añadimos la carga mental; para cada perímetro, se propondrán dimensiones iniciales (áreas temáticas), seguidas de variables específicas (cocinar, limpiar, lavar la ropa, etc.).

En cuanto al peso de las diferentes actividades —continúa Groppo explicando el IPAD—, hemos optado por darles a todas el mismo peso, sin distinguir entre actividades más o menos costosas, más o menos agotadoras o que requieren más o menos tiempo. A partir de una lista indicativa que se completará mediante una negociación inicial entre las partes, obtenemos un total de X actividades, a las que se les asigna un valor de -1 si las realiza solo la pareja A; -0,5 si las realiza principalmente la pareja A; 0 si las realizan de forma equilibrada las parejas A y B; +0,5 si las realiza principalmente la pareja B; +1 si las realiza solo la pareja B. Para las entrevistas, utilizaremos una muestra estadísticamente representativa de la población estudiada. En una sociedad que ha otorgado un papel clave a los índices, nos parece que apoyar la labor de incidencia desde abajo, con hombres y mujeres, para un verdadero reparto del tiempo en el ámbito doméstico, de modo que el hombre asuma su parte de responsabilidad y libere el tiempo de las mujeres, para cualquier otro uso es una propuesta interesante para debatir.

Quienes estén interesados en aprender más sobre este tema y adoptar el índice en su grupo, asociación, partido o familia pueden contactar a Groppo en paologroppo60@gmail.com.


giovedì 2 ottobre 2025

Further reflections on the DEI proposal

Further reflections on the DEI proposal

PG, June 14, 2025

To clarify the ultimate goal of the proposal we are advancing with DEI, we borrow a phrase from Rita Palidda: “[r]evolutionizing our societies' conception of the relationship between productive and reproductive work is the most effective tool for working deeply to overcome gender inequalities, as well as for a more free and supportive society.” (in Palidda, R. (2020) Free Work and Gender Inequalities, SocietàMutamentoPolitica 11(22): 129-142).

The angle of attack we propose centers on time and its modulation across the infinite “domestic” activities, with the declared desire to increase men's time in order to reduce women's time.

Palidda, citing data from the ISTAT survey on daily life, indicates that the average time spent by Italian residents (over 15) on unpaid work is 3 hours 46 minutes, with a very clear difference between the female (5 hours 9 minutes) and male (2 hours 16 minutes). We don't need to compare our data with other European countries to conclude that the burden of family work in Italy is greater and falls primarily on women.

In the capitalist system, work is considered productive not because it produces use values, but because it produces goods, the price of which covers both production costs and the surplus that fuels profits and investments. Production for self-consumption, activities performed unpaid in charitable organizations, neighborhood or community networks, and the enormous work done within families become irrelevant, and the interdependencies between these activities and production for the market are invisible.

Over the years, the evolution of the capitalist production system has led to a series of characteristics typical of social reproductive work becoming an integral part of wage labor. This shift from the "private" to the "public" has affected relationality, emotional involvement, identification, the willingness to ignore time and place constraints, the ability to self-organize, and responsibility. Alisa Del Re speaks, in this regard, of the transition from labor of love (typical of "domestic" work) to the love of work, transcending the boundaries of time, place, and practices that separated unpaid labor from wage labor" (Del Re A. (2018), From Workers' Inquiry to Feminist Inquiry: The Emergence of Reproductive Labor, Euronomade, Sept. 19).

Why did we embark on this journey that led us to the proposal of a Domestic Equality Index (DEI)?

If we had to prioritize the many reasons, I'd say the main one is linked to the emergence of the myth of the professional housewife, the perfect wife, mother, and consumer, a myth created in post-World War II America, when consumer society invaded even our prairies. The most striking example is that of Marion Cunningham, Ritchie's (the legendary Ron Howard) mother in the series my generation grew up with: Happy Days. Completing the idyllic picture of the professional housewife was her father, Howard Cunningham, the breadwinner of the situation, who guaranteed well-being and security. For several decades, thanks to the struggles waged by the feminist movement, even backward Italian society made progress, with the divorce law, the reform of the civil code, the abortion law, and so on. Political parties, as well as more left-wing movements, have had to make room, despite themselves, for a new female protagonism, the foundation of which can be found in Mariarosa Dalla Costa's 1972 booklet, "The Power of Women and the Subversion of the Community."

Times change, and history doesn't necessarily point to a better future, and so in recent years we've witnessed the return of the myth of professional housewives under the aegis of the Trad Wives movement.(see: https://www.restartrivista.it/lo-tsunami-trad-wives-e-la-cecita-della-sinistra-italiana/restartadmin/?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTAAAR3VUqj5GbKDCJ5Uz2etlDYNEf1TdnDvB_Vg4T0ZcpVzNXn_T68er9Kxazs_aem_S3jfDV649okncw7IGoNcJg).

In the academic field, reflections on the topic of paid and unpaid labor have continued; the most important aspect for us has come from the reflections of American sociologist Parsons on the complexity of family work. Let's take Palidda, when she writes: "Family work cannot be reduced to exclusively emotional services, nor to the most basic domestic tasks. In fact, the simplest and most unskilled tasks of domestic work are intertwined with specialized tasks that require medical, psychological, and pedagogical knowledge. Above all, it is based on the ability to solve the myriad problems of daily life, to build relationships, and to connect the family to other social institutions."

This complexity has led us to a direction that, in our opinion, was missing from the debate: how to create an advocacy mechanism that, starting from scientifically measured knowledge of the internal imbalance between women's and men's work in the domestic sphere, could serve to encourage the latter to invest a greater portion of their time, thus freeing up women's time.

We are confident that, as has happened in previous decades, Italian society is globally ahead of political parties and public institutions, and that, despite the times indicating a return to a grim conservatism, the hope that the new generations will be more sensitive to these issues seems plausible to us.

We are also aware that the greater commitment proposed by younger men is currently concentrated on less demanding tasks, as Palidda reminds us, citing the Istat survey: "The activity that engages fathers most is playing with children, and to a lesser extent helping with homework, reading, and accompanying them.

It can be said that, even when they collaborate in domestic and care work, men choose the less burdensome and routine activities: doing the shopping, taking care of the housework, playing with the children or at most (and to a much more modest extent) having them do their homework, while their partners wash, iron, clean, physically care for the children and supervise them.”

An adequate quantity and quality of care are crucial for society to ensure the reproduction of individuals physically and intellectually capable of carrying out productive activities, respecting rules and moral norms, and cooperating with their peers and institutions.

This is why the DEI proposal aligns with one of Palidda's work plans: an institutional one, allocating resources that highlight its social relevance and the obligation of the state and businesses to shoulder the costs, through the quantitative and qualitative improvement of services; an individual plan, creating the conditions for everyone to assume caregiving responsibilities, as a valued and responsible choice (and this is where we come in); and a third, social plan, encouraging experimentation with shared forms of care management.

For this plan to work, choosing the right partners is crucial. This is why we are focusing our research on parties, movements, and unions that have already expressed interest in this issue, thus facilitating internal awareness-raising efforts. In this regard, the first ongoing collaboration, with the Communist Refoundation Party of Sardinia, confirms the wisdom of this choice. Other initiatives are under consideration, both with other partners to test the iPad in real-world situations, and with individuals and think tanks that will allow us to advance the analysis and improvement of the proposal.



Reflexiones adicionales sobre la propuesta del IPAD

Reflexiones adicionales sobre la propuesta del IPAD

(P. Groppo, junio de 2025)

Para aclarar el objetivo final de la propuesta que impulsamos con el IPAD, tomemos prestada una cita de Rita Palidda: «Revolucionar la concepción de nuestras sociedades sobre la relación entre el trabajo productivo y el reproductivo es la herramienta más eficaz para trabajar profundamente en la superación de las desigualdades de género, así como por una sociedad más libre y solidaria». (en Palidda, R. (2020) Trabajo Libre y Desigualdades de Género, SocietàMutamentoPolitica 11(22): 129-142).

El enfoque que proponemos se centra en el tiempo y su modulación a través de las infinitas actividades «domésticas», con el deseo declarado de aumentar el tiempo de los hombres para reducir el de las mujeres.

Palidda, citando datos de la encuesta ISTAT sobre la vida cotidiana, indica que el tiempo medio que los residentes italianos (mayores de 15 años) dedican al trabajo no remunerado es de 3 horas y 46 minutos, con una diferencia muy clara entre mujeres (5 horas y 9 minutos) y hombres (2 horas y 16 minutos). No es necesario comparar nuestros datos con los de otros países europeos para concluir que la carga del trabajo familiar en Italia es mayor y recae principalmente sobre las mujeres.

