Nel post sulla
Terza Guerra mondiale (1 settembre) cercavo di immaginare come potrebbe svilupparsi il future
e oramai prossimo conflitto. Aggiungo qui altri elementi di riflessione.
Il punto di
partenza sul quale comincia ad esserci accordo riguarda la fragilizzazione
dello Stato-nazione. Lo abbiamo sotto gli occhi ogni giorno, partendo dai
nostri staterelli europei e le loro beghe interne di separazione (Lega Nord),
di mancanza quasi totale di fiducia in chi ci governa (Francia, vedi il caso
Hollande).
Lo Stato-nazione
rispondeva ad esigenze precise di settori economici importanti. Possiamo essere
d’accordo o meno con loro, ma resta il fatto storico che lo Stato-nazione si
impose molto rapidamente, tanto da divenire un modello da proporre-imporre
anche nella maggioranza dei paesi decolonizzati.
Ovviamente è più
facile osservare questa disgregazione lí dove la costruzione era stata fatta
senza vere fondamenta. Ed ecco perché siamo cos;i interessati all’Africa. Ce l’abbiamo
davanti, osserviamo in diretto cosa sta succedendo in paesi come la Libia, la
Somalia, la Nigeria e via dicendo senza avere oramai speranze di rimettere
indietro l’orologio della storia. La domanda non è più se quei paesi
esploderanno, ma semplicemente quando.
Dalle nostre
parti, un po’ sorpresi, assistiamo al referendum scozzese i cui sondaggi
annunciano, per la prima volta, una possibile vittoria dei Si. La settimana
prossima conosceremo il risultato definitivo. Se dovesse andar bene per i
fautori dell’Indipendenza, è molto probabile che i Catalani prenderanno nuovo
smalto e ripartiranno alla carica anche loro. I nostri padani faranno un po’di
chiasso, ma siccome senza i soldi di Roma non vanno da nessuna parte, non succederà
nulla di simile da noi.
Quindi, lo
Stato-nazione si disgrega, a vantaggio di cosa? Cosa vediamo all’orizzonte? Le
ragioni per un aumento dei conflitti le abbiamo già spiegate varie volte. Non è
su quello che voglio tornare. La disgregazione dello Stato-nazione offre (almeno)
due possibilità. La prima è di ricompattarsi a livelli superiori, tipo Unione
Europea da noi, MercoSur in America Latina e avanti così. La logica resta più o
meno la stessa. Cosi come lo Stato-nazione era stato messo lí per garantire il
play-ground, il terreno di gioco della nascente economia industriale, oggi che
siamo passati ad una tecno-economia finanziaria il terreno di gioco necessario è
più grande, per cui lo spazio nazionale non è sufficiente e bisogna giocare
almeno a scala europea. Per capirci meglio: se io sono lo sceicco del Qatar che
si compra il Paris Saint Germain e i migliori giocatori sulla piazza, dopo non posso
certo andare a giocare in serie B. Minimo minimo la serie A ma con l’ambizione
di vincere la Champions e restare lí. La proposta che gira da anni fra i “grandi”
club di farsi un campionato europeo solo fra di loro, escludendo i piccoletti
di tutte le serie A europee, risponde alle stesse logiche. Profitti più alti da
spartire fra meno squadre.
Questa riorganizzazione,
funzionale alla crescita di scala delle economie nazionali, è quella che sta
alla base del disegno europeo attuale. Lamentarsi che manchi tutta la
componente sociale è giusto e doveroso, ma bisogna anche dirsi che queste
costruzioni (lo Stato-nazione prima e quello sopranazionale adesso), non
rispondono a necessità sociali ma economiche dei grandi gruppi.
Questo
ricompattarsi a livello sopranazionale, come dicevo prima, si basa sulla stessa
logica, solamente si cambia di scala. E qui viene, a mio giudizio, l’errore
analitico. Non siamo più di fronte ad un semplice espandersi del mercato
nazionale; cioè non si tratta più solamente delle necessità per le grosse
industrie, prendi quella automobilistica, di avere come minimo un mercato
europeo per realizzare economie di scala. Siamo di fronte ad un cambio
logaritmico di potenza che impatta completamente le radici del sistema
socio-produttivo attuale.
Il sistema
economico nato nell’800 aveva bisogno di un sostengo rappresentato dallo Stato-nazione.
Quelle economie sono cresciute, sono diventate sempre un misto di industria e
finanza, funzionano a velocità stellari comparate con il secolo precedente e
oramai sono diventate adulte… non hanno più bisogno di qualcuno che le aiuti..
oramai fanno tutto da sole.
