venerdì 29 giugno 2012
Verso l’anno internazionale dell’agricoltura familiare (2014)
Verso l’anno internazionale dell’agricoltura familiare (2014)
Cosa serve questa scelta che fanno le nazioni unite di dedicare un anno a temi (o prodotti, tipo la patata, la quinoa, oppure alle cooperative) particolari? Essenzialmente a richiamare l’attenzione mondiale su un certo tema, sensibilizzare governi, settori privati, consumatori etc. a quel prodotto o quel tema che, si pensa, possano poi servire nella lunga lotta contro la fame e la povertà nel mondo.
La scelta di dedicare un anno all’agricoltura famigliare viene dalle pressioni esercitate dal basso da una serie di organizzazioni contadine (http://www.familyfarmingcampaign.net/) sulle Nazioni Unite che hanno così deciso di promuovere questo tema per l’anno 2014. Alla FAO tocca il compito di lavorare con le organizzazioni promotrici di questa campagna, per sensibilizzare governi e altri attori sull’importanza di questo settore.
Punto di partenza: a scala mondiale sono pochissimi i paesi che hanno priorizzato questo tema, fin’ora. Come sappiamo bene anche in Europa, l’essenziale dei fondi della Politica Agricola Comunitaria va a finire alle grandi aziende ed imprese, e in misura molto ridotta ai piccoli coltivatori famigliari (www.aiab.it/file/PAC%20127%20Ferrante.doc). Fuori dai confini europei, in America latina esiste un interesse crescente, anche sulla spinta del Brasile che, per primo, ha dato un forte peso al Programma di Appoggio all’Agricoltura Famigliare (PRONAF). Questo ci serve per capire che non sarà facile far capire come mai, in un momento quando le pressioni da parte di grandi gruppi economici (privati e pubblici) aumentano sui governi per poter accedere a grandi superfici di terra, la scelta dovrebbe essere – al contrario - di priorizzare le varie e diverse agricolture famigliari, i piccoli pescatori, le popolazioni nomadi e pastorili, gli indigeni etc. Di fatto giochiamo la partita in trasferta, il che ci impone di avere argomenti forti e validi nonché un attivismo e una mobilizzazione forte e organizzata.
Dovendo convincere un pubblico di decisori politici che, se non è ostile, non è particolarmente sensibile al tema, dobbiamo lavorare a trovare la Silver bullet (una o piú) che risponda alla domanda numero 1: PERCHE’ UN GOVERNO DOVREBBE METTERE SOLDI SUL TEMA AF?
Se riusciamo a trovare una risposta a questa domanda, poi arrivano le altre: COSA FARE? Cioè quali misure specifiche (dall’accesso alle risorse naturali, agli inputs, al credito, all’assistenza tecnica, ai mercati etc. etc.). E, finalmente, l’altra domanda chiave: QUANTO MI COSTA?
Secondo me, il punto d’entrata dovrebbe essere di tipo economico. Investire nella AF conviene. Perché?
L’argomento principe, nella mia visione, è legato al costo comparato della creazione di un posto di lavoro e di stabilizzazione di un modo di vita per una famiglia tipo fra stare in campagna e insediarsi in città.
La battaglia si gioca nelle campagne, ma soprattutto sulle buone terre, quelle che interessano tutti, dai complessi agroindustriali ai piccoli contadini e i pastori. Abbiamo abbastanza evidenze che dimostrano come le terre di alta qualità (le Very Suitable) non solo non possono più aumentare ma al contrario iniziano a regredire. Quelle che invece esistono ancora in quantità (ed anzi aumentano) sono le terre degradate che avrebbero bisogno di forti investimenti. L’agricoltura “moderna” cerca le terre buone, perché dati gli alti costi della ricerca, la redditività (necessaria per rientrare con le spese) la raggiungono solo su quelle terre. Risultato è che le terre più degradate hanno meno pressioni.. (il grabbing è selettivo, e per questo più preoccupante ancora).
Il disegno delle grandi corporations (private e pubbliche, come è il caso della Cina) è di aumentare le dimensioni produttive delle aziende agricole per raggiungere delle economie di scala come nell’industria tradizionale. Questo non serve solo per gli eventuali miglioramenti produttivi ma va di paro con un peso molto più forte nelle economie locali e poi su fino alle nazionali ed oltre. Il risultato è che si tende ad andare verso sistemi molto intensivi, molto fragili (vedi il caso del latte contaminato prodotto dal gigante cinese Mengniu http://www.leziosa.com/forum/messages.asp?imsg=499&ifor=2) e, soprattutto, molto sovvenzionati (http://www.lexpress.fr/actualites/1/economie/agriculture-une-inexorable-tendance-a-la-concentration-terrains-de-campagne_1092268.html).
Se noi ci limitiamo a discutere sulla efficienza comparata della grande impresa agricola versus quella di taglia famigliare, non centriamo, a mio giudizio, il problema che abbiamo di fronte come “società”. La scelta di privilegiare le grandi corporations si poggia sulla visione storica dell’aumento delle dimensioni produttive delle aziende agricole europee (per le quali abbiamo la possibilità di avere dati dall’anno 1000 fino ai giorni nostri). Ma in realtà quello che non si vuol vedere è la dimensione sistemica del tema: l’aumento della produttività in agricoltura ha sì permesso di aumentare la dimensione fisica e ridurre la quantità di mano d’opera, ma questo passaggio ha preso un senso compiuto solo quando dall’altra parte si è creata una forte domanda di mano d’opera (rivoluzione industriale) che, a quel punto, aveva bisogno di mano d’opera (per le fabbriche) per cui era nel suo interesse appoggiare la rivoluzione meccanica in agricoltura per liberare le braccia agricole.
Oggi quindi, al di là della discussione sulla efficienza comparata dei due sistemi, il punto centrale è lo stesso: al di là dell’agricoltura, il resto dell’economia va verso sistemi più Labour Intensive o più Capital Intensive? Mi pare che non ci siano molti dubbi su questo, ed è qui che sta il punto centrale della questione: se il sistema economico mondiale aumenta l’intensità di capitale, vuol dire che, per produrre la stessa quantità di prodotto finale avrà bisogno di meno manodopera. Ora é anche vero che si generano nuovi bisogni e nuove possibilità, ma è altrettanto evidente a tutti che il problema Lavoro è un problema per tutti i paesi del mondo, in misura drammatica per le nuove generazioni. Già così dovrebbe essere evidente l’interesse a aiutare il settore dell’agricoltura familiare per la semplice ragione che, finché stanno in campagna, hanno costi di vita più bassi, come ben sanno tutti gli economisti. Se, al contrario, incentiviamo la loro uscita, con politiche che favoriscano il grabbing, con sussidi alle grandi corporations etc. alla fine otterremo solo di privatizzare i benefici (per le corporations, che, alla fine, nemmeno pagano le tasse) e privatizzare le perdite (che resteranno sul groppone dello Stato, cioè di noi tutti, come sussidi necessari a facilitare l’inserimento urbano di queste famiglie).