En el sistema capitalista, el trabajo se considera productivo no porque produzca valores de uso, sino porque produce bienes, cuyo precio cubre tanto los costes de producción como el excedente que alimenta las ganancias y las inversiones. La producción para el autoconsumo, las actividades no remuneradas en organizaciones benéficas, redes vecinales o comunitarias, y el ingente trabajo familiar se vuelven irrelevantes, y las interdependencias entre estas actividades y la producción para el mercado se vuelven invisibles.

A lo largo de los años, la evolución del sistema de producción capitalista ha llevado a que una serie de características típicas del trabajo social reproductivo se conviertan en parte integral del trabajo asalariado. Este cambio de lo "privado" a lo "público" ha afectado la relacionalidad, la implicación emocional, la identificación, la disposición a ignorar las limitaciones de tiempo y espacio, la capacidad de autoorganización y la responsabilidad. Alisa Del Re habla, en este sentido, de la transición del trabajo por amor (típico del trabajo "doméstico") al amor por el trabajo, trascendiendo las fronteras de tiempo, lugar y prácticas que separaban el trabajo no remunerado del trabajo asalariado (Del Re A. (2018), De la investigación obrera a la investigación feminista: El surgimiento del trabajo reproductivo, Euronomade, 19 de septiembre).

¿Por qué emprendimos este viaje que nos llevó a la propuesta de un Indicador de Paridad Doméstica (IPAD)?

Si tuviéramos que priorizar las múltiples razones, diría que la principal está vinculada al surgimiento del mito del ama de casa profesional, la esposa, madre y consumidora perfecta, un mito creado en los Estados Unidos de la posguerra, cuando la sociedad de consumo invadió incluso nuestras praderas. El ejemplo más llamativo es el de Marion Cunningham, la madre de Ritchie (el legendario Ron Howard) en la serie con la que creció mi generación: Días felices (Happy Days). Completando la idílica imagen del ama de casa profesional estaba su padre, Howard Cunningham, el sostén de la familia, quien garantizaba bienestar y seguridad. Durante varias décadas, gracias a las luchas del movimiento feminista, incluso la sociedad italiana, más atrasada, progresó, con la ley del divorcio, la reforma del código civil, la ley del aborto, etc. Los partidos políticos, así como los movimientos de izquierda, han tenido que dar cabida, a su pesar, a un nuevo protagonismo femenino, cuya base se encuentra en el folleto de Mariarosa Dalla Costa de 1972, "Poder Femenino y Subversión Social".

Los tiempos cambian, y la historia no necesariamente presagia un futuro mejor, por lo que en los últimos años hemos asistido al regreso del mito de las amas de casa profesionales bajo la égida del movimiento Trad Wives. (vedi: https://www.restartrivista.it/lo-tsunami-trad-wives-e-la-cecita-della-sinistra-italiana/restartadmin/?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTAAAR3VUqj5GbKDCJ5Uz2etlDYNEf1TdnDvB_Vg4T0ZcpVzNXn_T68er9Kxazs_aem_S3jfDV649okncw7IGoNcJg).

En el ámbito académico, las reflexiones sobre el trabajo remunerado y no remunerado han continuado; el aspecto más importante para nosotros proviene de las reflexiones del sociólogo estadounidense Parsons sobre la complejidad del trabajo familiar. Citamos a Palidda cuando escribe: «El trabajo familiar no puede reducirse exclusivamente a servicios emocionales, ni a las tareas domésticas más básicas. De hecho, las tareas más sencillas y menos cualificadas del trabajo doméstico se entrelazan con tareas especializadas que requieren conocimientos médicos, psicológicos y pedagógicos. Sobre todo, se basa en la capacidad de resolver los innumerables problemas de la vida cotidiana, construir relaciones y conectar a la familia con otras instituciones sociales».

Esta complejidad nos llevó a una dirección que, en nuestra opinión, faltaba en el debate: cómo crear un mecanismo de incidencia que, a partir del conocimiento científicamente medido del desequilibrio interno entre el trabajo de mujeres y hombres en el ámbito doméstico, pudiera servir para incentivar a estos últimos a invertir una mayor parte de su tiempo, liberando así el tiempo de las mujeres.

Confiamos en que, como en décadas anteriores, la sociedad italiana se sitúa globalmente por delante de los partidos políticos y las instituciones públicas, y que, a pesar de que los tiempos apuntan a un retorno a un conservadurismo sombrío, la esperanza de que las nuevas generaciones sean más sensibles a estos temas parece plausible.

También somos conscientes de que el mayor compromiso que los hombres más jóvenes parecen estar demostrando se concentra actualmente en tareas menos exigentes, como nos recuerda Palidda, citando la encuesta de Istat: «La actividad que más involucra a los padres es jugar con los niños y, en menor medida, ayudarlos con las tareas escolares, leerles y acompañarlos.

Puede decirse que, incluso cuando colaboran en las tareas domésticas y de cuidado, los hombres eligen las actividades menos exigentes y rutinarias: hacer la compra, ocuparse de la casa, jugar con sus hijos o, como mucho (y en una medida mucho más modesta), que hagan las tareas, mientras sus parejas lavan, planchan, limpian, cuidan físicamente y supervisan a sus hijos». 

Una cantidad y calidad adecuadas de cuidados son cruciales para que la sociedad asegure la reproducción de individuos capaces, física e intelectualmente, de realizar actividades productivas, capaces de respetar reglas y normas morales y de cooperar con sus pares y con las instituciones.

Por ello, la propuesta del IPAD se alinea con uno de los planes de trabajo de Palidda: uno institucional, que asigna recursos que resaltan su relevancia social y la obligación del Estado y las empresas de asumir los costos, mediante el fortalecimiento cuantitativo y cualitativo de los servicios; un plan individual, que crea las condiciones para que todos asuman las responsabilidades de cuidado, como una opción valiosa y responsable (y aquí es donde entramos nosotros); y un tercer plan, el social, que fomenta la experimentación con formas compartidas de gestión del cuidado.

Para que este plan funcione, es crucial elegir a los socios adecuados. Por ello, nuestra investigación se centra en partidos políticos, movimientos y sindicatos que ya han expresado interés en este tema, facilitando así las iniciativas de sensibilización interna. En este sentido, nuestra primera colaboración continua, con el Partido de la Refundación Comunista de Cerdeña, confirma el acierto de esta decisión. Se están considerando otras iniciativas, tanto con otros socios para probar el Ipad en situaciones reales, como con personas y grupos de expertos para avanzar en el análisis y la mejora de la propuesta.



Indice di Parità Domestica (IPAD (primo draft italiano, primavera 2024)

Indice di Parità Domestica (IPAD)

Gruppo di Lavoro IPAD (1)

Introduzione

Quando si parla di disuguaglianze o disparità di genere si fa spesso riferimento a qualche dato chiave come il differenziale di stipendio tra uomini e donne, oppure alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro, o al numero di femminicidi o stupri subiti. Le disuguaglianze di genere sono misurate negli ambiti in cui sono più evidenti e tramite dati più facilmente raccoglibili e disponibili. Ciononostante è innegabile che nel tempo ci sia stato un riconoscimento del fatto che la disuguaglianza di genere influenza gli individui in tutti gli aspetti della loro vita limitandone le scelte, i diritti e le opportunità. Tant’è vero che tra i traguardi dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile dell’ONU 5, figurano traguardi quali il 5.4 - Riconoscere e valorizzare la cura e il lavoro domestico non retribuito, fornendo un servizio pubblico, infrastrutture e politiche di protezione sociale e la promozione di responsabilità condivise all’interno delle famiglie, conformemente agli standard nazionali. (2)

I temi legati all’uguaglianza di cui più spesso si parla, quali l’uguaglianza professionale o le violenze di genere, sono il risultato di un valore differenziato che la società dà, o ha dato, agli uomini e alle donne. Come direbbero Françoise Héritier-Augé e Pascale Molinier, conosciute femministe francesi, si parla di una valenza differenziale delle donne e degli uomini: “tutte le caratteristiche generalmente associate agli uomini, come la forza, la virilità, la temerarietà, sono valorizzate dalla società. Le caratteristiche come la gentilezza, la dolcezza, sono generalmente considerate come femminili e svalorizzate.” (3)

Va anche detto che gli indici che misurano la parità sono anch'essi il riflesso di come le nostre società attribuiscono valore alle attività. Alcuni passi in avanti sono stati fatti per valorizzare il ruolo e il contributo fondamentale delle donne negli ambiti tradizionalmente considerati al di fuori dell’economia monetizzata e in quanto tali invisibilizzati e svalorizzati, come quello domestico, (per esempio negli indici di SDG5 - target 4 nello specifico (4)) ma i paesi sono restii e lenti a raccogliere i dati, quindi manca l'evidenza.

