Mentre è in corso anche il match Israele – Hamas (e tutti gli abitanti di Gaza), col risultato di 36.000 a 1.700, nonché quello tra Ucraina e Putin, risultato in bilico, mi è capitato di leggere un articolo di un autore che mi piace molto, Tahar Ben Jelloun. Ieri su Repubblica scriveva della guerra nella striscia di Gaza; due frasi mi sono saltate agli occhi, la prima:
“L’uomo, tuttavia, è incorreggibile. Si direbbe che sia nato per fare la guerra, soprattutto quando è al comando. “
E la seconda:
“La guerra, questa guerra in particolare, non costruisce la pace, alla fine dei conti.”
Mi trovo molto d’accordo con queste frasi, in particolare la prima. Basta guardare indietro negli anni e i conflitti, oserei direi tutti i conflitti, sono nati per mano dell’uomo, inteso come maschio. Probabilmente il limite di Ben Jelloun è quello di essere un maschio anche lui, molto attento a tante problematiche ma sicuramente lontano dal riconoscere che la centralità del patriarcato nello strutturare queste nostre civiltà guerriere, deve essere combattuto da tutte le persone di buon senso. Togliere potere al maschio e ridistribuirlo in maniera più equa, vuol dire pensare a una società che possa vedersi con meno animosità, con maggiore sorellanza e che, come fanno in genere le donne, cerchi soluzioni nel dialogo e nella negoziazione con gli/le altri/e.
Se continuiamo a disquisire su chi abbia ragione e chi abbia torto, in questo come in mille altri conflitti, senza dire una parola sulla sovrastruttura patriarcale, senza una proposta politica che vada contro questo sistema e privilegi l’uguaglianza sul serio, allora ha ragione Ben Jelloun a dire che la guerra non costruisce la pace. Ma sono anche inutili gli appelli e le manifestazioni per la pace che organizza il Papa, i movimenti pacifisti e tanti altri, che non mettono mai al centro la questione patriarcale.
Il mondo dominato dai maschi ha sempre portato guerre con, eventualmente, brevi periodi di pace da qualche parte, ma con presenza costante di conflitti in altre parti del mondo. Se togliamo di mezzo la Sgra Thatcher, non mi viene in mente nessuna donna che si sia messa in testa di andare a guerreggiare per una religione, un pezzo di terra o altro.
La mia volontà di pace passa per la lotta al patriarcato, partendo dal cuore del problema, cioè il punto centrale laddove le asimmetrie di potere trasformano la vita di maschi (in dominatori) e femmine (in dominate): la sfera domestica. E’ su questo punto che spero sempre che altre forze, movimenti o altro, si sveglino e comincino a capire dove si deve cominciare.
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