E’un modello NON sostenibile né economicamente né socialmente. Chi l’ha capito per primo, a livello dei capi di stato attuali, è il Presidente della Colombia, Santos. Lo svuotamento delle campagne colombiane, causa violenza e grabbing (due fenomeni collegati) ha prodotto una quantità enorme di “desplazados” che si sono insediati nelle periferie delle grandi e medie città. Non essendoci abbastanza soldi per rispondere a tutti i loro bisogni di base, il risultato finale è stato una degradazione crescente dei sistemi di vita (i “livelihoods”) di tutti quanti, i loro come quelli di chi viveva lì vicino. Solo la “clase alta”, i ricchi, hanno potuto restarne fuori, ma non per molto, perché poco a poco la miseria ha cominciato ad avvicinarsi anche a casa loro, in termini di insicurezza essenzialmente. Il risultato è che, appena eletto da una maggioranza di destra e con l’appoggio del presidente precedente (del quale Santos era stato il Ministro dell’interno) che pensava di continuare così, per interposta persona, una politica militare, Santos ha dichiarato che il suo obiettivo era di restituire 2 milioni di ettari di terre portate via ai desplazados, in modo da ricreare tessuto sociale e presenza fisica sul territorio e ridurre le zone di degrado urbano. Non sarà affatto facile tradurlo in pratica, ma quel che importa qui notare è i ragionamento che ci sta dietro: i settori dell’agribusiness che appoggiavano la candidatura di Santos avevano interesse a continuare con la politica precedente, che socializzava le perdite e privatizzava, per loro, i benefici. Santos invece mette davanti gli interessi della società colombiana, nemmeno quelli dei desplazados e basta. Il popolo colombiano ha bisogno di pace e prosperità e questo passa per ripopolare il paese, ricreare economie locali, posti di lavoro etc. e il cammino più “semplice” (fra virgolette, perché le resistenza saranno enormi) passa per rafforzare le piccole economie agricole locali.
Quindi, se l’ha capito anche un Presidente di un paese in guerra, forse non dovrebbe essere impossibile farlo capire anche ad altri paesi.
Anni fa avevamo realizzato anche un piccolo lavoro di ricerca sul costo comparato, e i risultati erano molto evidenti: se non ricordo male il rapporto era di quasi dieci a uno. Bisognerebbe quindi estendere questo tipo di riflessioni, in modo da poter includere non solo i costi diretti, ma anche quelli indiretti e i vari servizi che un’agricoltura contadina rende al territorio e quindi alla società.
Sappiamo bene che anche nel mondo dell’agricoltura famigliare esistono settori più legati al territorio e alla sua sostenibilità ecologica e sociale, ed altri più rivolti alla dimensione capitalistico finanziaria; i primi funzionano su logiche di medio-lungo periodo, quindi la sostenibilità è un tema centrale, mentre i secondi, che funzionano su logiche sempre più di breve e brevissimo periodo, sono interessati dai segnali dei mercati di Chicago e non da quelli che possono dalla madre Terra quando la degradano. Esiste quindi un continuum; a noi interessa mostrare come, appoggiando le agricolture locali si spenda meno (costo comparato) e ci siano anche altri benefici, non direttamente valutabili in termini monetari, che fanno sì che la scelta da fare sia quella lí e non un’altra.
Si tratta di argomenti legati alla biologia, alla biodiversità, alla bellezza paesaggistica (a questo proposito vi invito a leggere il libro Fossi e cavedagne benedicon le campagne, di Carlo Poni (http://www.mulino.it/edizioni/volumi/scheda_volume.php?vista=scheda&fbt=1&ISBNART=09786) , nonché ai prodotti, alla cultura etc.
Quindi lanciamo un messaggio nella bottiglia: se qualcuno stesse lavorando sulla questione dei costi (e benefici) comparati tra politiche di appoggio alla ruralità (sia all’agricoltura famigliare ma piú in generale all’insieme delle attività che fanno di un territorio uno spazio vivo socialmente e economicamente) e quanto ci costerebbe (in termini di politiche pubbliche) dover investire nelle zone urbane per viabilizzare l’inserimento delle fasce contadine espulse dalle zone rurali, ed avesse voglia di condividere qualche riflessione, sarebbe molto apprezzato.
giovedì 28 giugno 2012
Manfred Max-Neef: El mundo en rumbo de colision
acabo de recibir: la miré y pensé valía la pena compartirla.
Manfred Max-Neef: Clase Magistral: El mundo en rumbo de colision. (Luzes Diálogos en La Rábida.) Categoría: Conferencias y Entrevistas; UNIA Académica. Fecha de grabación: 2009-12-01:
http://blip.tv/universidad-internacional-de-andalucia/manfred-max-neef-el-mundo-en-rumbo-de-colision-2970838
Sinopsis: El Premio Nobel Alternativo de Economía Manfred Max-Neef ha indicado que con el dinero que se ha usado para "salvar" a los bancos de la situación financiera actual habría "600 años de un mundo sin hambre". El creador de los 'Principios de Economía Descalza' y la 'Teoría del Desarrollo a Escala Humana' ha asegurado que la Organización de las Naciones Unidas para la agricultura y la alimentación, FAO, estimó en octubre de 2008 que el hambre está afectando a millones de personas y millones de dólares para paliarlo. "En ese mismo momento se agregan millones para salvar a los bancos". Así, ha subrayado que hasta septiembre de 2009 el paquete de rescate alcanza a 17 millones de dólares."Ese es el mundo en el que estamos. Acostumbrado a que nunca hay suficiente para los que no tienen nada pero sobran los recursos para satisfacer las necesidades superficiales", ha destacado. Max-Neef fue miembro del Consejo Asesor de los Gobiernos de Canadá y Suecia para el Desarrollo Sustentable, y candidato independiente a la Presidencia de la República de Chile en 1993. Entre los años 1994 y 2002 fue rector de la Universidad Austral de Chile. Actualmente es profesor de Economía Ecológica de la Universidad Austral de Chile. Está considerado como 'Uno de los sabios de nuestro tiempo' y 'Uno de los 50 líderes mundiales en sostenibilidad'
Dr. Manfred Max-Neef is a Chilean economist who gained an international reputation for his work on development alternatives, especially those stimulating self-reliance. After teaching economics at the University of California (Berkeley) in the 1960s, he served as a Visiting Professor at a number of US and Latin American Universities. In addition to a long academic career he has also gained notoriety as a candidate in the Chilean presidential election in 1993 before being appointed as Rector to the Universidad Austral de Chile in Valdivia.