L’attribuzione automatica a uomini e donne di qualità considerate intrinsecamente ‘maschili’ o ‘femminili’ è strettamente legata ad un giudizio di valore che svilisce o non riconosce il ‘femminile’. Questa valenza differenziale dei sessi ha anche delle implicazioni sulla ripartizione tra uomini e donne del lavoro domestico (che molte femministe italiane e francesi preferiscono chiamare del lavoro non retribuito o del lavoro riproduttivo).

Carole Pateman, femminista e teorica politica inglese, citata da Diana Sartori(5), è arrivata ad affermare: “La dicotomia tra il privato e il pubblico è centrale in quasi due secoli di scritti femministi e di lotta politica; è, in definitiva, ciò su cui verte il movimento femminista”. 

Pochi dati disponibili per l’Italia, a parte un’indagine Indesit (6), secondo la quale il 79% delle donne italiane dichiara che di solito pianifica la maggior parte delle faccende domestiche e il 76% afferma di svolgere anche la maggior parte dei lavori; con la pandemia poi, la situazione è ancora peggiorata (7). In Francia l’Osservatorio delle disuguaglianze afferma che non si registra nessun progresso nella condivisione dei compiti domestici e familiari (8). Gli ultimi dati in Francia datano del 2010 e secondo l’inchiesta della ripartizione del tempo (Enquête Emploi du temps, Insee, 2010), 72% delle donne si occupavano del lavoro domestico (cura dei figli, cucina, fare le pulizie, lavare e stirare). In Spagna, secondo l’istituto di statistica, solo metà delle famiglie si divide le faccende di casa in pari modo. Nel 46% dei casi sono le donne a fare di più, e solo nel 4% gli uomini(9).

A livello mondiale, le indagini sull’utilizzo del tempo rivelano l’esistenza di differenze importanti tra i due sessi per quanto riguarda il tempo impiegato in faccende domestiche e lavoro di cura, soprattutto nei paesi a medio e basso reddito. In media, le donne dedicano 4,2 ore al giorno al lavoro domestico e di cura non retribuito, in confronto a 1,9 ore degli uomini. 

La recente pandemia ha anche aumentato il carico di lavoro di cura delle donne. Le molteplici responsabilità di cura delle donne, combinate con le interruzioni dei servizi e la chiusura delle scuole, hanno aumentato l'assistenza domestica non retribuita delle donne, con un rapporto tra l'onere di cura delle donne e quello degli uomini che è passato da 1,8 nel marzo 2020 a 2,4 nel settembre 2021.(10)

Le disuguaglianze di genere nel lavoro domestico e di cura non retribuiti, riscontrabili in tutto il mondo seppure con variazioni tra paesi di una stessa regione, tendono a essere maggiori nelle aree rurali rispetto alle aree urbane e quando si considera il tempo speso per la cura come attività secondaria: in un campione di cinque paesi e in contesti prevalentemente rurali, le donne hanno speso in media 7,0 ore per la cura e il lavoro domestico non retribuito, rispetto a una media di 1,4 ore per gli uomini. (11)

Per quanto riguarda il gap “cognitivo”, lo studio condotto da Ana Catalano Weeks (2022) segnala che le donne riportano essere responsabili per il 70% del lavoro casalingo cognitivo, mentre i maschi lo sono al 30%. (12)

Per quanto riguarda l’elaborazione intellettuale (e la diversità di concezioni), in particolare per quanto riguarda la sfera pubblica, si è andati molto avanti. Anche noi sottoscriviamo quanto scritto da Sartori: “il concetto habermasiano di sfera pubblica andrebbe corretto nel senso di concepire l’esistenza non di un’unica sfera idealizzata, ma piuttosto di una pluralità di sfere pubbliche: «l’idea di una società egualitaria multiculturale ha senso solo se supponiamo una pluralità di arene pubbliche in cui gruppi con diversi valori e retoriche partecipano. Per definizione una simile società deve contenere una molteplicità di ‘pubblico’». In altre parole, come scrive l’autrice, si va verso una “pluralizzazione della concezione del pubblico”, un concetto che va nella stessa direzione di quanto da noi promosso con l’approccio territoriale negoziato. (13) Non una identità unica, ma un insieme di possibili versioni frutto delle negoziazioni continue di attori e attrici, dove però è essenziale un intervento correttivo delle asimmetrie di potere esistenti.

Per quanto riguarda invece la riflessione sulla sfera domestica, va ricordata la pubblicazione fondamentale di Mariarosa Dalla Costa (e il contributo di Selma James) (14) dove, per la prima volta, si poneva la centralità di quanto accade nella sfera domestica, luogo fondamentale per la riproduzione della forza lavoro necessaria al sistema capitalista, il tutto tradotto nelle parole dell’epoca e cioè “lavoro non retribuito”.

Gli intellettuali “rivoluzionari” dell’epoca, non dettero mai molta importanza a questa tematica, marginalizzando i lavori di Dalla Costa fino ad arrivare a definire le tematiche femministe come delle “contraddizioni secondarie del capitalismo”: “[…] i partiti di massa e i gruppi extraparlamentari hanno sostanzialmente represso l’interesse della donna a lottare contro il proprio sfruttamento mentre hanno sempre privilegiato interessi essenzialmente maschili. Lo sfruttamento della donna e la sua collocazione nel ciclo produttivo né apparivano mai nel dibattito politico né raccoglievano attorno a sé alcuno sforzo organizzativo da parte delle varie sinistre”. (15)

Di fatto, anche l’insieme delle organizzazioni politiche tradizionali ha sempre considerato questo spazio come “un luogo di arretratezza politica”(16), così da non accorgersi, se non con colpevole ritardo, che questo diventava il cuore pulsante a livello sociale e politico dell’intero sistema capitalista, come ben spiega Leopoldina Fortunati nell’articolo sopra citato. Ciò in contrasto da quanto promosso dalle femministe attive nell’ambito dell’economia politica che da sempre sostengono l’importanza di decifrare e comprendere "relazioni sistemiche tra le strutture domestiche, economiche e politiche". (17) Pearson ed Elson, ben note economiste femministe, sono fortemente critiche della separazione tra il mondo ‘della produzione’ e quello della riproduzione, invisibile e in quanto tale facilmente strumentalizzabile da parte dello stato.(18) Basti pensare a quanto il lavoro delle donne sopperisca alla mancanza di servizi di cura all’infanzia e agli anziani.

Per questa ragione, sottoscriviamo anche noi alla riflessione della Fortunati: “É importante […] che tutti, donne e uomini, si rendano conto che, se non si scioglie il nodo della sfera della riproduzione e della condizione delle donne, in termini di riconoscimento del valore che qui si produce […], tale sfera continuerà a funzionare come una spina sul fianco di tutti i lavoratori, in un gioco perverso al ribasso. Una sintesi efficace è proposta da Srishti Khare: “It is because of the time women devote to their households in the form of unpaid and unacknowledged labour, that men are productive in the economy”. (19)

Malgrado le tante lotte e nuove iniziative nate in questi anni, legate a questa tematica, crediamo si possa dire che “Non c’è pace nella sfera riproduttiva, poiché una divisione ineguale di lavori domestici e di cura tra uomini e donne continua a persistere, anche se in modo più attenuato rispetto al passato”. (20)

Per questa ragione abbiamo provato ad approfondire questa riflessione, a partire da un angolo diverso da quello strettamente legato al lavoro e alla sua retribuzione nonché attribuzione o meno di valore economico, con un iniziale riferimento al mondo agrario, centrale nelle attività professionali di alcuni degli autori. Riallacciandoci a quanto sostengono da anni le lavoratrici agricole della Unión de Trabajadores de la Tierra, un sindacato agricolo argentino, e cioè che gli uomini devono farsi carico della loro parte di compiti nella sfera domestica (21); il punto centrale diventa quindi il tempo e la sua ripartizione a tutta una serie di compiti che vanno fatti per tenere in piedi una coppia/famiglia, di qualsiasi tipo sia. Accudire i figli e i genitori anziani, pulire i cessi e lavare i piatti e tutto quello che viene dietro, non solo nel mondo del “fare” ma anche nel “ricordarsi, pianificare e monitorare”, sono compiti che, storicamente, la donna è stata obbligata ad assumere e che, da tempo, cerca di fuggire o quantomeno di aver meglio riconosciuti e distribuiti. Oltretutto, come ci ricorda l’ecologista politica Ana Agostino, la rivalutazione del lavoro di cura in quanto “coscienza attenta degli altri (e di sé)" ci permetterebbe di "pensare a delle opzioni in cui il denaro non ha più un ruolo centrale”. (22)

Uscire da questa trappola non è semplice, perché questa è la base del potere patriarcale, per cui l’uomo storicamente si oppone (o, nel migliore dei casi, guarda altrove) alle lotte emancipatrici. Questa modalità di “esternalizzazione in senso neoclassico del lavoro (delle donne) fuori dalla produzione di valore” permette di rafforzare l’idea dell’inferiorità delle donne e del loro contributo, come sottolineato da Diane Elson (23), e giustificarne la sottomissione e l'oppressione.  Col tempo, le forze che si autodefiniscono “progressiste”, sulla spinta dei movimenti femministi, interni ed esterni, sono stati costretti ad iniziare a fare i conti con questa realtà, ma ancor oggi quello che domina è una retorica dell’uguaglianza, che non trova sufficiente riscontro in azioni concrete, in particolare laddove si trova il nocciolo del problema: la sfera domestica.

