E così è cominciata l’era Trump. Erede di un paese in decadenza oramai da parecchi anni, senza che il resto del mondo occidentale sia stato capace di proporsi come un’alternativa coerente e valida, cerchiamo di anticipare quali potranno essere i futuri sviluppi della situazione.
Ricordiamoci bene che Trump è stato si eletto facilmente, ma comunque con una maggioranza risicata, segno che un buon 48% dei votanti sentiva nell’aria la necessità di cambiare strada e provare addirittura ad eleggere una donna, ex-vice-presidente, che nella sua azione politica non aveva proprio incantato. Ma tant’è, ha vinto lui e quindi dobbiamo pensare che le tendenze di fondo del sistema continueranno ad indicare la via che seguiranno gli americani e anche noi, se non ci decidiamo a cambiare strada.
Trump riprende l’idea dell’isolazionismo pensando che questo riporterà l’America ai fasti di un tempo. Mai lettura può essere più sbagliata, perché viene fatta in un momento quando il grande competitor, la Cina, ha abbracciato la dottrina del libero mercato da molti anni, ed ha la forza per imporla senza tremare. Ma il punto chiave è che Trump non ha capito che quello che ha fatto grande l’America è stata la conquista delle menti occidentali e non solo: il sogno composito, magari contraddittorio che, come ricordato in precedenza, significava cose molto pratiche, la cioccolata alla fine della guerra, la lavatrice, il televisore, il cinema, la musica, l’orizzonte della California e poi quello della Luna. Potremmo aggiungerci una letteratura nuova e una libertà di stampa capace di far cadere un Presidente (Nixon). Le tante pecche di questo sistema, il segregazionismo, la visione imperiale tanto per dirne un paio, si sono fatte dimenticare davanti a tutto il resto.
Adesso l’America, cresciuta sulla dominazione di tutti quelli che stavano sotto, sia americani che resto del mondo, è arrivata a un punto dove non ha più nulla da offrire. Non che la Cina (per non parlare di Russia o India) abbiano qualcosa di meglio da mettere sul piatto, ma comunque manca il traino. Se dalla cultura passiamo ad altro, per esempio al tema ambientale, allora scopriamo che il “modello” americano non è più proponibile per nessuno, nemmeno per loro stessi e non sarà l’uscita dagli accordi di Parigi che cambierà qualcosa nella realtà. Distruggono casa loro e poi anche quelle “risorse” naturali che appartengono a tutti: aria, acqua e quant’altro. Vogliamo poi parlare del volano economico? Avete in mente un solo prodotto che oggi sia chiaramente Made in America? Io no. Il costo del lavoro altrove è più basso, per cui il modello basato sul consumismo sfrenato, che è diventato quello americano, sta in piedi grazie alle importazioni di prodotti fatti da schiavi soprattutto nei paesi del Sud. E dato che non ce la fanno a comprare “cash”, il sistema dei crediti al consumo, diventati debiti per tutte le famiglie americane, ha incatenato e sta bloccando il meccanismo intero.
Ecco perché, secondo me, il dilemma sarà tra il modello pentola a pressione o quello del buco nero. Trump sembra più andare verso il secondo, attirare tutte le forze dentro l’immenso buco nero americano senza capire però che da lì non si esce, perché i fondamentali oramai sono marci. A me però sembra che sarà da guardare da vicino il modello pentola a pressione: le promesse di migliorare le condizioni di vita sono tante, sicuramente troppe, e non sarà certo tagliando i programmi statali che le paghe a fine mese si alzeranno. Nell’amministrazione precedente si era arrivati a riconoscere che le infrastrutture di base, strade, ponti, ferrovie, erano in uno stato calamitoso e per questo Biden aveva messo sul tappeto cifre enormi di soldi pubblici. Trump e i suoi vogliono ridurre, forse eliminare lo Stato, per cui è probabile che peggiorino ancora. Gli stipendi non potranno essere alzati perché altrimenti il costo del lavoro aumenta e i profitti dei grandi elettori di Trump caleranno. Ecco alcune delle ragioni per cui penso che la pressione interna inizierà presto ad aumentare. Già succedeva con Biden, ma Trump è stato bravo a far credere alla gente che fosse colpa dei democratici. Adesso tocca a lui, e i problemi sono gli stessi, in peggio.
Non avendo nulla da proporre al resto del mondo occidentale e men che meno a tutti gli altri (l’Africa non l’ha mai visitata e nemmeno mai citata nella campagna elettorale, e l’Asia è solo vista come una minaccia), l’unica cosa che in realtà gli resta è di guardare indietro. Ah, i bei vecchi tempi, quando eravamo i migliori del mondo e tutti lo riconoscevano. Per tornare a quei tempi, la ricetta gliela stanno offrendo le “influencers” del movimento delle “mogli tradizionali”, di cui ho già parlato in altri post e articoli.
Il sogno che vorrebbero venderci è che si stava meglio quando le donne stavano a casa, sottomesse ai loro mariti, si facevano belle e pensavano solo a cucinare, pulire la casa ed occuparsi dei figli e dei nonni. Via dal mercato del lavoro, eliminare queste strane pretese di uguaglianza, ecco la strada per ritornare agli anni 50.
Ecco alcuni degli slogan che quotidianamente vengono fatti girare sulle piattaforme social da questi gruppi:
Be pretty for him
Teach your daughter to obey her husband
Husbands should control the money
Accept chastisement gracefully
A wife’s body belongs to her husband
Women are designed to be at home
Be quite when he speaks
Never say no to sex with your husband
Serve your husband
Be docile
Girls, your career is not important…
E potrei continuare per un bel po’.
Per il momento questo tsunami viene avanti nel mondo anglosassone, principalmente. Da noi, come ho già scritto, nessun partito o movimento di sinistra sembra accorgersene. Come al solito le tematiche legate alle “donne” (perché così vengono viste a sinistra) sono considerate secondarie rispetto all’agenda principale: una volta era fare la rivoluzione, adesso, più banalmente, arrivare al potere e tenerselo.
La pentola a pressione un giorno scoppierà, oppure il buco nero inghiottirà tutto quello che ancora si sente attirato da quelle parti. Ma siccome non esiste un sogno alternativo, abbiamo uno spazio che potremmo provare a prenderci. Il sogno parte da una vera uguaglianza tra esseri umani, il che comporta ovviamente uno sforzo particolare per gli uomini, di capire che non possono continuare a sperare che il patriarcato “de noantri”, da poveretti, possa permetter loro di cavarsela. Molti giovani lo stanno capendo da soli e, come spesso accade, la società conferma essere più avanti della classe politica, e non solo in Italia.
Io continuo a suonare l’allerta: Shomèr ma mi-llailah?