Einaudi, 2006
A diciassette anni Badra va in sposa al notaio Hmed, uno degli uomini
piú importanti del suo villaggio, nel Marocco interno. Hmed ha
quarant'anni
e ha già ripudiato due donne che, secondo lui, non gli hanno saputo dare
un figlio. Badra subisce ogni sorta di angherie del marito e della
suocera, che la valutano soltanto per due cose: la verginità al momento
del matrimonio e la sua capacità riproduttiva. La gravidanza non arriva
e la famiglia si incattivisce finché lei decide una ribellione inaudita:
scappa di casa, rischiando di essere uccisa e si rifugia
clandestinamente a Tangeri. E qui scopre un mondo per lei inaspettato,
fatto di gente piú libera, piú ricca, piú colta. La rieducazione del
proprio corpo all'amore.
La cognizione, via via piú sicura, che il proprio sesso («la mandorla»)
è uno strumento di potere nel rapporto con gli uomini, ma anche
una forma di identità individuale e di elevazione spirituale.
La mandorla rappresenta un caso letterario unico.
Si tratta di una «narrazione intima», ed è insieme un romanzo
e la testimonianza di una storia vera. L'autrice ha deciso di rompere
un antico tabú, di violare la regola del silenzio sulla vita matrimoniale
e sessuale delle donne arabe. Ne è nato un racconto erotico coinvolgente che è anche un coraggioso atto politico.
Questo é come lo presentano. A me ha fatto un effetto diverso. Ho torvato il linguaggio altamente improbabile, limite scaricatore di porto.. e la storia non é che mi sembra un gran atto politico come cercano di presentarlo. Boh, sará che sono vecchio io...
giovedì 30 gennaio 2014
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