Le soluzioni si è preferito cercarle altrove: enormi processi di semplificazione, standardizzazione, automazione all’interno della casa oltre all’outsourcing delle faccende domestiche, sia a livello materiale che immateriale: educazione, affetti, intrattenimento, comunicazione e informazione. Come ben ricorda Leopoldina Fortunati nell’articolo di cui sopra, “La centralità della sfera domestica è testimoniata anche dal fatto che lo stato e le famiglie devono dedicare investimenti sempre più ingenti per supplire il lavoro domestico che non è più svolto dalle donne all’interno delle famiglie, a causa anche della loro crescente presenza sul mercato del lavoro. Da un lato, lo stato deve destinare la maggior parte del suo bilancio per integrare i livelli di riproduzione sociale della forza lavoro a livello di istruzione, sanità e pensionamento. Dall’altro, le famiglie sono obbligate ad attingere dalle donne migranti una considerevole quantità di lavoro domestico e di cura per l’assistenza a bambini, anziani, malati e disabili.” 

Per approfondire la questione dell’esternalizzazione del lavoro domestico e il legame con le migrazioni e il capitalismo recente, si possono leggere Demazière, Araujo Guimarães e Hirata (24), oppure Christelle Avril e Marie Cartier. (25) 

Semplificando, possiamo dire che il tempo, al giorno d’oggi, sta diventando più importante del denaro. Il concetto di “time poverty” (dovuto alla diseguale ripartizione dei compiti domestici) comincia ad apparire nel dibattito internazionale. (26)

Come ce lo ricorda Srishti Khare, “[t]ime is one of the most valuable resources, it is also deeply political. The conceptions of time have embed power hierarchies within them, that determine how much time is to be given to whom, who gets control and the basis for its distribution”. (27)

Un articolo recente apparso sul sito de LaVoce.info spiega in dettaglio come il tempo sia oramai una risorsa scarsa: “200 per cento: è la percentuale di tempo in più, rispetto ai loro partner, che nel 2014 le donne italiane con un impiego a tempo pieno e almeno un figlio di età inferiore ai 14 anni hanno dedicato al lavoro domestico in un giorno infrasettimanale”. (28) E, più avanti: “In Italia, una donna che lavora a tempo pieno e ha figli da accudire dedica all’incirca 60 ore alla settimana alla somma di lavoro retribuito, lavoro domestico e cura dei figli, contro le 47 ore del partner. Ciò si traduce in una disparità di genere di circa 13 ore settimanali di “lavoro totale”, una differenza nettamente superiore alla media europea, che ammonta a 11 ore.”

Quindi è fondamentale che anche i maschi mettano del loro tempo dentro il mondo dei compiti domestici. Tempo, e non denaro. Mettere tempo maschile è fondamentale per liberare tempo femminile. L’uso che poi ne farà il soggetto femminile di questo tempo “liberato”, non ci riguarda, è e deve restare una scelta personale.

La questione dell’ineguale distribuzione dei compiti domestici è arrivata anche nelle negoziazioni che il Comitato per la Sicurezza Alimentare (CFS) ha portato avanti in vista delle Voluntary Guidelines menzionate prima. (29) Spiace però constatare che, ancora una volta, la responsabilità principale venga posta sui governi, senza che, da parte delle forze progressiste (movimenti, associazioni, partiti) che spingono per un accordo su questo testo, ci sia un pari impegno per cambiare queste asimmetrie di potere ben presenti anche al loro interno, malgrado la tanta retorica pubblica. (30)

Ecco perché abbiamo iniziato a pensare ad un indice di parità domestica (IPAD), uno strumento di monitoraggio, incoraggiamento e advocacy per una vera uguaglianza di genere. 

La scelta che proponiamo non è quella di contabilizzare il lavoro domestico nel PIL, come alcuni lavori in corso preconizzano. Ad esempio, l’INSEE (Istituto della Statistica francese) ha provato a calcolare a livello nazionale, il numero di ore annuali passate per il lavoro domestico, che risulterebbero da una a due volte più numerose delle ore lavorate: tra le 42 e le 77 miliardi di ore a seconda di quali “faccende domestiche” si contino. Se si dovesse monetizzare questo numero di ore, si arriverebbe tra il 19 e il 35% del PIL.  

Monetizzare il lavoro domestico potrebbe ripercuotersi sul ruolo delle donne nel confortarle a rimanere nella sfera domestica. Se il lavoro domestico diventasse un lavoro retribuito, si riconoscerebbe sicuramente che questo tempo, svolto maggiormente dalle donne, abbia un valore per la società, ma rischierebbe di rilegare le donne nelle sole mura di casa. “Visto che hai già del lavoro da fare dentro casa, perché volerne un altro lavoro al di fuori?”, “le donne comandano dentro casa”, i fautori e i conservatori utilizzerebbero questa scusa per mantenere il potere politico ed economico nelle mani degli uomini, lasciando alle donne la gestione domestica. Inoltre, il rischio sarebbe quello, ancora una volta, della cementificazione di una scala di valori che penalizza il lavoro delle donne, perpetuandone la marginalizzazione. 

Per questo motivo abbiamo deciso di lavorare su un indice di monitoraggio, [incoraggiamento ed advocacy] facile da mettere in pratica, che possa permettere di coscientizzare le mentalità sulle disparità attuali.

A chi è diretto l’IPAD

La ragione principale di un indice di questo tipo, è di servire come strumento di advocacy per una maggiore uguaglianza di genere, partendo dalla sfera domestica e attraverso un monitoraggio costante.

Questo indice viene pensato per un pubblico particolare, cioè quei gruppi, associazioni, movimenti e/o partiti che esprimono delle posizioni pubbliche impegnate a favore della parità di genere. L’IPAD permetterà di mostrare quindi la coerenza tra il discorso, la parola e le azioni concrete intraprese al loro interno per stimolare le persone partecipanti (o simpatizzanti) a questi gruppi, a iniziare (continuare, accelerare) un percorso di cambiamento verso una vera uguaglianza. 

L’assenza constatata di riferimenti alla sfera domestica, fa sì che tutti questi impegni pubblici siano considerati come riferibili alla sola sfera pubblica, parte importante ma meno strutturale delle dinamiche di potere della sfera privata. 

È in quest’ultima che i rapporti di potere patriarcali si estrinsecano in maniera più subdola e strutturale, creando di fatto la base materiale per la sovrastante economia di stampo capitalista. Nella sfera domestica non si riproduce solo gratuitamente la manodopera, ma si creano e mantengono quei rapporti di sottomissione uomo-donna che ritroviamo pari pari nella visione dominatrice dell’uomo sulla natura. 

Attaccare questa fonte perenne e strutturale di potere patriarcale è quindi fondamentale.

Noi offriamo un prodotto pensato per questa missione. Per poter trovare però una sua valenza reale e condivisa, è fondamentale che la controparte con cui lavoreremo (associazione, movimento, partito, etc.) sia coinvolta e diventi protagonista della costruzione, dell’uso e del successivo monitoraggio (in particolare per quanto riguarda il dettaglio delle variabili da misurare). Cioè l’IPAD deve diventare “cosa loro”. Poter mostrare come nel corso del tempo il valore di IPAD migliora, permetterà di argomentare in maniera più credibile i miglioramenti che verranno stimolati nella sfera domestica dopo averne constatato le asimmetrie al momento T°. Di fatto l’IPAD servirà, in un primo momento (T°) a rendere evidenti, con una rappresentazione numerica, quali siano i reali rapporti di forza all’interno di coppie/famiglie e, di conseguenza, quali e quanti siano gli sforzi da fare per adeguare il discorso pubblico sulla promozione dell’uguaglianza con le pratiche concrete interne.  

