Per
quanto riguarda poi la numerazione degli anni, anche lì potremmo aprire un
capitolo piuttosto lungo. Fra il calendario ebreo, quello della Grecia antica e
quello degli antichi romani (che iniziavano a contare dall’anno della
fondazione di Roma), le differenze già erano grandi. Poi nacque Buddha (-543)
datando così l’inizio del calendario buddista. La partenza di Maometto per
Medina, nel 622, determinò l’inizio del calendario mussulmano e avanti così.
Quindi,
diciamo buon anno a tutti, belli e brutti, come si diceva dalle mie parti
quando ero piccolo, senza riferimenti a un numero in particolare.
Che
poi sia un anno buono, non ci resta che incrociare le dita. Le notizie che ci
arrivano dal medio oriente non sono buone e sono ancor più indecifrabili. L’Arabia
Saudita ammazza 47 detenuti e oppositori, fra cui un noto esponente della
minoranza sciita (circa un quinto della popolazione saudita, quindi arabi come
loro, ma considerati come affiliati all’Iran, il grande paese sciita). L’Iran
si incazza, l’ambasciata saudita a Teheran viene saccheggiata e alte salgo le
grida per questo atto (l’assalto all’ambasciata, non le impiccagioni o
decapitazioni) che ricorda quanto successe con l’ambasciata americana dopo l’arrivo
al potere di Komeini.
I
due paesi sembrano sul punto di rompere le relazioni diplomatiche. Discussioni
iniziano in vari Think Tank esteri per decifrare quanto sta accandendo. Varie
le interpretazioni. Alcuni sostengono che sia un segnale della debolezza dei
Saoud i quali si sentono sotto attacco dogmatico-religioso da parte di Daech.
Ricordiamo che quest’ultimo ha come obiettivo di far rinascere un mitico
Califfato musulmano che, nella gerarchia, sta sopra il livello di potere che i
Saoud esercitano in Arabia Saudita. Ecco perchè Daech incita i suoi sostenitori
ad attaccare e abbattere il regno dei Saoud. Questi ultimi, per mandare un
segnale chiaro e forte della loro potenza, da un lato si sono messi nella
colizione anti Assad (che è sostenuto dall’Iran sciita), ma anche anti Daech, dall’altro
sono in guerra diretta nello Yemen per appoggiare il ritorno al potere del loro
protetto, un sunnita cacciato via dalla popolazione facente capo all’opposizione
sciita. Non potendo far di meglio, la cosa più semplice era di dare un colpo
agli sciiti di casa propria, attraverso l’uccisione di uno dei lider sauditi.
Dietro questo si nasconde però anche una ragione economica e geopolitica. La
pacificazione con l’Iran sta riportando quest’ultimo a giocare un ruolo politico
importante nello scacchiere regionale e soprattutto preannuncia l’arrivo
massiccio del petrolio iraniano sul mercato. Questo in un momento in cui anche
i gas di sciste americani cominciavano ad assicurare una indipendenza
energetica agli USA, quindi diminuendo il potere contrattuale dei sauditi,
primi produttori al mondo di petrolio. Ed ecco partire la corsa al ribasso del
prezzo mondiale, sotto il livello del costo di produzione del gas di sciste
americano, così da toglierlo dal mercato, nonchè tagliar fuori altri grossi
produttori, come il Venezuela e la Russia, i cui costi di produzione sono
superiori a quelli dei sauditi. Il prezzo del petrolioè sceso attualmente sotto
il livello di guardia, ed anche i sauditi sono in recessione, ma siccome hanno
riserve finanziarie stratosferiche, vogliono continuare a tenere il prezzo
basso per tagliar fuori tutti i concorrenti (la Russia paga il prezzo di
appoggiare Assad in Siria), e in particolare per neutralizzare l’arrivo degli
iraniani.
La
guerra in medio oriente deve quindi accellerare e finire velocemente in qualche
modo. Con i livelli di prezzi attuali, Daech guadagna molto poco dal
contrabbando di petrolio, i Russi stanno raschiando il barile delle loro
riserve finanziarie e fra poco non avranno più soldi per la loro politica
estera. Gli iraniani hanno bisogno di soldi per far ripartire l’economia, i
sauditi altrettanto ma non possono far rialzare il prezzo altrimenti i
concorrenti se ne avvantaggeranno. Daech deve darsi una mossa se vuol scalfire
i sauditi e soprattutto se vuol ottenere un qualche riconoscimento
internazionale. Nello Yemen si continua la guerra che vede Arabia Saudita e
Iran su fronti opposti, mentre nel Bahrein la situazione è calma solo grazie
all’appoggio militare dei sauditi, per cui un altro vulcano potrebbe esplodere
anche lì. Un casino insomma. Per complicare ulteriormente la situazione,
ricordiamoci che il grosso del petrolio che passa dallo stretto di Hormuz se ne
va in Asia e non in Europa. Quindi i veri interessati a calmare la situazione
sarebbero i compratori asiatici, Cina in primis, che invece sta alla finestra a
guardare gli avvenimenti. Noi europei invece ci mettiamo in mezzo, dichiarando
guerra a questo e a quello, senza che in realtà gli interessi economici nostri
siano realmente in gioco. Noi siamo lì per difendere i “valori” e i “diritti”,
come non smettono di ricordarci i nostri politici europei. Poi basta che l’ayatollah
Kamhenei si chieda ad alta voce, dopo la decapitazione del lider sciita saudita
da parte delle autorità dello stesso paese: ma dove sono i difensori del
diritto internazionale, dove sono le voci che protestano contro queste barbarie?,
per renderci conto in modo evidente di come noi, europei, americani,
occidentali insomma, usiamo due pesi e due misure. L’Arabia Saudita è l’alleato
fondamentale per gli americani, e quindi per noi, per cui non possiamo
lamentarci ufficialmente contro i loro, al massimo, come ha fatto la democrazia
francese, “deploriamo” quello che è avvenuto. Se fosse stato l’Iran a
decapitare un lider sunnita, possiamo facilmente immaginare le prime pagine di
giornali e telegiornali... e invece nulla... il 2016 nasce sotto un cattivo
segno, la bandiera dei “diritti umani” è stata ferita a morte. Come potremo
ancora dire di voler usare degli approcci basati sui diritti umani quando i
nostri stessi paesi sono i primi a strumentalizzarli?
Ben
arrivato caro 2016, sfortunatamente per te credo che tu sia nato sotto un
cattivo segno.
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