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martedì 9 settembre 2014

Preparando il futuro



Nel post sulla Terza Guerra mondiale (1 settembre) cercavo di immaginare come potrebbe svilupparsi il future e oramai prossimo conflitto. Aggiungo qui altri elementi di riflessione.

Il punto di partenza sul quale comincia ad esserci accordo riguarda la fragilizzazione dello Stato-nazione. Lo abbiamo sotto gli occhi ogni giorno, partendo dai nostri staterelli europei e le loro beghe interne di separazione (Lega Nord), di mancanza quasi totale di fiducia in chi ci governa (Francia, vedi il caso Hollande).

Lo Stato-nazione rispondeva ad esigenze precise di settori economici importanti. Possiamo essere d’accordo o meno con loro, ma resta il fatto storico che lo Stato-nazione si impose molto rapidamente, tanto da divenire un modello da proporre-imporre anche nella maggioranza dei paesi decolonizzati.

Ovviamente è più facile osservare questa disgregazione lí dove la costruzione era stata fatta senza vere fondamenta. Ed ecco perché siamo cos;i interessati all’Africa. Ce l’abbiamo davanti, osserviamo in diretto cosa sta succedendo in paesi come la Libia, la Somalia, la Nigeria e via dicendo senza avere oramai speranze di rimettere indietro l’orologio della storia. La domanda non è più se quei paesi esploderanno, ma semplicemente quando.

Dalle nostre parti, un po’ sorpresi, assistiamo al referendum scozzese i cui sondaggi annunciano, per la prima volta, una possibile vittoria dei Si. La settimana prossima conosceremo il risultato definitivo. Se dovesse andar bene per i fautori dell’Indipendenza, è molto probabile che i Catalani prenderanno nuovo smalto e ripartiranno alla carica anche loro. I nostri padani faranno un po’di chiasso, ma siccome senza i soldi di Roma non vanno da nessuna parte, non succederà nulla di simile da noi.

Quindi, lo Stato-nazione si disgrega, a vantaggio di cosa? Cosa vediamo all’orizzonte? Le ragioni per un aumento dei conflitti le abbiamo già spiegate varie volte. Non è su quello che voglio tornare. La disgregazione dello Stato-nazione offre (almeno) due possibilità. La prima è di ricompattarsi a livelli superiori, tipo Unione Europea da noi, MercoSur in America Latina e avanti così. La logica resta più o meno la stessa. Cosi come lo Stato-nazione era stato messo lí per garantire il play-ground, il terreno di gioco della nascente economia industriale, oggi che siamo passati ad una tecno-economia finanziaria il terreno di gioco necessario è più grande, per cui lo spazio nazionale non è sufficiente e bisogna giocare almeno a scala europea. Per capirci meglio: se io sono lo sceicco del Qatar che si compra il Paris Saint Germain e i migliori giocatori sulla piazza, dopo non posso certo andare a giocare in serie B. Minimo minimo la serie A ma con l’ambizione di vincere la Champions e restare lí. La proposta che gira da anni fra i “grandi” club di farsi un campionato europeo solo fra di loro, escludendo i piccoletti di tutte le serie A europee, risponde alle stesse logiche. Profitti più alti da spartire fra meno squadre.

Questa riorganizzazione, funzionale alla crescita di scala delle economie nazionali, è quella che sta alla base del disegno europeo attuale. Lamentarsi che manchi tutta la componente sociale è giusto e doveroso, ma bisogna anche dirsi che queste costruzioni (lo Stato-nazione prima e quello sopranazionale adesso), non rispondono a necessità sociali ma economiche dei grandi gruppi.

Questo ricompattarsi a livello sopranazionale, come dicevo prima, si basa sulla stessa logica, solamente si cambia di scala. E qui viene, a mio giudizio, l’errore analitico. Non siamo più di fronte ad un semplice espandersi del mercato nazionale; cioè non si tratta più solamente delle necessità per le grosse industrie, prendi quella automobilistica, di avere come minimo un mercato europeo per realizzare economie di scala. Siamo di fronte ad un cambio logaritmico di potenza che impatta completamente le radici del sistema socio-produttivo attuale.

Il sistema economico nato nell’800 aveva bisogno di un sostengo rappresentato dallo Stato-nazione. Quelle economie sono cresciute, sono diventate sempre un misto di industria e finanza, funzionano a velocità stellari comparate con il secolo precedente e oramai sono diventate adulte… non hanno più bisogno di qualcuno che le aiuti.. oramai fanno tutto da sole.

