Alcuni di voi
forse hanno letto Il senso di Smilla per la neve, gran bel libro di Peter Høeg. Il mondo che l’autore ci fa avvicinare attraverso il suo
personaggio, quello di un popolo, gli eschimesi della Groenlandia e della loro
cultura. Grazie alla testardaggine di Smilla e alle sue conoscenze sulla neve e
i suoi segreti, si arriverà ad una fine non ovvia. Smilla, leggendo gli articoli citati qui sotto potrebbe avere la stessa sorpresa e la stessa inquietudine
che porta lei, e noi con lei, ad interrogarci sul senso delle cose, anche le
più semplici. Per questo ho intitolato questo post Il senso di Smilla per la
vita.
Due serie di
articoli, letti in questi giorni su giornali diversi, hanno fatto tilt; i primi
riguardano la robotica e, per una volta tanto, la ricerca made in Italy, e i
secondi invece riguardano la genetica.
Nuove generazioni
di robot: “… Nella robotica marina ne costituiscono esempi a guida italiana i
progetti Octopus e PoseiDRONE», entrambi sviluppati all’Istituto
di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Octopus
mira a carpire i segreti che nascondono la destrezza e l'intelligenza
dell'octopus vulgaris, il comune polpo, per riprodurli in una nuova tipologia
di robot marini dal “corpo” morbido per intero e permettere complicate
applicazioni marine in tema di pulizia, di esplorazione, di monitoraggio delle
acque, utilizzabili perfino in operazioni di soccorso avendo la capacità di
agire con sicurezza e affidabilità negli ambienti dove l’azione degli uomini si
potrebbe rivelare pericolosa. PoseiDRONE è invece costituito per
la maggior parte da materiali come gomma o silicone e si ispira ai polpi, alle
seppie, ai calamari nella forma e nella destrezza delle sue capacità motorie.
Questo robot è in grado di nuotare, di camminare e di manipolare oggetti in
acqua e, grazie al suo essere morbido, può deformarsi adattandosi agli spazi
angusti” http://pisainformaflash.it/notizie/dettaglio.html?nId=17286
Premiata dall’Europa la nuova generazione di
robot made in Pisa (http://iltirreno.gelocal.it/pisa/cronaca/2014/03/21/news/premiata-dall-europa-la-nuova-generazione-di-robot-made-in-pisa-1.8896435)
La tesi premiata
studia la progettazione di una nuova generazione di robot in grado di adattare
i movimenti del loro corpo all’ambiente circostante, grazie a particolari
motori chiamati attuatori ad impedenza variabile (Via), che Catalano ha
innovato nelle loro caratteristiche.
I nuovi Via si
chiamano qbmove, hanno la forma cubica e conferiscono ai robot la capacità di
compiere movimenti naturali molto simili a quelli di un corpo umano: la
rigidezza delle articolazioni è variabile e adattabile all’ambiente
circostante, così che il robot può avere un corpo inflessibile nei movimenti
che richiedono precisione, ed essere cedevole quando deve muoversi velocemente
o entrare in contatto con il corpo delle persone attorno a loro. I moduli
qbmove presentano, quindi, una funzione simile a quella della muscolatura
umana, dotando i robot di un “corpo intelligente” in grado di coesistere e
lavorare con le persone in sicurezza.
Il secondo tema che mi ha colpito riguarda, come dicevo,
i passi avanti in genetica. Cito: “A distanza di dieci anni dall'ultima scoperta in campo
genetico hanno creato la prima forma di vita artificiale, cioè un essere
vivente sintetico.[…] Il lavoro di Venter è un passo verso la realizzazione
della vita artificiale e ha lo scopo di sviluppare un "genoma minimo"
necessario per la vita, con meno di 400 geni, da inserire in cellule batteriche”.
Mentre alcuni
specialisti sostenevano che questa nuova creazione fosse sì affascinante, ma
lontana dalla possibilità di produrre vita a tutti gli effetti, ossia un uomo… http://www.edicolaweb.net/edic194a.htm,
ne arrivava un’altra, un paio di settimane fa, ancora più inquietante: “La biologie
synthétique progresse dans son projet d'artificialiser la vie : pour la
première fois, un chromosome appartenant à une cellule eucaryote, c'est-à-dire
dotée d'un noyau renfermant son patrimoine génétique - comme celles qui nous
constituent -, a été entièrement synthétisé et a pu s'exprimer dans celle-ci. En l'occurrence, il s'agit du
chromosome III de la levure de boulanger, Saccharomyces
cerevisiae” (http://www.lemonde.fr/sciences/article/2014/03/27/sc2-0-la-premiere-levure-dotee-d-un-chromosome-artificiel_4390343_1650684.html)
Mi chiedo cosà
succederà quando queste due branchie della scienza si metteranno assieme: robot capaci di autoprogrammarsi e capaci di creare
cromosomi . Forse allora sarà troppo tardi per interrogarsi sul senso comune
che diamoalla parola vita.
