domenica 27 febbraio 2011
L.9: Hiver arctique - Arnaldur Indridason
Un soir glacial de janvier à Reykjavik, le corps d'un petit garçon est retrouvé au pied d'un immeuble de banlieue. Il avait 12 ans, rêvait de forêts, ses parents avaient divorcé et sa mère venait de Thaïlande. Erlendur et son équipe n'ont aucun indice, mais le frère aîné de la victime disparaît avec la complicité de sa mère. Erlendur va explorer tous les préjugés qu'éveille la présence croissante des immigrés dans une société fermée. Une autre enquête mobilise Erlendur, une femme trompée qui croyait au grand amour, a disparu, et une femme mystérieuse appelle le commissaire sur son portable pour pleurer, ce qui va permettre au commissaire de révéler ses dons de diplomate. Par ailleurs, son fils et sa fille s'obstinent à exiger des réponses qu'il n'a aucune envie de donner.
Il mio primo libro di un islandese, letto anche per cercar di capire meglio questa gente. Risapetto agli altri nordici, Nesbo e gli svedesi, è realmente più freddo, un altro mondo. Lettura interessante, sapendo che non ti può scaldare.
30 anni di già
Febbraio 1981, siamo andati da Franceschetti, concessionario Renault e con circa 5 milioni di lire dell'epoca ci siamo portati a casa la R4 rossa. Anni dopo, nel 1978, quel modello e colore sarebbero diventati famosi in Italia a causa del corpo di Aldo Moro abbandonato li dentro.
Inutile dire quanto fui felice di poter disporre di una "renoleta", anche se in comodato d'uso e da spartire con i miei quando ne avevano bisogno. Il primo giro lo feci con Antonella e, ovviamente, rimasi senza benzina. Ma non era nulla premeditato, solo che non avendo il segnale rosso di riserva, e dato che mettevo poca benza per risparmiare, quando me ne resi conto era troppo tardi. Insoma, una figuraccia subito, per cominciare.
Ma la R4 mi portò spesso dagli amici con cui studiavamo all'Università, col risultatro di guadagnarmi il soprannome e l'immagine di Bobo (anni dopo, Vannucci, presentarore di Linea Verde RAI e amico del disegnatore di Bobo, quando mi conobbe disse: devo dirglielo che Bobo esiste realmente. La R4 rimase immortalata nel papiro di laurea, e poi mi segui a Parigi, dove, finchè io e mio padre dipingevamo l' appartamento di Christiane, ci venne portata via dai vigili per divieto di sosta. Per riuscire a riportarla lì sotto senza che Groppo se ne accorgesse ci fu bisogno dell'intervento di Christiane che, grazie al francese e al libretto degli assegni, regolò il problerma. Sempre quell'anno arrivarono Carlo e Paola, con la loro R4 bianca, più potente della mia, quasi una sfida. Chissà quanti anni è durata la loro R4.
Ce ne andammo in Cile e così lei rimase con mio padre, finchè tornammo e ce la portammo a Roma. Viaggio epico, di cui ci ricordiamo tutti ancora: inverno, freddo della madonna e viaggio con le coperte sulle ginocchia dato che non aveva riscaldamento. Nel frattempo gli anni passavano e tutte le migliorie che avevo messo, lettore di cassette, luci fendinebbia, luce di retromarcia etc. etc. se ne andarono una dopo l'altra.
Una sola volta ha rischiato di sparire del tutto, causa un incidente vicino alla mia scuola di geometri. Ma resistette anche a questo e con gli anni è poi diventata una compagnia inseparabile. Con lei Christiane venne a cercarmi a Padova a fine 1989, senza GPS, senza parlare italiano e senza sapere dove fosse la stazione, con Charlotte a casa perchè qualcuno non aveva voluto dare una mano.
Dall'arrivo della R4 ad Anguillara il suo uso si è concentrato nel trasporto alla stazione e nel accompagnarmi nei vari films fatti in questi anni. E siamo così arrivati ai 30 anni attuali, vettura d' epoca e tutto il resto.
