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domenica 3 dicembre 2023

Qualcuno spieghi al Papa che la fame nel mondo non dipende dai soldi


 Papa Bergoglio deve essere circondato di persone che capiscono molto poco della questione legata alla fame nel mondo. Il suo appello per un “fondo per la fame nel mondo” veicola la vecchia idea che la fame vada debellata con i soldi. Soldi di chi, poi? Dei paesi del Nord che, una volta ancora, farebbero l’elemosina a quelli del Sud, affamati, perché possano comprare i nostri prodotti.

 

Questa è esattamente la posizione che la destra repubblicana americana aveva difeso quando il Direttore Generale della FAO Jacques Diouf indisse il World Food Summit nel 1996. Io c’ero e ho letto la lettera che mandarono alla FAO dicendo che non servivano questi summit perché tanto il Nord poteva dar da mangiare ai poveri del Sud (sottinteso: bastava lasciar continuare l’agribusiness a produrre cibo spazzatura come già facevano da tempo). Che il Papa riecheggi queste posizioni è molto ma molto preoccupante. Io spero che i ragazzi e le ragazze dell’iniziativa Economia di Francesco e Clara (EOFC), in particolare il nostro gruppo Agricoltura e Giustizia, faccia presente dall’interno del circuito papale che non si possono dire certe cose.

 

Eppure il Papa avrebbe potuto rileggersi il documento prodotto dalla Santa Sede “Per una migliore distribuzione della terra – la sfida della riforma agraria” (https://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_12011998_distribuzione-terra_en.html) nel lontano 1997. Lo scopo di quel documento, come è scritto nel primo paragrafo è di “aumentare e accelerare la consapevolezza dei drammatici problemi umani, sociali ed etici causati dal fenomeno della concentrazione e dell'appropriazione indebita delle terre. Questi problemi ledono la dignità di milioni di persone e privano il mondo della possibilità della pace.”

 

Insomma, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace spiegava in modo chiaro che fame e pace sono temi legati all’ingiusta ripartizione delle terre e alla necessità di spingere per le riforme agrarie. A questo oggi potremmo aggiungere tutta la questione del controllo dei mercati, dei prezzi, delle catene di valore, nonché le imposizioni doganali ai produttori contadini del Sud e via dicendo. Per chi ancora non avesse capito, la fame (e la pace) sono problemi politici, non di mancanza di soldi.

 

Noi (Nord) continuiamo a fare l’elemosina, sia con le nostre Cooperazioni bilaterali che attraverso le agenzie ONU (FAO), ma blocchiamo ogni tentativo di parlare delle cause strutturali. Quando uscì quel documento, venne accolto da una approvazione mondiale di tutte le forze progressiste. Io provai a proporre che il Cardinale Etchegaray fosse invitato a presentare questo documento in FAO, ma dai miei superiori mi venne detto che non era una buona idea. E non se ne fece nulla.

 

Oggi sembra che il Papa abbia dimenticato questa posizione della Chiesa, tanto che non parla più di riforme agrarie ma si accontenta di generici appelli all’armonia tra l’Uomo e la Natura (Laudato Sì). 

 

Già erano poche le forze progressiste rimaste (e ricordo ancora una volta che si tratta di forze e movimenti che non hanno mai voluto difendere l’uguaglianza di genere al loro interno), adesso abbiamo capito che da questa Chiesa non c’è nulla da sperare. 

 

A voi ragazze e ragazzi del gruppo Agricoltura e Giustizia, che vi battete sul terreno, dico solo di far sentire la vostra voce, in maniera forte e pubblica.

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