Cito da
Wiki: « Il definire la natura dell'entità chiamata vita è
stato uno dei maggiori obiettivi della biologia. La questione è che vita
suggerisce qualcosa come una sostanza o forza, e per secoli filosofi e
biologi hanno provato ad identificare questa sostanza o forza vitale senza
alcun risultato. [...] In realtà, il termine vita, è puramente la
reificazione del processo vitale. Non esiste come realtà indipendente. »
|
Riguardo alla
definizione di cosa sia la vita c'è ancora dibattito tra scienziati e tra
filosofi. Per una delle definizioni scientifiche rigorose è necessario
individuare le caratteristiche fondamentali della vita, da un punto di vista
materiale. Uno studio approfondito in merito è stato fatto dal fisico Erwin Schrödinger. Nella sua dissertazione
Schrödinger nota per prima cosa la contrapposizione tra la tendenza dei sistemi
microscopici a comportarsi in maniera "disordinata", e la capacità
dei sistemi viventi di conservare e trasmettere grandi quantità di informazione
utilizzando un piccolo numero di molecole, come dimostrato da Gregor
Mendel, che richiede necessariamente una struttura ordinata. In natura una
disposizione molecolare ordinata si trova nei cristalli, ma
queste formazioni ripetono sempre la stessa struttura, e sono quindi inadatte a
contenere grandi quantità di informazione. Schrödinger postulò quindi che
l'unico modo in cui il gene
può mantenere l'informazione è una molecola di un "cristallo
aperiodico" cioè una molecola di grandi dimensioni con una struttura non
ripetitiva, capace quindi di sufficiente stabilità strutturale e sufficiente
capacità di contenere informazioni. In seguito questo darà l'avvio alla
scoperta della struttura del DNA da parte di Franklin,
Watson e Crick;
oggi sappiamo che il DNA è proprio quel cristallo aperiodico teorizzato da
Schrödinger.
Seguendo questo
ragionamento Schrödinger arrivò ad un apparente paradosso: tutti i fenomeni
fisici seguono il secondo principio della termodinamica, quindi tutti i sistemi vanno incontro ad una distribuzione
omogenea dell'energia, verso lo stato energetico più basso, cioè subiscono un
costante aumento di entropia. Questo apparentemente non corrisponde ai sistemi
viventi, i quali si trovano sempre in uno stato ad alta energia (quindi un
disequilibrio). Il disequilibrio è stazionario, perché i sistemi viventi
mantengono il loro ordine interno fino alla morte. Questo, secondo Schrödinger,
significa che i sistemi viventi contrastano l'aumento di entropia interno
nutrendosi di entropia negativa, cioè aumentando a loro favore
l'entropia dell'ambiente esterno. In altre parole gli organismi viventi devono
essere in grado di prelevare energia dall'ambiente per sostituire l'energia che
perdono, e quindi mantenere il disequilibrio stazionario. Questo è ciò che in biologia è
stato riconosciuto nei fenomeni di metabolismo e omeostasi
Secondo Ernst Mayr,
è un'entità viva, quindi con peculiarità che la distinguono dalle entità non
viventi, l' organismo vivente, che soggetto alle leggi naturali, le stesse che
controllano il resto del mondo fisico. Ma ogni organismo vivente e le sue parti
viene controllato anche da una seconda fonte di causalità, i programmi
genetici. L'assenza o la presenza di programmi genetici indica il confine netto
tra l'inanimato e il mondo vivente.
Unendo il
concetto del disequilibrio con quello della riproduzione
(cioè della trasmissione ordinata delle informazioni), come espressi da
Schrödinger, si ottiene quello che può essere definito vivente:
- un sistema termodinamico aperto, in grado di mantenersi autonomamente in uno stato energetico di disequilibrio stazionario e in grado di dirigere una serie di reazioni chimiche verso la sintesi di se stesso.
Questa
definizione è largamente accettata nell'ambito della biologia, nonostante ci
sia ancora dibattito in merito.
Basandosi su
questa definizione un virus non sarebbe un organismo vivente, perché può arrivare a riprodursi ma non può farlo autonomamente,
in quanto si deve appoggiare al metabolismo di una cellula ospite, così come
non sono esseri viventi le semplici molecole autoreplicanti, in quanto
sottoposte all'entropia come tutti i sistemi non viventi.
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