Chissà quanto durerà ancora; nel frattempo abbiamo chiesto a Tonino di rifarle il colore, datoi che gli anni passano e lasciano tracce. Questa foto è prima dei ritocchi, vedremo quando torna dalla carrozzeria.
mercoledì 23 febbraio 2011
Luanda mercoledi: Stanze di vita quotidiana
Cosi iniziava la canzone (sempre quello di Pavana per chi non lo avesse ancora capito): mio vecchio amico, di giorni e pensieri, da quanto tempo che ci conosciamo, 25 anni son tanti e diciamo, un po' retorici, che sembra ieri ...
Oggi ci siamo sentiti per telefono, col mio vecchio amico, Giuseppe (Patty), limenho di Vercelli, conosciuto oramai un decennio fa nel quartiere (oramai distrutto) della Chicala, a Luanda.
Ricordi dolci sono subito venuti in mente, legati a lunghe discussioni durante le ore passate in cucina, il suo regno, a rifare il mondo, a parlare di noi, di cosa facevano, dei nostri sogni e del nostro passato. Ricordo ancora quel giorno che Marco arrivò con le trippe: una giornata intera per lavarle a fondo e poi prepararle, fino alle 3 di notte a rimestolare e chiaccherare noi tre. Adesso mi dicono che Marco è in Mozambico, e spero ritrovare anche lui. Patty è ritornato in Angola, fra Huambo e Uige, sempre medico, a modo suo, un cuore grande così.
Felice di esserci ritrovati.
La foto è per ricordare che i sogni non muiono MAI!
martedì 22 febbraio 2011
Martedi a Luanda: e un altro giorno è andato
Martedi: e un altro giorno è andato (continuando i riferimenti a quello di Pavana)
Nella nostra professione l'attività principale è: riunioni, cioè chiacchere. Molti (e fra questi anche alcuni lettori del mio blog, per esempio Carlo) potrebbero pensare che ci pagano bene per star lì a cazziare, dire 4 cose, farci il culo quadro seduti (o magari camminando in torno come faccio io abbastanza spesso) e che quindi non avremmo ragione per lamentarci.
Effettivamente non mi lamento e riconosco che è un modo per descrivere quello che facciamo: parlare con i contadini, con dirigenti di cooperative, con donne contadine, con ministri, con giornalisti, con colleghi.. ma sempre chiacchere sono. Il bello è che devi avere quel giusto mix fra quel che dici, la faccia con cui lo dici e costruirti dietro, con gli anni, una credibilita' che non e' solo professionalita' ma un qualcosa di piu'.
Oggi ne abbiamo fatte tante, di riunioni, sia con i miei consulenti (Francisco e Vasco nella foto, manca Tex), sia con gente del governo, delle ONG e amici vari. Paese complicato, non si parla mai direttamente e non si dice mai no. Girare attorno, sempre e comunque.
Paese giovane, come tutta l- Africa del resto. Se il governo non si mette di impegno a pensare a un futuro per questi giovani le cose potrebbero cambiare. Li tirano su troppo viziati, quelli che hanno accesso ai soldi e al potere. Pochi, ma sufficienti per far casino dopo se, una volta abituati al tutto e subito, non potranno averlo sempre e comunque.
La societa' civile deve ancora lavorare, e molto, per diventare un attore di primo piano indispensabile. Ma ce n'e' bisogno e spero proprio che le lunghe discussion di ieri, oggi e di sempre, aiutino nelle loro riflessioni.
Ci prepariamo a lanciare ufficialmente questo nuovo progetto, che vorrebbe far si che la gente si parlasse di piu, negoziasse i propri interessi legati alle terre e cooperasse meglio. Provo con una squadra (in formazione) che accentua le caratteristiche di bravi (piccoli) maestri di memoria veneta. Modestia e ambizione saranno il nostro pane quotidiano, a partire da una ottima base lasciata da chi e' venuto prima di loro e adesso prova ad aprire altri cantieri in altri paesi, Mozambico in primis.
Torneremo a parlare di queste chiacchere.. e vedremo se funzionano...
Fine giorno2
Lunedi, primo giorno di ritorno a Luanda
Lunedi, primo giorno di ritorno a Luanda. Quasi due anni dopo, parafrasando il solito da Pavana.
Più pulizia per le strade, traffico sempre intenso al limite dell'asfissia. Le moto aumentano, come unica risposta individuale, in assenza di risposta pubblica collettiva (trasporti). Riappare una compagnia di taxi a prezzi più o meno simili a quelli di 3-4 anni fa; allora erano proibitivi, adesso non più, dato l'aumento generale del costo della vita in città.