Un rischio di cui essere coscienti, e che va evitato, è quello di non considerare le asimmetrie di potere che possono esistere nei gruppi dominanti delle associazioni, movimenti, partiti con cui intendiamo lavorare. La realtà storica è che la composizione dei direttivi di queste istituzioni abbia tendenza a essere maggiormente di tipo maschile, di conseguenza portandosi dentro un carico implicito di patriarcato dovuto al peso storico avuto nella nostra formazione culturale. Se non ci si interessa a questa dimensione del potere patriarcale, quello che verrà fatto sarà un esercizio di partecipazione con rischio di manipolazione. Noi insistiamo sull’aspetto negoziale perché i vari portatori (e, in questo caso, di portatrici) di interessi, devono poter essere in condizione di far sentire la loro voce nel processo decisionale. 

Di conseguenza non sarà sufficiente delegare al direttivo della controparte la scelta finale delle variabili da misurare, ma bisognerà accompagnare questo processo da parte di “facilitatori/trici” di IPAD che abbiano ben chiaro questo rischio potenziale. Con questo non si vuol dire che, a priori, i direttivi di associazioni, movimenti, partiti etc. siano maschilisti per definizione; solo che il rischio esiste e va quantomeno ridotto ai minimi termini. Questa opera di discussione iniziale, propedeutica alla fase negoziale, diventa quindi importante, e un tempo adeguato va considerato. Quanto maggiore sarà il grado di concertazione della lista negoziata, quanto maggiori le possibilità che si vada vicini a una rappresentazione reale ma soprattutto condivisa della situazione, stimolo iniziale necessario per partire su una dinamica di miglioramento. 

Va anche detto che non si tratta di colpevolizzare a prescindere il partner che faccia meno (o non faccia nulla). Lo scopo del dialogo e della negoziazione iniziale serve, al contrario, per aumentare la presa di coscienza esplicita di quante siano le attività necessarie per tenere in piedi una coppia/famiglia, così che la volontà personale dei partner meno coinvolti aumenti, per farli passare da una semplice presa di coscienza a un impegno attivo.

L’IPAD: come calcolarlo 

Metodo e quadro concettuale

La riflessione che proponiamo in questo documento è ovviamente preliminare e aperta. Vogliamo condividere le nostre ipotesi di lavoro e il possibile risultato, così da confrontarci su una base concreta nei prossimi mesi.

Nel momento in cui decidiamo di combinare diverse variabili in un unico indice aggregato, due domande devono trovare risposta: 1) il quadro analitico che spiega come l’insieme delle variabili sia indicativo della parità domestica; e 2) che peso dare alle singole variabili che compongono le aree tematiche (dimensioni).

Sul punto 1, anzitutto bisogna mettersi d’accordo su una lista di compiti da considerare come rappresentativi dell’insieme della sfera domestica. 

In mancanza di un quadro analitico di riferimento universalmente riconosciuto, riteniamo comunque necessario proporne uno che costruisca su quanto già esistente in letteratura. Avere delle dimensioni aggregative di quelli che sono i compiti (e chi li esegue) che si svolgono nella sfera domestica aiuta a identificare le asimmetrie di potere. Nella letteratura, ci sono almeno quattro esempi che possiamo usare come riferimento analitico. Una è la componente del “tempo” del gender equality index (31) di EIGE, un altro è quanto proposto da Rodsky (2020) (32); ci sta poi l’indice di asimmetria sviluppato da ISTAT (33) e per finire l’approccio suggerito dall’Istituto di Statistica Francese (INSEE) (34). 

Nell’IPAD noi scegliamo di costruire partendo da quanto proposto dall’INSEE, per motivi che spiegheremo più avanti. L’INSEE organizza il proprio quadro concettuale sul lavoro domestico attorno a tre perimetri.

Un perimetro ristretto che contiene le attività "centrali" del lavoro domestico, che sono oggetto di consenso e la cui inclusione è raramente discussa: i lavori domestici, i lavori di manutenzione, piatti, lavanderia, stiro, spesa, cucina, cura e assistenza di bambini e persone non autosufficienti. Tutte queste mansioni possono essere delegate ed esistono sostituti di mercato: lavanderie, tintorie, ristoranti, assistenti all'infanzia, aiuto compiti, autisti, segretari privati (conciergie).

Un perimetro intermedio: a questo primo elenco di attività produttive e "delegabili", si aggiungono quelle che siamo più propensi a svolgere solo per piacere e quindi durano più a lungo di quanto sia strettamente necessario. Questo secondo elenco comprende attività semi-tempo libero: cucito, bricolage, giardinaggio, caccia e pesca. In questo secondo elenco, per l’INSEE, rientra anche la spesa perché non è possibile distinguere nella loro inchiesta la spesa quotidiana dallo shopping.

Un perimetro allargato: ai primi due si aggiungono i tempi di percorrenza, i viaggi in macchina e portare fuori il cane a passeggio.

Noi riteniamo partire da quanto proposto dall’INSEE perché ci sembra il quadro concettuale più versatile e neutro. L’utilizzo dei perimetri, invece di altre categorizzazioni per attività, permette di includere automaticamente le differenze culturali e di disponibilità economica. Non abbiamo infatti categorie che possono risultare importanti per un contesto e meno in un altro, ma misuriamo le attività svolte sulla base della loro prossimità al nucleo familiare, e alla loro esizialità ai fini di un felice occorrimento della vita domestica. 

Al quadro proposto dall’INSEE noi aggiungiamo un aspetto che riteniamo fondamentale e che deriva dal lavoro di Ana Catalano Weeks, il “cognitive household labor gap” (con riferimento alle dimensioni di  anticipating needs, identifying options for filling them, making decisions, and monitoring progress) (35) che si traduce in un carico mentale che deve essere incluso in un lavoro la cui ambizione sia misurare il peso della gestione della famiglia. (36) Questo perché, come accennato brevemente prima, non si tratta solo di cose “da fare”: molte di loro vanno anche “pensate” in anticipo, “ricordate” senza bisogno che l’altra/altro lo faccia notare, “pianificate” e “monitorate” costantemente. Nel lavoro citato sopra è spiegato e misurato il concetto di Mental Load (carico mentale). Mentre rimandiamo ai suoi testi per un’approfondita lettura, ci basta qui menzionare che nei perimetri derivati dall’esperienza dell’INSEE adotteremo alcuni elementi di questo lavoro.

Per ogni perimetro, verranno proposte delle dimensioni (aree tematiche) iniziali, a cui faranno seguito le variabili specifiche (esempio: dimensione: Lavoro domestico; Variabili: Cucinare, Pulizia, Lavanderia …). Passando poi alle attività specifiche relative ai dettagli di ogni variabile (vedi la parte in rosso nello schema precedente), queste saranno discusse e negoziate con la controparte.

Prendiamo l’esempio indicato nello schema precedente. Nella dimensione “Lavoro domestico” del perimetro ristretto, prendiamo la variabile “Lavanderia”: la versione semplificata può essere: chi se ne occupa? Se però guardiamo più nello specifico, sempre restando nel perimetro ristretto, esiste una prima attività che riguarda il raccogliere e mettere i panni sporchi nel cestino della biancheria, seguita dal portare il cestino alla lavatrice, mettere dentro i panni, separando quelli colorati da quelli bianchi per evitare sbagliare candeggio e far partire il programma adeguato. Una volta finita la lavatrice, chi si occupa di stendere i panni ad asciugare? Per concludere con: una volta stesi, chi li piega e successivamente li stira e, infine, li mette al loro posto nei vari armadi o cassetti? A questo va aggiunto il cognitive gap, cosicché altre domande specifiche siano considerate: anticipare i bisogni (ricordarsi che i panni puliti e stirati debbono essere pronti prima di poter vestirsi per andare a scuola o al lavoro), identificare le opzioni per soddisfarli (portare in lavanderia, lavarli a mano o in lavatrice?), prendere le decisioni corrispondenti (ci siamo ricordati di comprare il detersivo e l’ammorbidente?) ed infine monitorare i progressi.

Ecco quindi che il momento negoziale con i rappresentanti dell’istituzione con cui andremo a lavorare, diventa fondamentale. Dalla lista di attività (domande) che verranno inserite (od escluse) uscirà un indice più o meno rappresentativo e quindi utile. 

