La lettera del giorno è indubbiamente la Kappa. Mi permette di
legare tre momenti importanti per molta gente qui da noi ma soprattutto fuori
dai nostri confini. La K di Kabul è per ricordare, oggi giorno di elezioni per
sostituire l’incredibile presidente Karzai, le promesse di portare la
democrazia e la libertà che ci vennero spacciate da quella banda capitanata da
Bush figlio, con al seguito il Renzi inglese, Toni, e tutti gli altri, noi
compresi. Grazie a quella guerra sbagliata, mal pensata e peggio condotta, oggi
i Talebani si riavvicinano al potere e da quelle parti non possiamo neanche più
provare a parlare di democrazia e libertà. Parole inflazionate e senza senso
quando vengono impersonate da tipi come il Presidente uscente, corrotto lui e
la famiglia, e che sta cercando di trafficare anche il voto di oggi. Un
pensiero va a quei milioni di afgani e afgane che, malgrado tutto, si stanno
recando ai seggi, malgrado le intimidazioni, il tutto nel sogno che il loro
bollettino conti qualcosa. Non adesso, ma magari un giorno sarà così.
La K di Kigali, capitale del Ruanda è la Kappa della vergogna che
ci avvolge tutti, nessuno escluso. Se i servizi segreti francesi ci sono dentro
in prima fila (http://tempsreel.nouvelobs.com/monde/20140207.OBS5581/rwanda-une-barbouze-francaise-au-c-ur-du-genocide.html)
resta comunque un senso profondo di dolore per la conferma che l’uomo, dopo la
Shoah, non ha imparato assolutamente nulla. Già ci avevano provato i
cambogiani, all’epoca di Pol Pot, a provare a sterminarsi da soli, ed anche lì le
sterili condanne internazionali non erano servite a nulla. Ma il Ruanda è
figlio dei tempi moderni, del primo internet, di cose che si sapevano e che si
sono risolte solo grazie all’intervento armato dei fuoriusciti Tutsi che si
erano rifugiati in Congo. Un milione di morti, e noi lì a guardare. Lunedì
saranno vent’anni.
L’ultima K la vogliamo dedicare a colui che ne ha fatto materia
elettorale. Alberto Ronchey, rimpianto grande giornalista italiano, coniò
questo neologismo nel lontano 1979 per spiegare il mancato rinnovo delle forze
al governo in Italia. La Kappa di Kommunizm a significare che l’ingombrante
presenza di un forte partito comunista bloccava tutto riformismo serio dato che
quel partito non sarebbe mai potuto arrivare al potere. L’ex Cavaliere
resuscitò quel concetto nel 1994 quando si lanciò a spada tratta a difendere le
sue ruberie attraverso lo strumento politico. Fu bravo a farne una bandiera,
del secolo scorso, ma che in tanti abbracciarono, e lo votarono e rivotarono.
Adesso che ricorrono i 20 di quell’avventura, pian piano cominciano i bilanci:
ed il nulla assoluto, a parte la difesa strenua della sua roba… è sempre più
evidente. L’Avaro di Arcore aveva promesso di tutto, ne aveva veramente dette
di tutti i colori: Ci sono gli alberghi e nelle tendopoli sentitevi come in campeggio
(7 aprile 2009). Offrirò le mie case agli sfollati (10 aprile 2009) –
ricordiamo l’indennità pari a 800 euro al mese per i lavoratori autonomi rimasti senza
lavoro: un’indennità che ancora alcun lavoratore ha percepito. Domani sarà il
quinto anniversario, e sono ancora lì ad aspettare.
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