Esempi di cui sopra: una spremuta naturale di frutta (banale: arance), a soli 8 dollari e mezzo al bicchiere e questo non nel miglior ristorante della città ma alla caffetteria sotto al ministero.
L'operazione di pulizia delle strade sembra aver avuto effetti non solo sull'immondizia ma anche su un altro genere, i poveri. Negli anni scorsi ne vedevi dappertuttto, lavandosi nelle pozzanghere, cercando da mangiare nei bidoni della spazzatura, chiedendo l'elemosina o, per i meno sfortunati, vendendo qualsiasi cosa in tutte le strade. Non avevi quasi bisogno di andare al supermercato, tanto a mano a mano che avanzavi per strada (a velocità vicina allo zero), trovavi venditori di qualsiasi cosa avessi bisogno. Oggi le strade sembrano diverse, come se li avessero cacciati via. Da qualche parte saranno andati, sicuramente in quelle periferie dove non si va mai, tanto .. che ce frega?
Soldi ne girano, anche se mi dicono che la crisi è passata da queste parti e, udite udite, gli affitti sono addirittura scesi: adesso soli tremila dollari al mese trovi anche un appartamento con tre stanze da letto, a occhio quasi la metà di quanto avresti speso 2-3 anni fa.
I giornali ed internet stanno dando in diretta gli avvenimenti in Libia: dopo Tunisia ed Egitto, e la gente in piazza in Bahrein, Siria e Yemen, ecco, inaspettata, la rivolta libica. A occhio e croce qua non succederà assolutamente nulla del genere.
Nelle province sembra che gli investimenti fatti dallo stato, in infrastruttura e case per i funzionari pubblici, abbia avuto riflessi positivi sull'economia locale e sui prezzi degli affitti. Forse si sono resi conto in tempo che non potevano andar avanti accumulando ricchezze in poche mani, lasciando una fascia crescente in condizioni di povertà che, molti anni fa, potevano giustificarsi con la guerra ma, essendo questa finita dal 2002, bisognava trovar qualcos altro. Così, prima che iniziassero rivolte nel paese, il governo ha iniziato anni fa a spendere per un normale programma keynesiano: edilizia pubblica, strade, acqua, elettricità, stadi per il calcio, insomma crerando lavoro e migliorando le condizioni di vita. Non fatico a credere che il consenso attorno al governo attuale sia più alto di anni fa e che, dati i cuscinetti di riserve accumulati, abbiano capacità di resistere ancora parecchio alla crisi mondiale.
Fine giorno 1
venerdì 18 febbraio 2011
L 8. Non c'é silenzio che non abbia fine - Ingrid Betancourt
Nel 2002, Ingrid Betancourt, candidata alla presidenza colombiana, viene sequestrata dai guerriglieri delle Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) insieme alla sua assistente e ad altre persone del suo staff. La liberazione arriva nel luglio del 2008, dopo 6 lunghi anni di prigionia nella giungla in condizioni disumane. Il suo libro Non c’è silenzio che non abbia fine, edito da Rizzoli, racconta la storia di quell’orrore.
Un libro da consigliare soprattutto a chi ancora pensa che le FARC siano un gruppo rivoluzionario. 711 pagine che fanno riflettere, dalla prima all'ultima. Puó non essere simpatica la Betancourt, ma questo libro va assolutamente letto. Nella top ten dell'anno.
giovedì 17 febbraio 2011
Dal Nobel per la Pace alle accuse di truffa
da la Repubblica digitale di oggi
BANGKOK - Il Premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus è stato invitato senza troppi complimenti dal governo del Bangladesh a farsi da parte nella gestione della creatura che gli procurò fama e onori, la Banca per i poveri Grameen. La premier Sheikh Hasina ieri ha fatto dire "diplomaticamente" dal suo ministro delle Finanze che Yunus era sì, "un uomo di alta statura e rispetto", ma che ora "è vecchio e noi dobbiamo ridefinire le regole della banca e portarle sotto stretta sorveglianza".