Ed ecco quindi il secondo scenario, in costruzione attiva da parecchi anni in varie parti del mondo. Da noi si chiama Accordo di Partenariato Transatlantico (TTIP), altrove si chiama ALENA e in Asia ha un altro nome ancora. Si tratta, in parole povere (un dossier completo lo troverete sulle pagine di Le Monde Diplomatique), di riconoscere la supremazia totale delle grandi imprese transnazionali, che si posizionano al di sopra degli Stati e delle loro istituzioni, e che dettano le regole a loro più confacenti. Nel caso un Governo decidesse di fare una legge (metti il caso della Germania, di decidere di uscire dal nucleare), la compagnia privata porterebbe in tribunale la Germania. Non in tribunali normali, ma tribunali speciali che funzionano sotto il controllo della Banca mondiale e degli esperti delle transnazionali. O così o pomí diceva una pubblicità italiana poco tempo fa. Esattamente. 

Si dovrebbe imparare a ballare la rumba degli interessi di classe delle transnazionali. Volete che il vostro governo voti delle leggi antitabacco? Giusto! I governi dell’Uruguay e dell’Australia lo hanno fatto. Adesso però sono stati portati in tribunale dalla Philip Morris. Vorreste dei medicinali a prezzo calmierato? Giusto! Il vostro governo può intervenire sui sistemi di brevetti che rendano certi medicinali cari più abbordabili. Il Canada lo ha fatto. Adesso però deve subire le ire, in tribunale, della compagnia farmaceutica Eli Lily che vuole che le sia resa giustizia. Esempi così ne abbiamo, sfortunatamente, ogni giorno di più.

L’idea che queste multinazionali hanno in mente è la stessa che la Signora Thatcher espose brillantemente quando fu nominata primo ministro: Non esiste quella cosa chiamata società, esistono solo individui  (http://www.thecommentator.com/article/3276/no_such_thing_as_society). Quello vogliono: togliere di mezzo (fino ad un certo punto) l’inutile struttura statale, per poter asfaltare (parola di moda in Italia) tutto il mondo con i loro prodotti, tipo la carne di maiale prodotto con la ractopamina (uno steroide utilizzato per gonfiare le carni magre; dati i rischi per la salute sia degli animali che dei consumatori, la ractopamina è proibita in 160 paesi, compresi tutti quelli dell’Unione Europea, la Russia e la Cina (la Cina, occhio!!!). Sfortunatamente gli allevatori americani l’utilizzano e secondo loro questa proibizione costituisce una distorsione al libero commercio, per cui, se si va avanti con il TTIP sapete già cosa mangerete in futuro. Date un occhio a queste due pagine: una dei suinicoltori industriali brasiliani: La ractopamanina non fa male alla salute umana (http://www.suinoculturaindustrial.com.br/noticia/ractopamina-nao-faz-mal-a-saude-humana/20131003151740_N_954) e l’altra dal sito di informare x resistere (http://www.informarexresistere.fr/2014/01/26/linsicurezza-sanitaria-degli-alimenti-nel-mercato-transatlantico/).

La logica delle multinazionali è quella della guerra contro tutti in nome del profitto. Questo porta anche a conflitti fra di loro, per cui lo Stato torna utile a quei livelli. Serve per organizzare l’attacco o la difesa, in nome di sacri principi: la Democrazia, la Volontá di Dio, finché poi alla fine, esaurite le giustificazioni, si arriva a parlare dei “Nostri Interessi”.

Riassumendo: giá per conto suo l’umanità va verso un futuro prossimo di maggiori conflitti. A complicare le cose arriva la disgregazione della costruzione istituzionale a noi piú familiare, che aprirà una serie di casse di Pandora di possibili conflitti etnici in mezzo mondo. A questo va aggiunto l’effetto catalizzatore che avranno le transnazionali via accordi tipo il TTIP che ci porteranno a togliere quel po’ di sicurezza sociale che ancora resiste da noi, per equipararci a le caste piú povere del sud del mondo. Divide et Impera. A questo ritorneremo. E dato che i costi delle armi leggere continuano a scendere, qualsiasi disputa anche fra vicini diventerà una disputa armata. Da lí a un vero conflitto, prima localizzato e poi piú generalizzato, la strada è breve.

Siamo soli, come cantava, ma per ben altre ragioni, Vasco Rossi. Saremo soli, di fronte a entità che non rispondono a nessuno (a parte i loro azionisti). Una volta disgregata la “societá“ saremo pronti per batterci come in Rollerball. Tutti contro tutti. Cominciamo ad allenarci.







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