Crediamo sia utile (necessario?) ricordare come le attività (e domande) da prendere in esame varieranno in funzione delle specificità dell’istituzione di controparte. Nel caso la controparte fosse un movimento contadino (magari del Sud del mondo), si dovrà fare spazio ad attività come andare a prendere l’acqua, raccogliere legna e/o frutti di bosco, miele o quanto altro nella foresta. Sembra una considerazione ovvia, ma la natura co-costruttiva dell’IPAD prende tutto il suo senso in questo processo di dialogo e negoziazione. Adattare il questionario alle specificità locali e culturali-sociologiche lo rende più adatto alle varie situazioni ed accettabile dalla controparte, ovviamente a scapito di una generica comparabilità spaziale.

Peso delle attività

Per valutare come l’assolvimento delle attività in una coppia vari, abbiamo tre possibilità: 

a) attribuiamo a ogni attività lo stesso peso, o valore (per cui chi all’interno della coppia svolge quella attività segnerà 1). (37)

b) misurarli in termini di quanto tempo occorra per svolgere i compiti ad essi associati, oppure 

c) misurarli in termini di quale sia il loro valore monetario. 

La soluzione a) è la più semplice ma viene al costo di omettere importanti differenze tra i vari indici; se da un lato prendersi cura del lato emotivo di un bambino può comportare un enorme dispendio di tempo ed energie, non comporta un costo monetario diretto (ma ne comporta uno in termini di costo opportunità per il genitore che sceglie di stare con il bimbo invece che a lavoro o a fare altro). Altro vantaggio innegabile è che toglie ogni soggettività alle scelte dei partner (nel momento di dare un peso diverso a un compito rispetto ad un altro, si introduce un elemento esterno di soggettività da parte dell’inquirente). Tutti i compiti (di una lista discussa ed accordata) vanno eseguiti; quello che può cambiare è la frequenza considerata necessaria, che diventa ininfluente nel momento in cui si sceglie di misurare l’aver fatto quel compito e non quanto tempo ci si è speso.

La soluzione b) è ideale per considerare quanto tempo rimane ai genitori per fare altro (diletto o lavoro); ed è la soluzione adottata per esempio da ISTAT nell’indice di asimmetria; al tempo stesso viene al costo di non considerare lo sforzo finanziario necessario per permettere una certa attività (se un genitore può permettersi di stare con i figli è perché l’altro guadagna abbastanza per mantenere tutta la famiglia; oppure una certa attività ludico creativa per i bambini è possibile solo se si hanno le risorse finanziarie sufficienti per comprare quel servizio). 

Il problema maggiore con questa soluzione è che introduce surrettiziamente un elemento di differenziazione (io sono più veloce di te perché tu non lo sai fare; oppure, al contrario: io ci metto più tempo perché pulisco più a fondo di te). In questo modo, adottare questa strada non porta a una “soluzione” ma rende il problema irrisolvibile.

La soluzione c) piacerebbe sicuramente ai tenutari del neoliberalismo, per cui tutto si misura in termini monetari, ritornando così al vecchio dibattito sul salario domestico. Noi l’abbiamo indicata per una questione di trasparenza, ma è evidente che non è questa la strada che possa portare verso l’uguaglianza. Il fatto che alcuni compiti possano essere esternalizzati (p.e. cura degli anziani nelle case di riposo), introduce un elemento di differenziazione (di classe, secondo la terminologia marxista): chi ha i soldi paga e chi non li ha deve risolvere la questione dentro il nucleo familiare. Ma la ragione ultima che ci spinge ad eliminare questa “soluzione” è che di fatto rischia di congelare i ruoli sociali asimmetrici così come sono. Rifacendoci al gruppo Lotta Femminista, che per primo pose questo dibattito agli inizi degli anni 70, sulla scorta delle riflessioni di Mariarosa Dalla Costa, ripetiamo con loro: “si vuole evitare che, attraverso questa richiesta, venga istituzionalizzato il ruolo di casalinga. Proprio per tale motivo le militanti rifiutano e invitano a rifiutare […] il lavoro di casa come lavoro femminile, come lavoro imposto, che le donne non hanno mai inventato”. (38) 

La strada verso l’uguaglianza verso cui vogliamo dirigerci prevede liberare tempo femminile (lasciando libere queste ultime di deciderne l’uso) e impiegare più tempo maschile nella condivisione dei compiti della sfera domestica. 

La nostra scelta, sulla base di quanto esposto precedentemente, è quella di attribuire a tutte le attività in elenco lo stesso peso. Di conseguenza, procedere a una somma delle attività, senza distinguere tra attività più o meno care, più o meno faticose, più o meno lunghe nel tempo. Troppi parametri socio-culturali soggettivi potrebbero influenzare qualunque parametro finanziario o temporale per indulgere in queste altre scelte (esempio: io ci metto più tempo per lavare il bagno perché lo faccio in modo più accurato e meglio di te!). 

Partendo da una lista indicativa che, ripetiamo, andrà completata tramite una negoziazione iniziale tra le parti (sia per quanto riguarda i compiti specifici di ogni perimetro sia del peso da dare ai vari perimetri), abbiamo un totale di X attività, alle quali si attribuisce valore -1 se vengono svolte solamente dal partner A; -0.5 se vengono svolte principalmente dal partner A; 0 se vengono svolte in maniera equilibrata dai due partner A e B; +0.5 se vengono svolte principalmente dal partner B; +1 se vengono svolte solamente dal partner B.

Per le interviste, useremo un campione statisticamente rappresentativo della popolazione in studio. Una scheda introduttiva - anonima - servirà per registrare gli elementi caratterizzanti il partner che risponde).

Il nostro indice pertanto avrà tre possibili estremi:

IPAD = 0 coppia perfettamente bilanciata

IPAD= -1 valore negativo massimo (coppia dove tutte le attività sono svolte solo    componente/partner A)

IPAD= +1 valore positivo massimo (coppia dove tutte le attività sono svolte solo da componente/partner B)

Solo Partner A Principalmente A Entrambi     Principalmente B Solo Partner B

        -1                         -0.5                     0                     +0.5                         +1

Importante ricordare che quello che si vuole osservare con questo indice è il trend da un momento T a un momento T+1 (e successivi). Per cui non è tanto il valore assoluto che conta, ma se nell’intervallo di osservazione vengono promosse (dalla coppia o dai responsabili dell’organizzazione, partito o movimento) attività che vadano verso una maggiore parità domestica. In questo senso, anche la comparabilità tra gruppi diversi è meno importante del movimento dell’indice stesso, che diventa quindi uno strumento di advocacy politica.

Se alcune attività saranno delegate a terze persone (uomini o donne delle pulizie, babysitter, etc.), queste ultime saranno tolte dal calcolo finale (vedi più avanti).

LE IPOTESI

Le ipotesi sottostanti a questo indice dipendono dal tipo di coppia/famiglia e dal loro status sociale. Uno degli aspetti interessanti di questo indice è la sua capacità di portare alla luce la eterogeneità di bilanciamento domestico nelle diverse coppie di genere; avremo anche poi la possibilità di tenere in considerazione anche la possibilità o meno di avere aiuto esterno nello svolgimento delle attività in lista.

La prima ipotesi consiste nel dire che nelle coppie omosessuali (due uomini o due donne), la disparità sia minore che nelle coppie eterosessuali. Questa ipotesi è legata al minore impatto degli stereotipi di genere nelle coppie omosessuali ed anche alla minore presenza di figli (legato alla maggiore difficoltà nel procreare o nell’adozione in determinati paesi). 

La seconda ipotesi è che nelle coppie con più di un figlio, le disparità nella coppia aumentano. Secondo i dati INSEE sul part time in Francia si può notare la correlazione tra numero di figli e la loro età e la percentuale di donne e uomini in part time. 

Secondo i dati riportati nel 2019, più il numero di figli aumenta, più le donne hanno un contratto part time. Si verifica l’opposto per gli uomini. Si potrebbe dedurre che la scelta del part time sia legato alle attività domestiche e di cura dei figli. In termini pratici, proponiamo di introdurre una domanda iniziale ai due partner per conoscere il numero di figli a carico (che possono essere i loro figli, oppure figli di un precedente rapporto di coppia). In fase di analisi dei risultati sarà così possibile approfondire l’importanza di questa variabile nella ripartizione dei compiti.

La terza ipotesi consiste nel considerare che le famiglie più agiate esternalizzano maggiormente determinate attività domestiche (pulizia, la cucina, una parte della cura dei figli, etc…). L’esternalizzazione (o outsourcing) della cura ha però un impatto non solo sulle disuguaglianze di genere (perché le persone che si occupano delle pulizie o del babysitting sono in maggioranza donne), ma in più sulle disuguaglianze di “razza” e di classe sociale perché sono di solito donne immigrate e precarie. 