In un paese islamico dove l'usura è bandita, la leader del Congresso accusa senza mezzi termini l'uomo-simbolo per milioni di bengalesi e contadini di mezza Asia, il Banchiere dei diseredati per eccellenza, di aver sfruttato la sua Grameen bank per accaparrarsi migliaia di clienti che pagano interessi più bassi, ma pur sempre esosi per le tasche di contadini che vivono alla giornata tra Dhakka e i confini con il Bengala indiano.
Il governo di Hasina è titolare di un quarto dell'Impero Grameen, che si estende ora dal tradizionale microcredito alla telefonia e oltre. La Lady di ferro ha deciso di prendere formalmente la maggioranza dell'Istituto di credito, fondato negli anni '80 da Yunus a Chittagong per aiutare le donne a iniziare un piccolo business come coltivare verdure e allevare animali. Hasina non è nuova a campagne barricadere che rompono tabù nazionali, a costo di risultare impopolare o rischiare la sua stessa vita. A distanza di 40 anni esatti sta portando a processo i collaborazionisti che aiutarono i soldati di Islamabad a uccidere tre milioni di dissidenti o sospetti tali - incluso suo padre e tutta la sua famiglia - dopo la Partizione che assegnò il Bangladesh al Pakistan dei dittatori militari.
Recentemente lady Hasina aveva accusato senza mezzi termini il prestigioso premio Nobel di aver usato "tricks", trucchi, per evitare di pagare le tasse. Il governo norvegese aveva anche indagato su un presunto sdoppiamento di contabilità denunciato da un documentario tv, ma poi tutto si era concluso con un'insufficienza di prove. Gli amici di Yunus, personalità influenti in campo internazionale come l'ex Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani Mary Robinson, hanno subito accusato la primo ministro di aver avviato una campagna di discredito per eliminare un temuto avversario politico. Hasina non ha infatti mai perdonato al Nobel la sua decisione di fondare un Partito per tentare la scalata al potere, poi fallita.
Da parte sua Yunus ha affidato alle agenzie di stampa solo poche battute indirette: "Quando il tempo arriva - ha detto alla Reuters - ogni transizione richiede un clima amichevole e il supporto sia dentro che fuori dai consigli di amministrazione della banca, per assicurarci di poter continuare a restare fedeli alla nostra missione per i poveri". Un appello chiaro alla comunità internazionale che gli ha concesso l'ambito riconoscimento per sostenerlo nella battaglia legale che seguirà di certo le dichiarazioni ufficiali di ieri.
Ci vorranno tre mesi prima che un'apposita commissione d'inchiesta appena nominata finisca di scrutinare i conti della Grameen e passare all'azione, se l'indagine finirà come pensa e vuole il governo. In ballo ci sono dieci miliardi di dollari in piccoli prestiti assegnati finora da Yunus a famiglie e donne in particolare. Ma nonostante i successi della campagna umanitaria attraverso il microcredito, il governo non è il solo a sospettare "qualcosa di illecito". Diverse organizzazioni non governative si sono chieste se davvero la Grameen offriva un sostegno, o piuttosto un cappio al collo, dei clienti. Nonostante l'alto tasso di restituzione dei crediti, quelli che non ce l'hanno fatta si sono visti sequestrare tutto quello che avevano conquistato, oltre ad affrontare spesso il carcere
BANGKOK - Il Premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus è stato invitato senza troppi complimenti dal governo del Bangladesh a farsi da parte nella gestione della creatura che gli procurò fama e onori, la Banca per i poveri Grameen. La premier Sheikh Hasina ieri ha fatto dire "diplomaticamente" dal suo ministro delle Finanze che Yunus era sì, "un uomo di alta statura e rispetto", ma che ora "è vecchio e noi dobbiamo ridefinire le regole della banca e portarle sotto stretta sorveglianza".
In un paese islamico dove l'usura è bandita, la leader del Congresso accusa senza mezzi termini l'uomo-simbolo per milioni di bengalesi e contadini di mezza Asia, il Banchiere dei diseredati per eccellenza, di aver sfruttato la sua Grameen bank per accaparrarsi migliaia di clienti che pagano interessi più bassi, ma pur sempre esosi per le tasche di contadini che vivono alla giornata tra Dhakka e i confini con il Bengala indiano.