Ed ecco quindi il
secondo scenario, in costruzione attiva da parecchi anni in varie parti del
mondo. Da noi si chiama Accordo di Partenariato Transatlantico (TTIP), altrove
si chiama ALENA e in Asia ha un altro nome ancora. Si tratta, in parole povere
(un dossier completo lo troverete sulle pagine di Le Monde Diplomatique), di
riconoscere la supremazia totale delle grandi imprese transnazionali, che si
posizionano al di sopra degli Stati e delle loro istituzioni, e che dettano le
regole a loro più confacenti. Nel caso un Governo decidesse di fare una legge
(metti il caso della Germania, di decidere di uscire dal nucleare), la
compagnia privata porterebbe in tribunale la Germania. Non in tribunali normali,
ma tribunali speciali che funzionano sotto il controllo della Banca mondiale e
degli esperti delle transnazionali. O così o pomí diceva una pubblicità italiana
poco tempo fa. Esattamente.
Si dovrebbe imparare a ballare la rumba degli
interessi di classe delle transnazionali. Volete che il vostro governo voti
delle leggi antitabacco? Giusto! I governi dell’Uruguay e dell’Australia lo
hanno fatto. Adesso però sono stati portati in tribunale dalla Philip Morris.
Vorreste dei medicinali a prezzo calmierato? Giusto! Il vostro governo può
intervenire sui sistemi di brevetti che rendano certi medicinali cari più
abbordabili. Il Canada lo ha fatto. Adesso però deve subire le ire, in
tribunale, della compagnia farmaceutica Eli Lily che vuole che le sia resa
giustizia. Esempi così ne abbiamo, sfortunatamente, ogni giorno di più.
L’idea che queste
multinazionali hanno in mente è la stessa che la Signora Thatcher espose
brillantemente quando fu nominata primo ministro: Non esiste quella cosa
chiamata società, esistono solo individui (http://www.thecommentator.com/article/3276/no_such_thing_as_society).
Quello vogliono: togliere di mezzo (fino ad un certo punto) l’inutile struttura
statale, per poter asfaltare (parola di moda in Italia) tutto il mondo con i
loro prodotti, tipo la carne di maiale prodotto con la ractopamina (uno
steroide utilizzato per gonfiare le carni magre; dati i rischi per la salute
sia degli animali che dei consumatori, la ractopamina è proibita in 160 paesi,
compresi tutti quelli dell’Unione Europea, la Russia e la Cina (la Cina,
occhio!!!). Sfortunatamente gli allevatori americani l’utilizzano e secondo
loro questa proibizione costituisce una distorsione al libero commercio, per
cui, se si va avanti con il TTIP sapete già cosa mangerete in futuro. Date un
occhio a queste due pagine: una dei suinicoltori industriali brasiliani: La ractopamanina
non fa male alla salute umana (http://www.suinoculturaindustrial.com.br/noticia/ractopamina-nao-faz-mal-a-saude-humana/20131003151740_N_954)
e l’altra dal sito di informare x resistere (http://www.informarexresistere.fr/2014/01/26/linsicurezza-sanitaria-degli-alimenti-nel-mercato-transatlantico/).
La logica delle
multinazionali è quella della guerra contro tutti in nome del profitto. Questo
porta anche a conflitti fra di loro, per cui lo Stato torna utile a quei
livelli. Serve per organizzare l’attacco o la difesa, in nome di sacri
principi: la Democrazia, la Volontá di Dio, finché poi alla fine, esaurite le
giustificazioni, si arriva a parlare dei “Nostri Interessi”.
Riassumendo: giá
per conto suo l’umanità va verso un futuro prossimo di maggiori conflitti. A
complicare le cose arriva la disgregazione della costruzione istituzionale a
noi piú familiare, che aprirà una serie di casse di Pandora di possibili conflitti
etnici in mezzo mondo. A questo va aggiunto l’effetto catalizzatore che avranno
le transnazionali via accordi tipo il TTIP che ci porteranno a togliere quel po’
di sicurezza sociale che ancora resiste da noi, per equipararci a le caste piú
povere del sud del mondo. Divide et Impera. A questo ritorneremo. E dato che i
costi delle armi leggere continuano a scendere, qualsiasi disputa anche fra
vicini diventerà una disputa armata. Da lí a un vero conflitto, prima localizzato
e poi piú generalizzato, la strada è breve.
Siamo soli, come
cantava, ma per ben altre ragioni, Vasco Rossi. Saremo soli, di fronte a entità
che non rispondono a nessuno (a parte i loro azionisti). Una volta disgregata
la “societá“ saremo pronti per batterci come in Rollerball. Tutti contro tutti.
Cominciamo ad allenarci.
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