martedì 26 giugno 2012
Presidente Lugo amigo, estamos contigo
Texto de Milda Rivarola sobre el golpe de estado en Paraguay
Che rayhuhára -estimadas estimados
Sí, estuve ayer en la plaza donde lo que más había era campesinos e indígenas; un pueblo que esperaba contra toda esperanza. Sabíamos que la tragicocomedia deseada ya estaba programada y escrita desde hacía tiempo. La nueva dictadura estaba anunciada. Ni siquiera se atuvieron al protocolo. Para las 16:30 el mismo Senado ya había anunciado horas antes que después de escuchar la defensa de Lugo, habría deliberación y se leería la sentencia de destitución (así de claro).
Lo más positivo, si es que se mantiene con coherencia y firmeza, es el rechazo de los países de UNASUR y de otros a este gobierno espúreo e ilegal. El aislamiento lo sufriremos todos, y más los más pobres, pero el sacrificio puede dar resultado. Es claramente un golpe de estado a partir del Parlamento. La cuestión de fondo son las tierras y el desplazamiento de sus habitantes; se trata esencialmente de los territorios que yo mismo todavía he conocido desde 1969 como territorios indígenas, aunque el dueño con su título de papel era la compañía maderera y yerbatera, palmitera después, La Industrial Paraguaya.
¿Se comienza de cero? Creo que no, pues hay un poco más de conciencia y organización. Pero en un minuto hemos retrocedido a los tiempos de Stroesner.
Envío adjunto el comunicado de religiosas y religiosos del Paraguay, ciertamente más sensato y firme que el lamentable de los obispos que pidieron la renuncia de Lugo; ¡de todo hay en la viña del Señor!!!
Y a seguir trabajando, aunque sea como Sísifo. Tal vez no veré el árbol crecido de nuevo, pero sé que la raíz no está muerta, y un brote está asomando.
Che py'a ite guive -desde mis mismas entrañas-
Bartomeu Melià,s.j.
COMUNICADO DE LOS RELIGIOSOS DEL PARAGUAY, Asunción, 22 de junio de 2012.
Ante las gravísimas derivaciones que han tenido y están teniendo los trágicos acontecimientos de muerte de campesinos y policías en la Estancia Campos Morombí, con el subsiguiente sometimiento a juicio político del Presidente de la República, y sus consecuencias para el presente y el futuro de la vida social y política de la nación, la Junta directiva de la Conferencia de Religiosos del Paraguay (CONFERPAR), manifiesta cuanto sigue:
Desde nuestra visión cristiana el uso de la violencia y el crimen nunca serán aceptables como medio para alcanzar reivindicaciones ni defender intereses. Lamentamos la muerte de los campesinos y los policías y abogamos firmemente por el esclarecimiento de estos hechos, mientras animamos a todos a seguir trabajando por la paz como verdaderos hijos de Dios, reafirmamos que la paz querida por Dios no vendrá del ocultamiento de los problemas sino como fruto de una auténtica justicia social.
Vemos en la raíz de estos hechos la complicidad de los tres poderes del estado, en el abandono de una reforma agraria integral, en no haber enfrentado el problema de la distribución de la tierra, sometida hasta ahora al acaparamiento, a la irregularidad, a la posesión mal habida; en el encubrimiento sistemático de estos problemas por parte de la justicia y el parlamento. Mientras los tres poderes del estado no den una respuesta seria y concertada a este problema, seguirán cargando sobre sus espaldas con la responsabilidad de la violencia que se genera al buscar salidas bajo presión con sus impredecibles consecuencias.
Nos llama poderosamente la atención la rápida reacción de los partidos políticos y sus representantes que han acordado impulsar el juicio político del presidente en las dos cámaras del Congreso de la Nación, que aún siendo un procedimiento constitucional, se aplica y se procede de tal forma, que crea fundadas sospechas de manipulación, afectando gravemente al proceso legítimamente instaurado por elección popular, como si esta fuera la salida a nuestros problemas y como si hubiera una responsabilidad unilateral de los hechos graves que atentan contra nuestra convivencia.
Vemos con preocupación la manipulación de los hechos, a través de muchos de los medios de comunicación, por sectores que buscan sacar provecho político, réditos de impunidad y de mantenimiento de un estado de cosas que favorece a sus intereses personales o corporativos. Vemos a los partidos políticos más preocupados con defender sus cuotas de poder y con el reparto de cargos, que buscando una verdadera respuesta a los problemas que padecemos. Vemos como una falta de respeto a la vida y la dignidad humana que se usen los hechos de muerte entre hermanos para crear un clima de inestabilidad, para estigmatizar a campesinos y criminalizar sus organizaciones, para exasperar a policías y militares, instaurando un ambiente de terror para disuadir y desmovilizar a los ciudadanos indignados.
Sorprende que los mismos parlamentarios, hace poco tiempo desprestigiados por sus bochornosos procedimientos ante los reclamos de la ciudadanía, son ahora los que acusan y se erigen en jueces absolutos, apareciendo como los defensores de la Patria. Nos da qué pensar que con todo esto, no casualmente, desaparezcan del horizonte los cuestionamientos que han surgido de la ciudadanía a las listas sábanas, el pedido de juicio político a los miembros de la Corte, los tímidos avances para la implementación del impuesto a la renta personal.
Como parte de la Iglesia que peregrina en Paraguay, respondiendo a nuestro compromiso con Dios y con su pueblo, invitamos a todos a participar con responsabilidad personal e institucional en la construcción de un estado de derecho basado en la justicia social, en la inclusión de todos los compatriotas, en el respeto a la voluntad popular, integrados a la marcha democrática de las naciones vecinas.