Il governo di Hasina è titolare di un quarto dell'Impero Grameen, che si estende ora dal tradizionale microcredito alla telefonia e oltre. La Lady di ferro ha deciso di prendere formalmente la maggioranza dell'Istituto di credito, fondato negli anni '80 da Yunus a Chittagong per aiutare le donne a iniziare un piccolo business come coltivare verdure e allevare animali. Hasina non è nuova a campagne barricadere che rompono tabù nazionali, a costo di risultare impopolare o rischiare la sua stessa vita. A distanza di 40 anni esatti sta portando a processo i collaborazionisti che aiutarono i soldati di Islamabad a uccidere tre milioni di dissidenti o sospetti tali - incluso suo padre e tutta la sua famiglia - dopo la Partizione che assegnò il Bangladesh al Pakistan dei dittatori militari.
Recentemente lady Hasina aveva accusato senza mezzi termini il prestigioso premio Nobel di aver usato "tricks", trucchi, per evitare di pagare le tasse. Il governo norvegese aveva anche indagato su un presunto sdoppiamento di contabilità denunciato da un documentario tv, ma poi tutto si era concluso con un'insufficienza di prove. Gli amici di Yunus, personalità influenti in campo internazionale come l'ex Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani Mary Robinson, hanno subito accusato la primo ministro di aver avviato una campagna di discredito per eliminare un temuto avversario politico. Hasina non ha infatti mai perdonato al Nobel la sua decisione di fondare un Partito per tentare la scalata al potere, poi fallita.
Da parte sua Yunus ha affidato alle agenzie di stampa solo poche battute indirette: "Quando il tempo arriva - ha detto alla Reuters - ogni transizione richiede un clima amichevole e il supporto sia dentro che fuori dai consigli di amministrazione della banca, per assicurarci di poter continuare a restare fedeli alla nostra missione per i poveri". Un appello chiaro alla comunità internazionale che gli ha concesso l'ambito riconoscimento per sostenerlo nella battaglia legale che seguirà di certo le dichiarazioni ufficiali di ieri.
Ci vorranno tre mesi prima che un'apposita commissione d'inchiesta appena nominata finisca di scrutinare i conti della Grameen e passare all'azione, se l'indagine finirà come pensa e vuole il governo. In ballo ci sono dieci miliardi di dollari in piccoli prestiti assegnati finora da Yunus a famiglie e donne in particolare. Ma nonostante i successi della campagna umanitaria attraverso il microcredito, il governo non è il solo a sospettare "qualcosa di illecito". Diverse organizzazioni non governative si sono chieste se davvero la Grameen offriva un sostegno, o piuttosto un cappio al collo, dei clienti. Nonostante l'alto tasso di restituzione dei crediti, quelli che non ce l'hanno fatta si sono visti sequestrare tutto quello che avevano conquistato, oltre ad affrontare spesso il carcere
sabato 12 febbraio 2011
Sabato pian piano se ne va …
Cosa puoi scrivere in un sabato pomeriggio come questo, con un bellissimo sole che sta tramontando qui a Formelluzzo, e ti viene da pensare che razza di settimana sia stata. E’ vero che si sentivano i primi venti già da tempo, ma pochi, nessuno avrebbe scommesso un centesimo che non uno ma due dittatori, del peso di Ben Alì e addirittura Mubarak venissero sbattuti fuori. Processi ancora in corso, nessuno ha la bacchetta magica per assicurare che andrà tutto bene, ma almeno, una volta ancora, la Storia si è rimessa in moto, e lì dove meno te l’aspetti. Il Popolo esiste, la Massa non è sempre amorfa e a forza di provocarla, con modi di fare e ladrocini organizzati dalle famiglie al potere, un giorno o l’altro si incazzano, nel loro piccolo. E quel loro piccolo può crescere e far paura ad altri adesso.
A noi può solo fra invidia. Ma forse era quello che meritavamo, e siamo ancora troppo ricchi e troppo c. per cambiare realmente. Io ci provo ogni giorno nel mio luogo di lavoro, stiamo anche organizzando un “gruppo di lavoro” (chissà chi si ricorda di questa terminologia anni 70) con colleghi che, come me, non accettano il “ tanto è sempre stato così”. Proviamo a vedere di cambiare le cose, anche se sappiamo che non andremo lontano, perché ai capi non interessa cambiare e i nuovi dirigente che arriveranno quest’anno sono filgi della stessa cultura: fare il minimo possibile per non sgualcire i rapporti con i governi. Che poi i poveri aumentino e così i morti di fame, amen. Ma nemmeno quelli in piazza a Tunisi o al Cairo pensavano realmente di farcela, ma solo che bisognava provarci.