Per analizzare l’effetto “reddito” sulla variazione dell’IPAD, potremmo introdurre, nella prima parte del questionario, una domanda relativa al reddito netto mensile della coppia, con tre scaglioni di reddito: da zero a 2.500 euro; da 2.501 a 5.000 e oltre 5.000.

A sua volta, l’effetto “esternalizzazione” verrà trattato inserendo una domanda specifica nella parte socio demografica del questionario (vedi nota sul questionario in allegato), chiedendo anche il sesso della persona che se ne occupa.

Solo Partner A Principalmente A Entrambi Principalmente B Solo Partner B Esternalizzata

                                                                                                                                             (indicare sesso) 

        -1                         -0.5                         0         +0.5                             +1             XX/XY


La quarta ipotesi riguarda l’eventuale presenza asimmetrica sul mercato del lavoro (una delle due persone lavora a tempo pieno e l’altra è totalmente dedita ai compiti domestici). Diverse famiglie mono reddituali sperimentano situazioni asimmetriche che spesso sfociano in discussioni e tensioni. 

La quinta ipotesi guarda al ciclo della vita di una coppia. Vi sono almeno due possibili interpretazioni di questa ipotesi; nella prima cercheremo di capire come variano gli equilibri domestici in coppie “giovani” e “anziane”, prendendole da un punto di vista della durata della coppia. Nella seconda interpretazione, studieremo le differenze che esistono in coppie giovani o adulte in quanto all’età di chi le coppie forma. L’idea è capire se le coppie di giovani possano essere più sensibili e quindi più attente a queste dinamiche, così da ricavarne elementi specifici per indirizzare le proposte di azione successiva.

Dati 

Nel nostro modello i dati hanno un ruolo principale. Immaginiamo questo strumento come un derivato delle varie metodologie di inchiesta rapida che sono usate nel mondo dello sviluppo; e desideriamo anche dargli la flessibilità e la snellezza che permettano una raccolta dati molto rapida. 

I questionari saranno applicati ad entrambe le persone della coppia/famiglia. Non tanto per avere una verifica individuale delle risposte date, ma per una maggiore rappresentatività del campione. I questionari saranno anonimi, limitandosi a riportare il sesso, la fascia di età, il livello educativo della persona, il numero di figli/e e il reddito netto mensile della coppia/famiglia.

A margine del questionario, e per catturare le scelte soggettive, metteremo una domanda sulla soddisfazione soggettiva per lo stato delle cose. Questa domanda ha il duplice scopo di capire quanto i membri della coppia sentano le proprie aspirazioni e idee riflesse nell’attuale situazione, e anche di valutare come questa percezione cambi nel tempo. è infatti ipotizzabile che esistano coppie dove una situazione sbilanciata a sfavore di uno dei membri, venga da questi considerata comunque soddisfacente. Ciò può accadere per effetto di retaggi culturali e sociali. Sarebbe, in tal senso, interessante valutare il cambio nel medio/lungo periodo in seguito a campagne di sensibilizzazione ed emancipazione. 

Le risposte ottenute dipendono dal rispondente, cioè saranno presumibilmente diverse da partner A a partner B. Pertanto sarà necessario pensare a come bilanciare le possibili distorsioni cognitive e psicologiche. Una possibilità, da discutere nella prossima riunione, è di attribuire alla famiglia/coppia il valore medio delle due risposte. 

La media dell’insieme dei valori trovati, permetterà di stabilire un valore di partenza al momento T°. Un monitoraggio periodico (semestrale, annuale) permetterebbe quindi di disegnare la tendenza per il gruppo, associazione, movimento o partito politico.

L’utilizzo della media è prassi abituale nella inferenza statistica. Nel caso dell’IPAD, dato che richiede interpretazioni soggettive sull’uso del tempo di ciascun individuo, l’utilizzo della media risponde a due esigenze: depurare il dato dal bias cognitivo che ognuno di noi metterebbe nelle risposte; e dare un senso di quanto allineate e consapevoli siano le coppie cui ci rivolgiamo. Nel primo caso, ognuno di noi molto probabilmente si attribuisce più ruoli e lavori “domestici” di quanti in effetti non gliene riconosca il partner; sarà anche interessante capire quante di queste auto-attribuzioni andranno in overlapping, ossia verranno auto attribuite a entrambi i partner. L’altro aspetto è invece legato a quanto gli individui si distanzino dal valore medio, ossia quanto allineati siano i partner nel riconoscere il ruolo altrui. 

Un esempio pratico

Consideriamo che, frutto della negoziazione con la controparte, ci si sia messi d’accordo su un questionario con 100 attività (domande) le cui risposte (partner A) indichino:

-1: 75 risposte; -0.5: 5 risposte; 0: 5 risposte; +0.5: 10 risposte e +1: 5 risposte – nessuna esternalizzazione

Tradotto in percentuali, diventa:

-1: 0.75; -0.5: 0.05; 0: 0.05; +0.5: 0,10; +1: 0.05

Calcolo IPAD:

(-1)*0.75 + (-0.5)*0.05 + 0*0.05 + (0.5)*0.10 + (1)*0.05 =

-0.75 - 0.025 + 0.05 + 0.05 = -0.675 valore IPAD per partner A

Le risposte del partner B siano:

-1: 55 risposte; -0.5: 5 risposte; 0: 20 risposte; +0.5: 10 risposte e +1: 10 risposte – nessuna esternalizzazione

Tradotto in percentuali, diventa:

-1: 0.55; -0.5: 0.05; 0: 0.20; +0.5: 0,10; +1: 0.10

Calcolo IPAD:

(-1)*0.55 + (-0.5)*0.05 + 0*0.20 + (0.5)*0.10 + (1)*0.10 =

-0.55 - 0.025 + 0.05 + 0.10 = -0.425 valore IPAD per partner B

Il valore medio per quella coppia sarebbe –(0.675 + 0.425)/2= -0.550

Conclusioni

Come detto precedentemente, lo scopo principale di un indice di questo tipo, è di servire come strumento di advocacy per promuovere, tra le istituzioni interessate all’uguaglianza di genere, una maggiore uguaglianza di genere, partendo dalla sfera domestica e attraverso un monitoraggio costante.

I valori calcolati nell’esempio precedente serviranno come base di partenza al momento T°. Lo scostamento rispetto al valore medio dell’insieme del gruppo permetterà di identificare in priorità il partner con cui sia necessario lavorare maggiormente. L’IPAD, in funzione delle caratteristiche raccolte con la scheda introduttiva e con le varie dimensioni di calcolo, permetterà anche di dettagliare quali siano, ad un livello più specifico, le azioni da intraprendere (per esempio: perimetro ristretto o allargato? Quale area tematica presenta la maggiore asimmetria? E, all’interno di ogni dimensione, quali sono le variabili più significative?). Considerando poi la possibilità di disporre delle informazioni sulla fascia di reddito di appartenenza, sarà possibile un’ulteriore analisi per classi di reddito e così via. 

L’IPAD verrà poi misurato più volte nel tempo, perché siamo convinti che la parte più interessante sia proprio vedere come (e se!) il bilanciamento cambi nel tempo. Quindi i valori iniziali a T° assumono tutto il loro significato nell’analisi temporale (come è cambiato il valore a T1 e T2 grazie alle azioni specifiche messe in atto dalle/dai responsabili dell’associazione, movimento e/o partito?) piuttosto che nell’analisi spaziale (comparabilità nello stesso anno tra varie istituzioni) che, per quanto utile, non rappresenta il cuore del problema che vogliamo affrontare.

Noi crediamo fortemente che un cambio nella sfera domestica (o della riproduzione sociale) sia centrale nella costruzione di un mondo diverso e migliore. In una società che ha dato un ruolo chiave agli indici, ci sembra che accompagnare il lavoro di lobbying dal basso, con uomini e donne, per una reale condivisione del tempo all’interno della sfera domestica, così che l’uomo assuma la sua parte di responsabilità e si liberi del tempo femminile, per qualsiasi altra utilizzazione, sia una proposta interessante da discutere.

Appendice

Sviluppo del questionario

Il questionario che abbiamo in mente si svilupperà in due parti. Nella prima parte raccoglieremo tutte le descrizioni socio economico demografiche che ci serviranno a profilare le famiglie. Nel rispetto delle regole della privacy, faremo domande sulla composizione del nucleo familiare (sesso età numerosità); la situazione lavorativa; la situazione patrimoniale; una fotografia della coppia (p.e.: durata). In generale, in questa prima parte del questionario includeremo tutte le variabili che ci servono a rispondere alle ipotesi di ricerca menzionate nel paper. 