Nos sentimos parte de una Iglesia comprometida con la paz que brota de la justicia, que abraza con especial predilección a los más desfavorecidos, e invitamos a todos los sectores sociales a poner lo mejor de nosotros en la tarea de construir un país de hermanos, a trabajar por una mayor equidad en la distribución de los bienes, hacia un futuro promisorio.
Por la Junta directiva: Hermana Venancia González, FMA.
Padre José Ramón Torre-Marín, SS.CC.
Padre Alberto Luna, SJ.
Hermana María Elisa Ortiz, HC.
Padre Walter Jara, SDB.
Padre Federico Gayoso, TOR.
Padre Pedro Jubenville, CSSp.
venerdì 22 giugno 2012
Paraguay: Lugo denuncia que enfrenta "golpe de Estado exprés"
El presidente de Paraguay, Fernando Lugo, denunció hoy que enfrenta un "golpe de Estado exprés" en su país, donde el Congreso acordó iniciarle un "juicio político", que consideró, "sin ningún argumento valido".
EFE.
Lugo declaró a la cadena internacional Telesur, con sede en Caracas, que en su país se vive "un golpe de Estado exprés porque lo han hecho entre noche y madrugada".
"Nosotros decimos que es incluso anticonstitucional, porque no se respeta el debido proceso", añadió el gobernante, quien confirmó que mañana al mediodía (local) comparecerá ante el Legislativo.
Indicó que "se han unido hoy las fuerzas más conservadoras del país a pedir el juicio político sin ningún argumento válido" e insistió en que no hay "ninguna razón valedera" que lo amerite.
Dijo esperar que mañana "reine la racionalidad" entre los parlamentarios y él pueda salir "airoso de este juicio político injusto".
Por otra parte, advirtió de que existen indicios "claros" que apuntan a que el precandidato del Partido Colorado Horacio Cartes está detrás del proceso que enfrenta.
"Hay un enfoque muy fuerte, con indicios bastantes claros, de que quien está detrás de todo esto es el precandidato del Partido Colorado", sostuvo el jefe de Estado, quien consideró que Cartes "sabe que su candidatura no está prendiendo, no está creciendo".
"Y la única manera que pueda crecer su candidatura es eliminando a los candidatos también y al proceso democrático iniciado en el 2008 por Fernando Lugo", puntualizó.
El gobernante también señaló como responsables de la crisis a los que "no desean el cambio en Paraguay y los que creen que hay que eliminar este proceso democrático iniciado en el 2008".
"Los que se han beneficiado durante años y décadas de los bienes del Estado, los que han vivido privilegiadamente en los últimos años y (...) ellos están detrás de este golpe de Estado parlamentario en el juicio político contra el presidente Lugo", añadió.
Cartes es dueño de una incalculable fortuna que incluye bancos, haciendas ganaderas, tabaqueras y una embotelladora de refrescos que compite con Coca Cola en el mercado local.
Fue habilitado para competir por la candidatura presidencial en 2013 en una cuestionada convención "colorada" realizada en enero pasado.
En noviembre pasado, Cartes desmintió una acusación que lo vincula, según un reporte filtrado a través de WikiLeaks, junto al expresidente del Banco Central (BCP) Gabriel González en presunto lavado de dinero.
La Cámara de Diputados de Paraguay promovió este jueves, en apenas cinco horas y por abrumadora mayoría, un "juicio político", en el que el Senado se constituyó en "tribunal" y fijó un calendario de proceso que concluirá este viernes a las 16.30 hora local (20.30 GMT) con la sentencia a Lugo.
Hoy mismo, los cinco diputados designados como "fiscales" expusieron sus razones para la destitución del presidente, quien había rehusado dimitir y dicho que se sometería al proceso previsto en la Constitución.
Los "fiscales" esgrimieron entre otras razones para el "juicio" los 17 muertos que dejó un choque armado entre policías y campesinos ocurrido durante un desalojo en la hacienda de Curuguaty, el pasado 15 de junio.
Además acusaron a Lugo de instigar las ocupaciones de tierras en la región sojera de Ñacunday, en la frontera con Brasil.
También mencionaron un acto político de sus aliados izquierdistas celebrado en una instalación militar en mayo de 2009, la ola de inseguridad en Paraguay y el apoyo a la aprobación del Protocolo de Ushuaia II avalado por el Mercosur.
Una delegación de ocho cancilleres de la Unión de Naciones Suramericanas (Unasur) viajó a Asunción para reunirse con Lugo, en tanto que la Organización de Estados Americanos (OEA) y EE.UU. han expresado su preocupación por la situación en este país.
mercoledì 20 giugno 2012
Rio+20 ... e agrotossici .. e la nave va
Fintantoché a Rio si discute di rendere più verde l’economia, leggo questo pezzo nel giornale dell’Associazione degli agricoltori conservazionisti dell’altipiano centrale del Brasile (Cerrado) [APDC, www.apdc.org, non pericolosi rivoluzionari]:
“Il commercio di agro tossici è cresciuto del 190% fra il 2000 e il 2010 in Brasile, piú che il doppio della media mondiale. Il paese ha sorpassato gli Stati Uniti e ha assunto il ruolo di maggior mercato di agro tossici nel mondo, movimentando, nel 2010, 7.3 miliardi di USD, pari al 14,25% del totale mondiale. Gli erbicidi fanno la parte del gigante, con il 45% del mercato nazionale, con un prodotto, il glifosato, che da solo risponde per il 29%.
Il mercato nazionale e mondiale é molto concentrato. Nel mondo, le 13 imprese piú grandi dominano l’83% del mercato e le prime sei (Basf, Bayer, Dow, Dupont, Monsanto e Syngenta) da sole fanno il 66% mondiale.
Credo che la strada sia ancora lunga davanti a noi …..
Etichette:
agrotossici,
Economia verde,
Rio+20
martedì 19 giugno 2012
Paraguay: la enmarañada cuestión de la tierra
Sono giorni duri in Paraguay: 16 morti (contadini e polizia) registrati in questi giorni durante il tentativo di recuperare delle terre appropriate illegalmente (secondo il rapporto della Commissione Veritá e Giustizia) nella zona di Morumbí, distretto di Curuguaty. Come giá avvenuto in Brasile all'epoca del massacro di Eldorado dos Carajas, si evidenzia in maniera drammatica l'urgenza della tematica territoriale cosí come i limiti dell'azione politica.