Il futuro non può essere quello della Minetti, in orizzontale sotto i capi, a loro disposizione per far qualsiasi porcata. Il futuro siamo noi, e non quei mentecatti della Lega, quei poveracci e ladri del PDL, italiano o di qualsiasi altro paese. Il futuro siamo noi, non possiamo e non dobbiamo farcelo rubare.
A noi può solo fra invidia. Ma forse era quello che meritavamo, e siamo ancora troppo ricchi e troppo c. per cambiare realmente. Io ci provo ogni giorno nel mio luogo di lavoro, stiamo anche organizzando un “gruppo di lavoro” (chissà chi si ricorda di questa terminologia anni 70) con colleghi che, come me, non accettano il “ tanto è sempre stato così”. Proviamo a vedere di cambiare le cose, anche se sappiamo che non andremo lontano, perché ai capi non interessa cambiare e i nuovi dirigente che arriveranno quest’anno sono filgi della stessa cultura: fare il minimo possibile per non sgualcire i rapporti con i governi. Che poi i poveri aumentino e così i morti di fame, amen. Ma nemmeno quelli in piazza a Tunisi o al Cairo pensavano realmente di farcela, ma solo che bisognava provarci.
Il futuro non può essere quello della Minetti, in orizzontale sotto i capi, a loro disposizione per far qualsiasi porcata. Il futuro siamo noi, e non quei mentecatti della Lega, quei poveracci e ladri del PDL, italiano o di qualsiasi altro paese. Il futuro siamo noi, non possiamo e non dobbiamo farcelo rubare.
giovedì 10 febbraio 2011
martedì 8 febbraio 2011
L.7: Tua - Claudia Piñeiro
Feltrinelli, I narratori, 2011.
Buenos Aires. Inés, moglie di Ernesto - irreprensibile dirigente di successo -, trova per caso nella ventiquattrore del marito un biglietto d'amore scritto con il rossetto e firmato "Tua". Una sera decide di seguirlo fino al parco Bosques de Palermo dove lui e la sua amante si sono dati appuntamento. Iniziano a discutere, lui la spinge violentemente, la donna cade, sbatte la testa contro un sasso e muore. Inés torna a casa ben decisa a fare il possibile per coprire il marito, salvare le apparenze e il matrimonio. "Tua" è un thriller psicologico vertiginoso, che incalza il lettore fin dalle prime righe: un meccanismo a orologeria che non risparmia colpi di scena sorprendenti. Il terribile ritratto in giallo di una normale famiglia borghese.
Simpatico, lo leggi in un attimo, fa sorridere e venir voglia di vedere cos'altro scriverá la Piñeiro in futuro...
domenica 6 febbraio 2011
Lettura consigliata per divertirsi: A chi troppo e a chi niente - Bobo colpisce ancora
“Bobo è il compagno di strada ideale, con i suoi smarrimenti, le sue contraddizioni, le sue esili speranze ha incarnato la nostra fragilità, quella dei nostri ideali.”
– Moni Ovadia
Bobo nasce nel 1979, 131 anni dopo la prima vignetta satirica italiana.
È apparso in oltre 11.000 vignette e dal 1982 abita all’“Unità”: per lui, sono quasi 30 anni di satira quotidiana.
Michele: “Chi sono i bamboccioni?”.
Bobo: “I figli dei genitori che non hanno un’azienda di cui farli presidenti”.
Dal disastro aereo di Smolensk – matita dello scandalo per Sergio Staino, che ha fatto arrabbiare molti con il suo “a chi troppo e a chi niente” – al terremoto dell’Aquila, dalla vicenda della casa monegasca della famiglia Fini alla “legge bavaglio”: visto con gli occhi di Bobo, l’inossidabile “compagno” creato dal disegnatore toscano, l’ultimo anno e mezzo della politica e della cronaca italiana è amaro, ma delineato con estrema lucidità.
