Ho terminato ieri sera il mini corso (3 lezioni) su Power Games in Agricultural Development: a negotiated approach, inserito nel corso International Development Policies, sotto la responsabilità del caro amico Marco D’Errico.
In queste tre lezioni abbiamo toccato i seguenti temi:
Prima sessione
- Origini storiche (e limiti) dell’approccio occidentale al tema dello sviluppo basato sulle risorse naturali
- I cambiamenti che, oltre venti anni fa, abbiamo proposto in direzione di un approccio basato sul Dialogo, la Negoziazione e prendendo cura delle asimmetrie di potere
- Come studiare un territorio, visto come prodotto storico di dinamiche sociali, come analizzare gli interessi degli stakeholders e non solo le posizioni; l’importanza centrale di un approccio di genere
Seconda sessione
- Dal dialogo alla negoziazione: la questione centrale della credibilità
- Che attitudine è necessaria per guadagnarsi la fiducia delle parti
- Come stimolare la volontà di partecipare al dialogo e come appoggiare il rafforzamento delle abilità degli attori più deboli
- L’importanza dell’informazione trasparente e della comunicazione
- Creare credibilità per generare influenza nel processo
- Esempi dal terreno
Terza sessione
- Il processo di negoziazione e i suoi (eventuali) risultati
- I principi di base di una negoziazione basata sugli interessi
- Differenziare interessi e posizioni: esempio concreto
- Il processo di creazione del consenso
- Stabilire delle regole chiare ed accettate per il processo negoziale
- Il possibile risultato (patto territoriale socio-ecologico)
- L’importanza della squadra di facilitatori
- Esempi dal terreno
Una versione più amplia di questo corso (5 lezioni) sarà realizzata per i colleghi dell’ufficio della FAO Bangladesh, a partire dal prossimo sabato.
Molto contento per l’esperienza, malgrado i limiti del dover utilizzare internet, date le persistenti limitazioni Covid. Essendo una persona che adora muoversi nella sala e provocare l’interazione con gli studenti, il dover far lezione da seduto per facilitare la parte di studenti non presenti in sala ma connessi solo via internet, è un limite che, spero, l’anno prossimo non esisterà più.
Ragazzi e ragazze interessanti, ovviamente intimoriti all’inizio, per cui bisogna dedicar tempo a rompere il ghiaccio, il che non è ovviamente facile data la varietà geografica di provenienza e il fatto che per la quasi totalità dei partecipanti, l’inglese non è madre lingua. Ma essendo anch’io titubante, alla fine siamo riusciti a fare qualcosa che, dai commenti ricevuti, sembra sia piaciuto. Quindi, da ripetere!
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