Nella seconda parte del questionario metteremo invece le domande inerenti ai perimetri e alle categorie di attività che in essi saranno racchiuse. Non possiamo dire con certezza sin da ora quali saranno queste variabili, dato che come detto saranno oggetto di negoziazione tra le controparti. 

In tutto il questionario le domande saranno chiuse e categoriali. Chiuse perché non vogliamo lasciare spazio alla interpretazione degli intervistandi e degli intervistatori. Categoriali perché risulterà più semplice il lavoro analitico successivo. 

Le interviste saranno implementate face-to-face facendo uso di tablet per raccolta dati. Le interviste verranno fatte ad entrambi i partner della coppia, separatamente a ciò che si riduca la possibilità di influenza reciproca. 

La selezione del campione dipenderà dall’universo campionario e sarà tendenzialmente stratificato per categorie di interesse. 

==

 

[1] Hanno partecipato a questo gruppo di lavoro: Paolo Groppo, FAO (R), Membro di Ecofemminismo e Sostenibilità; Marco D’Errico, GSF Economista; Charlotte Groppo, CIO, Head of Gender Equality, Diversity and Inclusion; Clara Park, FAO Senior Gender officer; Costanza Hermanin, Analista Politico, European University Institute, Firenze; Francesca Lazzari, Presidente Fondazione Roi; Roberto De Marchi, Agronomo; Maria Paola Rizzo, FAO Land Tenure expert; Laura Cima, Ecofemminista);  

[2] https://unric.org/it/obiettivo-5-raggiungere-luguaglianza-di-genere-ed-emancipare-tutte-le-donne-e-le-ragazze/

[3] Héritier-Augé, Françoise, et Pascale Molinier, 2014. La valence différentielle des sexes, création de l’esprit humain archaïque, Nouvelle revue de psychosociologie, vol. 17, no. 1, pp. 167-176

[4]https://unric.org/it/obiettivo-4-fornire-uneducazione-di-qualita-equa-ed-inclusiva-e-opportunita-di-apprendimento-per-tutti/

[5] Sartori, Diana, 2004. Donne e uomini tra pubblico e privato in Gender studies e metodologia del discorso filosofico: radici, profili ed effetti dei dualismi nella tradizione filosofica occidentale, ITC, Trento

[6] https://www.fiduciaeconvenienza.it/news/notizie--curiosita/803-parit-di-genere-in-casa-in-italia-mica-tanto

[7] https://www.nonsprecare.it/lavori-di-casa-e-se-li-dividessimo-tra-uomo-e-donna

[8] Observatoire des inégalités, 2020. Le partage des tâches domestiques et familiales ne progresse pas - https://www.inegalites.fr/Le-partage-des-taches-domestiques-et-familiales-ne-progresse-pas

[9] https://www.open.online/2023/05/20/spagna-app-parita-genere-faccende-domestiche/

[10] FAO, 2023. The status of women in agrifood systems, Roma

[11] FAO, Ibid.

[12] Weeks, Ana Catalano, 2022. The Political Consequences of the Mental Load (https://scholar.harvard.edu/files/anacweeks/files/weeks_ml_oct22.pdf)

[13] Groppo Paolo et al., 2023. The evolution of a negotiated territorial approach, in Corso di pubblicazione

[14] Dalla Costa, Mariarosa, 1972. Potere femminile e sovversione sociale. Marsilio, Padova

[15] Collettivo Internazionale Femminista, Comunicato del Collettivo Internazionale femminista, Padova, Italia, luglio 1972, in «Quaderni di Lotta Femminista», n. 2, Il personale è politico, Musolini Editore, Torino 1973, pp. 7-8.

[16] Fortunati Leopoldina, 2020. La sfera domestica. Comune-info.net -  https://comune-info.net/la-sfera-domestica/

[17] Razavi Shahra, 2009. Engendering the political economy of agrarian change. The Journal of Peasant Studies 36(1): 197–226. 

[18] Molyneux, Maxime, 2006. Mothers at the Service of the New Poverty Agenda: Progresa/Oportunidades, Mexico’s Conditional Transfer Programme. Social Policy and Administration 40(4): 425–449; Razavi Shahra, 2007. The Political and Social Economy of Care in a Development Context: Conceptual Issues, Research Questions and Policy Options. Paper Number 3, Gender and Development Programme. Geneva: United Nations Research Institute for Social Development

[19] “È grazie al tempo che le donne dedicano alla famiglia, sotto forma di lavoro non retribuito e non riconosciuto, che gli uomini sono produttivi nell'economia.” Srishti, Khare, 2021. Women And Time Poverty: Time Creates A Gender Gap That Disadvantages Women, Feminism in India, https://feminisminindia.com/2021/07/15/women-and-time-poverty-time-creates-a-gender-gap-that-disadvantages-women/

[20] Fortunati, ibid.

[21] Unión de Trabajadores de la Tierra, 2019. Primer encuentro nacional de mujeres trabaja- doras de la tierra, (https://uniondetrabajadoresdelatierra.com.ar/2019/10/15/ 

primer-encuentro-nacional-de-mujeres-trabajadoras-de-la-tierra-utt/).

[22] Agostino Ana, 2015. Climate Justice and Women’s Agency: Voicing Other Ways of Doing Things. In: Baksh-Soodeen R and Harcourt W (eds) The Oxford Handbook of Transnational Feminist Movements. New York, NY: Oxford University Press, pp. 815–852.

[23] Elson Diane, 1998. The Economic, the Political and the Domestic: Businesses, States and Households in the Organisation of Production, New Political Economy, Vol. 3, No.2 

[24] Demazière Didier, Araujo Guimarães Nadya, Hirata Helena et al., 2013. Être chômeur à Paris, São Paulo, Tokyo. Une méthode de comparaison internationale. Presses de Sciences Po, « Académique »

[25] Avril Christelle, Cartier Marie, 2019. Genre et classes populaires au travail. Open Edition Journals, Vol. 61 - n° 3 | Juillet-Septembre

[26] CFS of the UN, October 2023. Voluntary Guidelines on Gender Equality and Women’s and Girls’ Empowerment in the Context of Food Security and Nutrition (https://www.fao.org/3/nn162en/nn162en.pdf)

[27] “Il tempo è una delle risorse più preziose, ma è anche profondamente politico. Le concezioni del tempo hanno incorporato al loro interno gerarchie di potere che determinano quanto tempo deve essere dato a chi, chi ne ha il controllo e le basi per la sua distribuzione”. Srishti, Ibid.

[28] Barigozzi, Francesca; Di Timoteo, Cesare e Monfardini Chiara, 2020. Quell’uso del tempo che divide donne e uomini. LaVoce.info

[29] CFS of the UN. Op.cit.

[30] Come sottolinea Jessica Horn: “Il femminismo continua ad essere stigmatizzato all’interno dei movimenti sociali che resistono ad affrontare gli squilibri nei rapporti di potere e le questioni di uguaglianza e non discriminazione”. Intervista a Gilda Parducci, Yanira Argueta, Emely Flores e Margarita Fernández, attiviste di El Salvador, da parte di Patricia Ardòn, in BRIDGE, 2013. Género y movimientos sociales, informe general.

[31] https://eige.europa.eu/gender-equality-index/2022

[32] Rodsky, Eve, 2020. Come ho convinto mio marito a lavare i piatti. Il metodo che risolve per sempre la divisione dei lavori domestici e riporta la gioia in famiglia, Vallardi

[33] https://www.istat.it/it/files//2011/01/testointegrale201011101.pdf

[34] https://www.insee.fr/fr/statistiques/2123967#titre-bloc-3

[35] Weeks, Ana Catalano, 2022. The Political Consequences … op. cit. e Daminger, Allison et al., 2019. The Cognitive Dimension of Household Labor, American Sociological Review Vol. 84 Issue 4

[36] Per il pubblico francofono, si consiglia vivamente il fumetto (in visione gratuita) di Emma, Fallait demander - Un autre regard Tome 2 (https://emmaclit.com/2017/05/09/repartition-des-taches-hommes-femmes/) che contiene un capitolo specifico sulla carica mentale

[37] Esiste la possibilità che un'attività x (o un indice i) venga svolta parzialmente da entrambi i membri della coppia. Questo è uno degli aspetti più intriganti della collezione dei dati, in quanto darà la possibilità di valutare l’auto-attribuzione di competenze e attività. Sarà poi necessario procedere a calcolare la media delle risposte dei due partner per arrivare a un risultato che sia scevro da distorsioni.

[38] Dalla Costa, M., 1972. op. cit.