Venerdí 22 giugno, alle 11.00 presenteremo presso la FAO questo video che abbiamo registrato il passato dicembre: abbiamo intervistato alcuni degli attori importanti di una storia infinita, nata e cresciuta durante i secoli precedenti, incancrenitasi durante il periodo militare e che tutti vorrebbero veder risolta con un colpo di bacchetta magica. Un racconto che lascia l'amaro in bocca; si poteva far di piú? quali gli impedimenti per poter andare avanti? tante domande, alle quali cercheremo di dare una risposta nel dibattito che seguirá la presentazione.
venerdì 15 giugno 2012
2012 L 31 - Mauricie Attia: Pointe Rouge
Roman (poche). Paru en 09/2007
En Stock
Décembre 1967, la France est en surchauffe, la jeunesse gronde, Mai 68 n’est plus très loin. A Marseille, sur fond de guerre entre mafias, l’assassinat d’un militant gauchiste et la disparition d’une liste de noms laissent penser que le Service d’Action Civique prépare un coup. Décembre 1967, la France est en surchauffe, la jeunesse gronde, Mai 68 n’est plus très loin. A Marseille, sur fond de guerre entre mafias, l’assassinat d’un militant gauchiste et la disparition d’une liste de noms peuvent laisser penser que le Service d’Action Civique prépare un coup. Paco Martinez, le héros d’Alger la Noire qui a quitté l’Algérie, est toujours dans la police où il fait désormais équipe avec Tigran Koupignan, dit Koupi, arménien d’origine et poète à ses heures. Dans une cité étudiante, un repaire de gauchistes, un appel anonyme prévient le commissariat de l’Evêché qu’un homme est tombé d’une fenêtre. Paco et Koupi se rendent sur les lieux pour découvrir le corps sans vie d’Ernest Vespucci. C’est un certain Sénigalia, serrurier et trotskiste de son état, qui, au cours d’une dispute, aurait accidentellement provoqué la chute de la victime depuis l’appartement qu’il sous-loue à une Eva Pelletier dite la Fourmi, une fille un peu paumée qui aime le haschich et vénère Rosa Luxembourg. L’enquête semble bouclée, puisque Sénigalia se rend rapidement, mais le collègue arménien qui le cachait, militant à la CGT et au PC, est retrouvé trois jours plus tard torturé et crucifié chez lui. Epinglées sur le mur, des photos de la Fourmi à tous les âges ajoutent au mystère. Quand Paco apprend que Sénigalia a obtenu une mise en liberté provisoire, il file l’interroger pour tenter d’y voir clair, mais Sénigalia est abattu sous ses yeux par des motards qui collent à Paco trois balles dans le corps. Paco dans le coma, Koupi poursuit l’enquête, qui le mène sur la trace d’une liste de noms émanant du Service d’Action Civique – cette milice fondée par De Gaulle et Foccard pour être aux ordres des politiques … Dans le droit fil d’Alger la Noire, Maurice Attia, utilisant le mode du récit à plusieurs voix, fait se rencontrer destins individuels et grande Histoire.
Gran bel libro, nella Top Ten dell'anno. Ritrovare le origini del SAC, Foccart, Pasqua. in un clima del 68... molto ben fatto, complicatissimo.. e triste alla fine.. da leggere e rileggere...
mercoledì 13 giugno 2012
Raccontando Martoriati
In attesa che l'altro documentario sui pastori di Anguillara giunga a buon termine, metto qui tutto il pacchetto che Massimiliano ed io abbiamo fatto in appoggio al Maestro:
L’esercito dei poveri
http://www.youtube.com/watch?v=iFO-JLfdxC8
Martoriati a parole
http://www.youtube.com/watch?v=QN56yeDoQt8&list=UUH_aLzaKxnnj6XZfbdAQLNA&index=1&feature=plcp
Cariatidi
http://www.youtube.com/watch?v=cXWzcOahltc&list=UUH_aLzaKxnnj6XZfbdAQLNA&index=8&feature=plcp
Quest'ultimo pezzo invece si riferisce alla prima uscita pubblica della serie degli Scacchi, portati a Marostica nel 2004.
Gli scacchi di Martoriati a Marostica
http://www.youtube.com/watch?v=1mvNTnOp3d0&list=UUH_aLzaKxnnj6XZfbdAQLNA&index=9&feature=plcp
Raccontando Anguillara S. (quinto episodio)
Un viaggio verso gli altri (http://www.youtube.com/watch?v=biekjXni8kI)
nasce dalla curiositá di conoscere da vicino l'esperienza del progetto psicoterapeutico Giacomo Cusmano. Come rifare societá quando ci si é esclusi via droghe e dipendenze di vario tipo. Ecco la grande sfida che Francesco e gli altri portano avanti, con forza e coraggio da parecchi anni e con buoni livelli di successo.
buona visione, paolo
martedì 12 giugno 2012
Tierra y territorios para Pueblos Indígenas / IPs Land and Territories
Este viernes se presentará en FAO el documento de trabajo:
Una visión del tema de la tierra y el territorio orientada hacia los pueblos indígenas:
Un enfoque posible
El documento estará disponible en el sito de FAO a la dirección siguiente:
http://www.fao.org/docrep/015/md974s/md974s00.pdf
This Friday will be presented the following FAO working paper:
A territorial development vision oriented to indigenous peoples: a possible path
The document will be available (for now in Spanish, English version under preparation) at the following address:
http://www.fao.org/docrep/015/md974s/md974s00.pdf
Raccontando Anguillara S. (quarto episodio)
Around Martignano nasce con la voglia di fare della pubblicitá a questi luoghi, cercando delle inquadrature bucoliche, tagliando fuori macchine ed altri mezzi meccanici, e mostrando il lago (di Bracciano, non Martignano) da sotto... grazie ad una fortunata coincidenza che mi ha fatto incontrare degli amici con le attrezzature e una disponibilitá immensa. Un video senza parole, come un pensiero, un caro ricordo....
http://www.youtube.com/watch?v=r2Rw9bXq-gQ
Le foto sono di Massimo Angeloni
Raccontando Anguillara S. (terzo episodio)
Oltre esser stata una importante zona agricola e di allevamento, Anguillara ha da sempre avuto anche una tradizione di pesca locale, centrata attorno al Lattarino, Coregone e Luccio. Oramai sono rimasti in pochi e per questo, prima spariscano del tutto, abbiamo voluto fare un piccolo video su di loro: Noi pescatori di ieri e di oggi (http://www.youtube.com/watch?v=Ubc1P6bOmUI)
Le foto sono della cara amica Florita.
