Faccio parte di un gruppo Ecofem e, attraverso di questo, ricevo e faccio parte anche di altre reti femministe italiane. Sono entrato nel gruppo grazie all’invito della cara amica Laura Cima, conosciuta femminista italiana con una lunga carriera di lotta politica alle spalle.
Laura aveva scritto la prefazione del nostro libro Quando Eva bussa alla porta(https://www.ombrecorte.it/index.php/prodotto/quando-eva-bussa-alla-porta/) nel quale, partendo da un tema a me caro, il diritto delle donne alla terra – accesso, uso, gestione ed ereditarietà – siamo arrivate/i alla questione centrale del patriarcato e della necessità di centrare la lotta su questo aspetto se vogliamo cambiare qualcosa nel campo agrario ed altrove.
Da lì è nata l’idea di proseguire la riflessione assieme ad altre/i colleghe/i centrandoci in particolare su un aspetto dimenticato per strada da gran parte del femminismo italiano (e non solo): la questione della sfera domestica, luogo sacro dove l’asimmetria di potere a favore del maschio è centrale nella riproduzione e mantenimento del sistema capitalista (e patriarcale).
La nostra analisi parte da un angolo diverso, non più la monetarizzazione del tempo trascorso nell’insieme delle attività afferenti alla sfera domestica, ma insistendo sul valore del tempo. In estrema sintesi: liberare tempo femminile attraverso una maggiore condivisione dei vari compiti da parte del maschio. Per questo, con l’aiuto metodologico di un economista (maschio), abbiamo messo a punto una proposta di Indice di Parità Domestica (del quale troverete altri post e note divulgative sia su questo blog che sulla mia pagina Instagram ed anche LinkedIn).
Da mesi stiamo cercando di diffondere queste riflessioni nel giro di cui faccio parte, attraverso messaggi che mando io personalmente, cioè un maschio cis.
Il silenzio è la parola che meglio di altre racconta l’accoglienza ricevuta nel mondo Ecofem e simili. Le mie aspettative erano ben altre e cioè che ritirando fuori un tema che era stato promosso nei primi anni 70 da una nota femminista italiana, Mariarosa Dalla Costa e poi messo all’angolo dall’intellighentia maschile di sinistra, pensavo e speravo che l’accoglienza fosse molto ma molto positiva. Speravo anche che tante femministe che in quegli anni hanno partecipato a discussioni su questo tema, intervenissero per diffondere e arricchire la proposta che abbiamo condiviso.
Il nostro è un gruppo aperto, dove partecipano maschi e femmine, mosse/i da una volontà di andare sul concreto e cioè portare dentro al dibattito sull’uguaglianza di genere anche una parte del mondo maschile. Siamo convinte/i che il cammino per l’uguaglianza, prima ancora che nella sfera pubblica, passi per un maggior equilibrio nella sfera domestica (cosa che le nuove generazioni trovano molto più naturale delle precedenti).
Se non fosse stato per Monica Lanfranco, non saremmo ancora usciti dalla clandestinità. Grazie a lei stiamo invece collaborando con un partito politico italiano per provare a fare un primo test.
Ad ottobre andremo a presentare l’IPAD al Festival della Sociologia che si terrà a Narni, per chi fosse interessato.
Questo messaggio nella bottiglia è solo per condividere la solitudine di noi maschi che stiamo lottando contro il patriarcato a partire da una proposta molto concreta, proposta che però non sembra trovare nessuna eco nel mondo femminista, forse perché le facce visibili del nostro gruppo sono due maschi, dimenticando le tante altre realtà femminili e femministe che ci stanno dietro.