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giovedì 17 febbraio 2011

Dal Nobel per la Pace alle accuse di truffa

da la Repubblica digitale di oggi

BANGKOK - Il Premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus è stato invitato senza troppi complimenti dal governo del Bangladesh a farsi da parte nella gestione della creatura che gli procurò fama e onori, la Banca per i poveri Grameen. La premier Sheikh Hasina ieri ha fatto dire "diplomaticamente" dal suo ministro delle Finanze che Yunus era sì, "un uomo di alta statura e rispetto", ma che ora "è vecchio e noi dobbiamo ridefinire le regole della banca e portarle sotto stretta sorveglianza".

In un paese islamico dove l'usura è bandita, la leader del Congresso accusa senza mezzi termini l'uomo-simbolo per milioni di bengalesi e contadini di mezza Asia, il Banchiere dei diseredati per eccellenza, di aver sfruttato la sua Grameen bank per accaparrarsi migliaia di clienti che pagano interessi più bassi, ma pur sempre esosi per le tasche di contadini che vivono alla giornata tra Dhakka e i confini con il Bengala indiano.

Il governo di Hasina è titolare di un quarto dell'Impero Grameen, che si estende ora dal tradizionale microcredito alla telefonia e oltre. La Lady di ferro ha deciso di prendere formalmente la maggioranza dell'Istituto di credito, fondato negli anni '80 da Yunus a Chittagong per aiutare le donne a iniziare un piccolo business come coltivare verdure e allevare animali. Hasina non è nuova a campagne barricadere che rompono tabù nazionali, a costo di risultare impopolare o rischiare la sua stessa vita. A distanza di 40 anni esatti sta portando a processo i collaborazionisti che aiutarono i soldati di Islamabad a uccidere tre milioni di dissidenti o sospetti tali - incluso suo padre e tutta la sua famiglia - dopo la Partizione che assegnò il Bangladesh al Pakistan dei dittatori militari.

Recentemente lady Hasina aveva accusato senza mezzi termini il prestigioso premio Nobel di aver usato "tricks", trucchi, per evitare di pagare le tasse. Il governo norvegese aveva anche indagato su un presunto sdoppiamento di contabilità denunciato da un documentario tv, ma poi tutto si era concluso con un'insufficienza di prove. Gli amici di Yunus, personalità influenti in campo internazionale come l'ex Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani Mary Robinson, hanno subito accusato la primo ministro di aver avviato una campagna di discredito per eliminare un temuto avversario politico. Hasina non ha infatti mai perdonato al Nobel la sua decisione di fondare un Partito per tentare la scalata al potere, poi fallita.

Da parte sua Yunus ha affidato alle agenzie di stampa solo poche battute indirette: "Quando il tempo arriva - ha detto alla Reuters - ogni transizione richiede un clima amichevole e il supporto sia dentro che fuori dai consigli di amministrazione della banca, per assicurarci di poter continuare a restare fedeli alla nostra missione per i poveri". Un appello chiaro alla comunità internazionale che gli ha concesso l'ambito riconoscimento per sostenerlo nella battaglia legale che seguirà di certo le dichiarazioni ufficiali di ieri.

Ci vorranno tre mesi prima che un'apposita commissione d'inchiesta appena nominata finisca di scrutinare i conti della Grameen e passare all'azione, se l'indagine finirà come pensa e vuole il governo. In ballo ci sono dieci miliardi di dollari in piccoli prestiti assegnati finora da Yunus a famiglie e donne in particolare. Ma nonostante i successi della campagna umanitaria attraverso il microcredito, il governo non è il solo a sospettare "qualcosa di illecito". Diverse organizzazioni non governative si sono chieste se davvero la Grameen offriva un sostegno, o piuttosto un cappio al collo, dei clienti. Nonostante l'alto tasso di restituzione dei crediti, quelli che non ce l'hanno fatta si sono visti sequestrare tutto quello che avevano conquistato, oltre ad affrontare spesso il carcere

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