Raccontando Anguillara Sabazia (continua)
Il video sugli immigrati é piaciuto parecchio: venne p[resentato in sala Consigliare nonché in alcune altre occasioni. Da lí nacque l'idea di fare una Festa in Piazza, con le (principali) comunitá immigranti e gli "indigeni" anguillarini, accompagnati dagli anguillaresi come noi.
La festa si fece davanti alla Chiesa Regina Pacis, con amplia partecipazione. In quell'occasione decidemmo di fare anche un video sulla Festa, con un titolo mezzo inglese e mezzo romeno (Anguillara: Everybody in the Casa Mare) (Tutti nella grande casa) (http://www.youtube.com/watch?v=yW0Ep6a68hs). Questo video non é mai stato presentato in pubblico.
Da quel giorno, luglio 2007, pian piano si sono organizzate le feste interculturali ad Anguillara, che vedono ogni anno di piú una maggior partecipazione anche dei locali. Voglio credere che questi sforzi iniziali siano serviti a qualcosa.
lunedì 11 giugno 2012
Raccontando Anguillara S. (Roma)
Dal 2004 in poi mi é venuto il ghiribizzo di raccontare il paese in cui vivo, il suo territorio e i suoi abitanti, a partire da un emzzo (video) che allora non dominavo assolutamente. Per questo chiedo venia a chi li guarderá, soprattutto per i primi due che sono molto ma molto lunghi per i tempi moderni.
Anguillara: Terra di Dio o degli uomini? (http://www.youtube.com/watch?v=nqEzasHSC8U) racconta la base storica delle lotte per le terre, usando come base il lavoro fatto da Angela Zucconi e pubblicato col nome Äutobiografia di un paese". Invasioni delle terre, controrepliche poliziesche, nascita del fascismo e ultimo tentativo di recuperare le loro terre nell'immediato dopoguerra.
La presentazione pubblica aveva avuto parecchi commenti positivi, dando cosí la spinta per provare a farne un secondo, che raccontasse l'evoluzione di quel territorio dagli anni 50 fino alla fine degli anni 70.
Anguillara, il senso del crescere (http://www.youtube.com/watch?v=eD3HI9w_M0I) mostra in lungo e in largo il territorio comunale, il primo sviluppo urbano, le tematiche ambientali che cominciavano ad apparire, fino al primo piano regolatore frutto di lunghe e laboriose negoziazioni.
Siccome erano sempre uomini a raccontare la storia, decisi di farne un terzo piú intimista, per comparare un po' la storia quotidiana della mia terra, il Veneto, e quella della gente, donne, del paese dove oramai mi ero insediato. Il tema scelto é stato: il ciclo della vita, nascita, matrimoni e morte, per mostrare un parallelismo fra le nostre genti, del nord e del centro, come affratellati dagli stessi tormenti. Il titolo scelto fu: Anguillara: 8 Donne per l'8 Marzo (http://www.youtube.com/watch?v=rJPEYqRjfDs)
A quel punto, rotto il ghiaccio, mi embró giusto inviare un messaggio ai miei concittadini, per ricordare loro una cosa banale, e cioé come Anguillara fosse diventata una terra d'ímmigrazione e che, per il momento, i rapporti fra gli uni e gli altri erano ancora buoni. Da lí l'idea di raccontare Anguillara: quando gli albanesi eravamo noi (http://www.youtube.com/watch?v=c1_IHO0bSK0), un modo per stimolare a parlarci di piú, riconoscerci nei nostri simili e capire che l'alteritá ce la portiamo dentro.
Altri documentari sono venuti piú tardi... Massimiliano continua nell'improba lotta per metterli in rete... ve li racconteró piú tardi...
paolo
domenica 10 giugno 2012
Rio+20 is approaching: Greening the Economy with Agriculture
http://www.fao.org/docrep/015/i2745e/i2745e00.pdf
This is the link to the full document we contributed to. In particular WP2 has some elements of a progressive thoughts, discussed and agreed between a wide number of colleagues from various technical departments. Pushing progressive ideas, opening space for really participatory, consensus and trust building exercises is not an easy one. This it the bottom line, where we have been able to move to. Comments/suggestions are always welcomed. paolo
Working Paper 2
GEA - access
Decent rural livelihoods and rights in a green economy environment
Coordination: Paolo Groppo, Natural Resources Management and Environment Department
Writer: Catherine Hill (consultant)
martedì 5 giugno 2012
2012 L30: Rubem Fonseca - Mandrake: La biblia y el bastón
Grupo Editorial Norma, 2007
Este es un primer episodio de la rica historia del personaje emblemático de Rubem Fonseca: Mandrake, un abogado criminalista mujeriego y con pretensiones de detective, que investiga dos misteriosos casos. En el primero, sus servicios son requeridos por una atractiva coleccionista de libros raros, que le pide dar con el paradero de un amigo muy peculiar, un enano experto en libros que parece estar involucrado en el robo de una de las famosas Biblias de Gutenberg, y dicha Biblia se convierte a la larga en el centro de las pesquisas. En el segundo caso, un hombre de la alta sociedad de Río es asesinado en circunstancias muy extrañas, pues ninguna de las cámaras de seguridad de su casa da indicios de quién pudo haber entrado a cometer el crimen.
Non male; storie estive, da bordo piscina, un po' alla Malvaldi... da approfondire la conoscenza del vecchio Fonseca, brasiliano de Juiz de Fora, Minas
lunedì 4 giugno 2012
2012 L29: Jo Nesbo - Le léopard
Gallimard, Série Noire, 2011
Deux femmes sont retrouvées mortes à Oslo, toutes les deux noyées dans leur sang. La police, en pleine guerre interservices, se retrouve face à un mystère, puisque les blessures à l’origine des hémorragies fatales semblent avoir été provoquées de l’intérieur.
