La fortuna di trovare per caso il film No - I giorni
dell’arcobaleno di Juan Pablo Larrain, regista cileno, che ha messo in immagini
un libro di Antonio Skarmeta (quello del Postino di Troisi). Ne avevo sentito
parlare, del film, ma vederlo è ovviamente un’altra cosa. Il Cile l’anno
precedente che ci andassimo a vivere. 1988, anno di nascita di Charlotte, ano
di paura profonda, e di dubbi per tutti coloro che, all’opposizione della
dittatura di Pinochet, dovevano decidere cosa fare rispetto a quel referendum,
quasi imposto dai paesi del Nord per legittimare democraticamente il nuovo
volto dei militari. Controllavano tutto, radio, televisione, banche, scuole,
tutto quello che poteva servire. Avevano anni di “successi” economici di cui
vantarsi. Di fronte a loro, una coalizione di 17 partiti, dai comunisti ai
democristiani, quelli stessi che avevano contribuito alla fine dell’esperienza
di Allende. Era una partita già giocata, i vincitori erano conosciuti, quindi
perchè giocare? Molta gente, soprattutto i giovani, non vedevano il senso di
partecipare a quello show che, alla fine, li avrebbe obligati a riconoscere
Pino8 (Pinocio come era soprannominato) come loro legittimo Presidente.
Ma
qualcosa successe, e questo lo racconta il libro prima e il film poi. Potenza
della comunicazione si direbbe: gli uni che avevano la boria del cmando come
unica leittimità, gli altri che avevano la rabbia di tanti e tanti morti, ma
che seppero accettare le proposte radicalmente diverse, puntate al futuro, del
loro capo campagna. E vinsero.
Il Cile è là unico caso di cui mi ricordo dove una dittatura
militare, sostenuta dagli americani e dai mercati del mondo intero, sia stata
sconfitta con l’abc della democrazia: il voto.
Ecco perchè considero il Cile un paese del futuro. Sono passati
attraverso sogni di rivoluzioni democratiche ed hanno pagato col sangue il
desiderio di indipendenza. Sono stati relagati a potenza periferica, ma
importante, nell’economia neoliberale americana, ma sono riusciti a
ridistribuire le carte e pian piano a reinvestarsi un paese meno asimmetrico di
prima e sempre avanti nello sviluppo. Michelle è dovuta tornare e dare una
sterzata più a sinistra, altrimenti le nuove generazioni avrebbero mandato a
cagare anche i vecchi della Concertaciòn. Ma il Cile costruisce, in Cile si
parla politica, si discute, resta ancora tanto da fare, ma almeno ci provano, a
viso aperto.
Un film che mi ha dato un pieno di energia, necessaria per
continuare a guardare i bombardamenti di Gaza e quell’altro reortage su Arte
sui Pigmei del Camerun. Sempre la stessa storia in tela di fondo. Non
riconoscere i diritti degli altri, palestinesi da un lato e pigmei dall’altro.
E tutto questo sempre per la stessa ragione: la terra. I pigmei stanno
lentamente scomparendo, via l’assimilazione ai Bantu, e le malattie, tipo
l’Aids. Sopravvivono come tutti gli altri indigeni
africani, i cui diritti territoriali non vengono riconosciuti. I palestinesi,
stessa storia. L’idea di una coesistenza basata sul rispetto dei diritti degli
uni e degli altri proprio non riesce a farsi strada. Ma ci sono riusciti in
Cile e, dicono i giornali, anche in Ruanda – paese dove non sono stato per cui
mi riservo di tornarci a scrivere un giorno.
Non voglio aprire internet, altrimenti troverei dappertutto
le stesse storie: l’Ucraina, che adesso ha deciso di tagliare l’acqua alla
Crimea (gliene forniva quasi il 90%), per cui adesso possono avere qualcosa per
negoziare con i Russi che li tengono per via del gas. Tanto della popolazione
civile della Crimea, a chi vuoi che interessi? Proviamo a cambiare continente?
Ma certo, andiamo in Asia, e allora proviamo ad andare a vedere come vivono i
contadini del Bangladesh, del Pakistan o dell’India? Povertà, servitù,
suicidi...
Sarà il brutto tempo, ma non riesco proprio a sorridere.
Vado da Ikea a comprare un tavolino. Prendo la scorciatoia di Cesano,
attraverso campi, in cima alla salita giro a destra e poi subito dopo a
sinistra. Rallento per far passare le machine, così ho tempo per leggere le
scritte sul muro: Rumeni al rogo! Buona settimana.
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