Visualizzazioni totali

lunedì 6 giugno 2016

Le Nazioni Unite a un punto di svolta


Da giorni, mesi e, oramai, anni, siamo bombardati da notizie che trattano con sempre maggior frequenza di: immigrazione (e movimenti di popolazioni), guerre (e attentati), cambiamenti climatici. Su tutti questi temi le NU continuano ad avere delle posizioni che chiamare timide sarebbe un eufemismo.

Cominciamo col terzo tema. Basti ricordare le due foto chiave degli eventi realizzati a Rio de Janeiro nel 1992 e ventanni dopo nel 2012. Pomposamente chiamati i Sumit della Terra, la differenza fra i due é eclatante per capire chi stia gestendo il mondo. Nel 1992 vedrete nella foto finale solo Capi di Stato o di governo e le piú alte autorità delle NU. Nel 2012 la metà dei partecipanti venivano dal settore privato, e non certo piccole aziende locali, ma i potenti, quelli veri.
Ancora più vicino a noi è la riunione realizzatasi a Parigi l’anno scorso, la famosa COP21, celebrata dalle autorità francesi e mondiali come un successo, quando nella realtà nessuno degli obiettivi prefissati è stato raggiunto.

Che i cambiamenti climatici siano dovuti in gran parte all’azione dell’uomo oramai sono in pochi a negarlo. Che si stia facendo qualcosa sul serio, anche questo sono in pochi ad affermarlo. Le NU mandano timidi messaggi per non sporcarsi le mani con i paesi che contano. L’unico risultato é l’eterna ricerca di un compromesso al ribasso che non scontenti nessuno (di quelli che contano). Il fatto cvhe questi accordi non servano a quasi nulla, questo interessa poco tanto fra qualche anno i politici responsabili saranno diversi, potranno dire che chi li ha preceduti non ha fatto molto ma grazie a loro arriveranno le nuove promesse. Di fattto vediamo all’opera lo stesso meccanismo autodiscreditante che notiamo attorno a noi ogni giorno nella nostra politica locale.

Se passiamo a vedere cosa succede con le guerre e i conflitti in corso, qui nemmeno arriviamo a parlare di compromessi al ribasso, non abbiamo nulla sulla tavola. Se qualcosa succede, come il caso della Colombia, avviata a chiudere un conflitto pluridecennale, sicuramente non sono le NU le fautrici. Da qualsiasi parte la si voglia prendere, le NU o non ci sono (basti guardare il conflitto contro i vari tipi di islamismo radicale) o se ci sono non si vedono. Per non parlare poi della fama che i caschi blu si stanno facendo in parecchi p[aesi come violentatori di donne locali.

Per quanto riguarda il problema immigrazioni (e migrazioni interne), vediamo ogni giorno l’incapacità delle NU di promuovere una qualsiasi discussione foriera di risultati concreti. 

L’incapacità dei governi, europei e non, di trattare il tema, dovrebbe essere uno stimolo ulteriore perchè ai livelli più alti delle NU ci si batta con maggior impegno, in modo da mettere i governanti dei vari paesi davanti alle loro responsabilità. Ma non sembra succedere nulla di tutto questo.

Quello che sembra all’opera é lo stesso meccanismo che vedo anch’io ogni giorno che passa. Da un lato la precarizzazione contrattuale, che fa sì che le nuove leve di funzionari NU non possano avere un orizzonte di sicurezza di diritti tali da potersi permettere di espletare le loro mansioni in piena libertà intellettuale. Questo porta quindi ad evitare di contrariare capi e/o responsabili dei governi nei paesi dove si è basati. Non importa che questo essere d’accordo col pensiero mainstream alla fine sia deleterio per le proprie NU, dato che si veicola l’impressione di non avere delle idee, dei principi e dei valori vedi da difendere ma di essere sostanzialmente d’accordo col potentato di turno. Il raziocinio imposto dalla precarietà serve per mantenere il proprio posto e, coi tempi che corrono, questa diventa una priorità per molti. Quando però si analizzi la situazione da un punto di vista storico, come posso fare io che da trentanni navigo nel mondo delle organizzazioni internazionali, ci si rende conto, soprattutto sul “terreno”, che quello che è comprensibile nel brevissimo periodo come strategia di sopravvivenza individuale, constribuisce pian piano a distruggere l’immagine e la credibilità dell’istituzione per cui si lavora. A forza di essere sempre d’accordo con chi comanda, si perdono di vista quei gruppi, deboli, che più avrebbero bisogno di NU aative e impegnate a promuovere una agenda di diritti.

Si torna pian piano agli stessi difetti della Società delle Nazioni, che venne chiusa per essere una inetta congrega di nullafacenti. Oggi le NU sono davanti a un bivio. Continuando su questa strada finiranno per diventare irrilevanti, lasciando sempre più il loro ruolo a un settore privato avido di comandare e di dettare una agenda che sia in linea con i loro interessi.

Da ricordare che l’agenda (o le agende, dato che non sono necessariamente sempre coincidenti tra di loro) del settore privato e del settore finanziario, non comportano la risoluzione dei problemi di cui sopra. Loro fanno soldi con i disastri ambientali (soprattutto il settore finanziario-assicurativo), cosí come fanno soldi con i conflitti in corso. Per cui non sarà certo lasciando in mano a loro questi temi che ne  verremo fuori.

Alcuni specialisti (vedi per esempio Serge Michailof http://www.fayard.fr/africanistan-9782213687131) dopo un diagnostico che personalmente sottoscrivo interamente, concludono che sia meglio ridurre la collaborazione multilaterale (via NU) e ritornare a un bilaterale concentrato in alcuni paesi in modo da avere un impatto maggiore. Questo cammino di togliere di mezzo le NU non è nuovo. Ma mentre nel passto si arrivava a queste conclusioni per paura che le NU potessero costituire un baluardo contro il cibo spazzatura, contro i diritti non rispettati o per promuovere un’agenda ambientale realmente di cambio, oggi si arriva alle stesse conclusioni partendo dalla costatazione dei pochi risultati raggiunti. Ecco il grande rischio: continuare come lo stiamo facendo ci porta ad uscire di strada non per eccesso di velocità, ma per la non volontà di affermarci come un soggetto attivo, promotore di iniziative che possano anche non piacere a tutti, ma che almeno avrebbero da un lato il pregio dell’indipendenza, dato il corpus tecnico di cui le NU possono ancora avvalersi, e dall’altro il coraggio di affermare una presenza vera di organizzazioni al di sopra delle beghe quotidiane fra i vari paesi membri. Cercare un compromesso al rialzo, un massimo comun denominatore dovrebbe essere l’ambizione di chi guida queste agenzie, e questo sicuramente farebbe di noi funzionari delle persone fiere di esserne parte.





Nessun commento:

Posta un commento