La belle Kaja Solness, de la brigade criminelle, est envoyée à Hong Kong pour retrouver le seul spécialiste norvégien en matière de tueurs en série. Le policier alcoolique s’est caché dans une ville d’un million d’habitants pour fuir les démons assoiffés de sang d’anciennes affaires, les souvenirs amers de la femme qu’il aime ainsi que les membres des triades à qui il doit de l’argent. Ce flic s’appelle Harry Hole…
Pour la huitième affaire de son enquêteur fétiche, Harry Hole le détective au grand cœur et à la gueule cassée, Jo Nesbø nous livre son roman le plus complexe et le plus maîtrisé. Le léopard est une traque sans pitié qui laisse le lecteur pantelant. Nous promenant des pics enneigés de la Norvège aux volcans sulfureux du Congo, rien ne nous est épargné : avalanches mortelles, volcan en éruption, tueur en série à faire frémir, guerre des polices et manipulations en tout genre, sans oublier une histoire d’amour en arrière-plan pour offrir des moments de respiration au cœur de cette tornade d’action aux reflets d’hémoglobine. Nesbø mène son récit tambour battant, comme au volant d’un bolide lancé à tombeau ouvert jusqu’à la dernière page. Un thriller magistral.
Candidato alla Top list
Prosegue la discesa agli inferi di Harry Hole. Sempre piú solo, un romanzo "glauque" .... la storia sembra fare da corolla a questa introspezione che, a occhio, potrebbe pian piano preparare una uscita di scena via suicidio.... staremo a vedere...
sabato 2 giugno 2012
Colombia: el problema de la tierra en la perspectiva de Alejandro Reyes
Los cinco desafíos
La restitución de tierras despojadas enfrenta cinco grandes retos, cuya superación exitosa podría desbloquear el conflicto armado interno y reformar la sociedad rural, pero cuyo fracaso consolidaría los poderes criminales y prolongaría el conflicto.
En su orden, los retos más difíciles son:
•la inseguridad,
•la concentración de la propiedad,
•la informalidad campesina,
•la debilidad institucional,
•la ausencia de desarrollo rural.
Seguridad para la restitución
El reto consiste en restablecer el control estatal en los territorios despojados, para despojar a los despojadores la tierra usurpada y devolverla a sus dueños. El conflicto con los despojadores es asumido directamente por el gobierno y la justicia transicional, y no por las víctimas despojadas ni sus organizaciones, para prevenir que se resuelva con asesinatos de los reclamantes de restitución.
La decisión política de restituir las tierras despojadas por presión violenta implica un cambio de fondo en la estrategia de seguridad: en las últimas tres décadas se ha buscado proteger un orden social basado en la gran propiedad, tradicional y emergente, contra la acción depredadora de las guerrillas, lo que llevó al desplazamiento de seis millones de pobladores rurales, cuyas posesiones cayeron bajo el control de redes criminales armadas que protegen el botín de tierra despojada y otros negocios ilegales.
La promesa de restitución de tierras a las comunidades rurales —expresada en la ley de víctimas— exige un cambio estructural de aliados sociales de las fuerzas de seguridad, para abandonar las complicidades con los victimarios y proteger a las víctimas.
La consolidación del control estatal del territorio equivale al restablecimiento de los derechos de propiedad trastornados por el conflicto armado.
Monopolio de la tierra
El despojo ocurrió en un contexto de alta concentración de la tenencia de la tierra y afectó más las regiones donde no estaba consolidada la propiedad campesina, por la existencia de conflictos de tierras con grandes terratenientes, que aprovecharon el desplazamiento para extender cercas o comprar a bajo precio las posesiones de quienes huían del terror.
Igual a como ocurrió con el registro de desplazados, existe el riesgo grande de que muchos campesinos sin tierra se presenten como despojados sin haberlo sido, para acceder a tierras por la vía de la restitución.
Para separar los dos problemas, el gobierno deberá promover una iniciativa fuerte de dotación de nuevas tierras a los campesinos sin tierra, que complemente la restitución.
A diferencia de la reforma agraria de los años sesenta y setenta, cuando el gobierno compró tierras para parcelar a campesinos, ahora el gobierno debe recuperar un enorme fondo de tierras ilegalmente apropiadas por grandes terratenientes, como está revelando la Superintendencia de Notariado y Registro, mediante la compra de mejoras de baldíos, desecación de humedales, falsificación de adjudicaciones del Instituto Colombiano de Desarrollo Rural (INCODER) y simple ampliación de linderos sobre tierras públicas.
Adicionalmente, debe redoblarse el esfuerzo y agilizar la extinción del dominio de las tierras adquiridas con recursos ilícitos y poder disponer así de tierras para parcelaciones campesinas bien estructuradas.
Informalidad de la propiedad
El secreto de la acumulación de capital en tierras de las élites regionales ha sido el descuido del Estado en la titulación y registro de los derechos campesinos a la tierra, que los reducen al papel de colonizadores que venden a bajo precio las mejoras realizadas en el terreno a quienes acumulan la tierra para capturar rentas del suelo y la dedican a ganadería extensiva. Por eso un 40 por ciento de los predios rurales del país son posesiones informales y, en el caso de las tierras despojadas, un 80 por ciento son informales.
En ese contexto, la restitución no puede limitarse a los propietarios titulados, sino que debe extenderse a los poseedores, cuyas pruebas del derecho perdido deben recaudarse mediante la cartografía social, el testimonio de los vecinos, comenzando por el de los desplazados y después por el de las comunidades que resistieron el desplazamiento.
La restitución se complica mucho cuando después del desplazamiento hubo repoblamientos con otras familias campesinas, desplazadas de otros lugares, que ocuparon predios abandonados por los primeros desplazados. En esos casos habrá una política de compensaciones con otras tierras para las familias campesinas que ocuparon de buena fe predios ajenos. No hacerlo causaría nuevos desplazamientos de familias campesinas que ya forman parte de las nuevas comunidades rurales.
A medida que avancen las restituciones, los jueces ordenarán que el derecho restituido sea formalizado con títulos de propiedad registrados. Simultáneamente, el gobierno impulsará un programa sistemático de formalización de la propiedad campesina, que se iniciará en las regiones donde no hubo despojos. Se usará un método de barrido vereda por vereda, hasta formalizar la propiedad en cada región.
Debilidad institucional
Este reto abarca dos dimensiones estratégicas:
-Primero, corregir el desmantelamiento progresivo de las agencias gubernamentales encargadas del sector rural, que hace décadas vienen perdiendo el espíritu de reforma agraria y la capacidad real de ordenar y registrar la propiedad, así como su nivel técnico y eficacia en la aplicación de políticas públicas.
La restitución exige crear una Unidad Administrativa Especial en el Ministerio de Agricultura, encargada de atender las solicitudes de restitución y llevar el registro de tierras despojadas.