Le sue vignette fulminanti riescono a cristallizzare in un sorriso a denti stretti le meschinità di una classe politica allo sbando. Bobo e Ilaria non ridono delle brutte abitudini del nostro Paese, ma le asciugano da qualsiasi retorica in brevi battute che riflettono il sentire dei cittadini. E sono tra i pochi in grado di fare autocritica, senza mai peccare di compiacenza, con nessuno.
Un annuario satirico stralunato e geniale, un libro a fumetti che insegna come allenare lo spirito critico: A chi troppo e a chi niente ci mostra come sta cambiando l’Italia, in quali contraddizioni rischia di arenarsi e con quali dilemmi deve misurarsi. Una lotta che Bobo combatte ormai ogni giorno da trent’anni a questa parte.
L.6: La mano negra en Colombie
Actes Sud, 1995.
Colombie, 15 novembre - 31 décembre 1993. Dans un train fait de bric et de broc, une centaine de saltimbanques français et colombiens se proposent de réhabiliter les trains de passagers, pratiquement inexistants dans ce pays. La Mano Negra, mais aussi French Lover's, les musiciens brésiliens Garrincha et Sorriso, des trapézistes, des anciens du Royal De Luxe, et un dragon cracheur de feu, offriront des spectacles gratuits dans les gares, provoquant l'émerveillement de dizaines de milliers de personnes. Chroniqueur de cette aventure, Ramán Chao a consigné, jour après jour, les péripéties de sept étapes, mille kilomètres de Santa Marta, sur la côte Caraïbe, à Bogotá : promiscuité, déraillements, séances de tatouages, maladies, accueil chaleureux dans les villages, séjour magique à Aracataca - le Macondo de Cent Ans de solitude -, réactions après la mort d'Escobar...
Un testimone d'eccezione, il papa di Manu Chao, Ramón, è autore dell'ironico e appassionato diario di un viaggio incredibile: una cronaca che si legge come un romanzo, ispirato ai mondi meravigliosi e arcani di Màrquez. Manu Chao e la Mano Negra, trapezisti e clown, musicisti punk e mangiatori di fuoco viaggiano da Santa Marta a Bogotà, passando per Macondo, in una Colombia martoriata e bellissima, tra politicanti e narcos, guerriglieri e reginette di bellezza, guardati con diffidenza dalle autorità ma accolti dagli abitanti dei paesini di campagna, che si accalcano intorno al fantasmagorico "espresso del ghiaccio".
venerdì 4 febbraio 2011
Come diceva Mike Buongiorno in una nota pubblicitá: SEMPRE PIU' IN ALTO ...
Los precios mundiales de los alimentos alcanzan un nuevo récord histórico
Aumentan un 3,4 por ciento en enero, según el último Índice de precios de la FAO `
3 de febrero de 2011, Roma - Los precios mundiales de los alimentos alcanzaron un nuevo récord histórico el pasado enero, por séptimo mes consecutivo, según revela la última edición del Índice de la FAO para los precios de los alimentos, referido a un conjunto de productos básicos y que analiza mensualmente las variaciones de los precios alimentarios a nivel global.
El Índice tuvo un promedio de 231 puntos en enero, con un 3,4 por ciento de incremento respecto a diciembre de 2010. Se trata del nivel más alto (tanto a nivel real como nominal) desde que la FAO comenzó la medición de los precios alimentarios en 1990. Los precios de todos los grupos de productos básicos controlados registraron fuertes subidas en enero, excepto para la carne, que permanecieron invariables.
Aumentan un 3,4 por ciento en enero, según el último Índice de precios de la FAO `
3 de febrero de 2011, Roma - Los precios mundiales de los alimentos alcanzaron un nuevo récord histórico el pasado enero, por séptimo mes consecutivo, según revela la última edición del Índice de la FAO para los precios de los alimentos, referido a un conjunto de productos básicos y que analiza mensualmente las variaciones de los precios alimentarios a nivel global.
El Índice tuvo un promedio de 231 puntos en enero, con un 3,4 por ciento de incremento respecto a diciembre de 2010. Se trata del nivel más alto (tanto a nivel real como nominal) desde que la FAO comenzó la medición de los precios alimentarios en 1990. Los precios de todos los grupos de productos básicos controlados registraron fuertes subidas en enero, excepto para la carne, que permanecieron invariables.
Iscriviti a:
Post (Atom)