Afortunadamente Acción Social de la Presidencia, con recursos de cooperación internacional y el apoyo del Banco Mundial, desarrolló el Proyecto de Protección de Tierras desde 2003, que ahora pasó al Ministerio de Agricultura para hacerse cargo de la restitución, con un fortalecimiento institucional y presupuestal. También se crearán nuevos juzgados y salas de tribunales especializados en la restitución.
-El segundo reto es más difícil, pues supone vencer las resistencias de las autoridades locales, tanto territoriales como de las agencias del gobierno central, muchas de las cuales fueron capturadas por los victimarios y sus testaferros, como ha quedado demostrado con el proceso de la parapolítica.
Por esa razón la restitución exige también reconstruir el Estado local en las regiones del despojo, para alinear las capacidades legales de los niveles nacional, regional y local.
Otra institucionalidad destruida por el conflicto armado es la organización local de las comunidades campesinas, indígenas y negras, cuyo restablecimiento resulta indispensable para devolver el poder de representación y gestión de la sociedad civil.
La principal pérdida ocasionada por el desplazamiento fue la de la capacidad de las víctimas para controlar sus vidas y articular sus comunidades locales, cuya supervivencia pasó a depender de agencias humanitarias públicas y privadas.
Restituir la tierra es comenzar a recuperar ese control de los desplazados sobre sus fuentes de ingresos, para que dependan de su trabajo y no de la ayuda externa.
Desarrollo rural
La devolución de la tierra desnuda y descapitalizada no soluciona el futuro de los despojados, si no se coordina con una política de desarrollo focalizada en los territorios de retorno. Como el 64 por ciento de la población rural vive bajo la línea de pobreza, en contraste con el 46 por ciento de la población total, la política de desarrollo rural debe buscar el cierre progresivo de la brecha de necesidades insatisfechas del campo frente a los centros urbanos.
El nuevo desarrollo rural —el gobierno prepara un proyecto de ley de tierras y desarrollo rural próximo a ser radicado en el Congreso— toma como objetivo central el desarrollo de territorios, para potenciar su competitividad en el mercado global y generar ingresos para el bienestar social de las comunidades rurales.
Esas comunidades son mucho más complejas que las veredas campesinas, pues comprenden todas las relaciones, intercambios, servicios y bienes públicos de cada territorio, incluyendo su malla de centros poblados, su infraestructura y sus instituciones locales, que aprovechan el potencial de servicios ambientales, agropecuarios, turísticos, artesanales, industriales, pesqueros y mineros propios de cada territorio.
El nuevo desarrollo rural deberá privilegiar la transferencia de bienes públicos sobre los subsidios privados, y deberá reservar éstos a los más pobres del campo.
Decisión política
La restitución de tierras despojadas, la recuperación de tierras públicas ilegalmente apropiadas y la extinción de tierras del narcotráfico y la corrupción deben poner en manos de indígenas, negros y campesinos un fondo de tierras y recursos productivos mucho mayor que el actual.
Es una decisión política que afronta dos de las consecuencias más graves de la guerra interna que ha vivido el país: la desposesión de los pobladores del campo y la conformación de élites criminales hoy dueñas del territorio, que tienen secuestrada e improductiva la tierra, fuente de rentas y lavadero de ganancias de negocios gangsteriles.
Restituir los territorios campesinos implica despojar legalmente a los despojadores violentos, reconstruir la institucionalidad rural y recuperar el Estado local, distribuir y titular mejor la propiedad, dar derechos de ciudadanía a los pobladores del campo para representarse a sí mismos y decidir sus programas de desarrollo y, finalmente, pagar la deuda de desarrollo y provisión de bienes y servicios públicos que el país acumuló con los campesinos, los indígenas y los negros colombianos.
fuente: http://razonpublica.com/index.php/conflicto-drogas-y-paz-temas-30/2496-especial-tres-ventanas-a-la-paz-restitucion-de-tierras-cinco-retos-.html
venerdì 1 giugno 2012
Colombia: con agua y mierda no hay cosecha que pierda
Colombia: el Sentipensar y la cosmovisiòn indigena como fuente de integralidad
Sentipensar es el proceso mediante el cual ponemos a trabajar conjuntamente el pensamiento y el sentimiento. Es la fusión de dos formas de percibir e interpretar la realidad a partir de la reflexión y el impacto emocional, hasta converger en un mismo acto de conocimiento y acción.
Decia uno de sus sabios, Don Juan Chiles, en 1700: “somos como el agua, la piedra y la espuma, porque mientras el agua dice vámonos, la piedra dice quedémonos y la espuma dice bailemos”.
Quiero recordar aqui mi primera visita al resguardo de Chiles, en el marco del Programa Conjunto “Ventana de paz” en el territorio del Pueblo indígena de los Pastos.
Fuimos recibidos mediante el “Paso Chagra”, ceremonia que contaba con la presencia de toda la comunidad, liderada por su gobernadora; la guardia indígena nos acompañó paso a paso en nuestro camino hasta el lugar donde limpiaron nuestros cuerpos con una aromática infusión y armonizó nuestros espíritus mediante un hermoso ritual que mesclaba susurros de entusiasmo, humo de tulpa y hierbas aromáticas que de la mano del jefe espiritual paseaba por nuestros cuerpos de arriba abajo.
Fue un momento màgico para mi, y ahora que pude volver a esta tierra, reencontrarme con esta gente, sus saberes, sus colores, sus productos, ha sido un momento de fuerte impacto, emocional y profesional.
En la ceremonia de abertura del evento celebrado en Ipiales, presentando los primeros productos de las Chagras que el Programa està ayudando a realizar, una de las lideres de los resguardos, nos dijo: “En el Churo cósmico están graficados los tres principales elementos de nuestra cosmovisión: abajo está la pacha mama, nuestra madres tierra que nos brinda el alimento, el agua y la vida. En el medio está el ser humano, hombre y mujer en relaciones de equilibrio y complemento, y encima de los dos están los espíritus que mantienen la unidad y la identidad del pueblo”.
Diego Bastida, nuestro consultor para esta zona, se refirió al ejercicio de recuperación de semillas nativas como un proceso en el que se ve claramente la armonía y el complemento: “un pueblo que recupera sus semillas es un pueblo con identidad cultural, y un pueblo con identidad, es un pueblo que cuenta con lo necesario para luchar por su autonomía”.
Iscriviti a:
Post (Atom)